SORRENTUM
Secondo alcuni il nome deriverebbe da quello delle sirene che tentarono in tal luogo di ammaliare Ulisse e i suoi compagni. Non riuscendoci si straziarono talmente che furono tramutate dagli Dei negli scogli oggi chiamati Li Galli, situati di fronte a Positano. Probabilmente fu fondata dai Fenici, divenendo successivamente colonia greca, poi sannita e poi romana, con un territorio che va dal fiume Sarno al tempio di Minerva, verso la Punta della Campanella.
Molto della bellezza di Sorrento è dovuta alla sua posizione su un blocco tufaceo a pareti scoscese. Il mare a nord e i profondi burroni sui lati hanno fornito i confini naturali alla città antica.
La città è basata sul sistema decumano e cardine con relative traverse che delimitavano le Insule, ciascuna di 70 m X 50. Tra questi si aprivano ampi giardini muniti di pozzi e fontane.
LE VILLE CITTADINE
Villa romana dell'Hotel Tramontano
Situato in Via Vittorio Veneto, l'albergo Tramontano ha assorbito il poco rimasto della domus, insieme a, muri in reticolato, capitelli corinzi ed altri ruderi della villa romana che vi pree-sisteva e che forse era soltanto una continuazione della grande villa di Agrippa Postumo.
Villa romana dell'Hotel Tramontano
Situato in Via Vittorio Veneto, l'albergo Tramontano ha assorbito il poco rimasto della domus, insieme a, muri in reticolato, capitelli corinzi ed altri ruderi della villa romana che vi pree-sisteva e che forse era soltanto una continuazione della grande villa di Agrippa Postumo.
Cisternoni di Spasiano
Situato in Corso Italia, ha il nome dei proprietari di quegli horti nel sec.XVII, ma risalgono ad epoca romana, come l'acquedotto che li alimentava, detto del Formiello, che nasceva a Piano di Sorrento e correva per oltre cinque miglia.
I Cisternoni rimandano al periodo in cui le terre della Penisola sorrentina furono assegnate ai veterani che crearono numerosi villaggi sulla costa. Oggi dei due cisternoni uno è formato da nove "concamerazioni" e ancora usato per l'alimentazione idrica di Marina Grande e Marina Piccola. L'altro Cisternone ha' dieci "concamerazioni", purtroppo in stato di abbandono, pur essendo un'edificazione notevole a forma di parallelogramma con volte a botte e rivestita all'interno di una malta durissima. Le due cisterne vennero restaurate sotto Antonino Pio, come da iscrizione scolpita su una fistula acquaria di piombo, conservata presso il Museo Correale.
Le antiche mura-Largo Parsano
I Cisternoni rimandano al periodo in cui le terre della Penisola sorrentina furono assegnate ai veterani che crearono numerosi villaggi sulla costa. Oggi dei due cisternoni uno è formato da nove "concamerazioni" e ancora usato per l'alimentazione idrica di Marina Grande e Marina Piccola. L'altro Cisternone ha' dieci "concamerazioni", purtroppo in stato di abbandono, pur essendo un'edificazione notevole a forma di parallelogramma con volte a botte e rivestita all'interno di una malta durissima. Le due cisterne vennero restaurate sotto Antonino Pio, come da iscrizione scolpita su una fistula acquaria di piombo, conservata presso il Museo Correale.
Le antiche mura-Largo Parsano
Situate in Via degli Aranci, sono l'antica cinta difensiva greca i cui resti giacciono sotto il piano stradale della Porta Parsano Nuova, chiusa e visibile attraverso una grata. Queste mura furono rinvenute nel 1921 e attribuite erroneamente all'età della colonia di Augusto, che in realtà utilizzò sempre le mura di epoca greca. Un altro tratto delle mura, 3 m. di altezza e di larghezza venne recuperato nel 1933 in via Sopra le Mura.
La città romana si sovrappose all'insediamento greco conservandone la pianta urbana e la stessa cinta muraria a grossi blocchi isodomici.
La città romana si sovrappose all'insediamento greco conservandone la pianta urbana e la stessa cinta muraria a grossi blocchi isodomici.
LE VILLE DELLA COSTA SORRENTINA
Dal 1 ° secolo ac. Sorrento vide l'ascesa di splendide ville romane, lungo i punti più panoramici della costa, ad opera dei romani d'elite, che avevano scelto la zona come un luogo di vacanza preferito.
Le ville al mare servivano all'otium, durante le pause dalla vita politica, per la soddisfazione dei vari piaceri o la coltivazione di interessi culturali.
La grandezza e il lusso di queste dimore aristocratiche sorrentine sono documentati e degni della capitale. Il Museo Archeologico George Vallet, ospita un'intera sezione dedicata alle ville al mare, tra cui rilievi marmorei, i capitelli della villa Villazzano, un modello della cosiddetta villa di Pollio Felice, e una statua colossale di marmo attribuito a una villa imperiale epoca.
Le ville al mare servivano all'otium, durante le pause dalla vita politica, per la soddisfazione dei vari piaceri o la coltivazione di interessi culturali.
La grandezza e il lusso di queste dimore aristocratiche sorrentine sono documentati e degni della capitale. Il Museo Archeologico George Vallet, ospita un'intera sezione dedicata alle ville al mare, tra cui rilievi marmorei, i capitelli della villa Villazzano, un modello della cosiddetta villa di Pollio Felice, e una statua colossale di marmo attribuito a una villa imperiale epoca.
La Villa di Pipiano
Nel 1980, lungo la costa nord di Marina della Lobra, uno splendido ninfeo a mosaico è stato scoperto in una villa romana appartenente a Giulio-Claudio (50-55 a.c.), chiamato Villa Pipiano. Questa villa sul mare, con giardini, terrazze e porticati, è stato costruito per celebrare gli otii degli imperatori romani e dei generali, dato che il Golfo di Napoli aveva l'atmosfera più adatta per riposare.
La bellezza del ninfeo, ricostruito al di fuori del Museo Archeologico George Vallet di Villa Fondi, è dovuta alla ricchezza delle decorazioni delle pareti, che sono completamente coperte di mosaici.
Il tema centrale della decorazione musiva è un giardino di fiori popolato da uccelli, utilizzando lo stile pompeiano III nella pittura. Presente anche tuttavia, la natura e i fondali marini comuni ai dipinti del IV stile pompeiano. Le decorazioni musive sono stati ampiamente utilizzate dai romani per la loro durata e la luminosità del colore.
Villa romana di Villazzano
La villa romana di Villazzano, di era augustea, occupava tutta l'area di Capo Massa e consisteva di un girdino collinare garden e una residenza situata nella zona più alta. Comprendeva un gruppo di case lungo il mare, uno splendido ninfeo e grotte artificiali.
Alcuni tra i resti della villa, come gli splendidi capitelli e i rilievi marmorei, si trovano nel Museo archeologico della Penisola Sorrentina. In particolare i rilievi offrono testimonianza del raffinato gusto e del lusso degli aristocratici, nonchè di uno stile puro ed elegante di cui i nobili romani amavano circondarsi.
La Villa di Pollio Felice
Alcuni tra i resti della villa, come gli splendidi capitelli e i rilievi marmorei, si trovano nel Museo archeologico della Penisola Sorrentina. In particolare i rilievi offrono testimonianza del raffinato gusto e del lusso degli aristocratici, nonchè di uno stile puro ed elegante di cui i nobili romani amavano circondarsi.
La ricostruzione di questo complesso deriva dalle informazioni contenute all'interno di due poesie di Publio Papinio Stazio che ci descrive pure l'entusiasmo del proprietario, che oltre a tutto fece eseguire: templi, ville, palazzi, bagni, cisternoni e acquedotti.
Papinio, nelle Silvae, descrisse le bellezze che da qui si godevano compresa la stessa Puteoli (Pozzuoli) luogo di origine del padrone di casa.
Il Capo di Santa Fortunata - parte del Capo di Sorrento - fu descritto dettagliatamente da Nicola Iovino, fratello del Parroco del Capo, Vincenzo, che nel 1895 lasciò memoria delle sue ricerche. I resti di quello che fu un grande complesso edilizio, che dal Capo conduceva fino a Puolo, dimostrano la magnificenza delle costruzioni romane che resistono all’incuria dei tempi ed alla barbarie dell’uomo.
Oggi questo esteso territorio - in buona parte - è entrato nel patrimonio pubblico comunale. I ruderi si trovano su Punta Santa Fortunata che è una delle due Punte di cui è composto in realtà il Capo di Sorrento (l’altra è Punta San Vincenzo) e costituiscono solo una minima parte della Villa che è la più sontuosa di quelle finora note in Penisola.
Dunque Popinio celebrò la splendida dimora di Pollio con due carmi: Villa Surrentina Polli Felicis, in cui descrive villa ed annessi, ed Hercules Surrentinus Polli Felicis, il nuovo tempio che Pollio eresse ad Ercole nella proprietà.
Sembra che l'edificio fosse circondato da un bel portico, sorretto da una serie di colonne monolitiche in marmo, edificato su due piani, con camere orientate parte verso la terra e parte verso il mare.
È possibile ammirare un modello ricostruito della villa, al secondo piano del museo archeologico Georges Vallet.
Le stanze che guardavano il mare erano cinque, di cui tre sporgenti sulle altre. La villa era costituita da una domus, abitata nel periodo della stagione fredda e da un settore residenziale abitato nel periodo della buona stagione.
Del lato invernale restano poche tracce, tra cui un muro in opera incerta sormontato da un reticulatus e da due grandi cisterne per la raccolta delle acque potabili.
La parte del lato estivo è costruita intorno ad una caletta per imbarco e sbarco, sul cui ingresso era stato costruito un ponticello ad arco, il tutto godendo di un paesaggio mozzafiato.
Sempre dalle testimonianze di Stazio si ricava che la palazzina doveva avere una pianta di 20 m x 10 m (che sui due piani doveva dunque avere una estensione di 400 mq) e che la stanza del padrone era decorata da uno splendido mosaico parietale in marmi policromi.
Glà da questa foto si nota l'arco praticamente sotto terra dove stranamente non si è scavato, nonchè l'opus reticolatum a parete.
Comunque recenti studi avrebbero dimostrato che la villa di Pollio Felice, patrizio originario di Pozzuoli, doveva trovarsi nella baia di Puolo, al confine tra Sorrento e Massa Lubrense.
Bagno della Regina Giovanna
Della villa locata sul promontorio del Capo di Sorrento, ci restano i ruderi sugli scogli davanti al cosiddetto "Bagno della Regina Giovanna". Altre rovine dimostrano però che essa si estendeva anche per il declivio orientale del Capo di Sorrento. Quel poco che resta degli stucchi permette di datarla all’epoca del Regno di Claudio (41 - 54 d.c.).
L’unico elemento panoramico, la torretta in fondo ad un muro di sostegno lungo 70 mt., che probabilmente reggeva un portico di uguale lunghezza, lo troviamo già nella villa dei Pisoni ad Ercolano, e deriva probabilmente da un presidio militare come se ne dislocavano sovente nella costa.
Invece sembra che l'aggiunta avvenne tra il XV e XVII sec., una torre di avvistamento e una cappella intitolata a Santa Fortunata di cui restano poche tracce. Teniamo conto che Santa Fortunata prosperò ampiamente sui templi o edicole della Dea Fortuna.
I ruderi dell’intero complesso sono sparsi su di un’area di circa 30.000 mq., un'estensione di tutto rispetto, tenendo anche conto che il terreno della costa campana era molto ambito per il bel clima, il mare e la campagna molto fertile.
La villa si divideva in domus e villa a mare, con i relativi annessi. L’importanza della domus si desume pure dalle mura di sostegno e tre gruppi di cisternoni nel declivio. La villa a mare, invece, si colloca sulla punta estrema del promontorio, quasi come sopra un’isola, separato com’è dalla terra da un bacino naturale, il cosiddetto "Bagno della Regina Giovanna".
Secondo alcuni la domus a monte aveva funzione agricola, collegata all'altra da gallerie e cunicoli, mentre la superficie presentava terrazze artificiali. Per realizzarla furono attuate tutte le tecniche più sofisticate, sfruttate in modo da ben sposare l’architettura della villa con le bellezze del panorama. Alcuni settori residenziali mostrano resti di muratura in opus reticolatum, pavimentazione a mosaico a piccole tessere, intonaco dipinto di rosso e decorazioni in stucco a rilievo.
Dunque un complesso di passaggi, anditi, scale e terrazze costituisce il collegamento tra la domus e la villa a mare, passando sopra le due strette lingue di terra che uniscono, girando attorno al bacino, la Punta del Capo alla terra retrostante. La domus è quasi interamente distrutta, mentre della villa a mare restano ancora dei ruderi sufficienti per poterla idealmente ricostruire.
Il giardino si sviluppava, dalla casa a mare, con una serie di rampe e terrazze panoramiche sulle pendici settentrionali del promontorio, ed era chiuso a valle da una bellissima esedra. Più verso il mare troviamo anche una cisterna a cinque concamerazioni intercomunicanti, la cui pianta ha la forma di un pentagono irregolare. Le pareti sono in opus reticulatum, mentre gli archi delle porte sono in mattoni.
In età moderna un enorme muro ha terrazzato la zona soprastante la cisterna. La casa a mare occupa l’estremità del promontorio ed è costituita da un unico impianto formato dalla costruzione centrale alla quale si appoggiano corpi secondari con terrazze, passaggi ed approdi.
La villa era raggiungibile sia da terra che da mare. L’attuale discesa dalla strada provinciale di Massa ricalca, almeno in parte, l’antica via.
Dalla parte del Golfo di Sorrento si poteva approdare in due punti: uno dal mare aperto ed uno dall’interno del bacino. Si attraversava la stretta apertura naturale della roccia con una visuale mitologica da mondo dei Dei e ninfe, che divide il bacino dal mare aperto, passando sotto l’arco e raggiungendo il piccolo molo.
Al di sopra dell’apertura naturale fu costruito un ponte di collegamento tra la domus e la villa a mare. Su di esso sorgeva anche un meraviglioso terrazzo ed un passaggio coperto di collegamento alla casa a mare. quasi totalmente distrutta.
Nel lato est sono però visibili sei vani con volta a botte a sostruzione di un terrazzamento.
Originariamente essi dovevano essere coperti di stucco di cui ancora oggi vi sono tracce.
Altri quattro vani con apertura all’esterno sostenevano altri due terrazzi che giravano verso il lato nord della casa.
Su questo lato vi sono quattro stanze con volte decorate e pavimentazione a mosaico.
Interessantissime le cinque concamerazioni costituenti un pozzo nero con relativo sistema fognario digradante verso ovest. La struttura mirabilmente eseguita era articolata in modo da consentire una facile ispezione del condotto evitando che i liquami, raccolti nel pozzo nero a scopo di concimazione agricola, potessero inquinare le acque marine.
Più oltre a ovest si erigono sei grossi vani, usati come magazzini, che sostenevano gli ambienti soprastanti abitativi. Diverse rampe e scale accedevano da qui agli ambienti signorili del piano superiore. Facevano parte del complesso due cisterne a mezza collina della capacità di due milioni di l ciascuna. Una di queste, ben conservata, è ancora usata attualmente per l’irrigazione agricola, lo stesso uso per cui era nata.
Il sistema architettonico dell’intero complesso sembra sfruttare al massimo la bellezza del paesaggio con alcuni espedienti strutturali, muri divergenti, ampie finestre, che pretendono la massima fruibilità del panorama. Non mancavano le zone d’ombra, costituite da giardini pensili e pergolati rigogliosi ornati di vasi e statue.
Glà da questa foto si nota l'arco praticamente sotto terra dove stranamente non si è scavato, nonchè l'opus reticolatum a parete.
Comunque recenti studi avrebbero dimostrato che la villa di Pollio Felice, patrizio originario di Pozzuoli, doveva trovarsi nella baia di Puolo, al confine tra Sorrento e Massa Lubrense.
Bagno della Regina Giovanna
Della villa locata sul promontorio del Capo di Sorrento, ci restano i ruderi sugli scogli davanti al cosiddetto "Bagno della Regina Giovanna". Altre rovine dimostrano però che essa si estendeva anche per il declivio orientale del Capo di Sorrento. Quel poco che resta degli stucchi permette di datarla all’epoca del Regno di Claudio (41 - 54 d.c.).
L’unico elemento panoramico, la torretta in fondo ad un muro di sostegno lungo 70 mt., che probabilmente reggeva un portico di uguale lunghezza, lo troviamo già nella villa dei Pisoni ad Ercolano, e deriva probabilmente da un presidio militare come se ne dislocavano sovente nella costa.
Invece sembra che l'aggiunta avvenne tra il XV e XVII sec., una torre di avvistamento e una cappella intitolata a Santa Fortunata di cui restano poche tracce. Teniamo conto che Santa Fortunata prosperò ampiamente sui templi o edicole della Dea Fortuna.
I ruderi dell’intero complesso sono sparsi su di un’area di circa 30.000 mq., un'estensione di tutto rispetto, tenendo anche conto che il terreno della costa campana era molto ambito per il bel clima, il mare e la campagna molto fertile.
La villa si divideva in domus e villa a mare, con i relativi annessi. L’importanza della domus si desume pure dalle mura di sostegno e tre gruppi di cisternoni nel declivio. La villa a mare, invece, si colloca sulla punta estrema del promontorio, quasi come sopra un’isola, separato com’è dalla terra da un bacino naturale, il cosiddetto "Bagno della Regina Giovanna".
Secondo alcuni la domus a monte aveva funzione agricola, collegata all'altra da gallerie e cunicoli, mentre la superficie presentava terrazze artificiali. Per realizzarla furono attuate tutte le tecniche più sofisticate, sfruttate in modo da ben sposare l’architettura della villa con le bellezze del panorama. Alcuni settori residenziali mostrano resti di muratura in opus reticolatum, pavimentazione a mosaico a piccole tessere, intonaco dipinto di rosso e decorazioni in stucco a rilievo.
Dunque un complesso di passaggi, anditi, scale e terrazze costituisce il collegamento tra la domus e la villa a mare, passando sopra le due strette lingue di terra che uniscono, girando attorno al bacino, la Punta del Capo alla terra retrostante. La domus è quasi interamente distrutta, mentre della villa a mare restano ancora dei ruderi sufficienti per poterla idealmente ricostruire.
Il giardino si sviluppava, dalla casa a mare, con una serie di rampe e terrazze panoramiche sulle pendici settentrionali del promontorio, ed era chiuso a valle da una bellissima esedra. Più verso il mare troviamo anche una cisterna a cinque concamerazioni intercomunicanti, la cui pianta ha la forma di un pentagono irregolare. Le pareti sono in opus reticulatum, mentre gli archi delle porte sono in mattoni.
In età moderna un enorme muro ha terrazzato la zona soprastante la cisterna. La casa a mare occupa l’estremità del promontorio ed è costituita da un unico impianto formato dalla costruzione centrale alla quale si appoggiano corpi secondari con terrazze, passaggi ed approdi.
La villa era raggiungibile sia da terra che da mare. L’attuale discesa dalla strada provinciale di Massa ricalca, almeno in parte, l’antica via.
Dalla parte del Golfo di Sorrento si poteva approdare in due punti: uno dal mare aperto ed uno dall’interno del bacino. Si attraversava la stretta apertura naturale della roccia con una visuale mitologica da mondo dei Dei e ninfe, che divide il bacino dal mare aperto, passando sotto l’arco e raggiungendo il piccolo molo.
Al di sopra dell’apertura naturale fu costruito un ponte di collegamento tra la domus e la villa a mare. Su di esso sorgeva anche un meraviglioso terrazzo ed un passaggio coperto di collegamento alla casa a mare. quasi totalmente distrutta.
Nel lato est sono però visibili sei vani con volta a botte a sostruzione di un terrazzamento.
Originariamente essi dovevano essere coperti di stucco di cui ancora oggi vi sono tracce.
Altri quattro vani con apertura all’esterno sostenevano altri due terrazzi che giravano verso il lato nord della casa.
Su questo lato vi sono quattro stanze con volte decorate e pavimentazione a mosaico.
Interessantissime le cinque concamerazioni costituenti un pozzo nero con relativo sistema fognario digradante verso ovest. La struttura mirabilmente eseguita era articolata in modo da consentire una facile ispezione del condotto evitando che i liquami, raccolti nel pozzo nero a scopo di concimazione agricola, potessero inquinare le acque marine.
Più oltre a ovest si erigono sei grossi vani, usati come magazzini, che sostenevano gli ambienti soprastanti abitativi. Diverse rampe e scale accedevano da qui agli ambienti signorili del piano superiore. Facevano parte del complesso due cisterne a mezza collina della capacità di due milioni di l ciascuna. Una di queste, ben conservata, è ancora usata attualmente per l’irrigazione agricola, lo stesso uso per cui era nata.
Il sistema architettonico dell’intero complesso sembra sfruttare al massimo la bellezza del paesaggio con alcuni espedienti strutturali, muri divergenti, ampie finestre, che pretendono la massima fruibilità del panorama. Non mancavano le zone d’ombra, costituite da giardini pensili e pergolati rigogliosi ornati di vasi e statue.
ALTRI RESTI DI VILLE SORRENTINE
Altri resti di ville romane si trovano a Sorrento. Vicino all'attuale Hotel Syrene, giace la Villa di Agrippa Posthumus, di cui restano solo le rovine della peschiera. Un'altra villa presso l'attuale Hotel Corallo in Sant’Agnello conserva i resti di tubature dei bagni e un ninfeo.
E' possibile visitare i resti di un'altra villa, le cui rovine giacciono sulle rocce, il cosiddetto “Bagno della Regina Giovanna”. Dal poco che ne resta, la villa attesta appartenere all'era del regno di Claudio. (41-54 d.c.). L'interno del complesso della villa si estendeva su quasi tremila metri quadrati è stato diviso principalmente tra la residenza e la villa sul mare.Altri resti di ville romane si trovano a Sorrento. Vicino all'attuale Hotel Syrene, giace la Villa di Agrippa Posthumus, di cui restano solo le rovine della peschiera. Un'altra villa presso l'attuale Hotel Corallo in Sant’Agnello conserva i resti di tubature dei bagni e un ninfeo.
Mentre la residenza era situato sul promontorio, circondato da giardini, la villa sul mare è raggiungibile attraversando un passaggio complesso di scale e terrazze panoramiche e sorgeva sulla riva, all'interno del bacino naturale delle Terme della Regina Giovanna. Le rovine che si vedono oggi appartengono alla villa sul mare.
Poco altro testimonia l'esistenza di una villa sulla Punta della Campanella, costruito per ospitare in èra moderna un presidio militare, la cui struttura fu eretta su uno dei punti più panoramici della costa (sig!).
Finalmente, lungo la Costa Amalfitana, a parte alcune rovine a Marina del Cantone e a Crapolla, troviamo due ville su un'isola.
A Gallo Lungo, una casa ricopre attualmente un'antica costruzione romana. Comunque sono ancora visibili i resti di una cisterna romana e di fronte, a Castelluccia uno scivolo costruito nella roccia per tirare in secco le barche da restaurare, preservare dalle tempeste o da demolire.
BIBLIO
- Paola Zancani Montuoro - Συρρεντόν Surrentum-Sorrento - AIΩN - Annali dell'Università degli Studi di Napoli “L'Orientale” - Rivista del Dipartimento del mondo classico - n. 6 - 1984 -
- A. Maiuri - The history of the ancient monuments of the Amalfi Coast and Sorrento in the light of the recent floods - Proceedings of the Academy of Archaeology, Literature and Fine Arts of Naples - XXIX - 8 - 1954 -
- F. Barbagallo - Archeologia, Libertà e Mezzogiorno: Umberto Zanotti Bianco e Paola Zancani Montuoro - Società Magna Grecia, Atti e Memorie - 1 - 1992 -
- F. Barbagallo - Archeologia, Libertà e Mezzogiorno: Umberto Zanotti Bianco e Paola Zancani Montuoro - Società Magna Grecia, Atti e Memorie - 1 - 1992 -
- S. De Caro, A. Greek - Campania - Bari - 1981 -
0 comment:
Posta un commento