L'ARMILUSTRUM




L' Armilustrium era un festività dell'antica Roma in onore di Marte, Dio della guerra, che veniva celebrata il 19 ottobre di ogni anno. Marte era un Dio molto venerato dai romani perchè considerato  il padre di Romolo e Remo e un po' di tutti i soldati. Ma Armilustrium era anche detto l'edificio da cui iniziava la cerimonia, un edificio a tre piani, ornato da otto semicolonne per piano, e due piccole cupole sulla sommità.

L'edificio aveva sette aperture di cui sei ad arco ed una centrale rettangolare per ogni piano.
Esso era destinato soprattutto alla conservazione delle armi e armature militari, sia perchè erano patrimonio dello stato, sia perchè si evitava così che nell'Urbe i militari girassero amati, sia perchè le armi e armature prima di essere risposte venivano lustrate e oliate per la migliore conservazione, sia perchè a questo scopo si compiva un'importante cerimonia religiosa, detta appunto l'Armilustrium.

L'edificio aveva inoltre dinanzi a sè un vasto spazio aperto nella pare nord ovest dell'Aventino, probabilmente a sud della chiesa di Santa Sabina, dove si celebrava appunto la festa. Sia Plutarco che Varrone dichiarano che la erimonia si svolgeva "ad Circus Maximus".

Nel piazzale dell'edificio si svolgeva la danza dei sacerdoti Salii, qui avveniva il sacrificio all'invocazione: "Mars nos protegat" e poi si snodava la processione nel vicus Armilustri (CIL VI.802, 975, 31069; Bull. d. Inst. 1870, 88) che evidentemente passava qui, seguendo la linea della
moderna Via di S. Sabina.

RICOSTRUZIONE DELL'ARMILUSTRUM AL CENTRO DELL'IMMAGINE
Marte era una divinità particolarmente importante nel mondo romano: veniva considerato infatti il padre di Romolo e Remo. non a caso i Romani, loro diretti discendenti, per sangue e culturalmente, vivevano di guerra ed in guerra. 

In questo giorno le armi dei soldati venivano recate per sottoporle a una purificazione rituale onde poi essere riposte per l'inverno, visto che di solito di inverno non si combatteva. La cerimonia della lustratio delle armi e armature si svolgeva sul colle Aventino, dove la tradizione dice sia stato sepolto il re Tito Tazio, coreggente con Romolo.

Oggi vi sorge piazza dei Cavalieri di Malta, ornata da Giovanni Battista Piranesi con rilievi che richiamano appunto il tema dell' Armilustrium. I cittadini-soldati svolgevano poi il rituale di ripresa delle armi in primavera, ma l'oggetto principale della festività erano le trombe, di qui anche il nome Tubilustrium da tubae, suonate magistralmente dai sacerdoti.

Una festa particolare si faceva nelle case e nei cortili, dove i legionari festeggiavano d'essere sopravvissuti alla stagione delle guerre avendone riportato anche uno stipendio e un bottino. Le famiglie accoglievano così i padri, i fratelli e i figli scampati alle guerre, e se si erano comportati con onore invitavano amici e parenti, che a loro volta avevano spesso militari con cui poter raccntare le imprese delle battaglie.

Se c'era poi una recente guerra o battaglia vinta i militari ostentavano le armature e le onorificenze acquisite, e la gente per strada, o i negozianti stessi, facevano loro piccoli regali come pani, vini, formaggi, ma pure ghirlande e festoni da appendere al tempio di Marte.

L'ordine sacerdotale danzante dei Salii, dedicato a Marte, aveva parte rilevante nel cerimoniale. I Salii erano un antichissimo collegio sacerdotale romano (simile a quello dei Fratres Arvales o Arvali), che la tradizione vuole istituito dal re Numa Pompilio (esistevano già sacerdoti con funzioni simili in altre città, p.es. a Veio). Il nome dei Salii deriva dal verbo latino salire, cioè saltare, per via della particolare andatura saltellante che tenevano durante le processioni sacre.



PIAZZA DEI CAVALIERI DI MALTA


PIAZZA DEI CAVALIERI DI MALTA

La piazza si colloca tra via di Santa Sabina e via di Porta Lavernale, a Roma, nel rione  Ripa. Il nome della Porta Lavernale già si ricollega a un monumento di Roma antica, cioè la porta che si traversava per far uscire i morti destinati all'Ustrinum per l'incinerazione, poichè tutta la zona è ricca sotto al suolo di memorie romane. 

Per questo sia la piazza che la villa stessa e la chiesa palatina, o Chiesa di Santa Maria del Priorato, furono progettate nel 1765 da Giovan Battista Piranesi, che utilizzò pertanto motivi di trofei militari romani misti agli stemmi dell'Ordine.

Sita sulla sommità del colle Aventino, trae il proprio nome dal fatto di costituire l'accesso alla sede del Sovrano Militare Ordine di Malta, cioè alla Villa del Priorato di Malta. Si sa però che qui si collocava in epoca antica l'Armilustrium.

Si dice che Giovan Battista Piranesi, architetto, incisore e pittore, ebbe la commissione dal nipote di papa Clemente XIII, Giovanni Battista Rezzonico, patrizio veneto, futuro cardinale nonché priore dei Cavalieri di Malta nel 1765, di adattare tutta la zona a luogo di culto, riflessione e preghiera.

L'artista, segreto ammiratore dell'Ordine dei Cavalieri Templari, edificò splendidamente tutto il colle, inserendovi tutta una serie di simboli, riferimenti, architetture, cifre e motti che lo farebbero riconoscere, nei secoli, da chi possiede la giusta chiave di interpretazione; in pratica, il colle sarebbe tutto un simbolo della nave templare.

Niente di più falso: L'ordine dei Cavalieri di Malta appartiene al Vaticano e nulla c'entrano i Templari, anzi la zona è extraterritoriale, cioè territorio italiano donato al Vaticano e pertanto ora straniero. Le dimensioni e l'impostazione della piazza alludono invece all'Armilustrium, la festa che si teneva in onore di Marte in ottobre, per purificare l'esercito romano prima di acquartierarlo per l'inverno, quando i soldati, dopo la rivista al Circo Massimo, salivano in processione l'Aventino per sacrificare al Dio della guerra.


BIBLIO

- W. Warde Fowler - The Roman Festivals of the Period of the Republic: An Introduction to the Study of the Religion of the Romans - London - Macmillan and Co. - 1899 -
- Varrone - De lingua latina - libro VI -
- Georges Dumézil - Feste romane - Genova - Il Melangolo - 1989 -
- John F. Donahue - "Towards a Typology of Roman Public Feasting" in Roman Dining - A Special Issue of American Journal of Philology - University Press - 2005 -

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