Il colombario, di uso romano, è un ambiente sepolcrale le cui pareti sono occupate da file di nicchie dove venivano collocate le olle cinerarie, piccoli vasi di terracotta in cui erano contenute le ceneri dei defunti. Il termine origina infatti dalla somiglianza del sepolcro alle colombaie.
LO SCOPRITORE
Fu scoperto nel 1831 da Pietro Campana (1808 - 1880), grande studioso e collezionista, che oltre al colombario di Pomponio Hylas scoprì due altri colombari vicino al sepolcro degli Scipioni, di cui redasse la pubblicazione, pubblicando altresì la propria collezione di bassorilievi in terracotta di epoca repubblicana, che portano ancora il suo nome, a poca distanza dalle mura Aureliane e vi si accedeva da un diverticolo della via Latina.
SCALA D'ACCESSO |
Tentò di farsi restituire dal Vaticano i ricavi delle opere d'arte impegnate e vendute dal Monte di Pietà ma il Vaticano non gli restituì un soldo.
Non solo, ma il Vaticano vendette quasi tutta la sua stupenda collezione all'estero, senza nè trattenerla nè cercando di farla restare in Italia.
Vendette il tutto a Pietroburgo, a Londra, a Parigi, e praticamente in tutto il mondo, una delle collezioni più belle e ricche mai esistite, piena di gioielli e pezzi d'arte soprattutto greci, etruschi e romani.
IL COLOMBARIO
Il colombario di Pomponio, tornato alla luce nel 1931, è semiipogeo (seminterrato). Venne costruito nel periodo compreso (14-54 d.c.) e fu utilizzato sino al II sec. d.c. accogliendo le ceneri del liberto Pomponio Hylas. L'ambiente, di 4 m x 3, è appunto rettangolare, in parte scavato nella roccia e in parte costruito in opera cementizia rivestita di mattoni, e conserva ancora la ripida scala di accesso originale.
Il locale, coperto da una volta a botte, era in origine illuminato da due lucernari poi coperti dalla terra che aveva invaso tutto. Sulle pareti alloggiava una serie di edicole su podio, inquadrate e sorrette da colonnine o da pilastri sormontati da piccoli timpani, alcuni triangolari e altri spezzati che ne inquadrano uno centrale centinato. Il tutto vivacemente pitturato a vari colori dei quali molti sono conservati.
Si giungeva alla tomba da un vicolo della via Latina e si accedeva a mezzo di una ripida scala in pietra tuttora conservata. Di fronte alla scala, una nicchia decorata con concrezioni calcaree accoglieva l’urna cineraria dei due coniugi ricordati nell’apposita iscrizione, riportata su un pannello a mosaico sui gradini di ingresso, decorato con dei grifoni. Ecco il testo:
Nella parete di fondo, al di sotto di un'ampia abside, si apre invece l'edicola principale, dove sono conservate due urne cinerarie contenenti probabilmente le ceneri dei primi proprietari, i cui nomi sono incisi nella tabella marmorea sottostante: Granius Nestor e Vinileia Hedone. Ai lati della nicchia contenente le urne sono raffigurati forse i due defunti ai lati di una cista mistica, o secondo un'altra interpretazione una capsa per contenere i rotuli.
Il colombario prese il nome da Pomponio Hylas, che visse nel periodo dei Flavi (69-96), l'edificio è stato datato tra il 14 ed il 54 d.c., tra il principato di Tiberio e quello di Claudio, grazie a due delle sue nicchie (una dedicata a un liberto di Tiberio e l'altra ad un liberto di Claudia Ottavia, figlia di Claudio e Messalina).
Fu in seguito acquistato da Pomponio Hylas per sé e per sua moglie; evidentemente anche lui era un liberto, altrimenti non avrebbe consentito di dividerne il sepolcro. Al di sotto dell’iscrizione sono raffigurati due grifoni affrontati ai lati di una cetra. Il che designerebbe l'ipogeo come grotta delle Muse, e la lira simbolo di Apollo Musagete,
Il locale, coperto da una volta a botte, era in origine illuminato da due lucernari poi coperti dalla terra che aveva invaso tutto. Sulle pareti alloggiava una serie di edicole su podio, inquadrate e sorrette da colonnine o da pilastri sormontati da piccoli timpani, alcuni triangolari e altri spezzati che ne inquadrano uno centrale centinato. Il tutto vivacemente pitturato a vari colori dei quali molti sono conservati.
Si giungeva alla tomba da un vicolo della via Latina e si accedeva a mezzo di una ripida scala in pietra tuttora conservata. Di fronte alla scala, una nicchia decorata con concrezioni calcaree accoglieva l’urna cineraria dei due coniugi ricordati nell’apposita iscrizione, riportata su un pannello a mosaico sui gradini di ingresso, decorato con dei grifoni. Ecco il testo:
- CN(aei) POMPONI HYLAE E(t) POMPONIAE CN(aei) L(ibertae) VITALINIS(A Gneo Pomponio Hylas Pomponia di Gnao liberti di Vitalino)
L'inscrizione ha anche una V (che significa vivit) sopra il nome di Pomponia, indicando che era ancora viva quando fu aggiunto il pannello. La cavità, dove era l'urna cineraria, ha la volta a botte rivestita di pomici delimitata da una fila di conchiglie di murex, alla maniera delle grotte e dei ninfei
Nella parete di fondo, al di sotto di un'ampia abside, si apre invece l'edicola principale, dove sono conservate due urne cinerarie contenenti probabilmente le ceneri dei primi proprietari, i cui nomi sono incisi nella tabella marmorea sottostante: Granius Nestor e Vinileia Hedone. Ai lati della nicchia contenente le urne sono raffigurati forse i due defunti ai lati di una cista mistica, o secondo un'altra interpretazione una capsa per contenere i rotuli.
Il colombario prese il nome da Pomponio Hylas, che visse nel periodo dei Flavi (69-96), l'edificio è stato datato tra il 14 ed il 54 d.c., tra il principato di Tiberio e quello di Claudio, grazie a due delle sue nicchie (una dedicata a un liberto di Tiberio e l'altra ad un liberto di Claudia Ottavia, figlia di Claudio e Messalina).
Fu in seguito acquistato da Pomponio Hylas per sé e per sua moglie; evidentemente anche lui era un liberto, altrimenti non avrebbe consentito di dividerne il sepolcro. Al di sotto dell’iscrizione sono raffigurati due grifoni affrontati ai lati di una cetra. Il che designerebbe l'ipogeo come grotta delle Muse, e la lira simbolo di Apollo Musagete,
Ma se anche così non fosse è evidente l'allusione all'arte e alla cultura, anche per le bellissime decorazioni del sepolcro.
Anche se l'interpretazione delle scene presenti sull'edicola centrale non viene accettata in maniera unanime dagli studiosi, sicura invece sembra essere la simbologia che pervade la decorazione di tutto il colombario, ispirata da una committenza appartenente ad un ambiente di uomini colti, che, attraverso raffigurazioni connesse con la cultura e la musica, voleva raggiungere la gloria e l'immortalità attraverso la fama tra gli uomini.
Anche se l'interpretazione delle scene presenti sull'edicola centrale non viene accettata in maniera unanime dagli studiosi, sicura invece sembra essere la simbologia che pervade la decorazione di tutto il colombario, ispirata da una committenza appartenente ad un ambiente di uomini colti, che, attraverso raffigurazioni connesse con la cultura e la musica, voleva raggiungere la gloria e l'immortalità attraverso la fama tra gli uomini.
Anche noi fatichiamo a condividete l'interpretazione, connessa soprattutto all'immortalità attraverso la cultura, tanto più che nessuno dei tumulati era scrittore o poeta tale da sperare di essere ricordato dai posteri.
La celebrazione della cultura ha pure connessioni con l'ampliamento mentale e la sospensione dei giudizi, perchè la cultura libera. L'entusiasmo delle pitture celebrative potrebbero illustrare proprio questa libertà mentale acquisita mediante lo studio.
Pertanto il defunto Granius Nestor viene raffigurato con il rotulus in mano e accanto a lui vi è una capsa (scatola cilindrica) : chiari riferimenti alla bellezza della cultura.
La celebrazione della cultura ha pure connessioni con l'ampliamento mentale e la sospensione dei giudizi, perchè la cultura libera. L'entusiasmo delle pitture celebrative potrebbero illustrare proprio questa libertà mentale acquisita mediante lo studio.
Pertanto il defunto Granius Nestor viene raffigurato con il rotulus in mano e accanto a lui vi è una capsa (scatola cilindrica) : chiari riferimenti alla bellezza della cultura.
Le ceneri dei due coniugi erano contenute in due olle cinerarie; una di queste si trova attualmente nella cattedrale di Ravello, e vorremmo davvero conoscerne la ragione, dove fu portata in seguito ad un saccheggio subito dal sepolcro in epoca medievale. A nostro avviso un monumento del genere meriterebbe un guardiano e una cura maggiore.
E' evidente che l'amore per la cultura permei questo sepolcro, ma da qui ad aggiungere, come diversi studiosi hanno fatto, che detta cultura si ritenga adatta a raggiungere una felicità ultraterrena sembra un po' esagerato.
Il sapere e la conoscenza letteraria traspaiono pure dalla raffigurazione di amorini coronati di alloro con un rotulus in mano tra girali di vite, presenti nella volta. Concetto ribadito dalla decorazione della nicchia posta nella parete di fronte alla scala.
Di simbologia dionisiaca sembrerebbe invece la raffigurazione presente nel timpano dell'edicola, dove compare un giovinetto nudo identificato da alcuni come un trace, da altri come Dioniso colla clamys (mantello corto) svolazzante sulle spalle, una corona di pampini sulla testa e nelle mani forse una cista mistica; ai lati sono due tritoni che suonano la lira. Ancora dionisiache sarebbero le figure dipinte sull'architrave.
PARTICOLARE DI DIONISO |
Invece a sinistra c'è un giovane inginocchiato, coperto solo da un manto e con una spada nella mano.
Alle estremità due figure maschili sdraiate hanno nelle mani un mestolo e una patera, oggetti usati per le libagioni rituali.
Nel timpano di una edicola vicina alla scala è rappresentata inoltre la scena del centauro Chirone che insegna ad Achille a suonare la lira.
Rimase poi in uso durante tutta l'età flavia. A quest'epoca vanno anche attribuite le edicole poste sul lato sinistro che si sovrappongono alla costruzione originaria simmetrica a quella del lato destro.
Il ritrovamento di un'urna cineraria, ora conservata al Palazzo dei Conservatori, appartenente ad un liberto di Antonino Pio, fornisce la prova che il colombario fu attivo fino al II sec., durante il quale venne utilizzato anche per seppellire una donna, inumata in un sarcofago fittile rinvenuto sotto il pavimento.
CHIRONE INSEGNA AD ACHILLE |
Senza meno è eccezionale lo stato di conservazione del colombario di Pomponio Hylas, preservatosi da tombaroli o distruttori vari fino al suo ritrovamento del 1831 e ubicato all’interno del parco della via Latina. Forse in quanto sepolto nel parco, per cui nessuno vi fece lavori, forse perchè in terreno privato dove i proprietari non dovettero estendere i loro edifici, comunque fino ad allora il sepolcro non fu esposto nè ai furti nè ai vandalismi, nè alle intemperie.
Il colombario continuò ad essere in uso fino al II secolo d.c., come dimostra un’urna con iscrizione dedicata ad un liberto dell’imperatore Antonino Pio, ora ai Musei Capitolini.
Sotto il pavimento fu inoltre rinvenuto un sarcofago con il corpo di una donna perfettamente conservato, immediatamente polverizzatosi al momento della scoperta.
Il colombario è situato oggi all'interno del Parco degli Scipioni, a poca distanza dalle mura Aureliane. con pareti sono occupate da file di nicchie dove venivano collocate le olle cinerarie, piccoli vasi di terracotta in cui erano contenute le ceneri dei defunti. L’aspetto di questi ambienti ricorda quello delle colombaie, e da qui ha appunto origine il nome di questo tipo di sepolcro.
IL TIMPANO DECORATO |
IL SIMBOLISMO
Tutte le figurazioni del colombario (Dioniso, Orfeo fra i Traci, il centauro Chitone che insegna ad Achille a suonare la lira, il tricipite Cerbero, il supplizio di Ocno) hanno un carattere simbolico.
TRACE CON CISTA |
Sempre secondo gli studiosi la figura di Orfeo, cantore e musico sublime, ma soprattutto fondatore di culti e misteri, sarebbe colui che indica la via misterica e iniziatica, la via per pochi, per raggiungere l’immortalità e la felicità ultraterrena.
Nel timpano dell’edicola dove è raffigurato Dioniso giovinetto e nudo, e dove sull’architrave sottostante è dipinta la scena di Orfeo fra i Traci, nell'abside che l'accoglie c'è una decorazione di tralci di melograno e tre figure femminili identificate con le tre Vittorie.
FANCIULLA CON ADORANTE |
LE INTERPRETAZIONI
Qualcuno si è chiesto:
- Che c'entrava il supplizio di Ocno?
- Che c'entravano i misteri orfici?
- Cosa c'entrano la discesa di Orfeo nel Tartaro?
- Ed Ercole che trattiene Cerbero?
- E perchè Dioniso si arrabbia con Orfeo?
- E Achille con il centauro Chirone?
- E le tre Vittorie su chi vinsero?
- E chi è il giovane nudo (vedi l'immagine qua sopra) che prega una fanciulla dai capelli lunghi fino ai piedi?
Si direbbe che le edicole non c'entrino nulla l'una con l'altra, anche perchè alcune eseguite in epoca diversa. Quel che hanno in comune però è una certa aria di Sacri Misteri. E vediamo come:
OCNO
NIKE CON GENIO ALATO |
Con buona pace di Pausania gli Dei non si adiravano se un mortale si faceva mangiare i beni dalla moglie per varie ragioni, perchè dei mortali si disinteressavano, eroi a parte, e poi magari Ocno con sua moglie si era divertito, e magari era d'accordo, ma la realtà è che il simbolismo riguardava altro.
La fune che noi mortali tessiamo è la nostra vita che viene "divorata" continuamente da Madre Natura che ci fa invecchiare. L'asina era, insieme alla vacca e alla scrofa, l'immagine della Natura, provvida da un lato per il cibo che ci nutre, ma inesorabile dall'altro per la sua legge di vecchiaia e di morte.
Orfeo invece è più spento, piange, si lamenta ma non reagisce, anche se lo fanno capace di comprendere gli animali, è lui che ha perso la sua parte animale. I due estremi, istinto e ragione dovrebbero unirsi, invece sono in guerra.
INDOVINO TIRESIA CON CISTA |
ACHILLE IMPARA DA CHIRONE
L'eroe Achille deve imparare la Chirone l'arte della musica, occorre il lato animale dell'uomo (Chirone è un centauro), per adire al mondo dei sentimenti e tradurli in arte.
LE TRE VITTORIE
Sono ipostasi dell'anima, che vince sui condizionamenti, sulle illusioni e sulla paura della morte. Ma i Misteri Orfici davvero davano tanto? Ci sono seri dubbi.
IL GIOVANE E LA FANCIULLA
Di certo non si è tagliata i capelli perchè li ha lunghi fino a terra, e non li ha tagliati perchè non sta in un posto abitato. Lei è Didone, abbandonata sull'isola di Nasso da Teseo, l'anima abbandonata da un falso maschile ma bramata poi da Dioniso (nudo come nudo è l'istinto) che ne fa la sua eterna sposa.
BIBLIO
- Rosie Lehmann, Sergio Caggìa, Paul Gwyne - The culumbarium of Hylas -
- Eugene Strong - Apotheosis and After Life: Three Lectures on Certain Phases of Art - 1969 -
- N. Purcell - Tomb and Suburb - in Gräberstraßen - 1987 -
- G. L. Gregori - Horti sepulchrales e cepotaphia nelle iscrizioni urbane - BullCom 92 1987 -
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