Nome: Titus Flavius Clemens
Nascita: --
Morte: 95 d.c.
Dinastia: Flavia
Professione: Politico
Consolato: 95 d.c.
Tito Flavio Clemente (console nel 95) detto pure San Clemente.
Titus Flavius Clemens è stato un politico romano, appartenente alla dinastia flavia. È stato messo a morte dall'imperatore romano Domiziano nel 95. Secondo alcuni sarebbe un convertito all'ebraismo, secondo altri al cristianesimo e un santo, ma non c'è prova nè dell'uno nè dell'altro.
Alcuni l'hanno identificato con papa Clemente I, ma anche questo non c'entra per nulla, poichè fu il IV vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica dal 92 al 97, mentre Clemente morì nel 95 e non ebbe mai un ruolo religioso, fu solo un politico.
Clemente invece era figlio di Tito Flavio Sabino, consul suffectus nel 69 e nel 72, a sua volta figlio di Tito Flavio Sabino, consul suffectus nel 47, e fratello maggiore dell'imperatore Vespasiano. Pertanto Clemente era parente degli imperatori romani Vespasiano, Tito e Domiziano.
Suo fratello maggiore Tito Flavio Sabino sposò nell'81 Giulia, figlia dell'imperatore Tito e fu console ordinario nell'82. Clemente sposò Flavia Domitilla, figlia di Flavia Domitilla minore, sorella di Tito e di Domiziano, e da lei ebbe sette figli, affidati alla cura di Quintiliano.
Domiziano ebbe all'inizio grande considerazione di Clemente e di sua moglie Domitilla, tanto è vero che Clemente venne nominato console per l'anno 95, con l'onore di avere per collega l'imperatore stesso; i figli di Clemente e Domitilla, ancora giovani, furono designati eredi dall'imperatore, che non aveva figli, e che cambiò loro nome in Vespasiano e Domiziano.
Secondo quanto racconta Svetonio, Domiziano però mise a morte Clemente appena terminato il suo consolato, sulla base di un leggero sospetto di ateismo:
" Denique Flavium Clementem patruelem suum, contemptissimae inertiae... repente ex tenuissima suspicione tantum non in ipso eius consulatu interemit. "
(Svetonio, Vita di Domiziano)
L'ateismo era considerato un delitto in quanto non si riconosceva la figura divinizzata dell'imperatore, chiunque avesse adorato questa immagine, anche se non riconoscesse altri Dei, non sarebbe potuto essere accusato di ateismo.
Cassio Dione racconta che l'accusa contro Clemente era di ateismo, accusa mossa verso molti di coloro che si lasciavano cadere negli usi dell'Ebraismo, dei quali alcuni erano messi a morte e altri privati dei propri beni, mentre Domitilla era stata solo esiliata a Pandateria (Ventotene).
" Nello stesso anno Domiziano mandò a morte, con molti altri, Flavio Clemente, allora console, benché fosse suo cugino e avesse in moglie Flavia Domitilla, sua parente. Entrambi furono condannati per il delitto di ateismo. Secondo questi capi di accusa furono condannati molti altri, che avevano seguito i costumi giudaici: molti uccisi, altri puniti con la confisca dei beni; Domitilla fu solo esiliata a Pandateria."
(Epitome di Cassio Dione, Historia romana)
In seguito Domiziano fu assassinato da un collaboratore di Domitilla. Nessun autore accenna dunque al cristianesimo: perchè il primo autore che ha attribuito a Clemente la fede cristiana è stato Giorgio il Sincello nel IX secolo, cioè 700 anni dopo, quando la Chiesa era a caccia di santi e soprattutto di martiri.
Nel 1725 furono scoperte nella basilica di San Clemente al Celio delle ossa che furono credute quelle di Flavio Clemente, che per puro miracolo sarebbero sopravvissute per 700 anni. Il Martirologio Romano ne ricorda la traslazione il 22 giugno. « A Roma, commemorazione di san Flavio Clemente, martire, che dall'imperatore Domiziano, di cui era stato collega nel consolato, fu ucciso con l’accusa di ateismo, ma in realtà per la sua fede in Cristo. » (Martirologio Romano (2004), p. 349)
BASILICA DI SAN CLEMENTE |
RODOLFO LANCIANI
" Tra i due palazzi appena descritte, il Pomponiano e il Valeriano, nello spazio ora occupato dal Palazzo Albani e la chiesa e il convento di S. Carlino alle Quattro Fontane, c'era una casa umile, che apparteneva a Flavio Sabino, fratello di Vespasiano. Qui l'imperatore Domiziano nacque, il 24 ottobre dell'anno 50. La casa che si trovava in un angolo del Semita e la strada "Melograno" è stato convertito da lui in un memoriale di famiglia, o mausoleo, dopo la morte del padre e del fratello. Qui sono stati sepolti, oltre a Vespasiano e Tito, Flavio Sabino, Julia, figlia di Tito, Domiziano e, infine, se stesso.
La storia della sua morte è la seguente:
" Dopo aver ucciso suo cugino Flavio Clemente, il principe cristiano, la cui sorte che ho descritto nel capitolo I, la sua vita è diventata un peso insopportabile per lui. Il timore che qualcuno improvvisamente insorgesse per vendicare il sangue innocente in cui aveva immerso le mani lo fece tremare ogni istante per la sua vita; tanto è vero che fece incrostare i portici del palazzo imperiale col marmo Phengite, nella cui superficie brillante poteva vedere il riflesso dei suoi seguaci e assistenti, e poteva guardare le loro azioni, se pure fossero a una certa distanza dietro lui.
Per diverse settimane fu spaventato da fulmini. Una volta che il Campidoglio venne colpito, accanto alla tomba di famiglia sul Quirinale, che aveva ufficialmente dedicato Templum Flaviae Gentis; e un'altra volta il palazzo imperiale e anche la sua propria camera da letto. Egli è stato sentito a borbottare a se stesso in preda alla disperazione, "Lascia che facciano: chi se ne frega" In un'altra occasione un ciclone furioso strappò l'epigrafe dedicatoria dal piedistallo della sua statua equestre nel Foro.
" Dopo aver ucciso suo cugino Flavio Clemente, il principe cristiano, la cui sorte che ho descritto nel capitolo I, la sua vita è diventata un peso insopportabile per lui. Il timore che qualcuno improvvisamente insorgesse per vendicare il sangue innocente in cui aveva immerso le mani lo fece tremare ogni istante per la sua vita; tanto è vero che fece incrostare i portici del palazzo imperiale col marmo Phengite, nella cui superficie brillante poteva vedere il riflesso dei suoi seguaci e assistenti, e poteva guardare le loro azioni, se pure fossero a una certa distanza dietro lui.
Per diverse settimane fu spaventato da fulmini. Una volta che il Campidoglio venne colpito, accanto alla tomba di famiglia sul Quirinale, che aveva ufficialmente dedicato Templum Flaviae Gentis; e un'altra volta il palazzo imperiale e anche la sua propria camera da letto. Egli è stato sentito a borbottare a se stesso in preda alla disperazione, "Lascia che facciano: chi se ne frega" In un'altra occasione un ciclone furioso strappò l'epigrafe dedicatoria dal piedistallo della sua statua equestre nel Foro.
Nel 94 sognò che Minerva, la divinità protettrice dei suoi giorni più felici, era improvvisamente scomparsa dalla sua cappella privata. Ciò che lo spaventava di più, tuttavia, fu il destino di Askletarion l'indovino. Avendo chiesto che tipo di morte Askletarion avesse previsto, la risposta era stata: "Io molto presto sarò sbranato dai cani.
Per convincere se stesso e ai suoi amici che queste previsioni non meritavano alcun credito, Domiziano, che aveva appena ricevuto un tristissimo avvertimento da parte dell' Oracolo della Fortuna Prenestina, fece uccidere l'indovino, e fece seppellire le sue spoglie in una tomba ben custodita. Ma mentre la cremazione era in corso, un uragano spazzò l'ustrinum, e cacciò via gli addetti spaventati, in modo che i resti mezzo-carbonizzati andarono in preda ai cani. La storia venne riferita all'imperatore quella sera mentre era a cena, e non fu una bella serata. "
BIBLIO
- Philippe Pergola - "La condamnation des Flaviens chrétiens sous Domitien: Persécution religieuse ou répression à caractère politique?" - Mélanges de l'Ecole française de Rome - Antiquité - 1978 Volume 90 Numéro 1 -
- E.M. Smallwood - Domitian's Attitude toward the Jews and Judaism - Classical Philology - LI - 1956 -Per convincere se stesso e ai suoi amici che queste previsioni non meritavano alcun credito, Domiziano, che aveva appena ricevuto un tristissimo avvertimento da parte dell' Oracolo della Fortuna Prenestina, fece uccidere l'indovino, e fece seppellire le sue spoglie in una tomba ben custodita. Ma mentre la cremazione era in corso, un uragano spazzò l'ustrinum, e cacciò via gli addetti spaventati, in modo che i resti mezzo-carbonizzati andarono in preda ai cani. La storia venne riferita all'imperatore quella sera mentre era a cena, e non fu una bella serata. "
BIBLIO
- Philippe Pergola - "La condamnation des Flaviens chrétiens sous Domitien: Persécution religieuse ou répression à caractère politique?" - Mélanges de l'Ecole française de Rome - Antiquité - 1978 Volume 90 Numéro 1 -
- Ilaria Ramelli - Cristiani e vita politica: il cripto-cristianesimo nelle classi dirigenti romane nel II secolo - in Aevum 77 - 2003 -
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