COME APPARIVA NEL XVIII SECOLO IL PONTE CESTIO |
Il ponte Cestio, noto anche come pons Aurelius, pons Gratiani, ponte di San Bartolomeo o ponte Ferrato, è un ponte che collega il lungotevere degli Anguillara a piazza di San Bartolomeo all'Isola, a Roma, nei rioni Ripa e Trastevere.
In epoca romana era il ponte di pietra che connetteva l'isola Tiberina al Trans Tiberim, cioè a Trastevere (Reg. Cats., Cur.: pontes VIII ... Cestius, Not.: Gestius; Degrassi, Inscr. Ital. 13.1, 207: - - -
IMP. ANTONINVS] AVG(VSTVS) PONTEM CESTI[ - - - R]ESTITVIT, 152 a.c., con Degrassi 238, PONTEM CESTI [ - - - sopra al tradizionale PONTEM CESTI[VM- - -), e fu costruito simmetricamente al ponte Fabricio.
La prima menzione storica del ponte Cestio è quella dei fasti di Ostia che ricordano un restauro nel 152 d.c., ma in genere gli studiosi ne attribuiscono la costruzione ai membri della gens repubblicana Cestia, possibilmente a Caius Cestius, costruttore della piramide di Cestio, pretore nel 44 a.c.., oppure a Lucius Cestius, uomo politico cesariano e pretore dell'anno seguente (Degrassi, LTUR 109), suggerendone la costruzione tra il 49 e il 43 a.c.. (Degrassi 1987, 525).
FONDAMENTA DEL PONTE CESTIO (Piranesi) |
Il ponte fu oggetto di un primo restauro nel 152, ma fu completamente ricostruito a tre arcate, nel 370 con materiali di reimpiego, provenienti anche dal vicino Teatro di Marcello, come mostra l'iscrizione reinserita nella spalletta destra del ponte, dagli imperatori Valentiniano I, Valente e Graziano; quest'ultimo diede al ponte il nuovo nome di Pons Gratiani.
Si tratta dell’iscrizione dedicatoria del pons Gratiani (oggi di nuovo ponte Cestio), come fu ribattezzato il pons Cestius dopo essere stato praticamente rifatto da Valentiano, Valente e Graziano. Per quanto riguarda la cronologia si deve tener presente che il dies imperii di Valentiano e di Valente fu rispettivamente il 26 febbraio e il 28 marzo del 364, sì che (con il sistema del rinnovamento al 10 dicembre) la loro VII potestà tribunicia andò dal 10 dicembre 369 al 9 dicembre 370. Ma poiché entrambi assunsero il III consolato il 1° gennaio del 370, mentre qui sono detti ancora consoli per la II volta, se ne deve concludere che la dedica del ponte fu posta fra il 10 e il 31 dicembre 369. Con questa datazione non si accorda la menzione della III potestà tribunicia nella titolatura di Graziano (Augustus dal 24 agosto 367), ma ivi trib. pot. III è probabilmente un errore per trib. pot. IIII."
"(CIL VI 1175 = ILS 771).
Domini nostri imperatores Caesares Fl. Valentianus pius felix maximus victor ac triumf(ator)
semper Aug(ustus), pontif. maximus, Germanic. max., Alamann. max., Franc. max., Gothic. max., trib. pot. VII, imp. VI, cons. II, p(ater) p(atriae), p(roconsul)
et Fl. Valens pius felix max. victor ac triumph. semper Aug.,
pontif. maximus, Germanic. max., Alamann. Max., Franc. Max., Gothic. max.,
trib. pot.VII, imp. VI, cons. II, p. p., p.
et Fl. Gratianus pius felix max. victor ac triumf. semper Aug., pontif. maximus,
Germanic. max., Alamann. max., Franc. max, Gothic. max.,
trib. pot. III, imp. II, cons. primum, p. p., p. pontem felicis nominis Gratiani in usum senatus ac populi Rom(ani) constitui dedicarique iusserunt. 136
(Rodolfo Lanciani)
XIX SECOLO PRIMA DELLO SBANCAMENTO |
Nel Quattrocento fu denominato anche "ponte S.Bartolomeo", dalla omonima chiesa che sorge sull'Isola Tiberina, mentre nel Seicento fu detto anche "ponte Ferrato", dalla gran quantità di catene di ferro dei mulini presenti nel fiume.
Un altro restauro, documentato da un'epigrafe, si ebbe nel 1191-93 da parte di Benedetto Carushomo, senatore di Roma. Altri interventi si ebbero nel XV sec. sotto papa Eugenio IV e nel XVII sotto papa Innocenzo XI. Dal XV secolo prese il nome di ponte di San Bartolomeo, dal nome della chiesa dell'Isola Tiberina. Nei secoli XVIII e XIX fu detto anche ponte Ferrato, per le numerose catene che fissavano i mulini sul fiume.
Il ponte subì danni consistenti nel corso dell’invasione francese del 1849, che costò la perdita dell’iscrizione dedicatoria anch’essa di Graziano. L'iscrizione superstite però è ancora oggi in sito sul lato interno del parapetto del ponte. Trattasi di una lunga iscrizione che celebra i tre imperatori e le loro vittorie su: Germani, Alamanni, Franchi e Goti.
Un nuovo intervento si ebbe nel 1902 con la costruzione di particolari banchine onde frenare l'impeto della corrente del fiume, in questo tratto molto forte. L'ultimo intervento del 1999 provvide a restaurare tutta la superficie in travertino, ad esclusione dei sottarchi, il cui paramento è in peperino di Albano.
FOTO DEI LAVORI DI SBANCAMENTO DEI DUE LATI DEL PONTE IN EPOCA MUSSOLINIANA PER L'ALLARGAMENTO DEL LETTO DEL TEVERE E LA COSTRUZIONE DEGLI ARGINI |
Un altro restauro, documentato da un'epigrafe, si ebbe nel 1191-93 da parte di Benedetto Carushomo, senatore di Roma. Altri interventi si ebbero nel XV sec. sotto papa Eugenio IV e nel XVII sotto papa Innocenzo XI. Dal XV secolo prese il nome di ponte di San Bartolomeo, dal nome della chiesa dell'Isola Tiberina. Nei secoli XVIII e XIX fu detto anche ponte Ferrato, per le numerose catene che fissavano i mulini sul fiume.
OGGI, L'ARCO CENTRALE E' RIMASTO ORIGINALE DELL'ANTICO PONTE ROMANO |
A causa dell'ampliamento del lato destro del Tevere, il ponte venne semidemolito nel 1888, salvando solo l'arcata centrale e ricostruito nel 1892 con parte del materiale lapideo originale. Infatti il ponte moderno, Ponte S. Bartolomeo (L. 80 m), che ne occupa oggi il sito è una ricostruzione del tardo XIX sec. del Pons Cestius.
Il ponte, oggi a tre arcate, misura 80,40 metri in lunghezza e 8 in larghezza, mentre il ponte romano misurava 48,50 m, e largo 8,20,con una sola grande arcata affiancata da due fornici minori. Aveva un arco centrale, con 23,65 metri di campata, e un piccolo arco su ogni lato, largo 5.80 metri.
Il materiale era tufo e peperino con rivestimento di travertino, ed i piedistalli del parapetto probabilmente supportato da statue degli imperatori sotto forma di erme. L'arco centrale della nuova struttura riproduce esattamente l'originale, anche se solo circa un terzo del vecchio materiale potrebbe essere stato utilizzato nuovamente.
L'antica struttura, che è parzialmente incorporata nell'arco centrale del ponte moderno, deve appartenere al IV ricostruzione del ponte, che poi è stata dedicata come PONS Gratiani (come da iscrizione sul pontee, CIL VI 1175-76; Degrassi, LTUR 109).
L'antico ponte, più corto del moderno, aveva un singolo arco a sesto ribassato e due arcate minori laterali, poggianti su piloni di tufo e peperino rivestiti di travertino.(Richardson; Degrassi, LTUR).
Bill Taylor (80-82) suggerì recentemente che Pons Fabricius e Pons Cestius potessero anche servire per il passaggio di acquedotti, ma non sembra esservi una prova evidente di ciò.
BIBLIO
- Vittorio Galliazzo - I ponti romani - Vol I - Treviso - Edizioni Canova - 1995 -
- Sabrina Laura Nart - Architettura dei ponti storici in muratura - In: Strade e Autostrade - n. 76 - 2009 -
- Vittorio Galliazzo - I ponti romani - Catalogo generale - Vol. 2 - Treviso - Edizioni Canova - 1994 -
- Colin O'Connor - Roman Bridges - Cambridge University Press - 1993 -
BIBLIO
- Vittorio Galliazzo - I ponti romani - Vol I - Treviso - Edizioni Canova - 1995 -
- Sabrina Laura Nart - Architettura dei ponti storici in muratura - In: Strade e Autostrade - n. 76 - 2009 -
- Vittorio Galliazzo - I ponti romani - Catalogo generale - Vol. 2 - Treviso - Edizioni Canova - 1994 -
- Colin O'Connor - Roman Bridges - Cambridge University Press - 1993 -
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