LA VILLA DI POLLIONE |
PUBLIO VEDIO POLLIONE
Narra la leggenda che Pollione avesse allevato in una piscina interna alla villa delle murene giganti, cui dava in pasto chiunque contravvenisse ai suoi voleri. In realtà le fonti non dicono questo, perchè in molte ville si usava l'allevamento ittico di acqua di mare o di acqua dolce, secondo il sito, (persino a Nemi ne fu scoperto uno molto grande accanto al tempio di Diana, probabilmente ad uso dei sacerdoti) ed essendo la murena un pesce particolarmente gradito, si riservavano diverse vasche a questo uso.
Cassio Dione, Seneca e Plinio raccontano però che nella villa Pausilypon (Posillipo), di cui era ospite onoratissimo l'imperatore Augusto, il coppiere di Pollione aveva rotto un prezioso calice murrino e il padrone aveva dato ordine di gettarlo in pasto alle murene allevate appunto nelle peschiere della villa.Augusto intervenne decisamente, non solo salvando la vita allo schiavo, ma anche ordinando di infrangere l'intera collezione di vetri preziosi sotto gli occhi di Pollione per punirlo dell'estrema crudeltà.
MONETA RAFFIGURANTE VEDIUS POLLIO (POLLIONE) |
Doveva essere sicuramente un uomo di scarsissima moralità, tanto è vero che Cicerone, dopo un incontro con lui in Cilicia, affermò 'nunquam vidi hominem nequiorem' ('mai ho visto un uomo più iniquo') e sicuramente tanta ricchezza non l'aveva conquistata onestamente. Ma ciò che gli venne maggiormente rimproverato fu che nel suo bagaglio, finito in mani diverse dalle sue a causa della morte del liberto cui era stato affidato, furono trovati cinque medaglioni dipinti, con i ritratti di altrettante signore della migliore società di Roma, che gli avevano incautamente donato tali pegni d'amore. Francamente questo ci scandalizza molto meno dell'episodio dello schiavo e delle murene, ma Augusto era un seguace dei buoni costumi e del buon comportamento, non a caso scelse come moglie la quieta e dedita Livia, ancor più castigata di lui.
Dopo la battaglia di Azio (31 a.c.), l'equite Publio Vedio Pollione decise di trascorrere gli ultimi suoi giorni nel paradiso di quella villa situata tra la Gaiola e la baia di Trentaremi, il Pausilypon cioè “sollievo dal dolore”. Accanto alla villa, fece costruire anche un teatro di 2000 posti, un odeon per piccoli spettacoli, un ninfeo e un complesso termale.
L'EREDITA' DI AUGUSTO
LA GROTTA DI SEIANO |
Quando infatti nel 15 a.c. Vedio Pollione morì lasciando tutti i suoi beni ad Augusto, con la clausola che gli fosse eretto a spese pubbliche un monumento funerario, Augusto si prese l'eredità ma non concesse il funerale pubblico. Non contento fece radere al suolo il magnifico palazzo che Pollione aveva eretto a Roma sull'Esquilino, nonostante la bellezza che doveva avere, essendo Pollione di ottimi gusti, e vi costruì sopra un edificio pubblico, il Portico di Livia, che faceva piacere al popolo e onorava sua moglie. Tenne invece il Pausylipon, per la sua bellezza e la sua posizione molto ambita, a metà sul mare con vista sulla parte restante di Napoli, sulla Penisola Sorrentina, sul Vesuvio e Capri, divenendo residenza imperiale di Augusto, e di tutti i suoi successori.
VILLA DI POLLIONE |
LA VILLA
La grandiosa villa del Pausilypon copriva un'area di quasi nove ettari, un paradiso di edifici sontuosi, porticati, giardini, colonne, boschetti, viali, statue, terrazze, ringhiere di marmo, panchine, fontane e vigneti. Più volte venne restaurata e riornata o ampliata, dal I sec a.c. sino al IV sec. d.c.. L'edificio si inseriva con grande cura architettonica nelle variazioni del paesaggio, fatto di mare, di terrazze e di grotte, di roccia e di verde, esposto al caldo del sole, al fresco dei venti e all'incanto del panorama. La zona padronale era posta al centro dell'area, mentre tutto intorno si stendeva una serie di strutture monumentali oggi solo in parte identificate, quali il grandioso teatro, l'odeion e le terme.
Alla morte di Vedio Pollione anche il Pausilypon entrò a far parte del demanio imperiale, ma questo Augusto non lo demolì anzi lo migliorò per farne una alternativa residenza imperiale.
Si tratta di uno dei primi esempi di villa costruita adeguando l'architettura alla natura dei luoghi, disponendo di varie funzioni residenziali, di accoglienza, ludiche, termali, non più in un unico edificio, bensì in vari nuclei disposti scenograficamente in tutti gli spazi di un paesaggio stupendo. Un modello già adottato nei Campi Flegrei e a Capri, e in futuro in altre ville imperiali, prima fra tutte la villa Adriana di Tivoli. Il complesso edilizio veniva amministrato da procuratori, come attestato da alcune epigrafi, e ancora nel II secolo d.c. il era di proprietà imperiale, come attestato da un tubo di piombo coll'iscrizione dell'imperatore Adriano, ritrovato nelle cosiddette Terme Superiori.
La villa restò in auge per tutto il periodo dell'impero fino ad epoca tardo antica, finchè decadde e fu abbandonata. L'ultimo ad abitarla fu Publio Elio Traiano Adriano. Con la decadenza dell'impero le strutture della villa scomparvero ricoperte dalla vegetazione e dal terreno, mentre gli edifici sul mare sprofondarono in acqua a causa del bradisismo; restò di esse solo il ricordo dei toponimi Mons Posillipensis, Villa Posilipi, Casale Posilipi.
L'area venne ripopolata nei secoli XV-XVII, quando ormai al sicuro dai pirati saraceni, la bellezza dei luoghi indusse molti signori napoletani e stranieri a costruire a Posillipo: e alcuni studiosi, come il Pontano e Fabio Giordano, menzionarono gli avanzi dell'antica villa. Dalla II metà del XVIII sec. l'area comincia ad essere visitata da studiosi come il Winckelmann, e alcuni dei ruderi, specialmente quelli visibili dal mare, come la cosiddetta Scuola di Virgilio, sono rilevati e riprodotti in splendide acqueforti.
Nel 1820 l'antiquario Guglielmo Bechi diede inizio a scavi nella zona; ma soprattutto fu rinvenuta casualmente, durante i lavori per una nuova strada nel 1841, l'imboccatura orientale della cosiddetta Grotta di Seiano e subito riportata alla luce e resa percorribile per volontà di Ferdinando II di Borbone, diventando meta di turisti. Vennero così alla luce alcuni dei più significativi edifici del complesso, come il teatro, l'odeon, il cosiddetto Tempio, per la maggior parte tuttora visibili e recuperati importanti reperti come la statua delle Nereidi su pistrice, acquistata dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli.
Sul terrazzamento più alto, in una zona sovrastante la baia di Trentaremi, si estendeva la pars publica del complesso, caratterizzata soprattutto da due edifici per spettacoli, un teatro e un odeion, che indicano come la villa, divenuta dimora imperiale, fosse stata concepita come una piccola città.
Nella II guerra mondiale fu utilizzata come rifugio antiaereo per gli abitanti di Bagnoli; gli eventi bellici ed alcune frane nel corso degli anni '50 la riportarono in uno stato di abbandono.
La villa restò in auge per tutto il periodo dell'impero fino ad epoca tardo antica, finchè decadde e fu abbandonata. L'ultimo ad abitarla fu Publio Elio Traiano Adriano. Con la decadenza dell'impero le strutture della villa scomparvero ricoperte dalla vegetazione e dal terreno, mentre gli edifici sul mare sprofondarono in acqua a causa del bradisismo; restò di esse solo il ricordo dei toponimi Mons Posillipensis, Villa Posilipi, Casale Posilipi.
PALAZZO DEGLI SPIRITI |
L'area venne ripopolata nei secoli XV-XVII, quando ormai al sicuro dai pirati saraceni, la bellezza dei luoghi indusse molti signori napoletani e stranieri a costruire a Posillipo: e alcuni studiosi, come il Pontano e Fabio Giordano, menzionarono gli avanzi dell'antica villa. Dalla II metà del XVIII sec. l'area comincia ad essere visitata da studiosi come il Winckelmann, e alcuni dei ruderi, specialmente quelli visibili dal mare, come la cosiddetta Scuola di Virgilio, sono rilevati e riprodotti in splendide acqueforti.
Nel 1820 l'antiquario Guglielmo Bechi diede inizio a scavi nella zona; ma soprattutto fu rinvenuta casualmente, durante i lavori per una nuova strada nel 1841, l'imboccatura orientale della cosiddetta Grotta di Seiano e subito riportata alla luce e resa percorribile per volontà di Ferdinando II di Borbone, diventando meta di turisti. Vennero così alla luce alcuni dei più significativi edifici del complesso, come il teatro, l'odeon, il cosiddetto Tempio, per la maggior parte tuttora visibili e recuperati importanti reperti come la statua delle Nereidi su pistrice, acquistata dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli.
Sul terrazzamento più alto, in una zona sovrastante la baia di Trentaremi, si estendeva la pars publica del complesso, caratterizzata soprattutto da due edifici per spettacoli, un teatro e un odeion, che indicano come la villa, divenuta dimora imperiale, fosse stata concepita come una piccola città.
Nella II guerra mondiale fu utilizzata come rifugio antiaereo per gli abitanti di Bagnoli; gli eventi bellici ed alcune frane nel corso degli anni '50 la riportarono in uno stato di abbandono.
IL PARCO ARCHEOLOGICO
Oggi il parco archeologico-ambientale di Posillipo o del Pausilypon è un'area archeologica nel quartiere Posillipo in Napoli aperta nel 2009. Qui si possono ammirare i resti dell'imponente teatro dell'Odeon e di alcune sale di rappresentanza della villa, le cui strutture marittime fanno oggi parte del limitrofo Parco sommerso di Gaiola, su cui si affacciano i belvedere a picco sul mare del Pausilypon.
LA GROTTA DI SEIANO
LA GROTTA DI SEIANO
ENTRATA DELLA GROTTA |
La villa disponeva di un proprio porto nell'insenatura della "Cala dei lampi", e di vie di collegamento con la viabilità esterna ad essa, soprattutto attraverso l'imponente grotta di Seiano, un traforo lungo più di 700 m che congiunge la piana di Bagnoli con il vallone della Gaiola, racchiudendo parte delle antiche vestigia della villa del Pausilypon.
La galleria sotterranea, scavata nella pietra tufacea della collina di Posillipo, unisce via Coroglio alla Gaiola, passando per la baia di Trentaremi.
Fu l'umanista napoletano Pontano a darle tale nome, secondo alcuni erroneamente, risalendola a Lucio Elio Seiano, prefetto di Tiberio, che nel I sec. d.c ne commissionò l'allargamento e la sistemazione.
Pontano non sbagliò, solo che un precedente traforo era stato realizzato una cinquantina di anni prima dall'architetto Lucio Cocceio Aucto per volere di Marco Vipsanio Agrippa, genero di Augusto, per collegare la villa di Publio Vedio Pollione e le altre ville patrizie di Pausilypon ai porti di Puteoli e Cumae.
Si tratta di un'opera grandiosa, come le altre simili che furono realizzate tra la fine della repubblica e la prima età imperiale per sistemare la viabilità in tutta la zona napoletana-flegrea, come la Crypta Neapolitana tra Fuorigrotta e Piedigrotta e il traforo tra Cuma e il lago d'Averno, anche queste attribuite al grande Cocceio, e che dimostrano le grandi capacità costruttive e progettuali e le tecniche avanzate di rilevamento e misurazione raggiunte dall'ingegneria romana.
La galleria, orientata in direzione est-ovest, è un capolavoro architettonico e ingegneristico, con un tracciato rettilineo ma con sezione variabile sia in altezza che in larghezza; dalla parete sud si dipartono tre cunicoli secondari, terminanti con aperture a strapiombo sulla baia, che forniscono luce ed aerazione.
Il ritrovamento della galleria, di cui dopo il XVI secolo si era perso il ricordo, avvenne nel 1840 nel corso del tracciamento di una strada che poi non fu più realizzata. Re Ferdinando II di Borbone fece riattivare l'antico passaggio rinforzando il traforo con dei magnifici archi in tufo. I lavori, lunghi, difficili e pericolosi a causa delle frane e dell'esalazione di gas mefitici furono terminati nel 1841. Da allora la Grotta di Seiano fu inclusa negli itinerari frequentati dai turisti colti in visita a Napoli.
Nella II guerra mondiale l'area archeologica fu sequestrata dai comandi militari e adibita a rifugio per gli abitanti della zona industriale di Bagnoli, soggetta per lunghi giorni ai pesanti bombardamenti delle truppe alleate.
IL PALAZZO DEGLI SPIRITI
Il palazzo degli Spiriti (o villa degli Spiriti) è un complesso archeologico che si estende lungo la costa di Posillipo, nei pressi di Marechiaro, come parte di un ninfeo della villa di Pollione.
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