Qualcuno può credere che i divani siano un'invenzione abbastanza recente, e che i romani, conoscendo letti e triclinii, non conoscessero certamente poltrone e divani. Nulla di più errato. Nel soggiorno della domus la famiglia romana ospitava divani, poltrone e tavolini vari, e pure in una certa quantità e qualità.
Qualora i padroni di casa, e gli stessi ospiti, volessero accomodarsi per fare una conversazione, magari accompagnata da un buon bicchiere di vino italico, c'erano divani e poltrone ad accoglierli.
I romani usavano anche dei divanetti senza spalliera ma con braccioli, in genere erano in legno ma talvolta anche in pietra e servivano a far accomodare un paio di persone per una conversazione informale.
"ACCUBITORIO
Quest'era la medesima cosa che il Triclinion e il Biclinion o sala da mangiare degli antichi che davano parimente il nome d Accubita od Accubationes ai letti sopra i quali pranzavano Sembra da differenti testi degli autori che codesto nome fosse comune a questi letti e a quelli ch'erano destinati al sonno ma che fossero differenti nella forma che uso soltanto ne facessero i grandi e i ricchi e che non si debba confonderli coi semplici letti Lecti triclinares o Lectuli discubitorii di cui si servivano le persone di uno stato mediocre. Si faceva pompa nei primi di tutto ciò che il lusso ha di più ricercato e di ciò che si poteva immaginare di più lusinghiero alla morbidezza. Quelli che si vedevano negli Accubitori erano fatti a guisa d'arco forse adattati alla tavola su cui si ponevano le vivande e ch'era rotonda. Lo che facevali anche nominare Sigmata perchè la loro forma era a un di presso simile a quella d'un carattere greco che ha la figura della nostra C ".
(G.J. MONCHABLON Professore nella Università di Parigi)
LETTO GENIALE - LUCERNA ROMANA (1) |
Pertanto i letti funerei sono più noti e i più studiati, anche se ancora si dibatte se esistessero effettivamente in epoca romana due tipologie e due produzioni di letti, uno domestico e l'altro funerario. L'uso dei letti decorati venne introdotto a Roma dopo il trionfo di Gneo Manlio Vulsone
sui Galati alleati di Antioco III di Siria nel 189 a.c.. (Reggiani 2008, p. 34).
A quanto sembra la moda del letto funebre con decorazione in osso sarebbe giunto nell'ambiente italico romanizzato dall'Egitto tolemaico. I letti funerari in avorio delle tombe macedoni possono quindi essere considerati un importante antecedente, in senso simbolico, dei letti funerari di epoca romana.
D'altronde, pur nel rinvenimento dei letti funebri, la ricostruzione del rivestimento decorativo in osso risulta non affatto facile per la particolare tecnica di realizzazione che prevede anzitutto una struttura in legno in genere rinforzata internamente da una armatura di verghe di ferro.
Tuttavia il problema dell'origine dei letti c la localizzazione delle botteghe di produzione rimane ancora aperto (d'Ercole - Copersino 2003) in quanto non se ne hanno notizie e in quanto prima si usavano semplici barelle lignee. Ma forse l’introduzione dell’uso dei letti nel mondo romano provenne dagli sfarzosi letti del mondo ellenistico scoperti con le conquiste militari, come i lecti aerati o triclinia aerata che Gneo Manlio Vulsone, trionfando sui Galati dell’Asia Minore, per primo portò a Roma nel 187 a.c., come ricordano Livio e Plinio il Vecchio.
D'altronde, pur nel rinvenimento dei letti funebri, la ricostruzione del rivestimento decorativo in osso risulta non affatto facile per la particolare tecnica di realizzazione che prevede anzitutto una struttura in legno in genere rinforzata internamente da una armatura di verghe di ferro.
Sulla struttura lignea venivano poi applicate lastrine di rivestimento, lisce o decorate, lavorate separatamente e successivamente incollate sul supporto in legno.
LETTO IN OSSO E BRONZO (2) |
Le decorazioni dei letti variano a seconda delle zone, dell'epoca e della ricchezza dei proprietari. Ad esempio sono stati rinvenuti dei letti funebri all'interno delle tombe a camera di Maltignano, uno con complesso rivestimento decorativo in osso c uno decorato da più modeste applicazioni di terracotta.
I letti di casa poggiavano su gambe di legno tornite, pitturate a vivaci colori o intarsiate con legni contrastanti, o con avori, o con pietre dure, o piccoli inserti in ottone dorato, rifinite in metallo sulle estremità degli zampi e sugli angoli.
Un censimento dei letti in osso e avorio provenienti da contesti non funerari, che potevano avere
funzioni tricliniari e cubiculari nelle domus, evidenzia che le attestazioni sono piuttosto rare e riguardano quasi esclusivamente i fulcra (non telaio e gambe) e in particolare i culmini, che sono soprattutto di due tipi, a testa di uccello acquatico e a testa di sileno.
Nell’Italia settentrionale c'è un confronto diretto tra le testimonianze da necropoli e da ambiente domestico e la presentazione di un culmine di fulcrum a testa di uccello acquatico finora inedito rinvenuto a Cremona.
FULCRUM CON APPLICAZIONI OSSO LAVORATO - AQUINO |
In genere i divani, come i letti, erano costituiti da 4 zampi che sostenevano una cornice di legno con stanghe anch'esse di legno come si osserva qui sopra, su cui poggiavano il materasso.
Quest'ultimo (torus), era riempito di fieno, paglia, foglie secche o alghe per i più poveri, in seguito di lana, e per i più ricchi di piume di oche o di altri uccelli. In origine era coperto con la pelle di capra, pecora o altro, mentre più tardi con lenzuola o coperte, chiamate toralia.
Oppure al posto delle stanghe c'erano delle strisce di cuoio pesante, anche cucito per raddoppiarlo e renderlo più resistente. Un po' come le cinghie che si mettono spesso sotto le poltrone in tappezzeria.
Ovviamente i materassi erano più bassi e più duri di quelli di oggi, per divanetti e divani, o gli stessi letti non erano comodi come quelli odierni, però le abitudini contano molto.
Se si è abituati a sedere o a dormire sul duro i muscoli si adeguano e si rinforzano, sul morbido avviene il contrario. Però i romani usavano molto le pellicce degli animali, ne poggiavano dappertutto, sui materassi, sui divani, sulle poltrone, sulle sedie e sulle panchine di marmo, ma anche per terra.
DIVANO IN LEGNO DORATO (3) |
I divani erano usatissimi, spesso tipo lettino, senza spalliere nè braccioli, interamente in legno magari dorato o comunque dipinto, usato anche su terrazzi e porticati. Vi si ponevano sopra dei materassini che venivano assicurati alla base di legno con cinghie colorate, come si vede appunto nell'immagine qua sopra, la n° (3).
Naturalmente i lettini o divanetti che dir si voglia, venivano approntati all'aperto nella buona stagione che nel sud Italia era ed è molto lunga, salvo recuperale all'interno in caso di pioggia. Questi materassini venivano rivestiti di belle stoffe, di cotone o di seta, se non di damaschi variamente colorati.
RICOSTRUZIONE DIVANETTO I SEC. A.C. (4) |
Ed ecco infatti, nella figura (4) la ricostruzione di un divanetto romano del I sec. d.c., quello stesso da cui i francesi deriveranno, in linea con lo stile impero copiato da Pompei, la famosa chaise-longue.
Come si vede il divanetto ha due spalliere-braccioli, che potevano appunto fungere in un senso o nell'altro, con un basso materassino avvolto in un drappo di seta gialla operata.
Indubbiamente il divanetto romano (4) ha ispirato questo ritratto di Madame Recamier come si vede qui sotto nella immagine n° (5). Trattasi dello stile impero voluto da Napoleone dopo la scoperta di Pompei e dello stile romano. Le spalliere sono più alte e gli zampi un po' più bassi ma sempre a cipollotti. Anche qui c'è un materassino e dei cuscini.
MADAME RECAMIER (5) |
La statua è di marmo ma il letto è in legno con inserti in bronzo dorato. Il modello è decisamente pompeiano cioè romano, anche se gli zampi sono stati raddrizzati per lo stile impero, ma talvolta anche i letti romani avevano zampi diritti con piedi di animali.
PAOLINA BORGHESE (6) |
I romani amavano la compagnia, ovvero in epoca imperiale le menti si aprirono e le donne smisero di stare segregate tra figli e mercato. Così scoprirono il salotto, cioè l'abitudine di ospitare le amiche per fare conversazione e pettegolezzi, ma anche per ascoltare poesia e musica.
DIVANO (7) |
La figura (7) illustra un modello di divano romano molto simile a un letto, sorretto a terra da due stanghe di legno laterali, ma con una spalliera anatomica e due braccioli, anch'essi ricurvi.
Diciamo che il salotto nacque dalla liberazione della donna, liberazione non completa, perchè le cariche politiche e di magistratura le erano interdette, ma certamente molto superiore di quella di quella greca e di quella del medioevo. Basti pensare che le donne romane potevano rifiutare l'autorità maritale e potevano divorziare.
Il salotto è e fu appannaggio femminile, anche gli uomini amavano parlare ma lo facevano soprattutto nel Foro, dove incontravano amici e clienti, oppure alle Terme: gli uomini amavano parlare con gli uomini.
DIVANO (8) |
Il divano poteva anche avere una sola spalliera laterale, cioè un unico bracciolo, esso serviva infatti per sdraiarsi poggiando un gomito, e in questo caso serviva come letto triclinare, cioè quello usato per mangiare, oppure per fare un sonnellino, magari all'aperto in giardino.
Nella figura (8) il letto è in legno scolpito e metallo, ma dipinto di bianco, con due rialzi ai lati e con un materassino ricoperto di prezioso damasco.
LETTO DI POMPEI (9) |
LETTI
I letti delle domus o delle ville erano spesso inseriti in alcove coperte a volta; nelle stanze a due posti erano accostati ad angolo retto; se c’era spazio sufficiente veniva poi inserito un armadio su un basamento di muratura. Ai piedi del letto c'era di solito un tappeto (toral) su cui poggiare i piedi nudi al risveglio perché i romani non usavano calze nè calzini.
Diversi letti o parti di essi sono stati rinvenuti a Ercolano e Pompei, trasformati in carbone un po' pietrificato, come quello della figura n° (9) in alto, rinvenuto in una villa pompeiana.
I letti delle case dei ricchi erano molto preziosi, e con lenzuola e coperte molto costose, generalmente di color viola, grazie a un pigmento estratto da una conchiglia, impreziosite da ricami in oro. Non risulta che i letti fossero protetti da tende, invece una sorta di baldacchino (aulaea) veniva utilizzato nel letto triclinare per proteggere i commensali dalla polvere, ma solo per i letti all'aperto, cioè in giardino e solo nelle giornate di vento.
I letti che si affermarono nell’età ellenistica avevano tipologie diverse, con gambe tornite a sezione circolare, sulle quali si disponevano elementi cilindrici, globulari e campaniformi, e potevano essere dotati sui lati corti di fulcra con andamento sinuoso a “S” reclinata (su un solo lato o su entrambi nel caso del letto amphikephalos, tipologia questa che venne adottata anche per i letti con rivestimento in osso e avorio. Ma i romani risentirono pure, attraverso la Grecia, del raffinato gusto degli Egizi per la mobilia e i letti in particolare.
POGGIA TESTA EGIZIO |
Plinio il Vecchio tramanda infatti che Carvilio Pollione, facoltoso esponente del rango equestre, vissuto in epoca sillana, era ritenuto il responsabile della diffusione di questo tipo di mobile di lusso: «Testudinum putamina secare in laminas lectosque et repositoria iis vestire Carvilius Pollio instituit, prodigi et sagacis ad luxuriae instrumenta ingenii»
(«Tagliare i gusci delle testuggini in lamine e rivestire con esse i letti e i portavivande fu un uso introdotto da Carvilio Pollione, che ebbe un’indole prodiga e un ingegno sagace per quanto riguarda gli arredi di lusso»).
La provenienza esotica del carapace aumentava il pregio del letto: «lectus Indica testudine perlucidus» («letto tutto intarsiato di lucenti scaglie di tartaruga).
APPLICAZIONI DI OSSO |
«Ut una arbor saepius veniret, excogitatae sunt et ligni bratteae. Nec satis, coepere tingui animalium cornua, dentes secari lignumque ebore distingui, mox operiri. Placuit deinde materiem et in mari quaeri. ».
(Per vendere più volte un solo albero, si è arrivati a escogitare le foglie di legno; ma non basta: si è cominciato a tingere le corna di certi animali, a tagliare loro le zanne e a decorare il legno con l’avorio, poi ben presto a ricoprirlo. In seguito si è andati a cercare materiali anche in mare).
Per tale scopo si tagliava il guscio della tartaruga e, durante il principato di Nerone, con grande ingegnosità, si è trovò il modo di alterarlo per mezzo di coloranti, facendolo assomigliare a legno per venderlo a maggior prezzo, con una perfetta imitazione dell’acero.
«Fino a poco tempo fa la ricerca del lusso non si accontentava del legno e ora si fa legno persino dalla tartaruga». (Plinio il giovane).
NECROPOLI DI FOSSA |
- «lectos eburatos, auratos»;
- «lectos… eburnos»;
- «triclinia lectis eburneis strata fuerunt»
L’uso dell’osso, materiale meno pregiato e più facilmente disponibile, in sostituzione dell’avorio, è parimenti documentato nelle fonti: «Hoc solum ebur est; cetero et in his quoque qua corpus intexit, vilitas ossea. Quamquam nuper ossa etiam in laminas secari coepere penuria»
POGGIATESTA DECORATO IN AVORIO DELLA NECROPOLI DI FOSSA |
- lectus genialis (letto matrimoniale)
- lectus cubicularis, dormiendi et quiescendi; (per dormire e riposare)
- lectus discubitorius aut e Lingua Graeca triclinium, edendi; (per mangiare)
- lectus lucubratorius, studendi; (per studiare)
- lectus funebris, aut emortualis. (mortuario)
LECTUS GENIALIS |
Lectus Genialis
E' il letto nuziale, al quale la donna è condotta nel pomeriggio del matrimonio. Il marito la prende in braccio e la conduce nella casa senza farle varcare la soglia a piedi. Si dice che si faceva per evitare di toccare la soglia col piede sinistro, ma bastava evitarlo.
Del resto anche le donne quando varcavano la soglia di un banchetto stavano attente a usare il piede destro, perchè altrimenti portava sfortuna. Fa pensare invece a uno stato di bambina protetta ma pure comandata dal marito.
E ' un grande letto, riccamente decorato ed è piuttosto rialzato da terra come evidenzia l'ampio sgabello, a volte addirittura delle scale, ai piedi del letto.
E' un letto a due piazze, ma non usato spesso dai romani che preferivano i letti separati, magari disposti ad L nella stessa stanza, oppure due stanze separate, secondo i gusti.
Lectus cubicularis
LECTUS CUBICULARIS (10) |
Da notare che il letto cubicolare si chiamava così perchè si trovava nel cubicolo, la stanza da letto, così chiamata perchè era un piccolo cubo.
Infatti in genere non aveva finestre, niente luce e niente aria, se non quella delle stanze adiacenti.
A volte invece della porta aveva delle tende.
Poteva contenere massimo due letti posti a L, ma in genere ne conteneva uno, al massimo poteva contenere un piccolo armadio.
I letti cubiculari spesso avevano paratie, cioè pareti verticali, che in genere erano in legno, a volte dipinto, o intarsiato, o misto a legni di struttura e colore diversi, oppure erano in vimini intrecciati. Anche i vimini però avevano diversi tipi di intreccio, spesso nelle stesse paratie del letto, per crearvi un certo disegno. Era quasi sempre dipinto in genere in tinta unita, ma talvolta a due colori.
C'era poi il lettino vero e proprio, senza spalliera nè laterali, come questo dove la madre bacia il bimbo cui evidentemente ha fatto il bagnetto nelle piccole terme a fianco, terme private con lettino adiacente ove riposare o appoggiarsi.
Come si vede nella figura (11), il lettino ha una base di legno non troppo spessa con sopra un basso materassino fermato da cinghie di cuoio. I letti romani erano in genere piuttosto leggeri negli spessori e con materassi bassini.
(11) |
I materassini venivano rivestiti con stoffe che si intonavano alle tende e pure le cinghie di cuoio venivano tinte in vari colori per gli abbinamenti vari. Oppure si rivestivano di pelliccia di animali.
(12) |
Nel quadro una pelliccia è gettata sul lettino e una analoga in terra. I romani amavano molto le pelli di animali come arredamento della casa. Avevano anche tappeti veri e propri intrecciati al telaio e non solo italici, ma orientali, quindi molto raffinati, di lana e di seta.
FULCRUM CON TESTA DI UCCELLO ACQUATICO |
FULCRUM CON UCCELLO ACQUATICO
Il tipo di culmine di fulcrum più comune è quello configurato a testa ripiegata sul collo di uccello
acquatico che, sulla base della documentazione iconografica e delle attestazioni dei rinvenimenti da
scavo, risulta anche essere il più antico.
acquatico che, sulla base della documentazione iconografica e delle attestazioni dei rinvenimenti da
scavo, risulta anche essere il più antico.
L’uccello acquatico compare in diverse varianti nella forma del becco e dell’occhio ed è quindi
identificabile a seconda dei casi come cigno, fenicottero, anatra o altro volatile tra quelli che vivono in ambienti acquatici, marini, fluviali, lacustri o palustri.
Rappresentazioni di terminazioni di spalliere di sedie e troni configurate a testa di volatile, sono
attestate frequentemente nel mondo greco fin dall’età arcaica, nella pittura vascolare e su rilievi in pietra e terracotta. Nel IV sec. a.c. il motivo è attestato sulla spalliera di un letto in un rilievo con scena di banchetto funerario (320 a.c.), conservato a Copenaghen.
Ma esemplari di culmini di fulcra a testa di uccello acquatico in avorio e in osso sono stati rinvenuti i a partire dal IV secolo a.c., sulle coste settentrionali del Mar Nero e nella zona dello stretto di Kerch. Da Olbia sono conosciuti quattro culmini in avorio e un esemplare in osso, rinvenuto nel 1951, sembra riferibile al VI-V sec. a.c.
Da Chersonesos Taurica proviene un culmine in osso, rinvenuto nel 1908 in una fossa con
materiali del IV-II secolo a.c.. A Myrmekion un culmine in avorio è stato rinvenuto, negli scavi del 1964, in uno strato dell’ultimo trentennio del IV sec. a.c.
Alcuni di questi esemplari in effetti presentano l’uccello acquatico con la testa staccata dal collo e
trovano confronto nelle raffigurazioni di spalliere di troni e sedie, mentre la rappresentazione del
volatile con la testa completamente ripiegata sul collo risulta particolarmente funzionale alla
decorazione laterale dei fulcra dei letti.
Inoltre si può notare che l’espediente di rappresentare l’uccello acquatico con la testa ripiegata era
particolarmente adatto per una resa a bassorilievo in avorio e soprattutto in osso, materiale disponibile in lastre di spessore limitato che non consentiva di ottenere raffigurazioni in aggetto.
La diffusione di fulcra con culmini a testa di uccello acquatico può essere seguita in Italia dal II
secolo a.c.
particolarmente adatto per una resa a bassorilievo in avorio e soprattutto in osso, materiale disponibile in lastre di spessore limitato che non consentiva di ottenere raffigurazioni in aggetto.
La diffusione di fulcra con culmini a testa di uccello acquatico può essere seguita in Italia dal II
secolo a.c.
Ma sono presenti anche letti funerari con teste di cavallo, probabilmente caro agli equites o comunque agli alti gradi dell'esercito che di solito montavano a cavallo. Se ne sono rinvenuti con decorazioni in bronzo e pure in argento, come quello qua sopra.
Un altro soggetto molto comune rappresentato sui culmini dei fulcra era la testa di sileno, tipo
documentato con diversi esemplari, in avorio e in osso, rinvenuti anche in questo caso sia in tombe sia in aree di abitato. Un esemplare in avorio è stato recuperato ad Atene in una cisterna nell’Agorà abbandonata intorno alla metà del II secolo a.c..
documentato con diversi esemplari, in avorio e in osso, rinvenuti anche in questo caso sia in tombe sia in aree di abitato. Un esemplare in avorio è stato recuperato ad Atene in una cisterna nell’Agorà abbandonata intorno alla metà del II secolo a.c..
Vari culmini di questo tipo in osso provengono dalle coste settentrionali del Mar Nero e in
particolare nella zona dello stretto di Kerch. A Myrmekion sono stati recuperati due esemplari, uno dei quali è stato rinvenuto nel corso di scavi condotti da una missione polacca negli anni Cinquanta in un quartiere dell’abitato, datato fine del III-II sec. a.c.166; un esemplare proviene da Phanagoreia (I sec. a.c.); uno da Tyritaka; uno da Nymphaion (I sec. a.c.); uno da Kepoi (I sec. a.c.) ; uno da Pantikapaion (III-IV secolo d.c.); uno da Kerch (da contesto ignoto). Un esemplare in avorio è attestato in nord Africa a Sabratha.
Si riscontra comunque una prevalenza dei rinvenimenti del tipo di culmine a testa di sileno in contesti di abitazione, databili dalla seconda metà del III sec. a.c. alla prima metà del I sec. d.c., e si può ipotizzare che fosse un soggetto prediletto per i letti da banchetto.
LECTUS TRICLINARES |
Lectus Triclinares:
Era un letto usato per mangiare. Era di svariate fogge, talvolta tipo letto ma doppio o triplo per accogliere più persone, spesso però singolo ma più lungo della norma si che vi si potessero accomodare, semisdraiati, un paio di persone.
Altri invece erano letti normali con un poggia-gomito, di solito un po' più corti della norma. Anche questi potevano avere intarsi e dipinti, corredati con nappi, nastri e frange dorate. Si avvalevano di legno e bronzi, con inserti di argento, rame, madreperla, osso, avorio e pietre. Spesso avevano parti dorate.
Sovente erano ornati da statuine di animali fantastici, o putti, o teste di animali realizzati in fusione e ritoccati col cesello. Una cosa da far restare di stucco gli ospiti, per il costo delle realizzazioni quando si trattava di nuovi arricchiti, ma soprattutto per il buon gusto che in genere i romani avevano.
I letti potevano stare nel triclinio o nel giardino sotto la tettoia quando l'aria in casa era afosa. Nel giardino si potevano così avere triclinii fissi in muratura o lettini mobili da togliere quando mutava la stagione. Ma talvolta anche i letti del triclinio erano fissi, cioè si edificava all'interno della casa un ticlinio a tre lati, ma talvolta, anche se raro, a quattro lati, col passaggio per i servi e il cibo.
Il grande letto triclinare era sempre inclinato di modo che i commensali potessero avere la testa all'interno e parlare e guardarsi tra loro. Al centro del quadrato o del ferro di cavallo si ponevano i tavolinetti con i vari piatti.
LECTUS LUCUBRATORIUS |
Lectus Lucubratorius
Era un lettino usato per sedersi mentre si studiava. Quello della figura è una ricostruzione in legno borchiato e pelle. La forma era più o meno quella della figura qui sopra, potevano variare gli zampi o l'altezza dei braccioli, magari più stretti o più alti.
Di solito accoglievano più di una persona, nel senso che ci si potesse accomodare anche in due, ma di solito l'ampio spazio era destinato all'appoggio della tavoletta, del papiro, o per poggiare qualsiasi altro ingombro.
Ma si supponeva pure che lo studente, ragazzo o adulto che fosse. potesse aver voglia di stendere il corpo, e con questo lettino poteva farlo almeno in parte.
LETTO FUNERARIO (13) |
Lectus funerarius
I romani usarono a fasi alterne, ma pure contemporanee secondo le zone e le usanze religiose, sia la inumazione che la incinerazione.
Questo capolavoro di letto mortuario è realizzato in osso scolpito, ma è un letto ad uso esclusivamente funerario, data la leggerezza del lettino e pure la sua ridottissima larghezza, che potrebbe sostenere giusto un defunto.
Come si vede nella figura (13) è un letto a due spalliere, con ricchissime decorazioni in bronzo. Vi figurano teste di muli e busti di satiri. Le superfici sono ageminate in argento con decorazioni floreali e scene di vendemmia. Un vero capolavoro di fusione e incisione.
Un altro magnifico letto funerario (14) è stato rinvenuto in una tomba di Amiterno in Abruzzo. Naturalmente la parte in legno è ricostruita con un lavoro di notevole precisione.
Ovviamente i letti funerari erano simili a quelli dei vivi, a parte talvolta i materiali, spesso più leggeri e stretti non dovendo sostenete i movimenti di un vivo.
Questo capolavoro è un letto ad uso esclusivamente funerario, data sua ridottissima larghezza, che potrebbe sostenere giusto un defunto.
Tuttavia è preciso a quello che si usava nella domus, con legno, e rivestimento in lamine di bronzo.
Queste lamine, che inquadravano tutto il telaio del letto, sono decorate con la tecnica ad agemina, una minuta connessione a intarsio di laminette di argento e di rame sulla superficie di bronzo.
Lo scopo era di alternare impercettibilmente i colori, giocando sul dorato del bronzo, sul rossiccio del rame e sul chiaro dell'argento, producendo raffinate sfumature di colore alla luce del sole o delle torce. Come si vede il modello, pur ricopiando un letto di lusso ha ampiezza molto ridotta, che serviva cioè solo per accogliere la salma supina.
Come si usava di solito, gli zampi erano uniti i due davano tra loro e i due dietro tra loro mediante tavole di legno ad altezza terra. Talvolta il legno sottostava agli zampi e talvolta invece, come qui, era inserito in due basi di bronzo a cui erano avvitate.
Le coppe di bronzo superiori venivano poi avvitate alla tavola di appoggio del corpo e sopra vi si avvitavano con coppe analoghe il poggiatesta, o poggiagomito, secondo l'uso.
LETTO FUNERARIO (15) |
LUCTUS FUNERARIUS IN OSSO - II SEC. A.C. (16) |
Probabilmente l'osso, oltre a prestarsi a una facile scalfitura che permetteva capolavori di incisioni e sculture, aveva una chiara allusione allo scheletro e quindi alla morte.
Qui sia gli zampi che i poggiatesta sono finemente scolpiti, e il materassino era sorretto da strette cinghie di cuoio chiaro dipinto, come tutto il lettino, in tinte chiare.
TRICLINII IN LATERIZIO DELLA CASA DELL'EFEBO A POMPEI |
Triclinii in laterizio
Erano i triclini estivi, all'aperto e ricoperti da una tettoia per godersi il fresco. C'era così una sala triclinare invernale ed una estiva. Di solito erano eseguiti in muri a sacco, poi rivestiti in mattoni e intonacati.
Talvolta erano rivestiti in marmo o travertino, sovente invece avevano i muretti laterali dipinti. Sopra vi si poggiavano dei materassini dove si stendevano gli ospiti, in genere ri8vestiti da lenzuola che potevano essere cambiate durante la cena stessa, perchè magari imbrattate di cibo.
Sovente accanto ai triclinares estivi scorreva una fontanella o addirittura un ruscello. La tettoia era tenuta da colonne di marmo intonacato nella parte inferiore. Fra i triclini si ergeva uno o più tavolinetti, in genere uno di marmo e altri di legno.
Lectica romana
Secondo Cicerone e Giovenale risalirebbe ai re di Bitinia, quindi di origine orientale.
LECTICA ROMANA |
In seguito fu coperta da un baldacchino, velata di cortine e chiusa da vetri, i nobili, le dame e i senatori si facevano portare alle terme o al circo, quando l'uso, limitato durante la repubblica alle donne e ai malati, si estese, sotto l'impero, a tutti i patrizi.
Servì anche come mezzo di trasporto per i viaggi. Un esemplare, ricchissimo nei fregi bronzei, è custodito nel Palazzo dei Conservatori a Roma.
CULLA ROMANA |
Come si può vedere il piano d'appoggio del materassino era quello con le stanghe di legno, mentre superiormente, invece delle aste verticali come si usano oggi, vi erano poste delle aste orizzontali, esattamente due ordini, che impedivano al bimbo, qualora si alzasse di gettarsi a terra.
BIBLIO
- Ernesto De Carolis - Il mobile a Pompei ed Ercolano. Letti, tavoli, sedie e armadi. Contributo alla tipologia dei mobili della prima età imperiale - L'Erma di Bretschneider -
- Carlo Fea - Miscellanea filologica critica e antiquaria - Tomo primo - 1790 -
- Carlo Fea - Discorso intorno alle belle arti in Roma - 1797 -
- A Ercolano i mobili in legno degli antichi romani - Artemagazine - Quotidiano di Arte e Cultura Roma -
Descrizione completa e documentata
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