LA DEA DI ZEUGMA |
Epoca seleucide
In virtù dell'importanza strategica e commerciale, nel corso della storia la città è passata di mano numerose volte. Venne prima conquistata dai Romani, poi dai Persiani, dai crociati e infine dagli arabi.
Come il nome stesso lascia intuire (zeugma in greco antico significa unione, legame) la città nacque per unire due insediamenti precedenti che si trovavano su rive opposte del fiume, Seleucia allo Zeugma e Apamea allo Zeugma. Per brevità a Seleucia rimase solo il nome di Zeugma.
Apamea è un'antica città ellenistica dell'Osroene, posta di fronte alla antica città di Zeugma. Le due città erano collegate da un ponte che attraversava il fiume Eufrate. Fu fondata da Seleuco I Nicatore verso il 300 a.c. in onore di Apama, la moglie persiana a cui il sovrano dedicò numerose città.
Le rovine della città, localizzate vicino al villaggio di Tilmusa, nella provincia turca di Şanlıurfa, sono ora sommerse dalle acque della diga di Birecik Dam.
Parte delle rovine dell'antica città di Zeugma sono già andate perdute nel 2000, in quell'anno la zona più vicina al fiume è stata allagata in seguito alla costruzione di una diga sull'Eufrate. Nei mesi precedenti all'allagamento, archeologi da tutto il mondo sono accorsi per collaborare al salvataggio di parte dei reperti.
EPOCA ROMANA
In epoca romana, la Legio IIII Scythica si stanziò proprio a Zeugna. Per circa due secoli, la città fu residenza di ufficiali e funzionari d'alto rango dell'Impero romano, che vi portarono le proprie influenze culturali e le agiatezze romane.
Soprattutto ebbe grande seguito la scultura funeraria: esemplari di elevata bellezza sono le steli, i rilievi sulle rocce, le statue e gli altari della città. Attraverso questa arte, il predominio artistico di Zeugma influenzò tutta l'area circostante.
Il giro d'affari legato alla presenza della legione romana e ai traffici con Roma fecero ingrandire e arricchire Zeugma. In epoca romana era presente un ponte di legno che, attraversando l'Eufrate, congiungeva Zeugma ad Apamea; segno del grande traffico commerciale che legava le due sponde del fiume.
Da: ZEUGMA, I TESORI SCOMPARSI NELLE ACQUE
In Turchia una gigantesca diga ha inghiottito i resti dell' antica metropoli, sacrificata ai bisogni energetici.
DAL NOSTRO INVIATO ZEUGMA (Turchia) - « Quel chiarore sul fondo? E' un mosaico. La malta idraulica lo proteggerà per secoli: è lo stesso materiale che usavano gli antichi romani per fissare i ponti ».
Agendo su un'applicazione dal governo turco, nel 1993 gli agenti di furto d'arte del New York FBI è andato alla Galleria Fortuna sulla Madison Avenue a cogliere una statua di marmo di un giovane uomo e frammento di ghirlanda preso da Afrodisia, dopo di che hanno notato un bellissimo mosaico da Zeugma. I funzionari turchi FBI informate su questo mosaico, che raccontò la tragica storia di 'figlia di Eracle e' Dionysos moglie Deianira e uno dei centauri, Nesso.
Per coincidenza, una fotografia del mosaico alzato nella città di Nizip vicino Zeugma, tra le stampe a colori di un fotografo locale defunto. Selim Dere, proprietario della Galleria Fortuna, insieme a suo cugino Aziz Dere, aveva già, alcuni anni prima, ha giocato un ruolo importante nel contrabbando di Turchia un sarcofago di marmo che raffigura le dodici fatiche di Ercole.
Questo era stato trovato a Perge ed è stato arrestato per contrabbando.
Pochi anni dopo essere stato arrestato dalla polizia turco Selim Dere emigrarono a New York, dove aprì un negozio di antiquariato.
Suo cugino si stabilì in Canada. La posizione attuale di questo mosaico è sconosciuta.
Nel settembre 1993, il professor David Kennedy della University of Western Australia, che ha lavorato per un'estate a Zeugma, ha trovato un altro tunnel lasciato dai saccheggiatori.
Soprattutto ebbe grande seguito la scultura funeraria: esemplari di elevata bellezza sono le steli, i rilievi sulle rocce, le statue e gli altari della città. Attraverso questa arte, il predominio artistico di Zeugma influenzò tutta l'area circostante.
Il giro d'affari legato alla presenza della legione romana e ai traffici con Roma fecero ingrandire e arricchire Zeugma. In epoca romana era presente un ponte di legno che, attraversando l'Eufrate, congiungeva Zeugma ad Apamea; segno del grande traffico commerciale che legava le due sponde del fiume.
OCEANO E TETI |
SCAVI ARCHEOLOGICI
Una serie di scavi archeologici in località Iskele üstü hanno portato alla luce 65.000 sigilli di argilla (bullae), ritrovati in quello che si ritiene essere l'archivio delle merci dell'antica Zeugma.
Questi sigilli, utilizzati per vidimare papiri, pergamene, borse del denaro e contenitori per merci, sono un buon indicatore del volume commerciale e della densità dei trasporti e delle comunicazioni all'epoca esistenti nella regione.
Questi sigilli, utilizzati per vidimare papiri, pergamene, borse del denaro e contenitori per merci, sono un buon indicatore del volume commerciale e della densità dei trasporti e delle comunicazioni all'epoca esistenti nella regione.
Da: ZEUGMA, I TESORI SCOMPARSI NELLE ACQUE
In Turchia una gigantesca diga ha inghiottito i resti dell' antica metropoli, sacrificata ai bisogni energetici.
DAL NOSTRO INVIATO ZEUGMA (Turchia) - « Quel chiarore sul fondo? E' un mosaico. La malta idraulica lo proteggerà per secoli: è lo stesso materiale che usavano gli antichi romani per fissare i ponti ».
Christian Schneider, tedesco, 32 anni di cui dieci passati in Italia, parla dalla riva della città sommersa: è il capo dei «conservazionisti», un restauratore. E' qui da da nove mesi. Ha visto il livello del lago salire, salire: anche dieci centimetri al giorno, fino al massimo dell' ottobre 2000.
Mentre i contadini strappavano all' acqua gli ultimi alberi di pistacchio, gli archeologi cercavano di mettere in salvo l' ultimo tesoro scoperto dall' umanità.
In questo angolo giallo di Turchia, nel giro di un anno erano venuti alla luce 700 metri quadri calpestabili di paradiso: mosaici romani intatti, un sito senza eguali nel mondo, figure straordinarie, comparabili per qualità a quelle del museo di Tunisi e a Pompei.
Un tesoro affidato alle cure della squadra del Centro di Conservazione di Roma guidata sul campo da Schneider. Primo obiettivo: salvare il salvabile, prima che la diga gonfiandosi coprisse tutto. Sei mesi di lavoro, grazie ai fondi del governo turco e soprattutto ai 10 miliardi di lire sborsati dagli americani del Packard Institute:
- una ventina di grandi mosaici figurativi recuperati insieme a migliaia di reperti.
- Statue,
- gioielli,
- 65 mila bullae (il più grande quantitativo mai trovato),
- i sigilli che venivano uniti alle merci o ai documenti, testimonianza di quanto fosse importante questa «dogana» ai confini del mondo.
I mosaici geometrici, quelli meno preziosi, sono rimasti là sotto. Dai 4 ai 40 metri di profondità. Poseidone e Teti sconfitti dall' «idra idroelettrica». « Perduti? Non sono affatto perduti. L' acqua - assicura Schneider - è buona conservatrice. Resisteranno. Per le prossime generazioni ».
- Le primissime generazioni, invece, al posto di quella diga grigia che si vede 2 Km a valle, una delle 22 dighe grigie che strozzano il Tigri e l' Eufrate, avevano costruito 2000 anni fa un ponte verso l' altro mondo. Dal secondo piano delle loro ville sulla riva, i comandanti di Roma guardavano verso il deserto dei Parti.
Al di là dell' Eufrate e oltre c' erano i barbari, le ricchezze dell' Oriente, l' ignoto. Al di qua, le fontane con i mosaici di Eros e Psyche, e la pax romana. Oggi, sotto questo lago appena nato, c' è quel che rimane della favolosa città di Zeugma, di cui scrissero Tacito e Cicerone e il cui nome significa ponte, punto di passaggio.
Grande come tre volte Pompei, Zeugma aveva 70 mila abitanti, stretti intorno alla «forza di Difesa rapida» del tempo, i 5 mila soldati della Terza Legione Scitica.
Duemila anni dopo, Zeugma è perduta. « Perduta? Ma se là sotto c' è solo un quinto della città », si scalda il professor Kemal Sertok. E il resto?
«Sotto ai nostri piedi. Qui siamo nella zona del teatro: importante come quello di Mileto. Su quell' altura c' è l' acropoli, con il tempio alla dea Tyche, la Fortuna dei romani. Abbiamo la sua immagine sulle monete. Bisogna solo scavare e portarlo alla luce».
E i mosaici? Il professore sospira. «Il lago ha inondato alcune ville. Ma i mosaici abbiamo fatto in tempo a salvarli: in pochi mesi abbiamo fatto quanto gli archeologi, in uno scavo classico, fanno in dieci anni».
Per salvarli hanno lavorato anche di notte, con le fotoelettriche. Duecento archeologi di tutto il mondo e centinaia di operai hanno sudato con 50 gradi all' ombra, la paura degli scorpioni e l' acqua alle caviglie.
E pensare che il tesoro era lì da secoli, a pochi metri sotto terra. Da alcuni anni gli archeologi erano al lavoro. Con pochi soldi, e nessuna notorietà.
La diga di Birecik hanno cominciato a costruirla nel ' 92. Ma solo alla fine del ' 99 sono venuti alla luce i mosaici più belli. Cosa costava ai turchi privarsi di una delle 22 dighe del progetto Sud-Est?
Sottovoce, l' archeologa francese Catherine Abadie-Reynal accusa:
«Abbiamo chiesto almeno il rinvio dell' inondazione, ci hanno risposto di no». Cosa costava aspettare un anno?
L' ingegner Cansen Akkaya, responsabile ambiente delle Opere Idrauliche dello Stato, alza il sopracciglio e fa due calcoli. L' arte un tanto al kilowatt. In energia elettrica non prodotta, il danno sarebbe stato di «due miliardi e mezzo di dollari».
Quale Paese si sarebbe privato di 5 mila miliardi di lire all' anno? Un quinto dell' energia mondiale è prodotta da centrali idroelettriche. In Occidente le dighe non sono più di moda: costano troppo, rovinano l' ambiente. Però ne abbiamo costruite tantissime: su 40 mila grandi dighe nel mondo, metà sono in Cina e 5.500 negli Usa. In Turchia? Un centinaio. E quelle in costruzione danno lavoro a centinaia di migliaia di persone.
Una diga «vive» quarant' anni, meno di un albero di pistacchi. E meno di una moto. Nel piccolo museo di Gaziantep, la città più vicina a Zeugma, all' entrata c' è un rottame con la targhetta: «Moto di Lawrence d' Arabia». Due sale. Una ospita i primi tesori salvati a Zeugma. Oceano e Teti, Dioniso sul carro trainato da leopardi, Icaro, il volto enigmatico di una donna che qualcuno ha ribattezzato la Monna Lisa di Zeugma.
Da tutto il mondo si sono levate proteste: le dighe hanno sommerso (e sommergeranno) decine di tesori d'arte e di centri abitati. L' ultimo allarme è per la città medievale di Hasankeyf, minacciata dalla diga Ilisu sul Tigri. -
MOSAICI E TESTE DI STATUE SACCHEGGIATE DA ZEUGMA
- Per oltre 30 anni la Turchia sta costruendo più di 100 dighe in Anatolia sud-est, sia per aiutare a risolvere la crisi energetica e per fornire l'acqua di irrigazione necessaria per lo sviluppo regionale. Una di queste dighe si sta costruendo sul fiume Eufrate. Chiamato la diga Birecik, dopo la vicina città di Birecik, ha causato l'inondazione di periferia di Zeugma, un antico borgo a 800 metri di distanza.
Archeologi turchi e stranieri hanno lavorato sugli scavi di salvataggio in questa città, che è famosa per i suoi mosaici, ma i contrabbandieri avevano già messo Zeugma tra le mete favorite.
Il saccheggio di mosaici da Zeugma risale fino al XIX secolo. Uno dei più importanti di questi è un pannello raffigurante Poseidone circondato da personificazioni delle province romane all'interno di medaglioni. Questo mosaico è attualmente in mostra, in pezzi, in St Petersburg e Berlino.
Poi, per gli ultimi 13 anni, gli archeologi provenienti da Gaziantep Museum sono stati costretti a intraprendere scavi di emergenza sporadici in risposta a scavo illegale e il contrabbando.
Attribuzioni utilizzati in vari cataloghi museali per descrivere le origini di mosaici, come 'Mediterraneo orientale', 'nei pressi della Siria', 'ha detto di essere dalla Turchia orientale' probabile, infatti, fanno in realyà riferimento a Zeugma.
Ad esempio, vi è il mosaico del II sec. d.c., nel North Carolina Museum of Art, ha detto di essere 'probabilmente dalla Turchia orientale'.
Nel 1987, cinque statue a grandezza naturale fatte di pietra calcarea sono state trovate durante uno scavo di salvataggio di fronte a una tomba di famiglia scavata nella roccia dopo il museo era stato avvertito uno scavo illegale.
Tuttavia, le teste di quattro di loro erano stati già rimossi dai loro corpi, come se fossero stati ghigliottinato.
Archeologi turchi e stranieri hanno lavorato sugli scavi di salvataggio in questa città, che è famosa per i suoi mosaici, ma i contrabbandieri avevano già messo Zeugma tra le mete favorite.
Il saccheggio di mosaici da Zeugma risale fino al XIX secolo. Uno dei più importanti di questi è un pannello raffigurante Poseidone circondato da personificazioni delle province romane all'interno di medaglioni. Questo mosaico è attualmente in mostra, in pezzi, in St Petersburg e Berlino.
Attribuzioni utilizzati in vari cataloghi museali per descrivere le origini di mosaici, come 'Mediterraneo orientale', 'nei pressi della Siria', 'ha detto di essere dalla Turchia orientale' probabile, infatti, fanno in realyà riferimento a Zeugma.
Ad esempio, vi è il mosaico del II sec. d.c., nel North Carolina Museum of Art, ha detto di essere 'probabilmente dalla Turchia orientale'.
Nel 1987, cinque statue a grandezza naturale fatte di pietra calcarea sono state trovate durante uno scavo di salvataggio di fronte a una tomba di famiglia scavata nella roccia dopo il museo era stato avvertito uno scavo illegale.
Tuttavia, le teste di quattro di loro erano stati già rimossi dai loro corpi, come se fossero stati ghigliottinato.
I corpi sono ora esposti nel Museo di Gaziantep.
Il 2 luglio 1992, gli archeologi del museo sono stati avvertiti di un altro scavo illegale e arrivati sulla scena trovarono un tunnel abbastanza grande per una persona. All'altra estremità del tunnel hanno raggiunto un edificio di epoca romana (fine del II sec. dc) e al piano trovarono un mosaico estremamente ben conservato.
Questo mosaico, che misura 3,25 '1,45 m, raffigurato le nozze di Dioniso e Arianna - una scena di festa in cui Dei e Dee seminude bevono con accompagnamento musicale.
L'artista che ha fatto questo mosaico ha usato per le facce circa 400 piccole tessere colorate, ma ha fatto solo con 225 tessere i vestiti e 144 per lo sfondo. Gli archeologi hanno deciso di preservare il mosaico in loco e si è rinchiusi. Sei anni passarono senza incidenti, fino a quando è apparso uno dei ladri notturni, tagliare i due terzi del mosaico e fatto fuori con esso. Interpol ha cercato per esso - senza successo - da allora.
PARTENOPE |
Per coincidenza, una fotografia del mosaico alzato nella città di Nizip vicino Zeugma, tra le stampe a colori di un fotografo locale defunto. Selim Dere, proprietario della Galleria Fortuna, insieme a suo cugino Aziz Dere, aveva già, alcuni anni prima, ha giocato un ruolo importante nel contrabbando di Turchia un sarcofago di marmo che raffigura le dodici fatiche di Ercole.
Pochi anni dopo essere stato arrestato dalla polizia turco Selim Dere emigrarono a New York, dove aprì un negozio di antiquariato.
Suo cugino si stabilì in Canada. La posizione attuale di questo mosaico è sconosciuta.
Nel settembre 1993, il professor David Kennedy della University of Western Australia, che ha lavorato per un'estate a Zeugma, ha trovato un altro tunnel lasciato dai saccheggiatori.
Gli scavi hanno rivelato un mosaico quadrato 2,5 metro, dal centro della quale i capi delle due figure, un uomo e una donna, erano stati precedentemente tagliati e rimossi.
Poi, nel 1998, canadese esperto di mosaico Sheila Campbell avvistato due mosaici degli amanti eterni, Parthenope e Metiochos, noto come il Romeo e Giulietta del mondo antico, la Menil Collection di Rice University di Houston, Texas.
Ha stabilito che mancavano i pezzi del mosaico si trovano in scavi di Kennedy. La questione è stata messa nelle mani del governo turco e Bernard Davezac, Direttore della Menil Collection. Entrambi i mosaici sono stati restituiti al Museo di Gaziantep il 19 giugno 2000 in cui gli esperti sono ora ripristinarli prima mostra.
BIBLIO
- Ronald Syme - Anatolica. Studies on Strabo - a cura di Anthony R. Birley - Oxford - Clarendon Press - 1995 -
- Glanville Downey - Ancient Antioch - Princeton - Princeton University Press - 2015 -
- Lidiano Bacchielli - La Tripolitania - in "Storia Einaudi dei Greci e dei Romani" - Geografia del mondo tardo-antico - vol.20 - Milano - Einaudi - 2008 -
- Sergio Rinaldi Tufi - Archeologia delle province romane - Roma - 2007 -
- O. Elia, D. Levi - «Emblema» - G. Becatti (a cura di) - Mosaico c Mosaicisti nell'antichitå - Roma - 1967 -
BIBLIO
- Ronald Syme - Anatolica. Studies on Strabo - a cura di Anthony R. Birley - Oxford - Clarendon Press - 1995 -
- Glanville Downey - Ancient Antioch - Princeton - Princeton University Press - 2015 -
- Lidiano Bacchielli - La Tripolitania - in "Storia Einaudi dei Greci e dei Romani" - Geografia del mondo tardo-antico - vol.20 - Milano - Einaudi - 2008 -
- Sergio Rinaldi Tufi - Archeologia delle province romane - Roma - 2007 -
- O. Elia, D. Levi - «Emblema» - G. Becatti (a cura di) - Mosaico c Mosaicisti nell'antichitå - Roma - 1967 -
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