Le Mura Serviane sono le prime mura di Roma del VI secolo a.c., fatte costruire da Tarquinio Prisco, secondo la tradizione, poi ampliate e dotate di un ampio fossato dal successore, Servio Tullio, dal quale presero il nome. Sulle Mura Serviane si aprivano l Porte:
- Fontinalis - Sanqualis - Salutaris - Quirinalis - Collina - Viminalis - Esquilina - Celimontana
- Querquetulana - Capena - Naevia - Raudusculana - Lavernalis - Trigemina - Triumphalis- Carmentalis - Flumentana - Ratumena - Catularia
La Porta Collina era una delle porte nelle Mura serviane di Roma. La struttura della porta, almeno nella forma più antica, era molto semplice, costruita in blocchi di tufo squadrati e con l'arco che caratterizzava lo stile etrusco, inserita in un alto muraglione e con una torre di avvistamento e difesa.
La Porta Collina il cui nome si deve al sostantivo "collis", poiché il Quirinale era considerato il Colle per antonomasia, si trovava a Roma appunto sul Quirinale, grosso modo all'incrocio tra le attuali via Goito e via XX Settembre, sotto l'angolo del Palazzo delle Finanze, per la cui costruzione, nel 1872, si rinvennero scavando le sue fondamenta e di tracce delle mura che la fiancheggiavano. Dopo il loro rinvenimento vennero però barbaramente demoliti quei preziosi resti romani.
Amareggiato il Lanciani, testimone dei pesanti interventi urbanistici attuati per la nuova Capitale, così scrisse:
“Per quanto importanti possano essere questi lavori non potranno mai compensare la distruzione seguita contemporaneamente delle mura di Servio: rovina venerabile la quale dopo sfidata per 25 secoli l'azione devastatrice del tempo e degli uomini, costringe ora i demolitori a ricorrere alla forza della polvere da sparo”.
Sesto Pompeo. Procopio, Livio, Strabone, Tacito ed altri han dato a questa porta i nomi di Agonale, di Quirinale, e di Collina derivandoli dai varii nomi dati al monte ove era situata e finalmente fu detta Salaria per cagione della strada chiamata col medesimo nome ed alla quale questa porta conduceva. La strada Salaria poi secondo Pompeo e Plinio si chiamava con questo nome perchè per ella medesima i Sabini trasportavano il Sale dal mare.
La porta Collina, come le altre porte cittadine principali e cioè quella Viminale, l'Esquilina e la Querquetulana, risalgono quindi ad un periodo molto antico, circa un paio di secoli precedente a quello della costruzione delle mura serviane.
“Questa porta fu fatale a Roma; poiché per essa i Galli entrarono l’anno 365 dopo la sua fondazione, 388 [o 390] avanti l’era volgare. Imperciocché essendo questa porta quasi in piano, e più scoperta delle atre, era anche più esposta ad essere espugnata, e dalla storia di Roma si vede, che gli assalti de’ suoi nemici furono sempre diretti contro questa parte: in Livio ne abbiamo parecchie memorie, come quella quando i Sabini nel 284 dalla fondazione di Roma vollero assalirla; e i Fidenati, e i Vejenti presso questa si accamparono nel 319; e Annibale vi si presento per batterla l’anno 543”
(Antonio Nibby, Le mura di Roma, Roma 1820).
In effetti, la porta Collina, registrata nelle fonti antiche dal 508 a.c., era stata testimone, nei secoli, di moltissimi degli eventi che hanno segnato la storia militare e politica di Roma. Si ritiene infatti che le quattro porte originarie si possano far risalire all'ampliamento della città operato dal re Servio Tullio (.. - Roma, 539 a.c.), che comprese nel territorio dell'Urbe, oltre alle alture dei sette colli, anche il Quirinale, il Viminale, l'Esquilino e il Celio (Querquetulanus, cioè coperto di boschi di querce). Della stessa epoca è ovviamente anche il primo baluardo difensivo che le collegava tra di loro: un fossato con una palizzata in legno sostituita poi con la pietra.
Del resto tutta la parte nord dell'antica Roma, essendo completamente pianeggiante, era la più esposta ai nemici per cui si era dovuto provvedere, fin dai tempi della monarchia, a proteggerla con la costruzione dell’agger per circa 1.300 m dalla Porta Collina all'Esquilina. Un indizio dell'antichità di queste porte è fornito, secondo gli studiosi, anche dal loro nome, che deriva direttamente da quello dell'altura cui davano accesso,
Dalla porta Collina nel 449 a.c. entrò l'esercito plebeo in rivolta che, attraversata tutta l'Urbe, arrivò fino all'Aventino dove già si era radunato l'altro esercito plebeo, nella “II secessione plebea” in cui si lottava per i diritti del popolo, contro i decemviri e per vendetta contro le offese di Appio Claudio.
I plebei poi, costituenti circa metà della popolazione, uscirono poi di nuovo dalla porta Collina per asserragliarsi sul Monte Sacro (sul quale si erano già rifugiati nel 494 durante la prima secessione), dove aspettarono che il Senato ristabilisse finalmente l'istituto del tribunato della plebe ed abolisse l'odiato strapotere dei decemviri.
Da questa porta erano anche passati, nel 390 a.c., quei Galli che, saccheggiata Roma, si erano spinti fin sul Campidoglio. E ancora prima, nel 508 a.c., durante le guerre etrusche dell'ultimo periodo monarchico, Porsenna, re di Chiusi, aveva posto in questa zona l'assedio alla città, e vi si combatté prima che l'eroico atto più o meno leggendario di Muzio Scevola convincesse il nemico a chiudere le ostilità.
Qui erano arrivati i Sabini nel 284 a.c., i Fidenati e i Veienti nel 319 a.c., e i Prenestini nel 376 a.c.. Questa porta fu teatro di battaglie di antiche guerre contro Galli ed Etruschi. Soprattutto qui avvenne un episodio del 217 a.c., nel pieno della II guerra punica, che fece tremare Roma.
Annibale, posto l'accampamento a 3 miglia di distanza dall'Urbe, sull'Aniene, si avvicinò con 2.000 cavalieri numidi alla porta e arrivato fino al “punto più vicino che poteva raggiungere, contemplava a cavallo le mura e il sito della città”.
LA PORTA IN UNA PUBBLICAZIONE DEL 1820 |
dictator legibus scribundis et rei publicae constituendae" che accentrò tutto il potere nel Senato.
"Dopo aver difeso egregiamente la nobiltà, allagò di sangue civile tutta Roma ed ogni regione d'Italia -ordinò che quattro legioni della fazione a lui contraria che si erano fidate della sua parola venissero massacrate nell'edificio pubblico limitrofo al campo Marzio, malgrado implorassero invano la pietà della sua destra ingannatrice. Le loro pietose grida di soccorso giunsero alle orecchie della citta' terrorizzata e il Tevere, sovraccarico di tanto peso, fu costretto a trasportarne sulle acque insanguinate i corpi fatti a pezzi. Cinquemila Prenestini, che si erano arresi tramite Publio Cetego sperando di aver salva la vita, furono fatti uscire dalle mura del loro municipio, pur dopo aver gettate via le armi ed essersi prostrati a terra, e per suo ordine immediatamente uccisi; i loro cadaveri vennero gettati qua e lì per la campagna. Di quattromilasettecento persone fatte uccidere con l'editto della terribile proscrizione, redasse una pubblica lista, naturalmente perché non svanisse il ricordo di un fatto cosi glorioso."
(Valerio Massimo - La violenza di Silla)
Dalla Porta Collina uscivano le vie Salaria e Nomentana, in prosecuzione del vicus Portae Collinae che scendeva direttamente dal colle Quirinale. Questo vicus era la prosecuzione dell’antico percorso viario Alta Semita (oggi via del Quirinale-via XX Settembre), e subito al di fuori della porta si ergeva il santuario dedicato a Venus Erycina, o Venere di Erice, il cui culto si diffuse a Roma a partire dalla Sicilia durante la I guerra punica (264-241 a.c.)
Dalla Porta Collina uscivano le vie Salaria e Nomentana, in prosecuzione del vicus Portae Collinae che scendeva direttamente dal colle Quirinale. Questo vicus era la prosecuzione dell’antico percorso viario Alta Semita (oggi via del Quirinale-via XX Settembre), e subito al di fuori della porta si ergeva il santuario dedicato a Venus Erycina, o Venere di Erice, il cui culto si diffuse a Roma a partire dalla Sicilia durante la I guerra punica (264-241 a.c.)
Tutta l'area intorno costituiva il “campus sceleratus”, dove venivano sepolti i condannati a morte e le Vestali che non avevano osservato il voto di castità.
CAMPUS SCELERATUS |
LA DEMOLIZIONE
Dalla demolizione della torre occidentale di Porta Salaria vengono alla luce diversi blocchi di travertino appartenuti alla cosiddetta tomba Cornelia, con una parte dell’iscrizione funebre incisa a grandi lettere: “Figlia di Lucio Scipione e moglie di Vatieno”, oggi collocata pochi metri ad ovest di piazza Fiume (verso il Muro Torto), presso i resti di un altro sepolcro a tumulo circolare con rivestimento marmoreo, a basamento quadrangolare di travertino e coronamento con rilievi di bucrani, databile alla fine del I secolo a.c..
Nel 1996 sono stati effettuati nuovi scavi archeologici nell'area posta all'incrocio tra via Goito e via XX Settembre, dove si trovano le tracce di ciò che rimane della porta Collina. La ristrettezza del saggio di scavo non ha potuto mettere in luce le fondazioni della porta e del tratto di mura ad essa connesso; inoltre, la parte inferiore delle mura è risultata coperta da uno strato composto da limo, ghiaia, frammenti ceramici sporadici e frammenti di tufo, che ricopriva anche la trincea di fondazione.
Questo strato poteva avere una funzione di piccolo contrafforte interno alle mura stesse, una sorta di ridotto aggere di contenimento. Sono anche state messe in luce due strutture quadrangolari all’interno del cortile , dentro il Ministero , ma purtroppo chi non vi lavora non puo’ entrare , ne’ si puo’ fotografare. Questi resti sono stati interpretati dagli archeologi come bastioni ad ulteriore difesa della porta, al centro dei quali passava il Vicus Portae Collinae. Comunque si tratta ancora di interpretazioni, anche se la congettura della porta poggia su basi ormai abbastanza solide.
BIBLIO
- Mauro Quercioli - Le porte di Roma - Newton & Compton - Roma - 1997 -
- Mauro Quercioli - Le mura e le porte di Roma - Newton Compton Ed. - Roma - 2005 -
- Laura G. Cozzi - Le porte di Roma - F. Spinosi Ed. - Roma - 1968 -
- Lucos Cozza - Mura di Roma dalla Porta Latina all'Appia - BSR 76 -
- Lucos Cozza - Mura di Roma dalla Porta Latina all'Appia - BSR 76 -
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