Nome: Salonina Matidia
Nascita: 68 d.c.
Morte: 119 d.c.
Parentela: nipote di Traiano e suocera di Adriano
Dinastia: Antoniniana
Una delle figure più importanti e più obsolete dell'Impero romano, per giunta citata nelle Memorie di Adriano da Marguerite Yourcenar con una certa antipatia.
Eppure ebbe le sorti dell'impero nelle sue mani, in qualità di nipote di Traiano, di suocera di Adriano, e di nonna della moglie di Antonino Pio (il successore di Adriano), per ben tre dinastie imperiali.
Matidia aveva un bell'aspetto, con un volto molto regolare ma severo, con naso greco, labbra piene e occhi dal taglio lungo.
Passò per una bellezza dell'epoca e pure Adriano ne esaltò l'avvenente aspetto nella sua orazione funebre.
Nel ritratto qui accanto è in giovane età ma già si nota una leggera durezza nel volto. che indica se non rigidità almeno una notevole determinazione.
LE ORIGINI
Salonia Matidia nacque nel 68 d.c.:e fu la figlia unica di Ulpia Marciana, la sorella del futuro imperatore Traiano, e del pretore Gaius Salonius Matidius Patruinus.
Tra l’81 e l’82, Matidia sposò Lucius Vibius Sabinus, quindi aveva 13 o 14 anni, un'età non infrequente nei matrimoni romani che venivano combinati dai genitori per loro scopi utilitari in cui le figlie non potevano decidere nulla.
Lucio era di una potente famiglia di rango consolare (cioè che aveva avuto consoli), era parente di Lucio Junio Quinto Vibio Crispo, che fu legato nella Hispania Citeriore, che fu console suffetto per tre volte sotto Nerone, Vespasiano, e Domiziano. così come fu parente del di lui fratello Quinto Vibio Secondo, che fu anche lui console suffetto e pure proconsole della provincia dell'Asia.
Nell'83 accaddero per lei due fatti importanti: le nacque una figlia, Vibia Sabina, la futura moglie dell'imperatore Adriano, e le morì il marito (secondo altri l'anno successivo, nell'84).
Così Matidia si ritrovò madre e vedova a circa 16 anni. Si sposò altre due volte ed ebbe altre tre figlie, tra le quali la futura nonna di Marco Aurelio, Rupilia Faustina. Ma anche gli altri due mariti morirono presto, forse perchè parecchio più grandi di lei.
Matidia cominciò ad assaporare un po' di libertà, un po' di vita mondana ed una certa cultura. La sua casa divenne un vero salotto letterario, piena di libri e di gente colta. L’atmosfera non doveva essere molto diversa dalla casa della colta Plotina, moglie di Traiano, ma Matidia univa alla cultura il coraggio e un certo buon carattere che la faceva amare da uomini e donne.
Già Matidia aveva seguito lo zio Traiano sui campi di battaglia, naturalmente non per combattere ma per assisterlo, sostenerlo e consigliarlo, tanto forte era il suo ascendente su di lui. Matidia amava la vita di palazzo e spesso la dirigeva nell'ombra, il suo potere era di sponda, senza parere e senza che desse fastidio ad alcuno. Stranamente la moglie di Traiano non ne fu gelosa, non solo perchè suo marito non guardava le donne, ma perchè non la sentiva ostile o che volesse metterla in ombra.
Trovò anzi una buona alleata nella moglie di Traiano, la severa e malinconica Plotina, che sfogava la sua delusione di donna tradita (Traiano aveva un debole per i fanciulli) attraverso la letteratura ma soprattutto influenzando le stanze del potere. Le due donne trovarono su questo un'ottima intesa e insieme brigarono per assicurare a Traiano un degno discendente e una nuora adatta a lui.
Per questo le due donne posero gli occhi sul giovane Adriano, verso il 100 d.c., un irrequieto giovane di 28 anni, nonchè suo lontano parente.
Adriano era uomo colto, intelligente e seguace della filosofia greca, ma oltre a questo aveva il vizio del gioco e dei giovinetti, un vizio molto diffuso a Roma, ma soprattutto che condivideva con l'imperatore Traiano. Viene da chiedersi cosa le due donne avessero trovato di così entusiasmante in quel giovane gaudente, e pure cosa quel giovane avesse trovato in loro, perchè il loro affetto sembrava ricambiato.
Verrebbe da pensare che Plotina avrebbe potuto detestare un uomo omosessuale come suo marito, invece ne sembrò entusiasta, tanto da complottare per far arrivare il giovane al trono. Forse ambedue conoscevano abbastanza bene il giovane e ne avevano saggiato l'intelligenza e l'affettuosità, si da pensare che loro stesse sarebbero state al sicuro con un imperatore come Adriano.
Matidia era donna piuttosto ambiziosa oltre che lungimirante. Riuscì infatti a farsi benvolere da Traiano, da Plotina, ma pure da Adriano, per quel suo modo leggero e un po' suadente con cui riusciva a far fare agli altri ciò che voleva senza aver l'aria di imporsi.
Ma evidentemente non aveva un profondo senso materno, del resto non tanto frequente all'epoca, per cui per i suoi piani indusse Adriano a sposare sua figlia Vibia, che di certo non gliene fu grata perchè la poveretta aveva solo 12 anni.
Adriano invece accettò ritenendolo evidentemente parte del piano che gli avrebbe portato la corona. L'omosessualità verso gli efebi non era considerata scorretta dai romani, purchè l'uomo in questione potesse prendere moglie e fare dei figli.
Gli storici antichi sostennero che Traiano, per quanto senza figli, fosse invece contrario sia al matrimonio sia alla scelta di Adriano come suo successore.
Forse avrebbe preferito il giurista Nerazio Prisco, già console suffetto nel 97 durante il regno di Nerva, un funzionario di fiducia dell'imperatore, che continuò poi con Adriano che parimenti gli accordò la sua fiducia, ma non è certo, o forse non voleva nominare alcun successore, altrimenti l'avrebbe fatto.Plotina, sua moglie, era invece a favore.
Le due donne comunque avevano le stesse simpatie e gli stessi intenti, ambedue volevano Adriano come successore, probabilmente perchè sentivano che di lui potessero fidarsi, che non le avrebbe cacciate o estromesse.
Come o cosa accadde alla morte di Traiano, nel 117, non si sa. L’Historia Augusta, una raccolta di biografie imperiali, dice che Plotina fece imitare la voce di Traiano da un presente. Lo storico Cassio Dione afferma che la notizia della morte fu tenuta segreta per giorni e che l’adozione di Adriano fu annunciata al Senato romano con una falsa lettera di Traiano, scritta dalla stessa Plotina.
Complice della falsa lettera di successione, assieme a Matidia e Plotina, era stato il prefetto del pretorio Publio Acilio Attiano, ex tutore nonchè amico di Adriano. Con Plotina fu infatti al capezzale dell'imperatore Traiano in Cilicia, a Selinunte, prima che questi morisse designando il suo successore.
Le due donne comunque avevano le stesse simpatie e gli stessi intenti, ambedue volevano Adriano come successore, probabilmente perchè sentivano che di lui potessero fidarsi, che non le avrebbe cacciate o estromesse.
Come o cosa accadde alla morte di Traiano, nel 117, non si sa. L’Historia Augusta, una raccolta di biografie imperiali, dice che Plotina fece imitare la voce di Traiano da un presente. Lo storico Cassio Dione afferma che la notizia della morte fu tenuta segreta per giorni e che l’adozione di Adriano fu annunciata al Senato romano con una falsa lettera di Traiano, scritta dalla stessa Plotina.
Complice della falsa lettera di successione, assieme a Matidia e Plotina, era stato il prefetto del pretorio Publio Acilio Attiano, ex tutore nonchè amico di Adriano. Con Plotina fu infatti al capezzale dell'imperatore Traiano in Cilicia, a Selinunte, prima che questi morisse designando il suo successore.
Matidia era comunque rispettata e riverita da tutti, a cominciare dal senato, tanto che nel 117, fu attribuito a lei l’onore di deporre le ceneri di Traiano ai piedi della colonna detta Traiana a Roma.
Publio Acilio fu prefetto del pretorio anche sotto Adriano, tra il 118 e il 119 d.c.. Per ordine suo venne giustiziato Avidio Nigrino, favorito dall'Imperatore Adriano come proprio successore, per contrasti politici, sembra per istigazione del Senato, nel 118. Adriano, irritato dal'accaduto per timore dell'opinione pubblica, lo destituì dalla carica di prefetto, ma non risulta lo facesse uccidere come sostenuto da alcuni autori.
Adriano doveva tutto alle due donne, dall'affetto al potere e non se ne dimenticò. Infatti consentì a Matidia di assisterlo nella sua carica di imperatore finchè non le sopraggiunse la morte, a 57 anni, dopo solo due anni dall'incoronazione di Adriano, dal 117 al 119.
Adriano mostrò grande rimpianto nei suoi confronti, le fece una toccante orazione funebre il giorno del suo funerale, il 23 dicembre dell'anno 119, in cui decantò tutte le qualità della suocera, dal tatto, all'onestà, all'intelligenza, alla sensibilità, suocera “amatissima”, moglie “carissima”, “castissima” pur essendo di “summa pulchritudo” (bellissima), madre “indulgentissima” (di Vibia Sabina), cognata “piissima”, che non fu mai di peso e molestia a nessuno (“nulli gravis, nemini tristis”).
L'imperatore ricordò inoltre che Matidia aveva sopportato con pazienza la lunga vedovanza anche dall’ultimo marito.
Dell’elogio è rimasto un lungo brano inciso su pietra: forse era esposto nel foro di Tivoli.
A parte gli spettacolari giochi gladiatori, Adriano ordinò che dopo la morte della suocera, già nominata Augusta dallo zio Traiano nel 107, fossero distribuite al popolo, come d’uso, rami di mirto e sostanze aromatiche.
Infine le dette il massimo onore che si potesse concedere, la divinizzò facendole immediatamente costruire un tempio a Roma.
Sappiamo dell'edificio da una moneta del 120 che lo raffigura e da una condotta d’acqua ritrovata in via del Seminario e che porta impresso il nome del tempio.
Oggi del tempio non resta quasi nulla, se non un pezzo del muro esterno del tempio che sporge dalla strada per circa un metro. Tenendo conto però che in questa zona l'antica Roma giaceva a 10/12 m sotto il manto stradale odierno, sarebbe interessante scavare sotto l'edificio e la strada.
Dopo la sua morte ottenne riti e tributi ovunque poiché le sue statue erano sparse in tutto l’Impero. Soprattutto tra Asia Minore e isole greche, dove aveva viaggiato e dove si era mostrata più volte al popolo.
Salonia Matidia, nel periodo dei cosiddetti Cinque imperatori d’oro (Nerva, Traiano, Adriano, Antonino Pio, Marco Aurelio) ebbe un grande ruolo, per giunta era ricchissima e seppe utilizzare i suoi soldi per numerose opere pubbliche che riportarono il suo ritratto e il suo nome. Fu amata pertanto molto anche dal suo popolo.
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RINASCE IL TEMPIO DI MATIDIA
La più grande scoperta archeologica fatta a Roma negli ultimi anni è dietro un portoncino verniciato di verde, in piazza Capranica, a destra della facciata di Santa Maria in Aquiro: in un piccolo atrio, in uno spazio ricavato dalla demolizione di alcune stanze, si scopre un brandello della Roma imperiale che, fino ad oggi, è rimasto tra le carte degli studiosi, introvabile, una specie di miraggio per archeologi e storici: il Tempio di Matidia, suocera dell' imperatore Adriano, divinizzata nel 119 d.C.
Publio Acilio fu prefetto del pretorio anche sotto Adriano, tra il 118 e il 119 d.c.. Per ordine suo venne giustiziato Avidio Nigrino, favorito dall'Imperatore Adriano come proprio successore, per contrasti politici, sembra per istigazione del Senato, nel 118. Adriano, irritato dal'accaduto per timore dell'opinione pubblica, lo destituì dalla carica di prefetto, ma non risulta lo facesse uccidere come sostenuto da alcuni autori.
Adriano doveva tutto alle due donne, dall'affetto al potere e non se ne dimenticò. Infatti consentì a Matidia di assisterlo nella sua carica di imperatore finchè non le sopraggiunse la morte, a 57 anni, dopo solo due anni dall'incoronazione di Adriano, dal 117 al 119.
Adriano mostrò grande rimpianto nei suoi confronti, le fece una toccante orazione funebre il giorno del suo funerale, il 23 dicembre dell'anno 119, in cui decantò tutte le qualità della suocera, dal tatto, all'onestà, all'intelligenza, alla sensibilità, suocera “amatissima”, moglie “carissima”, “castissima” pur essendo di “summa pulchritudo” (bellissima), madre “indulgentissima” (di Vibia Sabina), cognata “piissima”, che non fu mai di peso e molestia a nessuno (“nulli gravis, nemini tristis”).
RESTI DEL TEMPIO DI MATIDIA |
Dell’elogio è rimasto un lungo brano inciso su pietra: forse era esposto nel foro di Tivoli.
A parte gli spettacolari giochi gladiatori, Adriano ordinò che dopo la morte della suocera, già nominata Augusta dallo zio Traiano nel 107, fossero distribuite al popolo, come d’uso, rami di mirto e sostanze aromatiche.
Infine le dette il massimo onore che si potesse concedere, la divinizzò facendole immediatamente costruire un tempio a Roma.
Sappiamo dell'edificio da una moneta del 120 che lo raffigura e da una condotta d’acqua ritrovata in via del Seminario e che porta impresso il nome del tempio.
Oggi del tempio non resta quasi nulla, se non un pezzo del muro esterno del tempio che sporge dalla strada per circa un metro. Tenendo conto però che in questa zona l'antica Roma giaceva a 10/12 m sotto il manto stradale odierno, sarebbe interessante scavare sotto l'edificio e la strada.
Dopo la sua morte ottenne riti e tributi ovunque poiché le sue statue erano sparse in tutto l’Impero. Soprattutto tra Asia Minore e isole greche, dove aveva viaggiato e dove si era mostrata più volte al popolo.
Salonia Matidia, nel periodo dei cosiddetti Cinque imperatori d’oro (Nerva, Traiano, Adriano, Antonino Pio, Marco Aurelio) ebbe un grande ruolo, per giunta era ricchissima e seppe utilizzare i suoi soldi per numerose opere pubbliche che riportarono il suo ritratto e il suo nome. Fu amata pertanto molto anche dal suo popolo.
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RINASCE IL TEMPIO DI MATIDIA
La più grande scoperta archeologica fatta a Roma negli ultimi anni è dietro un portoncino verniciato di verde, in piazza Capranica, a destra della facciata di Santa Maria in Aquiro: in un piccolo atrio, in uno spazio ricavato dalla demolizione di alcune stanze, si scopre un brandello della Roma imperiale che, fino ad oggi, è rimasto tra le carte degli studiosi, introvabile, una specie di miraggio per archeologi e storici: il Tempio di Matidia, suocera dell' imperatore Adriano, divinizzata nel 119 d.C.
«Si tratta di un pezzo di un grande monumento», spiega il sovrintendente per i Beni archeologici di Roma Angelo Bottini, «Un tratto del Porticus Matidiae, con grandi colonne, un lastricato, un' opera di grandi dimensioni che procede verso via Spada d' Orlando: una scoperta clamorosa».
Una scoperta dovuta alla scelta fatta dal Senato di affittare un' ala dell' antico Ospizio degli Orfani dell' Istituto di S. Maria in Aquiro per farne uffici per i senatori: 3 mila metri quadrati su quattro piani che due anni fa erano praticamente pericolanti. «Abbiamo cominciato col consolidare la struttura», spiega Roberto Tartaro, «perché la situazione poteva degenerare da un momento all' altro».
I lavori hanno portato alla luce questa scoperta stupefacente. All' inizio, del portico monumentale non era visibile che un tronco di colonna di grandi dimensioni, in marmo cipollino, lungo il vicolo della Spada d' Orlando. «Si sapeva dell' esistenza del Tempio di Matidia», spiega Fedora Filippi, della Sovrintendenza dei Beni archeologici, «ma non dove fosse. Poi, cominciati i lavori, abbiamo trovato questi tronconi di colonne che, per le dimensioni, non potevano che appartenere a un edificio monumentale. Accanto alla fila di colonne c' è una scalinata: e sotto una platea di calcestruzzo di 8, 9 metri, adatta quindi a reggere un grande tempio».
Non solo, sotto il calcestruzzo è stata trovata una piattaforma di palafitte datate col radiocarbonio tra il 50 a.C e il 70 d.C., un sistema di costruzione che fino ad oggi non era stato documentato. Matidia, nipote di Traiano e suocera di Adriano, aveva per l' imperatore un' importanza dinastica: era il legame con la famiglia imperiale. Per questo Adriano ne fece una dea e le dedicò un tempio nell' area di Campo Marzio.
«Adriano», spiega l' archeologa Filippi, «cambiò l' asse urbanistico dell' area di Campo Marzio deviandolo dal mausoleo di Augusto a questa zona, in cui fu eretto l' Adrianeo, le cui tracce sono oggi in piazza di Pietra». E al centro di questo colossale progetto c' era il Tempio di Matidia, i cui resti stanno venendo alla luce nelle fondamenta dell' Ospizio eretto nel XVI secolo.
Tra due anni, al termine dei lavori, quando qui si insedieranno gli uffici dei senatori, tutta l' area sarà musealizzata: una lastra di vetro lascerà intravedere le grandi base delle colonne e la scalinata. E intanto si continuerà a scavare sotto i palazzi vicini per portare alla luce quel che resta del Porticato.
(Renata Mambelli - 3 dicembre 2006)
BIBLIO
- Anthony R.Birley - Hadrian, the restless emperor - London & New York - Routledge - 2000 -
- Silvio Imperi - Della chiesa di S. Maria in Aquiro in Roma - Roma - B. Morini - 1866 -
- Renata Mambelli - Rinasce il tempio di Matidia - 2006 -
- A Topographical Dictionary of Ancient Rome - Samuel Ball Platner, Thomas Ashby - London - Humphrey Milford - Oxford University Press - 1929 -
- Lawrence Richardson, Jr. -. Templum divi Marci - in A New Topographical Dictionary of Ancient Rome - Baltimore - JHU Press - 1992 -- Anthony R.Birley - Hadrian, the restless emperor - London & New York - Routledge - 2000 -
- Silvio Imperi - Della chiesa di S. Maria in Aquiro in Roma - Roma - B. Morini - 1866 -
- Renata Mambelli - Rinasce il tempio di Matidia - 2006 -
- A Topographical Dictionary of Ancient Rome - Samuel Ball Platner, Thomas Ashby - London - Humphrey Milford - Oxford University Press - 1929 -
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