TEMPIO GIUNONE LUCINA (S. Lorenzo in Lucina)

CHIESA DI SAN LORENZO IN LUCINA

La chiesa di San Lorenzo in Lucina risale al 440 d.c. e come le altre dell'epoca sorge su domus romane trasformate in luogo di culto dagli stessi proprietari convertiti al cristianesimo, in questo caso da tale donna Lucina, da cui deriva il nome.

La chiesa sorge nell’antica area del Campo Marzio, VII regione augustea, dedicata all’addestramento dei militari in età romana, e parallela all’attuale Via del Corso, antica Via Lata.

Nell’area intorno alla Chiesa vennero ritrovati i resti dell’Ara Pacis, sotto palazzo Peretti, e dell’Horologium Augusti, la grande meridiana che sfruttava come gnomone un obelisco egizio.

Sotto l’attuale Basilica ci sono edifici di età romana, tra i quali il più antico è una domus di II sec. d.c. di cui sono stati ritrovati un muro affrescato posto sotto l’abside e un pavimento musivo bianco e nero sotto la navata centrale.

Questo piano pavimentale con mosaico è stato parzialmente coperto dalle fondamenta di un’insula di III sec d.c. che si insedia nell’area della domus.

Sopra l’insula venne poi costruita la Basilica di San Lorenzo in Lucina, menzionato sia nel Liber Pontificalis, per l’elezione di Papa Damaso nel 366 d.c., sia in un’epigrafe del IV-V sec d.c. in cui compare la scritta “titulus Lucinae”.

SOTTERRANEI DELLA CHIESA
Lucina dovrebbe essere infatti la ricca matrona convertita al cristianesimo, che mette a disposizione la sua abitazione, per favorire la comunità cristiana.

La chiesa venne costruita all’inizio del V sec. d.c., da Papa Sisto III, dopo la richiesta del permesso imperiale, dato che si voleva costruire su terreno demaniale, nelle vicinanze dell’Horologium.

Nel 1980 viene scoperto un battistero paleocristiano sotto la sala dei canonici, già coperto nel XV sec dalla cappella di San Giovanni Battista, ne sono emerse due vasche, di cui una circolare più grande e l’altra decorata con lastre marmoree. Si tratta della chiesa più vecchia.



LA SCOPERTA SUCCESSIVA

Fino a 30 anni fa si riteneva che Lucina fosse stata una matrona romana convertita al cristianesimo, proprietaria di immobili in zona, che avrebbe fondato nella sua casa una "ecclesia domestica", cioè un luogo destinato ad un culto non pubblico ma privato.

Lucina in seguito avrebbe donato la casa alla Chiesa Romana che vi fece erigere la chiesa di S.Lorenzo.

Ma gli indizi archeologici e i reperti riportano a una "Aedes Lucinae", un antico tempio precristiano della Dea Giunone Lucina, che fu poi adibito a culto cristiano e trasformato quindi nella prima basilica.

La Dea presiedeva ai parti e le donne dell'antica Roma attingevano, presso il tempio, l'acqua "miracolosa" per curarsi o per avere figli:

questa tradizione è confermata dal ritrovamento, durante gli scavi sotto la Sala Capitolare, di un pozzo e di un meraviglioso mosaico intatto, con gradini di marmo bianco e pareti affrescate, che avvalora l'ipotesi che possa trattarsi proprio dell'antico tempio di Giunone Lucina.

Le case o le insule non avevano pozzi, al massimo avevano le fontane, ma i pozzi derivavano da antichi riti, come quello del Carcere Mamertino.

Inoltre Papa Sisto III per costruire la chiesa dovette richiedere il permesso imperiale, dato che si voleva costruire su terreno demaniale, quindi non si trattava di una proprietà della chiesa, nè di una domus donata, ma di un edificio pubblico, che apparteneva allo stato, sopra cui si voleva edificare, quindi una basilica o un tempio. 

La basilica di S.Lorenzo in Lucina, costruita da papa Sisto III nel V sec. aveva il livello del pavimento di ben 2 metri sotto l'attuale.

Nel Seicento la basilica venne trasformata, riducendo le tre navate ad una navata unica, e rialzando il pavimento per evitare le alluvioni del Tevere.

Sull'altare maggiore vi è la celebre Crocifissione di Guido Reni, posta tra quattro colonne e due semicolonne in marmo nero antico sicuramente tratte dal tempio precedente. 

Sotto la sagrestia della basilica e sotto i palazzi di via di Campo Marzio furono ritrovati i resti del grande orologio solare costruito da Augusto nel 10 a.c., costituito da una platea circolare del diametro di quasi 180 m in lastre di travertino, su cui erano incastrate le lettere bronzee alte ben 3 m ciascuna.

Come gnomone fu utilizzato un obelisco egiziano, attualmente in piazza di Montecitorio e qui rinvenuto, che con la sua ombra indicava le ore.

Nel 1568, durante alcuni lavori di scavo delle fondamenta, vennero alla luce i primi resti dell'Ara Pacis. In un luogo tanto illustre e scenografico non poteva mancare un tempio importante.

COME DOVEVA ESSERE IL TEMPIO

IL TEMPIO ANTICO

Il tempio venne dedicato a Giunone Lucina il I marzo del 375 a.c. La festività cadeva alle calende di marzo, anche dette "femineae kalendae", l'inizio dell'antico calendario romano: le donne romane recavano fiori e incenso al tempio di Giunone Lucina sull'Esquilino, e facevano dei voti perchè i loro mariti fossero valorosi nelle battaglie. 

Poichè il pregio maggiore di un marito, almeno socialmente, era che acquisisse gloria in battaglia, le mogli pregavano e facevano voti per questo, diventandone anche i giudici. 

Se un marito, ovvero la sua legione, avesse perduto una battaglia, specialmente se non si fossero battuti con un esercito di molto superiore, la moglie sicuramente ignorava la festa del tempio di Lucina non potendo elogiare il marito, e addirittura poteva vestirsi a lutto vergognandosi del comportamento poco patriottico del marito.

Se costui invece aveva con la sua legione vinto una battaglia, la moglie avrebbe dinanzi al tempio di Lucina fatto un pubblico elogio al marito e nel caso sfoggiato i simboli degli onori riconosciuti al consorte (falere o altro).


Qui si festeggiavano le Matronalia, dedicate appunto alle matrone romane. Il termine Matrona non equivale al termine Padrone, ma al termine Patrono, quindi colei che protegge, anzitutto i figli e pure la casa. Era costume che in questa occasione gli uomini facessero dei doni alle mogli e alle madri. 

Era una riedizione della cerimonia privata del matrimonio, in cui lo sposo faceva dei doni alla sposa, la quale, a sua volta, lodava il marito; tale celebrazione veniva quindi ritualmente ripetuta all'inizio dell'anno nuovo. Il fatto che la moglie potesse lodare o meno il marito toglieva, almeno in epoca imperiale, un certo potere al consorte.

La moglie stabiliva in pubblico il suo valore e, per parenti e conoscenti, questo avrebbe determinato in gran parte il valore del marito della donna. Il collegamento col culto di Giunone Lucina, protettrice delle nascite, trasformò la festività nella celebrazione delle nascite da un lato, e del giudizio sul consorte dall'altro.

IL POZZO DI GIUNONE LUCINA


BIBLIO

- Publio Ovidio Nasone - Metamorfosi -
- Gabriella D'Anna - Dizionario dei miti - ediz. Newton&Compton - Roma - 1996 - 
- Samuel Ball Platner - Aedes Junonis Lucinae - A Topographical Dictionary of Ancient Rome - Londra - Oxford University Press - 1929 -- Renato Del Ponte - Dei e miti italici. Archetipi e forme della sacralità romano-italica - ECIG - Genova - 1985 -
- Laura Rangoni - La grande madre - Il culto del femminile nella storia - Milano - Xenia - 2005 -
- Robert Turcan - The Gods of Ancient Rome - Routledge - 1998 -


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