MOSTRA VIRGO |
Agrippa oltre ad essere ingegnere era un generale dell'esercito, ma la cosa è dubbia perchè le acque sorgive, situate all'VIII miglio della via Collatina, sono particolarmente pure e prive di calcare.
Però si dice che invece l'acqua Vergine fosse così chiamata proprio per la leggerezza delle sue acque, leggerezza in parte oggi perduta a causa degli inquinamenti.
Alcuni dicono che fu proprio Agrippa che scoprì presso la località di Salone a circa 26 Km dalla città e a pochi chilometri dal corso del Fiume Aniene, una sorgente di acqua purissima, mentre rientrava a Roma dopo la vittoriosa battaglia di Azio contro Antonio e Cleopatra.
Comunque l'acquedotto fu completato il 9 giugno del 19 a.c.. (Ovid, Fast. I.464; ex Pont. I.8.38; Frontinus, de aquis I.4, 10, 18, 22; II.70, 84; Seneca, Ep. 83.5; Mart. V.20.9; Plin. NH XXXI.42; XXXVI.121, che lo attribuì erroneamente al 33 a.c.., e in associazione col rivus Herculaneus with it; vedi Aqua Marcia; Stat. Silv. I.5.26; Cass. Dio LIV.11). da Agrippa per alimentare le Terme pubbliche a Campo Marzio da lui costruite.
PERCORSO DELL'AQUA VIRGO |
Era il più basso di tutti gli acquedotti, tranne l'Appia e la Alsietina.
Aveva un percorso di circa 20 km., correva quasi interamente sotterranea, da un condotto che è ancora in uso, fino a raggiungere gli Horti Lucullani sul Pincio, su cui aveva la piscina limaria, aggiunta però dopo il tempo di Frontino (I.22).
I cippi, eretti da Tiberio (36-37 dc) e Claudio (44-45 dc) sono stati ritrovati fino a questo punto, infatti due sono stati reperiti a Villa Medici.
Da questo punto l'acquedotto, che correva verso sud lungo il fianco della collina, e nei pressi di Via Capo le Case, voltò a sud-ovest e corse su archi per 700 passi.
All'altezza degli Horti Luculliani, tra la chiesa di Trinità dei Monti e villa Medici, il condotto, fin qui sotterraneo, passava quindi ad est del Campus Agrippae e poi voltava verso ovest (Vicus Capralicus). dove continuava su arcate, alcune ancora visibili in via del Nazareno.
Traversava quindi la zona della Fontana di Trevi e via del Corso, percorrendo una strada che si diramava da via Lata (via del Corso) con un'arcata poi trasformata in Arco di Claudio, dove si ricorda il suo restauro da Claudio nel 46 dopo i danni causati dall' Amphitheatrum Caligulae.
Dopo aver superato la facciata nord del Saepta (l'Arcus ... finiva in Campo Martio di fronte al Saeptorum, Frontino I.22), continuava per piazza di S.Ignazio (sotto la cui facciata sono stati ritrovati gli archi) e a via del Seminario trovava il suo castello terminale.
MOSTRA ACQUA VERGINE |
Come la Marcia, la sua portata è stata in gran parte deviata per usi privati al tempo di Nerone (Plin. NH XXXI.41).
Un restauro da Costantino è registrato in un'iscrizione trovata in via Nazionale, ovviamente non vicino alla posizione originale (CIL VI.31564).
Nel 537, durante un assedio, vi fu un tentativo dei Goti l'assedio di utilizzare il suo canale sotterraneo come un passaggio per la città, dopo aver tagliato l'acqua sia da esso che da altri acquedotti, come ci narra Procopio (BG II.8.1-11).
Da un itinerario romano dell'VIII sec. si nota la fontana terminale dell'Acqua Vergine, segno che l'acquedotto non serviva più le terme di Agrippa.
La fontana, composta di tre piccole vasche addossate ad un edificio che era il castello terminale, è quella che diverrà la splendida Fontana di Trevi.
L'acquedotto è tuttora funzionante e il suo speco è anche navigabile in barca, ma viene progressivamente intubato in strutture di cemento e la sua acqua è stata inquinata dall'incontrollata urbanizzazione.
Purtroppo ormai l'acqua vergine, che era la migliore di Roma, ha subito un tale inquinamento che ora viene utilizzata solo per alimentare alcune delle più celebri fontane romane quali la Fontana di Trevi, la Barcaccia e la Fontana dei Fiumi. Aveva una portata di 1.202 litri al secondo.
RODOLFO LANCIANI
1467, 25 ottobre. DVCTVS VIRGINIS. Pagamento a M°. Salvato per opere « in fodieudo et excavando conductum aque Trivii » Mand. e. 43'. Se la notizia si riferisce al condotto maestrale, e non a qualche ramo secondario, è probabile che i lavori abbiano avuto luogo presso o sotto il monte delle Gioie in via Salaria, nella roccia del quale sono anche scavate le catacombe di Priscilla, e l' ipogeo dei Glabrioni. Vedi Bull, com., tomo XIX, a. 1891, p. 323: e il Marliano, ediz. Tetti 1622, p. 237: « il condotto antico ... è in gran parte caduto : quella eh' hoggi si vede, si piglia vicino a Ponte Salaro da un Fonte, onero lago, posta sopra un monte che volgarmente si dice il monte di Zoe".
La forma Virginis come nome dell'acquedotto Vergine è spesso citata in documenti dell'VIII-X sec. (cfr. Eins 2.5;. 4.4;. Lun LI455-456, 467). L'acquedotto venne riparato da Adriano I (LPD I.505). Anche un autore del 955, parla della Arcus Claudii come Arcora (Kehr I.63, 6; ASRSP 1889, 268).
Nel 1453 Niccolò V lo restaurò, e portò l'acqua fino alla fontana di Trevi, dove il suo termine attuale è nella bella fontana di Niccolò Salvi (1744). Venne poi riparato da Sisto IV, ma nel 1570 è stato completamente ricostruito da Pio V. I suoi successori, e specialmente Gregorio XIII, costruì molte fontane rifornite dalla Vergine. Il basso livello di resa rese però impossibile rifornire i quartieri alti di Roma.
DVCTVS VIRGINIS. « Fra la piazza di Sciarra e la guglia di S. Manto vi era un poco di chiesetta di S. Antonio molto vecchia, e volendovi fare una tomba vi scopersero gran massicci di quadri di peperini; e ne trovarono tanta copia che, dell'esito di essi, ne rifecero di nuovo la detta chiesa » (Vacca, Mem. 91)
Il giorno 9 febbraio, 1566 nei lavori di adattamento della villa del cardinale di Montepulciano, descritti nel paragrafo precedente, fu trovato il primo cippo iugerale della Vergine, restituito da Claudio fra gli anni 44 / 45. Vedi CIL. VI, n. 1254. Nell'istessa occasione deve essere tornato in luce il cippo n. 1253, restituito da Tiberio fra gli anni 36 / 37.
Nella mia opera sulle Acque, ho dimostrato come la terminazione iugerale dell' aquedotto vergine cominciasse, non dalla piazza di San Macuto (arcus finiuntur in Campo Martio secundum frontem Septorum, Frontin. I, 22), ma dal bottino, o piscina, o serbatoio, o castello di distribuzione, i cui avanzi, delineati dal Fabretti nella tav. XVII della seconda dissertazione de Aquis, e copiati dal Canina nella tav. CCCXXXI del quarto tomo degli Edifisii, sono stati distrutti or fa poco tempo, per la costruzione dell' ascensore del Pincio. Ne è però rimasto il nome (vicolo del Bottino).
BIBLIO
- Antonio Nibby - Vergine - Aqua Virgo - Acqua di Trevi - Analisi storico-topografica-antiquaria della Carta de' Dintorni di Roma -Tomo III - Roma -Tipografia delle Belle Arti -1849 -
- Romolo Augusto Staccioli - Acquedotti, fontane e terme di Roma antica - Roma - Newton & Compton Editori - 2002 -
- Pier Luigi Tucci - Tra il Quirinale e l'Acquedotto Vergine sulla pianta marmorea severiana: i frammenti - Analecta Romana Instituti Danici 23 - 1996 -
- Navigating the Aqua Virgo from under the Spanish Steps - Aqueduct Hunter -
- Wilhelm von Wölfel - Brunnen - Brücken - Aquädukte - Berichte zum Bauen in der Antike - In: Bautechnik - 1997 -
- Lucos Cozza - L'opera di Thomas Ashby e gli acquedotti di Roma (con A. Claridge) - Il trionfo dell'acqua - Atti del convegno "Gli antichi acquedotti di Roma, problemi di conoscenza, conservazione e tutela" - Roma - Comune di Roma - A.C.E.A - 1992 -
- Lucos Cozza - L'opera di Thomas Ashby e gli acquedotti di Roma (con A. Claridge) - Il trionfo dell'acqua - Atti del convegno "Gli antichi acquedotti di Roma, problemi di conoscenza, conservazione e tutela" - Roma - Comune di Roma - A.C.E.A - 1992 -
3 comment:
Bello e interessante - bravo
Molto ben fatto un'illustrazione ottima dell'acquedotto vergine bravi
Alla Barcaccia c'è una piccola passerella dove si può bere perché se è così inquinata?
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