LIMES TRIPOLITANUS

FORTE DI GHERIAT EL GARBIA
Il Limes Tripolitanus era la zona di frontiera dell'Impero romano in occidente, costruita nel sud da quella che oggi è la Tunisia e il nord-ovest della Libia. Fu destinato soprattutto alla protezione delle città tripolitane di Leptis Magna, Sabratha e Oea in Libia.

Il Limes Tripolitanus venne costruito dopo Augusto e fu legato principalmente alla minaccia dei Garamanti. Settimio Flacco nel 50 d.c. fece una spedizione militare che si inoltrò nella parte orientale dell'Africa fino all'Equatore. Inoltre raggiunse l'attuale Fezzan, una regione della Libia nel cuore del deserto del Sahara.



I GARAMANTI

I romani non conquistarono i Garamanti ma li convinsero con i benefici del commercio e li scoraggiarono con la minaccia della guerra. L'ultima incursione Garamanti verso la costa avvenne nel 69 d.c., quando aderirono con la gente di Oea (attuale Tripoli) in battaglia contro Leptis Magna.

LIMES AFRICANUM (ingrandibile)
I Garamanti iniziarono a diventare uno stato cliente dell'impero romano, ma sempre nomadi, misero in pericolo la zona fertile della Tripolitania costiera. Per questo i Romani crearono il Limes Tripolitanus. Il primo forte sul limes fu costruito a Thiges per proteggersi dai nomadi, nel 75 d.c.

Lo studio del limes tripolitano è interessante non solo per le linee di difesa romane, ma  anche come esempio di come i romani intervennero presso delle società di nomadi, come entrarono nell'ecosistema dei Garamanti, un paese costituito da quattro aree fertili situate nel deserto del Sahara.

Qui infatti è stato rinvenuto un documento estremamente importante, scritto nella prima metà del III secolo a Fort Gholaia, un avamposto romano sul fronte meridionale dell'impero. Appartiene a una collezione di più di 146 appunti incisi su terracotta che sono sopravvissuti nei secoli. Non avendo le tavolette cerate a disposizione, qui i legionari bagnavano l'argilla e vi incidevano le frasi, poi ponevano l'argilla al sole e questa diventava terracotta, dato il clima caldissimo.

Questi scritti ci danno uno scorcio di vita di tutti i giorni nella vita del forte. Vi si scrive di soldati messi in congedo, di alcuni di essi che sono malati, e di altri legionari inviati a una stazione di polizia dove si nutrono i viaggiatori e si dà l'acqua ai loro dromedari. C'è l'annuncio dell'arrivo di circa cinquantaquattro reclute, circa il ritorno di un soldato che è stato in servizio durante uno spettacolo di gladiatori, e dei soldati che tagliavano la legna per il riscaldamento del bagno pubblico del forte.
Guardando le rovine di  Gholaia, nei pressi di Bu Njem, che si trova in pieno deserto, ci si chiede come avessero potuto fare tanto. L'unico bosco esistente si trova nel palmeto dell'oasi vicina, dove tagliare gli alberi sarebbe un suicidio economico. Che i soldati a Bu Njem abbiano ottenuto del legno suggerisce che nel III sec. d.c., il paese era più verde e più fertile rispetto ad oggi. La storia della frontiera Sahara romana è pertanto da riguardare rispetto all'ambiente del tutto diverso da quello europeo.

ROMANO CHE DISSODA LA TERRA COL DROMEDARIO (100- 300 d.c.)

TERRA DI TRE CITTA'

"Terra di Tre Città", era l'appellativo di tripolitana, disponendo appunto di tre città fenicie: Sabratha, Oea e Lepcis Magna. Anche all'epoca questa terra era arida ma fertile, almeno per la coltivazione delle olive e cereali. Al suo interno, nomadi libici vagavano attraverso il Gebel as-Soda e il cosiddetto predeserto.
SIGILLO ABU TBEIRAH


In inverno e in primavera, i nomadi viaggiavano da oasi a oasi, ma alla fine della stagione estiva, trasferivano le loro greggi alla zona Chott al-Djerid (in Tunisia) e in Tripolitana, dove lavoravano come salariati nelle fattorie per la raccolta di olive. I loro dromedari venivano usati per arare e il loro letame era molto utile per concimare.

Inizialmente, la conquista romana non ebbe problemi sulla interazione tra gli abitanti della città e i nomadi del deserto. Naturalmente, le spedizioni al suo interno, miravano solo solo a mostrare le armi romane alle tribù per avere il loro rispetto e a scoprire dove vivevano in primavera per individuare i centri commerciali.

Il topografo Strabone sapeva che il paese era dove stava il commercio. Prodotti lattiero-caseari e carne venivano scambiati per i cereali e olio. Avorio, oro, e altri articoli provenienti dall'Africa sub-sahariana venivano scambiati con i prodotti degli artigiani urbani. C'era anche qualche scambio di conoscenze.

Le storie che si raccontavano nei porti del Mediterraneo circa le mele d'oro delle Esperidi contenevano informazioni circa le donne guerriere che custodivano l'oro del fiume del Senegal. abitato come una pelle di leopardo, con verdeggianti oasi circondate da deserti privi di acqua.

ISCRIZIONE DI FORT TILLIBARI

I nomadi non rappresentavano una seria minaccia. Dopo tutto, il loro stile di vita dipendeva dalla collaborazione con gli agricoltori. Ma le tensioni erano inevitabili e quando le cose andavano male (ad esempio, durante il regno di Tiberio), i guerrieri tribali potevano colpire rapidamente e in molti luoghi, perché i loro dromedari si spostavano più velocemente di chiunque altro.

I romani risposero con la costruzione di stazioni di polizia, per essere più rapidi e organizzati, le strade per raggiungere rapidamente i villaggi se attaccati, e aprirono nuove zone agricole. Se una terra era troppo lontana dai mercati urbani, ed era stata usata per questo come pascolo per capre e dromedari, veniva trasformata in terre coltivabili; e attraverso le strade, i prodotti potevano essere venduti nelle città. In questo modo, la regione circostante il Chott al-Djerid si sviluppò nel primo secolo.

Però in questo modo i nomadi, avevano meno spazio, per il pascolo e non potevano evitare le zone settentrionali spostandosi più in basso perchè sarebbero stati tagliati fuori dai mercati urbani, con grande detrimento del commercio. Diventare stanziali significava cambiare vita totalmente e perdere il contatto coi parenti che incontravano nei loro viaggi. Per cui non avevano scelta, dovevano riconquistare il loro pascolo.



III LEGIO AUGUSTA

I pochi che si erano convertiti in contadini avevano peraltro peggiorato la situazione dei loro  ex compagni di tribù, trasformando altri pezzi di pascolo in terreni seminativi. Quelli che scelsero di combattere però ebbero a che fare con la Terza Legione Augusta, che reagì con la costruzione di fortificazioni e nuove strade, che aprirono anche nuove zone per l'agricoltura.

Il limes si espanse sotto Adriano e sotto Settimio Severo, in particolare con Quinto Anicio Fausto, nominato legatus legionis tra il 197 ed il 201 della Legio III Augusta sotto l'Imperatore Settimio Severo. Fausto costruì numerosi forti ausiliari lungo il limes Tripolitanus, nel sud della Numidia ed in Tripolitania, tra cui quelli di Bu Ngem, Gheria, e Ghadames, per proteggere la provincia dalle incursioni delle tribù nomadi. Compì la sua missione con successo e velocità.

Il primo dei nuovi forti fu costruito a Thiges, per proteggere i contadini di tutto il Chott al-Djerid contro i nomadi delle tribù Gaetulian. Questo accadde durante il regno di Vespasiano (69-79), che era stato governatore di Africa e conosceva la situazione. Ma pure sotto Adriano (117-138), che visitò l'Africa nel 123, che fece espellere i nomadi Phazanian dalla zona sud di Gabès moderna e fece edificare il forte Tillibari nei pressi dell'odierna Remada.

Solo la Tripolitana rimase aperta, però sotto protezione. Non c'era motivo per costruire fortificazioni, perché il Garamanti abitavano lontano e lo sviluppo di questa zona arida era più difficile. Naturalmente, potenziali aggressori garamantici potevano passare lungo le oasi fortificate, ma si sarebbero trovati a corto di acqua, perché anche i dromedari avevano bisogno di bere dopo circa quattro, cinque giorni. Avrebbero potuto caricare sacchi d'acqua sui dromedari, ma questo avrebbe reso gli attaccanti più lenti.

Qui, dato il luogo, una legione singola, la III Augusta, fu in grado di proteggere una zona di frontiera di 2.500 km: un po 'meno rispetto alle quattro legioni che proteggevano i 675 km della frontiera Neckar- Reno tra Schwäbisch Gmünd-Schirenhof e Katwijk.

Tuttavia, le incursioni dei nomadi dovevano essere punite e il governo romano doveva proteggere Tripolitana. Così nel 201, i soldati della III Augusta iniziarono a costruire dei forti nelle oasi di Ghadames, Gheriat el-Garbia, e Bu Njem.


SETTIMIO SEVERO

SPEDIZIONI ROMANE NELL'AFRICA OCCIDENTALE (ingrandibile)
Lucio Settimio Severo (193 - 211) nacque a Leptis Magna e ed era stato a capo dell'Impero Mediterraneo per quasi dieci anni. All'inizio del 202, l'imperatore andò a visitare la frontiera, ma la sua visita nel paese natale è scarsamente documentata. Solo la Historia Augusta dice che "ha liberato la Tripolitana, la regione della sua nascita, per paura di un attacco e uno schiacciamento da parte di diverse tribù bellicose" .

Poco si sa circa la guerra del deserto che sembra essere implicita, ma che sicuramente c'è stata. Severo aveva già fatto la guerra al di là dell'Eufrate ed era prossimo a portare la guerra a nord del Vallo Antonino, quindi una guerra al di là della frontiera imperiale nel Sahara ci stava.

Per stabilire le linee di comunicazione, fece aggiungere fortezze e piccole torri di guardia  ai tre forti. Il miglioramento più spettacolare, però, è stato lo sviluppo del predeserto tra le tre oasi e la campagna di Sabratha, Oea e Lepcis Magna. Il predeserto è una zona che segna il passaggio dal deserto ad una zona avente un clima meno arido, con piogge modeste concentrate in alcuni periodi dell'anno.



DIGHE, CHIUSE E CISTERNE

Per l'agricoltura è necessaria una pioggia annuale di circa 200 mm, cosa che la costa libica possedeva. Se non c'era abbastanza pioggia, ci si poteva aiutare con l'accesso a un lago o un fiume, anche con un flusso non perenne.

CISTERNA ROMANA
In Libia, i romani decisero di migliorare l'economia Tripolitana migliorando le risorse idriche, e ci riuscirono. Era praticamente impossibile portare l'acqua da tanto lontano, ma studiarono il modo di mantenere e usare tutta l'acqua che scendeva dal cielo.

Ad esempio, l'Eufrate scorre giù dalle montagne dell'Armenia, passando per l'Iraq arida, che diventa estremamente fertile. A causa delle inondazioni del fiume vennero scavati canali per consentire alle acque eccessive di defluire senza allagare i campi di cereali.
Inoltre si costruirono le chiuse, per cui l'acqua raccolta veniva poi smistata nelle cisterne sotterranee che mantenevano l'acqua al fresco impedendone l'evaporazione. Da qui si irrigavano poi i campi più lontani dal fiume.

Alcuni metodi dovevano essere conosciuti anche dai contadini perchè in epoche molto arcaiche esistevano sistemi simili per reperire l'acqua, ma coi cambiamenti religiosi e di potere questi accorgimenti svanirono nel nulla. Comunque i romani questi segreti e molti altri li conoscevano bene e Severo investì grossi capitali per realizzarli, in grande e con infiniti accorgimenti e ideazioni come solo i romani sapevano fare.

Severus aveva aggiunto olio d'oliva gratuito per l'approvvigionamento alimentare di Roma (Annona) e dette a Lepcis Magna di un magnifico centro. Tuttavia, non tutti erano convinti della saggezza di queste decisioni. Lo storico Cassio Dione, governatore della provincia di Africa nel 223, lo riteneva denaro sprecato, ma ebbe torto.

I legionari in pensione ricevettero appezzamenti di terra lungo il fiume, nelle zone aride tra le oasi e la campagna delle tre città. Altri coloni erano nomadi, ma si dettero alla vita sedentaria. Da 220 giunsero anche gli immigrati provenienti dalla Siria. Infatti il miracolo avvenne. I romani trasformarono una zona predesertica in una gigantesca oasi, ricca e verdeggiante.

I legionari della terza legione gallica, già sciolta dall'imperatore Eliogabalo, vennero aggiunti alla III Augusta. In questo modo, la Tripolitana divenne un paese multietnico.  I soldati a Bu Njem veneravano il Dio romano Giove insieme alla Dea Cannaphar libica e al Dio Ammon.
Si ebbe un grande sviluppo per le colture e per i commerci, tutto dovuto alle dighe e alle cisterne edificate dai romani, che ancora oggi sono visibili, come lo sono i confini dei campi quadrati che gli ispettori romani avevano misurato.

PORTA ROMANA A GOLAHIA
Si possono anche vedere i mausolei edificati con un misto tra architettura classica e stile nativo con rappresentazioni di attività agricole e di pesca. Uno spreco di denaro, secondo Cassio Dione, fu pure la basilica di Settimio Severo a Leptis Magna.

Gli investimenti dovevano effettivamente essere considerevoli. Ad esempio, le porte delle chiuse erano di legno di quercia, che deve essere stato importato dai monti dell'Atlante. Ma i rendimenti furono notevoli. I contadini coltivavano cereali, datteri, fichi, olive e verdure. Avevano capre, dromedari, e una mucca o due ogni famiglia. Che ci fosse un insediamento di alberi con relativo taglio, si deduce dai bagni pubblici romani, come quello di Bu Njem.

Quindici anni dopo il giudizio negativo di Dio Cassio, la vitalità della nuova zona agricola era innegabile. Nel 238, il governatore Gordiano e suo figlio si ribellarono contro l'imperatore Massimino, ma furono presto sconfitti dalla III legione Augusta.

Tuttavia, gli eventi a Roma portarono all'adesione del nipote di Gordiano, e il giovane immediatamente sciolse l'unità responsabile della morte di suo padre e suo nonno. Ma i coloni dimostrarono che tipo di uomini erano: invece di allontanarsi, ora che l'esercito li aveva lasciati, decisero di rimanere e di fortificare le loro aziende agricole. Se Roma li aveva abbandonati, avrebbero fatto il lavoro da soli. Quella terra era la loro terra.

Delle masserie fortificate, chiamate Centenaria (sing. Centenarium) ne sono state identificate più di 2.000, come quelle in Gheriat ESH-Shergia, Qasr Banat, e Suq al-Awty. Ci doveva essere stata una pianificazione centralizzata a livello regionale, perché tutte sono simili e hanno una pianta quadrata, e si trovano solo nel Tripolitana. Inoltre erano collegate da una rete di torri.

IL LIMES

VALERIANO

Quando la III Legione Augusta venne nel 253 ricostituita da Valeriano (253 - 260), il sistema di difesa era diventato irriconoscibile. I contadini stavano armati nella terra di confine, e funzionavano al posto dei i presidi dei tre forti nelle oasi. Erano loro ad avvistare per primi i nemici, e subito li segnalavano alle altre aziende agricole.

Si erano così organizzati da poter respingere un piccolo esercito di nomadi, o comunque rallentarlo tanto a lungo da dare ai legionari il tempo per arrivare. Naturalmente i nomadi potevano superare i contadini e scontrarsi con la legione, ma non era facile senza poter avere accesso a un pozzo.

Al tempo di Costantino il Grande (306-337), questo sviluppo era stato completato. La civiltà di frontiera dei Tripolitanus Limes sopravvisse all'Impero Romano, anche se con qualche difficoltà, perché le città andarono in declino.

LIMES TRIPOLITANUS
Nel V sec. però i Tripolitanans dovettero combattere contro un nuovo nemico: i Vandali, una tribù europea che si era fatta strada combattendo attraverso la Gallia, Hispania, e Numidia e si erano stabiliti a Cartagine.

Per la prima volta da quando la Tripolitana era stata conquistata dai romani, divenne una vera e propria zona di guerra. Legionari a cavallo dovevano combattere contro guerrieri su dromedari. L'imperatore bizantino Giustiniano inviò il suo generale Belisario per ristabilire l'ordine.

Pose nuovi presidi di stanza nelle tre città. Le centenaria rimasero e alcune di loro divennero ville o parti del palazzo reale. La produzione di olio d'oliva aumentò e così la ricchezza della campagna, Questo però fece della Tripolitana un obiettivo  per Laguatan e l'espansione islamica.

Dall' XI secolo, quando due dinastie arabe, il Zirids e Fatimidi, furono coinvolti in una grande guerra, il sistema crollò. La Tripolitana con un territorio coperto con fichi, olive, risale, palme, e altri alberi da frutto, e venne devastata dagli arabi.

I contadini furono costretti a lasciare il paese, i frutteti vennero distrutti, ed i canali bloccati. A volte alcune culture perdono la capacità di vitalizzare e diventano culture di morte.

Ciò che per otto secoli era stata una provincia ricca della romana, bizantina, e poi un impero musulmano, ora è diventato di nuovo un deserto. Il declino della popolazione ha fatto sì che non ci fosse nessuno che potesse distruggere le antiche città, le centenaria, le torri di guardia, i forti. Essi sono stati semplicemente lasciati come erano, fino a nove secoli dopo il crollo.

Oggi i primi archeologi hanno iniziato a studiarli. Speriamo che oltre che studiarli li rimettano in piedi, perchè gli edifici possono essere risollevati interamente, visto che i mattoni erano a crudo, cioè cotti al sole, e in quei climi si mantengono eterni.

L'eccellente stato di conservazione rende le fortezze del Limes Tripolitanus unico. Un'altra ragione è che ci sono pochi posti su questo pianeta dove si può vedere l'immenso potere di un imperatore romano. Per proteggere la sua città natale, Settimio Severo ha cambiato un intero ecosistema, e il risultato è durato per più di otto secoli. Per questa dimostrazione di potere, il mondo antico non offre parallelo.


BIBLIO

- Salvatore Aurigemma - Notizie archeologiche sulla Tripolitania - Bertero - Roma - 1915 -
- Salvatore Aurigemma - Tripoli e le sue opere d'arte - Alfieri - Roma -1927 -
- S. Rinaldi Tufi - Archeologia delle province romane - Roma - 2007 -
- Salvatore Aurigemma - Tripolitania. in due volumi - Istituto poligrafico dello Stato - Roma - 1960 - 1962 -
- Salvatore Aurigemma - L'Arco quadrifronte di Marco Aurelio e di Lucio Vero in Tripoli - a cura di Antonino Di Vita. Department of Antiquities - Tripolis - 1970 -

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