VEDUTA DALLA COENATIO DI NERONE |
(Plinio, Storia Naturale, XXXII, 54)
RICOSTRUZIONE DELLA COENATIO DI NERONE |
Altro che grattacieli o la Torre Eiffel o il fungo dell'Eur, Da lì si gustava una panorama che nessun altro mortale poteva: era la vista dall'alto di tutta la splendida antica Urbe, con un moto girevole che poteva sorprendere e incantare, non solo i suoi abituali ospiti, ma soprattutto quelli stranieri, a cominciare dagli ambasciatori, che rimanevano abbagliati da un meccanismo e un panorama unici al mondo: ingegneria e bellezza artistica inimmaginabile all'epoca, come è inimmaginabile ancora oggi.
Le fonti antiche raccontano di un luogo bellissimo per le decorazioni e la vista sui meravigliosi monumenti romani. dove banchettare e intrattenere illustri ospiti sotto una cascata continua di petali di fiori.
" Ebbene, gli archeologi l'hanno trovata, proprio sul Palatino, e in modo del tutto casuale, durante uno scavo preliminare di consolidamento nell'area della cosiddetta Vigna Barberini, progettato e condotto dalla soprintendenza archeologica, in collaborazione con l'equipe di Françoise Villedieu, iniziato a giugno, ma concentratosi negli ultimi quindici giorni, e che da oggi continuerà grazie ai fondi straordinari frutto della gestione commissariale dell'area archeologica centrale, pari a circa 200 mila euro. "
Le fonti antiche raccontano di un luogo bellissimo per le decorazioni e la vista sui meravigliosi monumenti romani. dove banchettare e intrattenere illustri ospiti sotto una cascata continua di petali di fiori.
Nel 2009, gli scavi sul Palatino a Roma condotti da un gruppo di archeologi italiani e francesi guidati da Francoise Villedieu, direttore di ricerca del Centro di Camille Jullian, portarono in parte alla luce tra l'altro i resti di un notevole edificio di Nerone.
RICOSTRUZIONE DELLA STRUTTURA CHE SORREGGEVA LA COENATIO DI NERONE |
Di questo ci sono solo un paio di impronte, a quanto pare corrispondente ad un meccanismo utilizzato per consentire la rotazione del pavimento della sala da pranzo principale della Domus Aurea, sala di cui parla Svetonio, storico e biografo di Nerone.
La scoperta venne annunciata dal soprintendente archeologico di Roma Angelo Bottini e dalla direttrice del Palatino, Mariantonietta Tomei. Dallo scavo emerge un possente pilone circolare, una sorta di torre di quattro metri di diametro rivestita di mattoncini laterizi, alta circa dieci metri, presumibilmente il perno della "coenatio rotunda" il padiglione per banchetti voluto da Nerone e realizzato tra il 64 e il 68 d.c., dopo l'incendio di Roma, per coronare un suo sogno di grandezza nella sua Domus Aurea del Palatino.
Alla torre è collegato un sistema di doppi archi a raggiera (di cui ne sono visibili sette, quattro al livello superiore e tre all'inferiore) che erano deputati a sorreggere una piattaforma circolare di almeno sedici m di diametro. Quello che si reputa il piano mobile di appoggio ha rivelato una presenza strabiliante: tre cavità semicircolari di 23 cm di diametro, che hanno rimandato a un meccanismo sferico su cui poggiava il pavimento di legno e che, grazie al congegno, poteva girare spinto da un sistema idraulico, probabilmente un mulino ad acqua.
Col movimento della sala girevole si poteva spaziare sulla valle del Colosseo e dal Campidoglio all'Aventino. "La Coenatio Rotunda" poteva ben legarsi, nella follia di Nerone, alla simbologia del sole cui egli si assimilava.
Non è difficile immaginare che il posto occupato dall'Imperatore sia stato quello in direzione del Sole, in modo che nel convivio con gli altri la posizione del principe fosse perennemente a coincidere con quella Solare, anche quando il Sole era tramontato o era invisibile.
Non a caso sembra si sia fatto effigiare nella statua-colosso di Elio che si ergeva gigantesca accanto al Colosseo, da cui appunto l'anfiteatro flavio prese il nome.
Prima si riteneva che la rotonda corrispondesse alla Sala ottagona della Domus Aurea sul Colle Oppio, si pensava che ruotasse il soffitto.
Ma è certo è che per girare doveva trattarsi una struttura leggera, di legno con rivestimenti di stoffa, una specie di padiglione da giardino. Questa possente torre, unico esempio in archeologia, con i suoi quattro m di diametro e un fantastico sviluppo di arcate, sembra davvero rispondere alla descrizione di Svetonio, sembra essere la struttura che sosteneva la Coenatio neroniana.
" Siamo stati fortunati. È una scoperta casuale, ma ci ha restituito una struttura senza paragoni ", dice emozionata la direttrice del Palatino, Mariantonietta Tomei.
" Da tempo cercavamo la Domus Aurea sul Palatino, secondo la descrizione delle fonti, ma finora con scarsi risultati. Ho sempre pensato che qui su questa terrazza della Vigna Barberini ci potesse essere l'affaccio panoramico di Nerone. E oggi a indicarci che è una struttura d'epoca neroniana sono tanti indizi chiave.
La tecnica edilizia, le dimensioni, la disposizione in asse con le strutture già note della Domus Aurea, la tipologia raffinata e portentosa della torre con le arcate, sono tutti dettagli che possono avvalorare una datazione all'epoca neroniana e l'ipotesi della coenatio.
Sappiamo che Nerone aveva due architetti eccezionali che, per citare le fonti, facevano quello che in natura era impossibile, Severo e Celere. Questi hanno fatto architetture di una tale raffinatezza tecnica che ora attendiamo con trepidazione di scoprire il segreto del meccanismo di rotazione. Dovremo scoprire cosa c'è dentro il pilone ".
Gli scavi continueranno per tutto l'autunno, anche perché l'intera struttura, ancora in parte interrata, potrebbe estendersi per circa sessanta m di lunghezza. La speranza è di rendere la "coenatio rotunda" una tappa del percorso di visita del Palatino.
L’edificio, solo parzialmente scavato, fa parte di un complesso molto più grande, probabilmente un padiglione finora sconosciuto della Domus Aurea, perché in asse con le strutture già note della stessa Domus. L’intera struttura potrebbe estendersi su circa 60 m di lunghezza. Di questa rotonda è attualmente visibile un tratto del muro perimetrale, dello spessore di 2,10 m, che disegna un cerchio di 16 m di diametro. Al centro si erge, su oltre 10 m di altezza, un massiciio pilone di 4 m di diametro.
Pilone e muri perimetrali sono collegati da due serie sovrapposte di archi a raggiera che coprono, un primo e un secondo piano. Sono attualmente visibili 7 archi: 4 del livello superiore, di cui uno solo è integro, e 3 di quello inferiore. Al piano superiore si aprono una porta e una finestra.
Queste murature in laterizio, precise e solide come solo i romani sapevano fare (ma cominciarono a perdere le capacità già nel tardo impero) sono "stranamente" prive di rivestimenti decorativi. I romani decoravano tutte le opere edili sia pubbliche che private, Nerone poi non lesinava per la sua domus.
E' evidente che tale struttura era solo di servizio, come la sala macchine di una nave.
Sulla torre non non vi sono tracce di copertura nè di inizio di altri muri. L’unica particolarità è la presenza di 3 incassi circolari, delle cavità semi-sferiche di 23 cm di diametro, riempiti di una sostanza scura, probabilmente un lubrificante, non ancora identificata, da analizzare.
L'insieme degli incassi, della forma circolare del fabbricato e della enorme potenza del pilone centrale, che non ha riscontro altrove, fa puntare decisamente alla presenza di un pavimento probabilmente ligneo poggiato su meccanismi sferici che gli trasmettevano il moto di rotazione. Anche la datazione è compatibile: dopo l’incendio del 64 d.c. e prima della "damnatio memoriae" di Nerone cominciata con i Flavi.
La tradizione del resto aveva tramandato che gli architetti Celere e Severo avessero creato un ingegnoso meccanismo, mosso da schiavi, che faceva ruotare il soffitto della cupola come i cieli astronomici, mentre veniva spruzzato profumo e petali di rosa cadevano sui partecipanti al banchetto, ne cadevano tanti che un ospite, forse allergico ai fiori, ne fu addirittura asfissiato.
RICOSTRUZIONE DEI MECCANISMI CHE FACEVANO RUOTARE LA STANZA MEDIANTE SFERE METALLICHE |
Non è difficile immaginare che il posto occupato dall'Imperatore sia stato quello in direzione del Sole, in modo che nel convivio con gli altri la posizione del principe fosse perennemente a coincidere con quella Solare, anche quando il Sole era tramontato o era invisibile.
ED ECCO IL RITROVAMENTO IN LOCO DI DUE SFERE METALLICHE CON SUPPORTO LIGNEO |
Prima si riteneva che la rotonda corrispondesse alla Sala ottagona della Domus Aurea sul Colle Oppio, si pensava che ruotasse il soffitto.
Ma è certo è che per girare doveva trattarsi una struttura leggera, di legno con rivestimenti di stoffa, una specie di padiglione da giardino. Questa possente torre, unico esempio in archeologia, con i suoi quattro m di diametro e un fantastico sviluppo di arcate, sembra davvero rispondere alla descrizione di Svetonio, sembra essere la struttura che sosteneva la Coenatio neroniana.
I VARI LIVELLI DELLA PIATTAFORMA ROTANTE |
" Da tempo cercavamo la Domus Aurea sul Palatino, secondo la descrizione delle fonti, ma finora con scarsi risultati. Ho sempre pensato che qui su questa terrazza della Vigna Barberini ci potesse essere l'affaccio panoramico di Nerone. E oggi a indicarci che è una struttura d'epoca neroniana sono tanti indizi chiave.
La tecnica edilizia, le dimensioni, la disposizione in asse con le strutture già note della Domus Aurea, la tipologia raffinata e portentosa della torre con le arcate, sono tutti dettagli che possono avvalorare una datazione all'epoca neroniana e l'ipotesi della coenatio.
Sappiamo che Nerone aveva due architetti eccezionali che, per citare le fonti, facevano quello che in natura era impossibile, Severo e Celere. Questi hanno fatto architetture di una tale raffinatezza tecnica che ora attendiamo con trepidazione di scoprire il segreto del meccanismo di rotazione. Dovremo scoprire cosa c'è dentro il pilone ".
LA MONETA SEMBRA CHE RITRAGGA LA COENATIO "MAC (machina) AUG (Augusta)" |
L’edificio, solo parzialmente scavato, fa parte di un complesso molto più grande, probabilmente un padiglione finora sconosciuto della Domus Aurea, perché in asse con le strutture già note della stessa Domus. L’intera struttura potrebbe estendersi su circa 60 m di lunghezza. Di questa rotonda è attualmente visibile un tratto del muro perimetrale, dello spessore di 2,10 m, che disegna un cerchio di 16 m di diametro. Al centro si erge, su oltre 10 m di altezza, un massiciio pilone di 4 m di diametro.
Pilone e muri perimetrali sono collegati da due serie sovrapposte di archi a raggiera che coprono, un primo e un secondo piano. Sono attualmente visibili 7 archi: 4 del livello superiore, di cui uno solo è integro, e 3 di quello inferiore. Al piano superiore si aprono una porta e una finestra.
I RESTI DELLA STRUTTURA |
E' evidente che tale struttura era solo di servizio, come la sala macchine di una nave.
Sulla torre non non vi sono tracce di copertura nè di inizio di altri muri. L’unica particolarità è la presenza di 3 incassi circolari, delle cavità semi-sferiche di 23 cm di diametro, riempiti di una sostanza scura, probabilmente un lubrificante, non ancora identificata, da analizzare.
L'insieme degli incassi, della forma circolare del fabbricato e della enorme potenza del pilone centrale, che non ha riscontro altrove, fa puntare decisamente alla presenza di un pavimento probabilmente ligneo poggiato su meccanismi sferici che gli trasmettevano il moto di rotazione. Anche la datazione è compatibile: dopo l’incendio del 64 d.c. e prima della "damnatio memoriae" di Nerone cominciata con i Flavi.
GLI SCAVI |
"Nerone tenne le feste migliori di tutti i tempi," spiegò l'archeologo Wallace-Hadrill ad un giornalista alla riapertura della Domus Aurea nel 1999, dopo anni di chiusura per restauri. "Trecento anni dopo la sua morte, durante gli spettacoli pubblici, venivano ancora distribuiti gettoni con la sua effige, un "souvenir" del più grande showman di tutti." Nerone, ossesso dall'ellenismo e dalla sua arte, probabilmente organizzava le sue feste per stupire e incantare.
- Una sala che ruotava, imitando il movimento della terra. E' l'ultima magia archeologica della Domus Aurea restituita dagli scavi sul Palatino.
La sala potrebbe essere la 'coenatio rotunda' descritta da Svetonio nella 'Vita dei Cesari'. La scoperta e' stata annunciata oggi dalla Soprintendenza speciale per i Beni archeologici di Roma.
Finora, da molti studiosi quello stesso sito era stato identificato nella Sala Ottagonale, sul Colle Oppio. Ora sul Palatino e' emersa un'altra verità archeologica. "
La sala potrebbe essere la 'coenatio rotunda' descritta da Svetonio nella 'Vita dei Cesari'. La scoperta e' stata annunciata oggi dalla Soprintendenza speciale per i Beni archeologici di Roma.
Finora, da molti studiosi quello stesso sito era stato identificato nella Sala Ottagonale, sul Colle Oppio. Ora sul Palatino e' emersa un'altra verità archeologica. "
Il film di cui appresso mostra il lavoro di ricostruzione svolto dagli archeologi dalla costruzione di massa circolare.
Le tecniche ed i meccanismi utilizzati sono spiegati con animazioni, disegni e schizzi.
Fonte:— Roma, “Une folie de Néron,” Dr. Françoise Villedieu | Le Centre national de la recherche scientifique, Paris, France (12/03/2014).
Le tecniche ed i meccanismi utilizzati sono spiegati con animazioni, disegni e schizzi.
Fonte:— Roma, “Une folie de Néron,” Dr. Françoise Villedieu | Le Centre national de la recherche scientifique, Paris, France (12/03/2014).
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