RICOSTRUZIONE DELL'ARCO PARTICO DI AUGUSTO (By Gilbert Gorski, "The Roman Forum") |
L'Arco Partico di Augusto posto nell'angolo sud est del Foro Romano fu eretto nel 19 a.c. per commemorare il ritorno di Augusto dall'oriente e il recupero delle insegne romane perdute nella battaglia di Carrhae del 53 a.c. contro i Parti. (Dio Cass. 54.8.3). Trattavasi dunque di un arco trionfale, posto simmetricamente rispetto al tempio del Divo Giulio e all'arco di Gaio e Lucio Cesari, per cui concludeva il superbo scenario marmoreo del lato est del Foro Romano, escludendo alla vista i più antichi monumenti della Regia e del tempio di Vesta.
Diodoro, che menziona l'arco, non specifica la sua collocazione, ma un passaggio nell'Eneide lo situa ‘vicino al Tempio del Divo Iulio’ (iuxta aedem divi Iulii). Gli scavi condotti nella zona sud del tempio hanno rivelato le fondamenta di un arco a tre fornici, comunemente identificato come L'Arco Partico di Augusto sulla base di un denario del 16 a.c. che lo riproduce.
Dei tre fornici il centrale era più alto e sopra l'attico ospitava una quadriga, evidentemente ospitante Augusto e forse la Vittoria, come usava all'epoca, mentre sui due archi laterali dei barbari offrivano gli stendardi al trionfatore.
Se l'identificazione è corretta, e poichè la Via Sacra si snodava a sud della Regia e lungo il lato sud del Forum, l'Arco Partico avrebbe costituito l'entrata delle processioni trionfali nel Forum.
L'ATTRIBUZIONE
Vicino alle fondamenta del triplice arco Partico sono state rinvenute le fondamenta di un altro arco a fornice unico, spesso identificato come l'Arco Aziano del 29 a.c.. che, come narra Dio Cassius, era stato eretto nel Forum per decreto del Senato. Per molti anni gli studiosi credettero che questo Arco Aziano, rappresentato sui denarii del 29-27 a.c., fosse stato intenzionalmente demolito per far spazio all'Arco Partiano, ma Nedergaard ebbe seri dubbi sull'esistenza di un arco a singolo fornice in questa locazione. Recentemente si suppose che l'Arco Partiano fosse una rielaborazione dell'Arco Aziano (Rich), mentre per altri studiosi (Gurval) non ci sono prove certe dell'Arco di Azio.
Coarelli ha ritenuto che la moneta che si pensava rappresentasse l'Arco Aziano, rappresenti invece la commemorazione della vittoria di Ottaviano a Naulochus nel 36 a.c. (Dio Cassio), e che l'arco dal triplice fornice rappresentato sui denarii del 16 a.c. rappresenti l'Arco Aziano, locato sulle fondamenta normalmente associate all'Arco Partico. Quest'ultimo arco, seguendo questa lettura, venne eretto a nord del tempio Divus Julius (Coarelli -Basilica Paulli), e rappresentato sulle monete spagnole del 18/17 a.c..
La soluzione di Coarelli, comunque, richiede la ridatazione di una serie di monete, e in ogni caso non sembra esservi sufficiente spazio a nord del tempio del Divus Julius per un arco a tre fornici (Kleiner). L'Arco Partiano probabilmente stava a sud del tempio sulle fondamenta dell'arco a triplice fornice lì scoperte.
Gli scavi del 1970, poco più a est delle fondazioni dell'arco partico hanno rivelato tracce di un arco a un solo fornice, evidentemente quello del 29, che nel 19 venne sostituito dall'arco partico sul quale fu probabilmente affissa l'iscrizione dell'arco più antico.
Insomma l'attribuzione di questi resti all'uno o all'altro dei due archi è discussa: secondo alcuni l'"arco aziaco" sarebbe presto crollato e sostituito nello stesso luogo dall'"arco partico", a cui apparterrebbero i resti visibili. Secondo altri invece questi resti sarebbero attribuibili al primo arco, mentre il secondo sarebbe stato costruito dal lato opposto rispetto al tempio del Divo Giulio.
Ora pensare che a distanza d'una decina d'anni sia crollato un arco romano in marmo sembra pura follia ma i romani costruivano con una precisione assoluta e i muri rifatti successivamente a riempimento e sostegno di muri romani sono durati pochissimo rispetto all'originale, vedi la parte del Colosseo rifatta nel '700 e vedi Pompei.
Ottaviano per giunta non avrebbe mai demolito un arco a lui dedicato, seppur rievocatore della guerra civile, perchè la battaglia di Azio era in definitiva contro l'Egitto. Inoltre non avrebbero rifatto le fondamenta ma avrebbero sfruttato e ampliate le precedenti. La Roma attuale si regge tutta sulle fondamenta romane che tengono benissimo dopo 2000 anni.
Desumiamo pertanto che coesistessero due archi in onore di Augusto nel Foro, l'"arco partico" e l'"arco aziaco". Oggi si può affermare che si trattava di due opere distinte, seppur collocate a distanza ravvicinata.
Le fonti riportano un arco in onore di Ottaviano eretto nel Foro dopo la battaglia di Azio del 31 a.c. e la conquista dell'Egitto nel 30 a.c., per le quali venne attibuito un trionfo ad Ottaviano l'anno successivo al suo rientro in patria, cioè nel 29 a.c.
Una lunga iscrizione di ben m. 2,67 su questo arco venne ritrovata nel 1546, con dedica ad Augusto e la data del 29. Dell'arco ci rimane solo una rappresentazione monetale.
Sempre secondo le fonti antiche, un secondo arco in onore di Augusto, fu voluto dal senato nel 19 a.c., dopo la riconsegna delle insegne dell'esercito romano di Crasso sconfitto a Carre nel 53 a.c. dai Parti, un'onta che ancora pesava dopo quasi 40 anni dall'accaduto.
I Romani non potevano perdere e soprattutto non potevano lasciare che un nemico si fregiasse delle loro insegne perdute in battaglia.
D'altronde se i Parti avevano conservato le insegne tanto a lungo significava che sconfiggere i Romani era un gran vanto.
L'arco era a tre fornici e decorato da statue e iscrizioni: le fonti ricordano la quadriga imperiale in bronzo dorato collocata al di sopra del fornice centrale, mentre quelli laterali presentavano statue dei Parti, stranamente non inginocchiati, uno dei quali, nel rilievo di destra, era nell'atto di restituire le insegne all'imperatore. L'onta era stata lavata.
Le fondazioni di un arco sono tuttora visibili nel Foro Romano presso i resti del tempio del Divo Giulio e l'aspetto dell'arco è stato ricostruito tramite i frammenti architettonici recuperati, la forma delle fondazioni e alcune testimonianze iconografiche, come un rilievo con la Vittoria a Copenaghen e una moneta del 17 - 15 a.c. che lo raffigura.
DESCRIZIONE
Era un arco a tre fornici dei quali quello centrale era il più alto, voltato a botte, incorniciato da semicolonne con capitelli dorici, affiancato da due vittorie alate e dotato di un alto attico dove era posta la Quadriga di Augusto trionfatore con la Vittoria alata che gli porgeva la corona d'alloro.
I due fornici laterali erano dei passaggi architravati e dotati di timpano, incorniciati da lesene, e sulla loro sommità si trovavano statue dei Parti sottomessi che offrivano un signum e un'aquila.
Nei passaggi laterali esistevano anche due edicole poco profonde dove erano affissi i Fasti Consolari, cioè le liste dei consoli scolpite nel marmo; sui pilastri che sostenevano le architravi si trovavano invece incisi i Fasti Trionfali, cioè le liste dei trionfatori dall'inizio della Repubblica. Così di Augusto si faceva pubblicità ed esaltava la repubblica, pur avendo assunto in realtà tutto il potere nelle sue mani, insomma un Imperator.
L'ARCHITETTURA
L'arco, molto composito e finemente elaborato, è una pietra miliare nell'architettura romana perché vi si trovano già i tre fornici, come nella porta Esquilina, o arco di Gallieno, ma le aperture non sono ancora fuse in un organismo unitario, come avveniva nelle porte nelle mura, bensì distinte con inquadrature e decori diversi. L'uso del fornice inquadrato da pilastri e timpano venne poi largamente usato nelle porte cittadine e negli archi trionfali e onorari per tutto il I sec. d.c., come nella porta di Spello, di Ravenna, di Rimini, di Verona e gli archi di Aosta e Orange.
I RESTI
Situato tra il Tempio dei Castori e il Tempio del Divo Giulio, si possono notare i resti di pilastri che dovevano reggere i fornici di un arco di trionfo, riconosciuto come l'Arco di Augusto. Attualmente i resti dei pannelli marmorei che rivestivano l'arco, contenenti i Fasti Consolari e Trionfali, si trovano nella Sala della Lupa, nell'Appartamento dei Conservatori (Musei Capitolini), all'interno del Palazzo dei Conservatori in Piazza del Campidoglio.
BIBLIO
- Giovanni Pugliese Carratelli - Imperator Caesar Augustus - Index rerum a se gestarum - con introduzione e note - Napoli - 1947 -
- Luciano Canfora - Augusto figlio di Dio - Bari - Laterza - 2015 -
- M.H. Dodgeon, G. Greatrex & S.N.C. Lieu - The Roman Eastern Frontier and the Persian Wars - New York City - 2002 - Ed. Routledge -
- IV International Congress of Roman Frontier Studies - Durham - 1959 -
- Giuliano Malizia - Gli archi di Roma - Newton Compton Ed. - Roma - 2005 -
- Silvio De Maria - Gli archi onorari di Roma e dell'Italia romana - L'Erma di Bretschneider - Roma 1988 -
Filippo Coarelli, Guida archeologica di Roma, Verona, Arnoldo Mondadori Editore, 1975.
Dei tre fornici il centrale era più alto e sopra l'attico ospitava una quadriga, evidentemente ospitante Augusto e forse la Vittoria, come usava all'epoca, mentre sui due archi laterali dei barbari offrivano gli stendardi al trionfatore.
Se l'identificazione è corretta, e poichè la Via Sacra si snodava a sud della Regia e lungo il lato sud del Forum, l'Arco Partico avrebbe costituito l'entrata delle processioni trionfali nel Forum.
IL TEMPIO DI CESARE (sinistra) CON L'ARCO PARTICO |
L'ATTRIBUZIONE
Vicino alle fondamenta del triplice arco Partico sono state rinvenute le fondamenta di un altro arco a fornice unico, spesso identificato come l'Arco Aziano del 29 a.c.. che, come narra Dio Cassius, era stato eretto nel Forum per decreto del Senato. Per molti anni gli studiosi credettero che questo Arco Aziano, rappresentato sui denarii del 29-27 a.c., fosse stato intenzionalmente demolito per far spazio all'Arco Partiano, ma Nedergaard ebbe seri dubbi sull'esistenza di un arco a singolo fornice in questa locazione. Recentemente si suppose che l'Arco Partiano fosse una rielaborazione dell'Arco Aziano (Rich), mentre per altri studiosi (Gurval) non ci sono prove certe dell'Arco di Azio.
Coarelli ha ritenuto che la moneta che si pensava rappresentasse l'Arco Aziano, rappresenti invece la commemorazione della vittoria di Ottaviano a Naulochus nel 36 a.c. (Dio Cassio), e che l'arco dal triplice fornice rappresentato sui denarii del 16 a.c. rappresenti l'Arco Aziano, locato sulle fondamenta normalmente associate all'Arco Partico. Quest'ultimo arco, seguendo questa lettura, venne eretto a nord del tempio Divus Julius (Coarelli -Basilica Paulli), e rappresentato sulle monete spagnole del 18/17 a.c..
La soluzione di Coarelli, comunque, richiede la ridatazione di una serie di monete, e in ogni caso non sembra esservi sufficiente spazio a nord del tempio del Divus Julius per un arco a tre fornici (Kleiner). L'Arco Partiano probabilmente stava a sud del tempio sulle fondamenta dell'arco a triplice fornice lì scoperte.
RICOSTRUZIONE DELL'ARCO DI AUGUSTO |
Insomma l'attribuzione di questi resti all'uno o all'altro dei due archi è discussa: secondo alcuni l'"arco aziaco" sarebbe presto crollato e sostituito nello stesso luogo dall'"arco partico", a cui apparterrebbero i resti visibili. Secondo altri invece questi resti sarebbero attribuibili al primo arco, mentre il secondo sarebbe stato costruito dal lato opposto rispetto al tempio del Divo Giulio.
Ottaviano per giunta non avrebbe mai demolito un arco a lui dedicato, seppur rievocatore della guerra civile, perchè la battaglia di Azio era in definitiva contro l'Egitto. Inoltre non avrebbero rifatto le fondamenta ma avrebbero sfruttato e ampliate le precedenti. La Roma attuale si regge tutta sulle fondamenta romane che tengono benissimo dopo 2000 anni.
Desumiamo pertanto che coesistessero due archi in onore di Augusto nel Foro, l'"arco partico" e l'"arco aziaco". Oggi si può affermare che si trattava di due opere distinte, seppur collocate a distanza ravvicinata.
COME APPARE NELLE MONETE L'ARCO PARTICO |
ARCO AZIACO
Le fonti riportano un arco in onore di Ottaviano eretto nel Foro dopo la battaglia di Azio del 31 a.c. e la conquista dell'Egitto nel 30 a.c., per le quali venne attibuito un trionfo ad Ottaviano l'anno successivo al suo rientro in patria, cioè nel 29 a.c.
Una lunga iscrizione di ben m. 2,67 su questo arco venne ritrovata nel 1546, con dedica ad Augusto e la data del 29. Dell'arco ci rimane solo una rappresentazione monetale.
ARCO PARTICO
Sempre secondo le fonti antiche, un secondo arco in onore di Augusto, fu voluto dal senato nel 19 a.c., dopo la riconsegna delle insegne dell'esercito romano di Crasso sconfitto a Carre nel 53 a.c. dai Parti, un'onta che ancora pesava dopo quasi 40 anni dall'accaduto.
I Romani non potevano perdere e soprattutto non potevano lasciare che un nemico si fregiasse delle loro insegne perdute in battaglia.
ARCO AZIACO |
L'arco era a tre fornici e decorato da statue e iscrizioni: le fonti ricordano la quadriga imperiale in bronzo dorato collocata al di sopra del fornice centrale, mentre quelli laterali presentavano statue dei Parti, stranamente non inginocchiati, uno dei quali, nel rilievo di destra, era nell'atto di restituire le insegne all'imperatore. L'onta era stata lavata.
Le fondazioni di un arco sono tuttora visibili nel Foro Romano presso i resti del tempio del Divo Giulio e l'aspetto dell'arco è stato ricostruito tramite i frammenti architettonici recuperati, la forma delle fondazioni e alcune testimonianze iconografiche, come un rilievo con la Vittoria a Copenaghen e una moneta del 17 - 15 a.c. che lo raffigura.
DESCRIZIONE
Era un arco a tre fornici dei quali quello centrale era il più alto, voltato a botte, incorniciato da semicolonne con capitelli dorici, affiancato da due vittorie alate e dotato di un alto attico dove era posta la Quadriga di Augusto trionfatore con la Vittoria alata che gli porgeva la corona d'alloro.
I RESTI DEI PILASTRI DELL'ARCO |
Nei passaggi laterali esistevano anche due edicole poco profonde dove erano affissi i Fasti Consolari, cioè le liste dei consoli scolpite nel marmo; sui pilastri che sostenevano le architravi si trovavano invece incisi i Fasti Trionfali, cioè le liste dei trionfatori dall'inizio della Repubblica. Così di Augusto si faceva pubblicità ed esaltava la repubblica, pur avendo assunto in realtà tutto il potere nelle sue mani, insomma un Imperator.
L'ARCHITETTURA
L'arco, molto composito e finemente elaborato, è una pietra miliare nell'architettura romana perché vi si trovano già i tre fornici, come nella porta Esquilina, o arco di Gallieno, ma le aperture non sono ancora fuse in un organismo unitario, come avveniva nelle porte nelle mura, bensì distinte con inquadrature e decori diversi. L'uso del fornice inquadrato da pilastri e timpano venne poi largamente usato nelle porte cittadine e negli archi trionfali e onorari per tutto il I sec. d.c., come nella porta di Spello, di Ravenna, di Rimini, di Verona e gli archi di Aosta e Orange.
I RESTI
Situato tra il Tempio dei Castori e il Tempio del Divo Giulio, si possono notare i resti di pilastri che dovevano reggere i fornici di un arco di trionfo, riconosciuto come l'Arco di Augusto. Attualmente i resti dei pannelli marmorei che rivestivano l'arco, contenenti i Fasti Consolari e Trionfali, si trovano nella Sala della Lupa, nell'Appartamento dei Conservatori (Musei Capitolini), all'interno del Palazzo dei Conservatori in Piazza del Campidoglio.
BIBLIO
- Giovanni Pugliese Carratelli - Imperator Caesar Augustus - Index rerum a se gestarum - con introduzione e note - Napoli - 1947 -
- Luciano Canfora - Augusto figlio di Dio - Bari - Laterza - 2015 -
- M.H. Dodgeon, G. Greatrex & S.N.C. Lieu - The Roman Eastern Frontier and the Persian Wars - New York City - 2002 - Ed. Routledge -
- IV International Congress of Roman Frontier Studies - Durham - 1959 -
- Giuliano Malizia - Gli archi di Roma - Newton Compton Ed. - Roma - 2005 -
- Silvio De Maria - Gli archi onorari di Roma e dell'Italia romana - L'Erma di Bretschneider - Roma 1988 -
Filippo Coarelli, Guida archeologica di Roma, Verona, Arnoldo Mondadori Editore, 1975.
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