«...ludos ex industria parat Neptuno equestri sollemnes; Consualia vocat. Multi mortali convenere, studio etiam videndae novae urbis, maxime proximi quique, Caeninenses, Crustumini, Antemnates; iam Sabinorum omnis moltitudo cum liberis ac coniugibus venit.»
« (Romolo) predispose ad arte solenni giochi in onore di Nettuno equestre, giochi cui diede nome di Consuali... Accorse un gran numero di persone, anche per la curiosità di vedere la nuova città, e particolarmente i più vicini: i Ceninesi, i Crustumini, gli Antemnati. E venne anche, praticamente al completo, con mogli e figli, la popolazione dei Sabini. »
(Tito Livio, Ab Urbe condita libri, I, 9, Newton Compton, Roma, 1975)
I Consualia erano delle feste dedicate a Conso, Dio dei granai e degli approvvigionamenti. La prima veniva celebrata il 7 luglio, la seconda 21 agosto, durante il periodo del raccolto, e la terza il 15 dicembre. Questa ultima era la festività più importante, detta infatti "Grandi Consualia". Tutti i riti si svolgevano davanti a un altare sotterraneo del Circo Massimo, portato in superficie in occasione della festa.
La festa di metà dicembre solennizzava la fine dei lavori dei campi, quando si riponeva il raccolto. Sulla scorta degli antichi calendari si può ipotizzare che le Calende di dicembre durassero quattro giorni. Questa importante festività si svolgeva il 21 agosto (Consualia) e il 15 dicembre (grandi Consualia) di ogni anno, cioè al termine della raccolta e della semina.
Secondo Dionigi, il Dio Conso, da molti identificato nel Neptunus Equestris, ovvero nel Dio Nettuno protettore degli equini, veniva celebrato con corse di asini, cavalli o muli, cui assistevano anche gli equini non concorrenti, agghindati con ornamenti floreali e per quel giorno esentati da ogni lavoro.
Mentre nella festa di Luglio erano previsti dei Ludi Circensi, con le corse dei muli, mentre cavalli e asini restavano a riposare incoronati da ghirlande, nella festa di dicembre partecipavano muli, cavalli e asini, con gare continue che prendevano l'intera giornata.
La dedica a Nettuno equestre fu determinata da Romolo:
« Predispose ad arte solenni giochi in onore di Nettuno equestre, giochi cui diede nome di Consuali. Accorse un gran numero di persone, anche per la curiosità di vedere la nuova città, e particolarmente i più vicini: i Ceninesi, i Crustumini, gli Antemnati. E venne anche, praticamente al completo, con mogli e figli, la popolazione dei Sabini. »
(Tito Livio, Ab Urbe condita)
Evidentemente era stato importato dalla Grecia il culto di Nettuno come Dio dei cavalli da guerra, che si dice di derivazione iperborea. Quando ad Atene i cittadini dovettero scegliere se dedicare il Partenone ad Atena o a Nettuno, i due Dei furono invitati a portare un dono alla città e il miglior dono avrebbe determinato il vincitore.
Atena portò l'olivo simbolo i pace e Nettuno il cavallo da guerra. Gli ateniesi scelsero la pace e Romolo, a cui la guerra piaceva molto, decise di dedicare la festa più a Nettuno che a Conso, ma comunque sia Consus che sua moglie Ops vennero sempre inclusi nella festa.
« Predispose ad arte solenni giochi in onore di Nettuno equestre, giochi cui diede nome di Consuali. Accorse un gran numero di persone, anche per la curiosità di vedere la nuova città, e particolarmente i più vicini: i Ceninesi, i Crustumini, gli Antemnati. E venne anche, praticamente al completo, con mogli e figli, la popolazione dei Sabini. »
(Tito Livio, Ab Urbe condita)
Evidentemente era stato importato dalla Grecia il culto di Nettuno come Dio dei cavalli da guerra, che si dice di derivazione iperborea. Quando ad Atene i cittadini dovettero scegliere se dedicare il Partenone ad Atena o a Nettuno, i due Dei furono invitati a portare un dono alla città e il miglior dono avrebbe determinato il vincitore.
Atena portò l'olivo simbolo i pace e Nettuno il cavallo da guerra. Gli ateniesi scelsero la pace e Romolo, a cui la guerra piaceva molto, decise di dedicare la festa più a Nettuno che a Conso, ma comunque sia Consus che sua moglie Ops vennero sempre inclusi nella festa.
GIUSEPPE MARCHETTI LONGHI
Ludi e Circhi nell'antica Roma.
"In mezzo alla valle Murcia un'antichissima ara di Conso, protettore dei cavalli e dei muli, che, durante tali feste, venivano inghirlandati di fiori, era il centro di tali cerimonie, ed in quei giorni di dicembre, nei quali celebravansi appunto le Consualia, scoprivasi, essendo nel resto dell'anno interrata, per simboleggiare il seme, che si confida in grembo alla terra, mentre al simulacro di Saturno, Dio della generazione, identificato con Conso, scioglievansi le bende di lana, che ne avvolgevano i piedi nel concetto che, similmente, dovessero sciogliersi i vincoli naturali, che trattengono il seme fino al germoglio, e che l'atto simbolico fosse una tacita invocazione al nume per lo sviluppo del seme stesso.
Gli scarsi pastori e agricoltori, abitanti dei colli circostanti, e dei vicini villaggi e i cittadini delle città Albane, venuti per la ricorrenza, assisi sa gli erbosi declivi dell'Aventino e del Palatino, rappresentavano già, in mezzo al verde ed ai fiori dei colli, coronati ancora di boschi, la futura massa imponente di centinaia di migliaia di cittadini, assisa su le marmoree gradinate, costruite sui declivi medesimi, e coronate in cima dai loggiati imperiali del Palatino, ο dai marmorei tempi del Sole, di Diana, di Giunone Regina su le falde e le cime dell'Aventino. "
Era la festa in onore di Conso, "il sotterrato", con evidente allusione all'ara sepolta nel Circo Massimo. L’etimologia sembra di derivazione sabina o etrusca, da condere (seppellire, piantare, nascondere). Secondo un’altra interpretazione, Conso sarebbe il Dio delle riunioni segrete, facendone derivare il nome da consilium (luogo dove ci si riunisce insieme).
Alcuni studiosi hanno dedotto che il termine Conso derivasse sia dal Sotterramento che dal Consiglio dei coltivatori. Essi partono dal fatto che anticamente vi fosse una specie di consiglio degli agricoltori per cui una parte del raccolto non veniva consumato ma posto cumulativamente da tutti i contadini in una cassa che veniva poi sotterrata e custodita nel tempio. Al momento della semina veniva dissotterata e distribuita, e ciò serviva ad evitare le carestie a seguito di un raccolto molto scarso.
Il culto più antico riguardava la Dea Ops Consiva (Dea Opi), così chiamata perchè il suo altare era appunto sepolto sotto la terra, a indicare il suo culto misterico. La Dea Vergine (cioè senza marito) dette alla luce il Dio Conso, che divenne il suo paredro e inseminò la Dea Consiva in qualità di Madre Terra.
In questo mito il Dio rappresenta il seme figlio della pianta che sotterrato torna a nuova vita. Il rito prevedeva processioni e sacrifici ad ambedue gli Dei, nonchè banchetti e giochi solenni nel Circo Massimo con ampie scommesse.
Vi partecipava in massa la classe degli equites che considerava questa festa come propria essendo questi combattenti a cavallo (alae). Per l'occasione indossavano le armature e le vesti migliori, nonchè gli anelli d'ordinanza e le onorificenze acquisite. Il loro ingresso ne circo era una specie di parata militare a cui i romani dedicavano grandi applausi ed acclamazioni.
Col tempo il culto di Ops si affievolì e invece si rafforzò il culto di Conso che prese tutti gli attributi della Dea, a cominciare dall'ara, che da interrata divenne sotterranea, anche perchè era più semplice). Sembra infatti che nei tempi dell'impero l'ara venisse fatta scivolare su una specie di zattera su quattro ruote che la facesse risalire all'aperto, il che permise di sostituire l'ara di legno con un'ara di marmo.
Nel 1526 B. Marliani riporta un ritrovamento nell'area dell'attuale edificio di culto "...repertum est sacellumin ipso circo, post divae Anastasiae templum.." alludendo al rinvenimento di un'ara di Conso con il suo sacello, giusto dietro la basilica dell'Anastasis (S. Anastasia ai Cerchi).
Poichè detta Chiesa giace accanto al Circo Massimo è possibile che fosse lì sotterrata l'antica ara, che anzi venendo spostata in età imperiale in un sotterraneo, è facile che fosse spostata dal circo ad una zona ad esso adiacente.
Pertanto la festa, nata come contadina, divenne soprattutto festa dell'esercito, fanti compresi, perchè tutti i legionari dovevano saper andare a cavallo. Tuttavia, essendo dicembre un mese che segnava l'inizio del riposo della terra e pertanto anche dei contadini, questi facilmente giungevano a Roma per assistere alla festa e soprattutto alle corse degli equini.
IL CULTO DI CONSO
"I Giochi Consuali – o Consualia, sono celebrazioni istituite da Romolo in onore di Conso che si svolgevano il 7 luglio, il 21 agosto e il 15 dicembre. Conso è la divinità del raccolto e dei granai sotterranei, Il suo altare era interrato nei pressi del Circo Massimo e veniva scoperto solo in occasione delle cerimonie.
Questo perché si diceva che lo stesso Romolo lo avesse rinvenuto nel sottosuolo. La statua di Conso era circondata da quelle di altre antiche divinità agresti come Segesta e Tutilina. La festività invernale dedicata segnava la fine del raccolto e l’inizio dell’inverno: il flamen quirinalis e le vergini vestali offrivano al dio le primizie; muli e cavalli, animali a lui sacri, venivano fatti gareggiare adornati di ghirlande.
A questo proposito, esiste una correlazione fra Conso e Poseidone, visto che la divinità romana è anche chiamata Nettuno Equestre: Plutarco, Diongi d’Alicarnasso, e lo Pseudo Asconio, dicono che Nettuno Equestre e Conso erano nomi diversi per la stessa divinità. Fu nel corso delle gare equestri dei Consualia che i Romani rapirono le donne sabine per fondare la propria nazione.
Circa l’etimologia, la derivazione sembra sabina o etrusca, da condere (seppellire, piantare, nascondere). Secondo un’altra interpretazione, Conso sarebbe il dio delle riunioni segrete, facendone derivare il nome da consilium (luogo dove ci si riunisce insieme) che esprime l’idea di “seduti” (con senti), “stare insieme” (con somma) o forse “chiamati insieme” (con calare), da non confondere con il termine “consiglio”.
Ne deriva la collocazione di Conso come membro del Dii Consentes (Dii Complices), il Concilio degli Dei, formato da sei Dei e sei Dee che aiutavano Giove nel prendere grandi decisioni come quella di distruggere Troia o Atlantide. Questa tradizione è dovuta agli Etruschi, ma è anche ampiamente attestata in Grecia."
BIBLIO
- Tito Livio - Ab Urbe condita libri - I, 9 - Newton Compton - Roma - 1975 -
- Dionigi di Alicarnasso - Antichità romane - II -
In questo mito il Dio rappresenta il seme figlio della pianta che sotterrato torna a nuova vita. Il rito prevedeva processioni e sacrifici ad ambedue gli Dei, nonchè banchetti e giochi solenni nel Circo Massimo con ampie scommesse.
Vi partecipava in massa la classe degli equites che considerava questa festa come propria essendo questi combattenti a cavallo (alae). Per l'occasione indossavano le armature e le vesti migliori, nonchè gli anelli d'ordinanza e le onorificenze acquisite. Il loro ingresso ne circo era una specie di parata militare a cui i romani dedicavano grandi applausi ed acclamazioni.
Col tempo il culto di Ops si affievolì e invece si rafforzò il culto di Conso che prese tutti gli attributi della Dea, a cominciare dall'ara, che da interrata divenne sotterranea, anche perchè era più semplice). Sembra infatti che nei tempi dell'impero l'ara venisse fatta scivolare su una specie di zattera su quattro ruote che la facesse risalire all'aperto, il che permise di sostituire l'ara di legno con un'ara di marmo.
Nel 1526 B. Marliani riporta un ritrovamento nell'area dell'attuale edificio di culto "...repertum est sacellumin ipso circo, post divae Anastasiae templum.." alludendo al rinvenimento di un'ara di Conso con il suo sacello, giusto dietro la basilica dell'Anastasis (S. Anastasia ai Cerchi).
Poichè detta Chiesa giace accanto al Circo Massimo è possibile che fosse lì sotterrata l'antica ara, che anzi venendo spostata in età imperiale in un sotterraneo, è facile che fosse spostata dal circo ad una zona ad esso adiacente.
Pertanto la festa, nata come contadina, divenne soprattutto festa dell'esercito, fanti compresi, perchè tutti i legionari dovevano saper andare a cavallo. Tuttavia, essendo dicembre un mese che segnava l'inizio del riposo della terra e pertanto anche dei contadini, questi facilmente giungevano a Roma per assistere alla festa e soprattutto alle corse degli equini.
RATTO DELLE SABINE |
IL CULTO DI CONSO
"I Giochi Consuali – o Consualia, sono celebrazioni istituite da Romolo in onore di Conso che si svolgevano il 7 luglio, il 21 agosto e il 15 dicembre. Conso è la divinità del raccolto e dei granai sotterranei, Il suo altare era interrato nei pressi del Circo Massimo e veniva scoperto solo in occasione delle cerimonie.
Questo perché si diceva che lo stesso Romolo lo avesse rinvenuto nel sottosuolo. La statua di Conso era circondata da quelle di altre antiche divinità agresti come Segesta e Tutilina. La festività invernale dedicata segnava la fine del raccolto e l’inizio dell’inverno: il flamen quirinalis e le vergini vestali offrivano al dio le primizie; muli e cavalli, animali a lui sacri, venivano fatti gareggiare adornati di ghirlande.
A questo proposito, esiste una correlazione fra Conso e Poseidone, visto che la divinità romana è anche chiamata Nettuno Equestre: Plutarco, Diongi d’Alicarnasso, e lo Pseudo Asconio, dicono che Nettuno Equestre e Conso erano nomi diversi per la stessa divinità. Fu nel corso delle gare equestri dei Consualia che i Romani rapirono le donne sabine per fondare la propria nazione.
Circa l’etimologia, la derivazione sembra sabina o etrusca, da condere (seppellire, piantare, nascondere). Secondo un’altra interpretazione, Conso sarebbe il dio delle riunioni segrete, facendone derivare il nome da consilium (luogo dove ci si riunisce insieme) che esprime l’idea di “seduti” (con senti), “stare insieme” (con somma) o forse “chiamati insieme” (con calare), da non confondere con il termine “consiglio”.
Ne deriva la collocazione di Conso come membro del Dii Consentes (Dii Complices), il Concilio degli Dei, formato da sei Dei e sei Dee che aiutavano Giove nel prendere grandi decisioni come quella di distruggere Troia o Atlantide. Questa tradizione è dovuta agli Etruschi, ma è anche ampiamente attestata in Grecia."
BIBLIO
- Tito Livio - Ab Urbe condita libri - I, 9 - Newton Compton - Roma - 1975 -
- Dionigi di Alicarnasso - Antichità romane - II -
- Eutropio - Storia di Roma - Introduzione di Fabio Gasti - Traduzione e note di Fabrizio Bordone -Santarcangelo di Romagna - Rusconi Libri - 2014 -
- Cassio Dione Cocceiano - Storia romana - XXXVI -
- Andrea Carandini - Remo e Romolo. Dai rioni dei Quiriti alla città dei Romani (775/750 – 700/675 a.c.), Torino - Einaudi - 2006 -
- William Warde Fowler - The Roman Festivals of the Period of the Republic - Londra - 1908 -
- John F. Donahue - "Towards a Typology of Roman Public Feasting" in Roman Dining: A Special Issue of American Journal of Philology - University Press - 2005 -
- John F. Donahue - "Towards a Typology of Roman Public Feasting" in Roman Dining: A Special Issue of American Journal of Philology - University Press - 2005 -
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