MARSI (Nemici di Roma)





I Marsi furono una popolazione italica, di lingua osco-umbra, affine agli Umbri e ai Sanniti, che risiedevano fin dal I millennio a.c. nella conca del Fucino, la valle del Giovenco (affluente del Fucino da est) e l'alta valle del Liri.

La parte centrale della zona fucense era occupata dai Marsi, a nord-ovest avevano gli Equi che si allargavano nell'odierno reatino, mentre a sud avevano i Volsci, che occupavano la parte sud della Valle Roveto, tutte popolazioni con cui si sentivano intimamente legati, anche perchè dividevano con essi un'antica Dea Madre Angitia, o Anctia, o Anxia, una Madre Terra con i tre aspetti di nascita, crescita e morte.

Alla Dea erano legati anche dei Sacri Misteri, come dimostra anche la traduzione romana della Dea importata a Roma secondo la consuetudine dei vincitori romani che accoglievano qualsiasi divinità ritenuta potente. Più gli Dei nemici erano potenti, più, una volta trasportati e onorati a Roma avrebbero protetto l'impero.

A Roma la Dea mutò il suo nome in Angerona, con la bocca imbavagliata che non rappresentava, come qualcuno ha ingenuamente inferito, il lato segregato della donna, ma come colei che ha un segreto che non può divulgare. Trattasi dei Sacri Misteri riservati alle donne, nella loro qualità di sacerdotesse e pitie, legate al serpente sacro, che del resto era, come esplicita il suo nome, l'attributo della Dea: Anguis = serpente.

Il nome "Marsi" deriva però da Marte, Dio della guerra, che in lingua sabellica si pronunciava "Mars" o "Mors". Il nome fu assunto in seguito a un rito di Ver Sacrum, per cui i Marsi si staccarono dal gruppo sabellico. Probabilmente il Dio era figlio di Angitia e ne personificava il lato distruttivo attraverso la guerra. Come i Peligni adoravano anche i Dioscuri (Iovies Pucleis in lingua marsicana), anch'esse divinità guerriere.

Come i sanniti, i Marsi erano governati da meddix, una specie di praetor, detentore di molti poteri: con le supreme funzioni militari e giudiziarie; da questa carica dipendeva il calendario, i cui anni erano identificati con il meddix in carica - esattamente come a Roma con i consoli.

In questo popolo fiorì la magia e l'arte curativa con le erbe, caratteristiche di ogni società in cui fosse rimasto un retaggio matriarcale. Erano infatti le sacerdotesse ad occuparsi della magia e delle pozioni con le erbe. In seguito l'arte fu esercitata dagli uomini.

Marruvio, secondo Silio Italico, era la capitale dei Marsi "Marsos Marruvium", come emerge da due lapidi rinvenute in S. Benedetto dei Marsi, rese note dal Febonio. Altri centri furono Antinum (Civita d'Antino), Milonia (Ortona dei Marsi), Plestinia (Pescasseroli), Fresilia (Opi) e il bosco sacro di Lucus Angitiae (Luco dei Marsi).

Il nome Marsi Anxates, ricordato da Plinio il Vecchio, presuppone inoltre l'esistenza di una città chiamata Anxa, da Angitia che, nella forma arcaica, è detta Anctia. Il centro di Anxa sorse nell'Età del Ferro, con una cinta in opera poligonale che cinse l'oppidum e il santuario per un'area di 30 ettari che gli studiosi pensano sia stata edificata nel IV sec. a.c..

SANTUARIO MARSICANO DI ANGITIA


LE GUERRE CONTRO I ROMANI

- 408 a.c.
- Nel 408 a.c., il Senato aveva deciso che la campagna militare contro i Volsci ed Equi, radunatisi davanti ad Anzio,avrebbe dovuto essere condotta da un dittatore, Gaio Servilio Strutto Ahala.
Nominato Magister equitum Ahala, il tribuno consolare Gneo Cornelio Cosso condusse l'esercito romano contro i Volsci, alleati dei Marsi.

« L'esercito vincitore devastò il territorio dei Volsci ed espugnò una fortezza situata vicino al lago Fucino, dove furono catturati 3.000 nemici, mentre i Volsci superstiti, ricacciati all'interno delle mura, non poterono difendere le campagne. »

(Tito Livio)
- 389 a.c.
- Passano una ventina d'anni e nel 389 a.c. e ancora un membro della gens Cornelia, Publio Cornelio, venne eletto tribuno consolare con Lucio Valerio Publicola, Lucio Verginio Tricosto, Aulo Manlio Capitolino, Lucio Emilio Mamercino e Lucio Postumio Albino Regillense. Durante il tribunato i romani, condotti da Marco Furio Camillo, nominato dittatore per la terza volta, sconfissero i Volsci, gli Equi e gli Etruschi, che avevano assediato la città alleata di Sutri. Il controllo dell'area conquistata viene posta sotto il controllo di Publio Cornelio. Questa volta la pace dura più a lungo.

- 325 a.c.
- Siamo nel 325 a.c. Roma combatte la II guerra sannitica, i Marsi, insieme ai Vestini, ai Marrucini e ai Peligni, si unirono in confederazione. Roma mandò come generale il console Decimo Giunio Bruto Sceva, il pericolo era grave, la federazione poteva unirsi ai sanniti. Bruto devastò le campagne per costringere gli italici a scendere in campo aperto. Grandi perdite da entrambe le parti. ma gli italici dovettero fuggire nelle cittadelle.

- Poi Livio cita uno scontro tra le legioni di Quinto Fabio Massimo Rulliano e i Sanniti, ormai alleati a Marsi e Peligni; fu una piccola battaglia ma i Marsi avevano rotto il trattato di pace.

- 304 a.c.
- Nel 304 a.c., dopo la grave disfatta subita dagli Equi ad opera dei Romani guidati dai consoli Publio Sempronio Sofo e Publio Sulpicio Saverrione, i Marsi, come i loro vicini Peligni, Marrucini e Frentani, inviarono ambasciatori a Roma per chiedere un'alleanza, che fu loro concessa attraverso un trattato. Non appoggiarono più la Lega sannitica, contribuendo alla vittoria romana.

- 303 a.c.
- Nel 303 a.c. Roma fondò in territorio marsicano, sulla sponda nord ovest del lago del Fucino, dove alloggiano gli Equi, la colonia latina di Alba Fucens. Contemporaneamente i Marsi si allearono ai Romani, dopo decenni di guerre sanguinose.

- 301 a.c.
- Nel 301 a.c., approfittando di una rivolta dell'Etruria, i Marsi si opposero alla colonia di Carsoli, appena fondata da quattromila uomini. Allora Roma nominò dittatore Marco Valerio Corvo, che sbaragliò i Marsi in una sola battaglia; li costrinse quindi a trincerarsi nelle loro cittadelle, prima di conquistare in rapida successione Milonia, Plestinia e Fresilia. Stavolta i Marsi dovettero rinunciare a parte del loro territorio, per rinnovare l'alleanza con Roma.

- 280 - 275 a.c. 
- La romanizzazione dei Marsi è opera pressocchè compiuta. A differenza di altri popoli osco-umbri, dopo la sottomissione rimasero fedeli a Roma in occasione delle Guerre pirriche.

- 225 a.c.
- Nel 225 a.c. infatti i Marsi combatterono poi al fianco di Roma alla II Guerra punica partecipando a un contingente di cavalleria di quattromila armati insieme a Marrucini, Frentani e Vestini.

- 217 a.c. 
- Nel 217 a.c. secondo Tito Livio, nel corso della II guerra punica il territorio dei Marsi e dei loro vicini Peligni sarebbe stato devastato dalle truppe di Annibale, in marcia verso sud dopo la vittoria nella battaglia del Lago Trasimeno; ma Marsi e Peligni non si trovavano lungo l'itinerario dei Cartaginesi. La notizia potrebbe essere del tutto infondata.

- 91-88 a.c,
- 91-88 a.c,, sono i Marsi i principali ispiratori, con Peligni e Piceni, della grande coalizione di popoli italici che scatenò la Guerra Sociale, detta anche Bellum marsicum,  per la concessione della cittadinanza romana. In realtà non è tanto una guerra contro Roma quanto una guerra per diventare romani (con i relativi privilegi che ne conseguivano). L'esercito italico, aveva due rami: uno sabellico guidato dal marso Quinto Poppedio Silone, un altro sannitico affidato a Gaio Papio Mutilo, e quello marso guidato da Tito Lafrenio. 

- 91 a.c.
- Nel 91 a.c. la rivolta delle popolazioni fucensi, portò, alla Guerra sociale,che diventò a Roma la guerra civile tra Mario e Silla. La rivolta degli alleati italici fu poi sedata dal console Gaio Mario con la conseguente concessione della cittadinanza romana a tutti i confederati.

- 90 a.c.
- Con la Lex Julia de civitate, promulgata da Lucio Giulio Cesare nel 90 a.c., si concesse la cittadinanza romana a tutti gli Italici rimasti fedeli a Roma, estesa poi anche ai popoli ribelli, tra i quali i Marsi. I loro territori furono intensamente colonizzati, soprattutto nell'epoca di Silla. Ottenuta la cittadinanza, i popoli sabellici furono incorporati nelle tribù romane: i Marsi, con i Peligni, furono iscritti nella gens Sergia.

In realtà Tito Livio riferisce che, sin dall'età arcaica, l'omonima tribù rustica Sergia comprendeva località nel territorio sabino e della Marsica, e centri peligni quali Corfinio e Sulmona, e in Umbria Assisi. Da allora la romanizzazione degli Italici si completò, come attesta la rapida scomparsa delle varie lingue, sostituite dal latino.

- ancora 90 a.c.
Nel 90 a.c. Lafrenio fu il primo difensore di Ascoli (città non marsa, ma della federazione), assediata da Gneo Pompeo Strabone; presto ricevette il soccorso dei Piceni di Gaio Vidacilio e dei Peligni di Publio Vettio Scatone. 
In seguito i Marsi di Lafrenio assediarono lo stesso Pompeo a Fermo, prima di essere battuti da Mario. 
Poppedio invece, comandante di Marsi e Vestini, tese un'imboscata in cui cadde il romano Quinto Servilio Cepione il Giovane, prima che Roma vincesse definitivamente sui socii ribelli con la presa di Ascoli da parte di Pompeo

Durante le numerose battaglie della piana del Fucino, i Marsi si guadagnarono la fama di guerrieri invincibili e coraggiosi, come riporta un proverbio romano citato dallo storico greco Appiano di Alessandria.
«Nec sine Marsis nec contra Marsos triumphari posse» - «Non si può vincere né senza i Marsi né contro di essi»

Ma c'era un altro detto sul valore dei Marsi "per fare un guerriero marsicano sono necessari quattro legionari romani". Nei secoli successivi i Marsi divennero il fulcro apprezzatissimo delle legioni romane.
ANGIZIA (forse)


LA STELE VOTIVA

Un importante documento epigrafico del 295 a.c. proveniente dalla Marsica, venne reperito nei pressi del grande santuario di Lucus Angitiae, contenente una dedica votiva di Caso Cantovios incisa su lamina di bronzo.

"Caso Cantovios e alleati". La targa di bronzo fu trovata nel lago di Fucino, scritta in dialetto-latino o misto Marsicano e latino. Ogni linea (tranne 3 e 4) va da destra a sinistra. Caso Cantovios Aprufclanos istituì dei pilastri al confine Basilicano nella città di Casontonia, e i suoi alleati portarono una preda bellica recata come dono votivo ad Angitia, a nome delle legioni marsicane.

Il testo latino risale agli inizi del III sec. a.c., e sembra trattarsi di un frammento bronzeo di cinturone, del tipo a fascia rettangolare molto alta, delimitata lungo i bordi da forellini per la cucitura sul cuoio.

Il contesto potrebbe essere del 295 a.c. quando venne inviato da Roma sul fronte settentrionale, ove dovevano essere affrontate le forze congiunte di Galli, Etruschi, Umbri e Sanniti, un esercito costituito non solo dalle quattro legioni romane e dalla cavalleria, ma anche da mille cavalieri campani, da socii e da Latini.

Caso Cantovios, con le sue legioni marse, deve dunque aver partecipato a queste operazioni; prima a Sentinum, ove furono impiegate tutte le forze disponibili, e poi nell’anno successivo nei territori umbri ed etruschi al seguito di Q. Fabio, spingendosi fino a Casuentum.
La dedica nel Lucus Angitiae si riferiva dunque a un oggetto preso dal liberto Caso Cantovios nella città di Casuentum nel 294 a.c.
Probabilmente Caso Cantovios morì in guerra, per cui i suoi sottoposti, a nome delle sue legioni, sciolsero il voto fatto ad Angitia, portando nel santuario l’oggetto con la lamina bronzea.



LUCUS ANGITIAE

Il Lucus Angitiae, sulle rive occidentali del lago Fucino, fu un importante santuario marsicano, che aveva un bosco dedicato alla Dea Angitia, figlia di Eete, sorella della maga Circe e di Medea, esperta nella preparazione di medicine e pozioni magiche. Inoltre le era sacro il serpente, il che la ricollega
alla Madre Terra.

Molti reperti venuti alla luce casualmente o durante lavori pubblici e privati testimoniano l'importanza del sito archeologico che sorge nella sua area. Sono stati reperite statue, sculture a bassorilievo, monete ecc. oggi custoditi presso il museo storico di Chieti.

Da anni si cerca di iniziare gli scavi archeologici per riportare interamente alla luce il sito ma per mancanza di fondi e problemi burocratici nulla è accaduto. Tuttavia nel 1998 con un autofinanziamento dell'amministrazione comunale sono iniziati i primi lavori di scavo che hanno portato alla luce un'imponente tempio di eta' augustea, colonne doriche e sepolture.



RESTI ANTICHI

AIELLI • 
La vetta del monte Secino è circondata da una cinta di mura italiche.
ALBA FUCENS • 
Tra il Velino e il Fucino, una altura a 1000 mt di quota ospita i resti della più importante città romana d'Abruzzo edificata nel 303 a.c. Interessanti i resti della Basilica, dell'Anfiteatro, delle terme e le mura megalitiche del periodo italico. La chiesa di S.Pietro, del secolo XII, edificata sui resti del tempio di Apollo, domina le rovine antiche.
ALFEDENA • 
Il centro più importante dei Sanniti in Abruzzo. Da visitare l'Acropoli di monte Curino, le 1500 tombe scavate nella necropoli di Campo Consilino anche se praticamente invisibili.
DENARIO MARSICO
AMITERNUM • 
Città dei Sabini che nel 293 a.c. fu conquistata da Roma. Le sue rovine si trovano a 9 km da L'Aquila. I monumenti da visitare più imponenti sono: l'anfiteatro e il teatro.
ATRI • 
La cripta della cattedrale di Santa Maria Assunta è stata realizzata ristrutturando una cisterna romana dell'antica Hatria. La cattedrale è della fine del secolo XII ed è uno dei monumenti più noti d'Abruzzo e ospita affreschi dipinti dal 1450 in poi. Da visitare anche il museo Capitolare e le chiese trecentesche di S. Domenico e S.Agostino.
AVEZZANO • 
A Sud della città si affacciano sul Fucino gli imponenti imbocchi dei cunicoli di Claudio, tunnel utilizzati tra il 42 e il 51 d.C. per scavare la galleria di 5633 m, che servì a prosciugare il lago per la prima volta.
BARREA • 
Poco a valle del paese, sulle rive del lago, sono da visitare i resti alcune tombe Sannite.
BOLOGNANO • 
La grotta dei piccioni, nelle gole dell'Orta,
è stata utilizzata come luogo di culto dal Neolitico all'età del ferro.
CAMPLI •
La piana di Campovalano ha ospitato tra i secoli X e V a.c. un'importante necropoli dell'età del ferro.
Alcune delle 600 sepolture scavate sono visibili. I corredi sono al museo archeologico di Campli.
CASTEL DI SANGRO •
Ai piedi del castello sono visibili tratti di fortificazioni sannite.
CELANO •
Al margine della piana del Fucino, sono venuti alla luce una necropoli e un villaggio su palafitte della tarda età del bronzo.
CHIETI • I resti della teate romana affiorano in più punti della città: teatro romano, il complesso templare noto come Tempietti Romani e una cisterna delle antiche terme.
CIVITA D'ANTINO •
Questo centro della valle Roveto conserva tratti delle mura poligonali del secolo V a.C..COLLELONGO • Oltrepassando un fitto bosco di querce si arriva al Tempio Italico e alla Necropoli Italica e Romana di Amplero. Dal 1969 sono state scavate 29 tombe e solo alcune sono visibili.
CORFINIO •
Da visitare i due imponenti sepolcri romani nei pressi della basilica di S.Pelino. L'antica Corfinium conserva ampi tratti della città antica: il teatro, l'anfiteatro e le terme.
JUVANUM •
A 1000 m. tra le valli dell'Aventino e del Sangro, importanti sono i resti di queta città dei Frentani, ricostruita al tempo di Roma e abitata fino all'Alto Medioevo. Particolarmente interessante è visitare il Foro, la Basilica, i due piccoli tempi e il piccolo teatro.
LANCIANO •
All'interno del Seminario si possono ammirare i resti della Anxanum romana.
LUCO DEI MARSI •
Al margine dell'abitato sono visibili tratti di mura poligonali dell'antica Lucus Angitiae.
OPI •
All'imbocco della Val Fondillo è stato scavato un interessante insediamento italico.
ORTUCCHIO •
Nella grotta di Maritza sono tornati alla luce resti di insediamenti del paleolitico, del neolitico e dell'età del bronzo.
PALOMBARO •
I Cerecini utilizzarono la grotta di Sant'Angelo come luogo di culto.
PELTUINUM •
Questa città dei Vestini è stata ricostruita ai tempi di Roma. Le rovine includono l'anfiteatro e i tratti delle mura. Accanto ai resti antichi c'è la chiesa di San Paolo di Peltuino, del secolo XII.
PIANO VOMANO •
Tra l'abitato e Colle del Vento è visibile il tracciato della strada romana che collegava Amiternum
con l'Adriatico.
QUADRI •
Su un tempio sannitico del secolo II a.C. poggia la Chiesa della Madonna dello Spineto.
RAPINO • 
La grotta del Colle ha ospitato contadini e pastori a partire dal paleolitico.
RIPE • 
All'imbocco della gola del Salinello, il Romitorio di Grotta Sant'Angelo è stato utilizzato dal neolitico all'età romana come luogo di culto.
ROCCAMORICE • 
Ha ospitato uno dei primi insediamenti preistorici dell'Abruzzo. In una grotta nei pressi dell'eremo di S.Bartolomeo di Legio sono stati ritrovati circa 20.000 manufatti in pietra.
SAN BENEDETTO DEI MARSI • 
I resti della Marruvium romana includono case con mosaici e strade lastricate.
SCHIAVI D'ABRUZZO • 
Un tempio italico del secolo III a.c. è cirondato dai resti di un insediamento romano.
SCURCOLA MARSICANA • 
Un'importante necropoli dell'età del ferro (secoli IX e V a.c.).
SULMONA • 
Ai piedi del monte Morrone sono le grandi terrazze del santuario di Ercole Curino, il luogo di culto italico più imponente della regione. Le strutture che si vedono oggi risalgono al I sec a.c. ma il santuario è probabilmente molto più antico. Sotto il complesso dell'Annunziata sono visibili i resti romani.
TERAMO • 
Nel centro storico dell'antica Interamnia Petruzia sono i resti del teatro e dell'anfiteatro romano e ruderi delle terme.


BIBLIO

- Tito Livio - Ab Urbe condita libri -
- Polibio - Storie -
- Appiano di Alessandria - Storia romana -
- Attilio Francesco Santellocco - Marsi: storia e leggenda - Luco dei Marsi - Touta Marsa - 2004 -
- Lucio Trojano - I Marsi - a cura di Gianmaria Polidoro - Rocca San Giovanni - BLS Banca di Lanciano e Sulmona - 2000 -
- Giacomo Devoto - Gli antichi Italici - II ed.- Firenze - Vallecchi - 1951 -



5 comment:

Josh on 25 maggio 2018 alle ore 22:00 ha detto...

Ma chi l'ha fatta sta mappa? :)) Non c'avete messo la città degli umbri più importante: Interamna Nahars. Avete invece messo due oppidum umbri di minor rilievo che sono stati Narnia e Spoletium. Lo sapevate almeno che a Terni è stata trovata la Necropoli umbra più grande d'Italia? Narnia era un villaggetto limitrofo ostile che non contava nulla. I Naharti, cioè i ternani preromani erano una delle comunitù umbre più grandi, vengono citati 7 volte nelle tavole eugubine. Avete fatto un errore assai grossolano con questa mappa.

Unknown on 28 aprile 2020 alle ore 18:13 ha detto...

Davvero belle e suggestive. Sicuramente le località citate sono da visitare con grande interesse

Anonimo ha detto...

Bravo

Anonimo ha detto...

10 su 10 bellissimo

Anonimo ha detto...

Marrucini e non Marricini. Luciano Di Camillo CH

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