DIES NATALIS TEMPLI MERCURII
Anniversario della dedica del tempio di Mercurio sito ai piedi dell'Aventino, nei pressi del Circo Massimo, del 495 a.c.:
Il 15 maggio del 495 a.c., sotto ai consoli romani Publio Servilio Prisco Strutto e Appio Claudio Sabino Inregillense, venne consacrato al Dio Mercurio un tempio sul colle Aventino (Templum Mercurii in Aventino), anche se l'onore della dedica non venne attribuito ad uno dei due consoli ma a Marco Letorio, un centurione primipilo.
«I consoli (Publio Servilio Prisco Strutto e Appio Claudio Sabino Inregillense) si contendevano l'onore di consacrare il tempio di Mercurio e il senato girò la questione al popolo: a chi dei due fosse toccato, per volontà del popolo stesso, l'onore della consacrazione, sarebbe andata anche l'amministrazione dell'annona e il compito di formare una corporazione di commercianti, nonché di celebrare i riti solenni di fronte al pontefice massimo.
Il popolo assegnò la consacrazione del tempio a Marco Letorio, centurione primipilo, con un intento chiarissimo: non si trattava cioè tanto di onorare quest'uomo - troppo grande la sproporzione tra l'incarico e la sua posizione nella vita di tutti i giorni - quanto di un'offesa alle persone dei consoli»
(Tito Livio, Ab Urbe condita libri, lib. II, par. 27)
Nella mitologia romana Mercurio rappresenta non solo per la sua velocità i ladri, ma è anche il Dio degli oratori e dell'eloquenza, quindi anche degli avvocati, ma è pure il Dio degli scambi, del profitto del mercato e del commercio, il suo nome latino probabilmente deriva dal termine merx o mercator, che significa mercante.
Ma non solo, l'anno della fondazione del tempio fu un anno fortunato, perchè anche se si temeva la guerra con i Volsci accadde un evento che molto rallegrò i romani:
Il 495 a.c. « Fu un anno memorabile per l'annuncio della morte di Tarquinio. Questi si spense a Cuma, alla corte del tiranno Aristodemo che lo aveva accolto dopo la disfatta delle forze latine. La notizia entusiasmò tanto il senato quanto la plebe. »
(Tito Livio, Ab Urbe condita libri)
Sembra che, nell'area presso Porta Capena, non solo fosse stato eretto un Tempio a Mercurio, ma che accanto a tale tempio si trovasse una fonte dove i mercanti andavano a purificarsi alle idi di maggio, per ottenere la buona fortuna nei prossimi commerci. Probabilmente proprio a causa di tale fonte venne eretto un Tempio a Mercurio, visto che in tali acque i mercanti andavano a purificarsi alle idi di maggio, per ottenere la buona fortuna nei prossimi commerci.
"Era un Tempio alle falde dell'Aventino dedicato a Mercurio e restaurato da Marco Aurelio"
(Ridolfino Venuti Cortonese 1763)
(Ridolfino Venuti Cortonese 1763)
Ovidio:
"Vicino alla porta Capena c'è un'acqua di Mercurio, miracolosa, se conviene credere a chi la provò; là si reca con la tunica fissata dal cinto il mercante e mondato, con un'anfora purificata, attinge acqua da portar via. Con questa inumidisce un ramo d'alloro e col ramo inumidito asperge le mercanzie che muteranno padrone.".
MERCURALIA
IL MESSAGGERO DEGLI DEI |
Ma nello stesso giorno, e non a caso, si festeggiavano i Mercuralia, in onore di Mercurio e Maia, Dies Mercuriae et Maiae. Mercurio era messaggero degli Dei, Dio del commercio e dei mercanti, dell'astuzia e degli affari, ma pure dei viandanti, degli avvocati e dei ladri nonchè guida delle anime nell'Ade. Quest'ultima attività gli aveva conferito l'appellativo di Psicopompo.
Maia, sua madre, era la Natura e la madre per antonomasia, in realtà un'antica Dea Madre. Si disse di lei che era una Dea timida per cui lasciò il suo seggio nel convivio divino dell'Olimpo a Mercurio, in realtà venne declassata a Dea minore. Al contrario il culto di suo figlio venne largamente seguito.
Ma il Mercurio dei romani è piuttosto lontano dall'Hermes greco messaggero degli Dei e Psicopompo. I romani erano molto razionali e con molto senso pratico. Amavano fare la guerra ma soprattutto godere dei vantaggi che le guerre portavano, e cioè i nuovi commerci che arricchivano e consentivano di godere di splendide ville piene di amici e di opere d'arte.
Mercurio era dunque il Dio romano del commercio, molto adattato ai costumi di Roma tanto che ebbe a che fare con la fondazione di Roma. Infatti dall'amore con la ninfa Carmenta ebbe come figlio Evandro, il mitologico fondatore della città di Pallante sul Palatino a Roma.
Ma il Mercurio dei romani è piuttosto lontano dall'Hermes greco messaggero degli Dei e Psicopompo. I romani erano molto razionali e con molto senso pratico. Amavano fare la guerra ma soprattutto godere dei vantaggi che le guerre portavano, e cioè i nuovi commerci che arricchivano e consentivano di godere di splendide ville piene di amici e di opere d'arte.
Mercurio era dunque il Dio romano del commercio, molto adattato ai costumi di Roma tanto che ebbe a che fare con la fondazione di Roma. Infatti dall'amore con la ninfa Carmenta ebbe come figlio Evandro, il mitologico fondatore della città di Pallante sul Palatino a Roma.
L'EPIGRAFE
Osservando in effetti il casino La Vignola, posto a Roma in piazza San Gregorio, si osserva sul lato corto la presenza di una finestrella, posta al piano terra e inquadrata in listoni di travertino, che si può osservare pure nella foto aldisotto, sopra cui è posta un'epigrafe, anch'essa in travertino.
Su di essa vi è inciso:
"Fons Mercurii/
antica sorgente/
di Mercurio"
perchè quello era il punto esatto da cui sgorgava la fonte sicuramente con una splendida mostra in marmo, data la sua importanza per gli affaristi e i commercianti. Purtroppo la fonte è stata distrutta, ovvero le sue parti in marmo spogliate se non calcinate dalla follia iconoclasta alla caduta dell'impero.
SAN MERCURIO
Poi la Chiesa Cattolica cercò di sostituire il Dio con S. Mercurio, un soldato romano martire a cui venne cambiato nome, dotandolo nelle immagini di una aspetto femmineo. Figlio di un cristiano che gli aveva dato il nome di Filopatròs, “che ama il padre”, (ma non si chiamava Mercurio?). Fu un soldato sotto gli imperatori Decio (249-251) e Valeriano (253-260), la cui carriera lo portò al rango di generale. Quando i due imperatori decisero di iniziare le loro persecuzioni contro i cristiani, Mercurio rivelò all’imperatore la propria fede.
La festività di Mercurio pertanto iniziava il 15 Maggio, con una processione solenne che partiva dal tempio all'estremità del Circo Massimo per sostare presso la fonte mercuriale. Il tempio pagano veniva ornato di nastri e ghirlande, ma soprattutto di alloro e candele, e vi si sacrificava in genere una coppia di galli per Mercurio e un maiale per Maia. La processione recava incenso che bruciava nei turiboli, cioè negli incensieri recati a mano con fiaccole, musica e preghiera al Dio.
Giunti alla fonte di Mercurio i mercanti in tunica e con alcuni dei simboli di Mercurio: il gallo, la tartaruga l'elmo o i calzari alati, il borsellino di cuoio per le monete d'oro, e il kerykeion (il caduceo) e quindi in veste ufficiale, recavano con sé, come già detto, delle giare accuratamente lavate per raccogliere l’acqua sacra con cui poi avrebbero purificato, irrorandole con un ramo d’alloro, le cose che “avranno un nuovo padrone”.
Il rito prevedeva anche la purificazione dei mercatores, mediante lo spargimento dell’acqua sacra sul capo. Per l'occasione le tuniche dovevano essere bianche e di bucato. Il rito serviva oltre che per buona fortuna nel commercio anche per lavare le colpe dei raggiri o speculazioni colpevolmente operate. Il mercante purificato diventava immune alle maledizioni dei raggirati, anche se non per molto tempo.
Anche gli oratori si recavano al tempio per ingraziarsi la divinità, in quanto Mercurio era anche protettore degli avvocati e degli oratori in genere, orator e advocatus, ma non si recavano alla fonte di Mercurio, riservata ai commercianti. Invece si recavano in tribunale dove c'era un'immagine del Dio a cui deponevano ghirlande, quindi tornavano a casa e consumavano un banchetto in onore del Dio.
Ma c'era un altro aspetto del Dio, è il portatore di pace tra cielo e terra, e pure nell'animo umano, perchè è il portatore del caduceo, intorno a cui i due serpenti sacri della Madre Terra si avvinghiano intorno al bastone donatogli da Apollo (che altro non è che l'antico albero sacro) smettendo ogni lotta in una eterna pace. Dunque è il Dio che dona serenità dopo la battaglia, e che porta pace dopo gli affanni.
Sembra che invece i ladri, anche loro sotto la protezione di Mercurio, festeggiassero una specie di picnic tra i boschi, ma la cosa non è certa, anche perchè potrebbe esserci confusione con la Dea Laverna, anche lei protettrice dei ladri, che veniva infatti festeggiata nei boschi ma non presso Roma, bensì nella Verna, la zona sacra a San Francesco, nei cui anfratti si nascondevano ladri e malfattori che prosperavano grazie al traffico viario.
Resta il fatto che se dei ladri volevano festeggiare di certo non potevano farlo in pubblico.
BIBLIO
- Ovidio - Fasti - V -
LA VIGNOLA CON L'ISCRIZIONE DELLA FONTE |
"Fons Mercurii/
antica sorgente/
di Mercurio"
perchè quello era il punto esatto da cui sgorgava la fonte sicuramente con una splendida mostra in marmo, data la sua importanza per gli affaristi e i commercianti. Purtroppo la fonte è stata distrutta, ovvero le sue parti in marmo spogliate se non calcinate dalla follia iconoclasta alla caduta dell'impero.
"Tra i frammenti quindi della pianta capitolina, uno ne esiste, distinto quivi col numero LXIV, nel quale vi è scolpita una specie di ara rotonda unitamente a poche lettere che si interpretano per avere denotata l'Area di Mercurio, e siccome si trova registrato in questa regione da Rufo tale Area con un'ara, così è da credere che formava questa probabilmente una piazza avanti il tempio, nel cui di mezzo vi stava la descritta ara."
(Roma Antica - dell'Architetto Luigi Canina 1831)
Come informa Apuleio, il tempio si trovava dietro Metas Murtias, cioè presso il lato curvo del Circo Massimo, presso l’aqua Mercurii situata vicino a Porta Capena e quindi con i grandi assi viari.
Porta Capena era punto di passaggio obbligato per tutte le merci che entravano a Roma provenienti dal Lazio meridionale e dalla Campania e, come ricorda Ovidio, l’acqua sacra permetteva la purificazione dei mercanti e delle merci che entravano in città.
Qui si purificavano non solo le merci ma pure gli inganni, che fanno parte dello spirito commerciale, visto che il Dio era anche protettore dei ladri.
Ovvero, qui si raccoglievano le acque in giare anch'esse purificate, che riportavano a casa per aspergere con rami di alloro il capo e gli oggetti prossimi alla vendita. Queste operazioni erano accompagnate da varie preghiere ed invocazioni. (Ovidio, Fasti, V, 670-690).
Non mancavano naturalmente le feste in famiglia o con gli amici, ma fatte in genere senza ostentazione perchè il mercante intelligente sapeva che era meglio fare molto e parlare poco, a parte gli arricchiti liberti che spesso amavano ostentare la loro ricchezza con molto chiasso e poco gusto.
Porta Capena era punto di passaggio obbligato per tutte le merci che entravano a Roma provenienti dal Lazio meridionale e dalla Campania e, come ricorda Ovidio, l’acqua sacra permetteva la purificazione dei mercanti e delle merci che entravano in città.
Qui si purificavano non solo le merci ma pure gli inganni, che fanno parte dello spirito commerciale, visto che il Dio era anche protettore dei ladri.
Ovvero, qui si raccoglievano le acque in giare anch'esse purificate, che riportavano a casa per aspergere con rami di alloro il capo e gli oggetti prossimi alla vendita. Queste operazioni erano accompagnate da varie preghiere ed invocazioni. (Ovidio, Fasti, V, 670-690).
Non mancavano naturalmente le feste in famiglia o con gli amici, ma fatte in genere senza ostentazione perchè il mercante intelligente sapeva che era meglio fare molto e parlare poco, a parte gli arricchiti liberti che spesso amavano ostentare la loro ricchezza con molto chiasso e poco gusto.
SAN MERCURIO |
Poi la Chiesa Cattolica cercò di sostituire il Dio con S. Mercurio, un soldato romano martire a cui venne cambiato nome, dotandolo nelle immagini di una aspetto femmineo. Figlio di un cristiano che gli aveva dato il nome di Filopatròs, “che ama il padre”, (ma non si chiamava Mercurio?). Fu un soldato sotto gli imperatori Decio (249-251) e Valeriano (253-260), la cui carriera lo portò al rango di generale. Quando i due imperatori decisero di iniziare le loro persecuzioni contro i cristiani, Mercurio rivelò all’imperatore la propria fede.
Fu per tre volte torturato ma per tre volte venne miracolosamente guarito da un angelo che non gli fece certo un favore, perchè prolungò la sua agonia. Infine fu condotto nella sua patria d’origine, e lì decapitato. Secondo un'altra leggenda fu uccisore dell’imperatore Giuliano (360-363), (che però non morì assassinato), colpevole di aver ripristinato l’antica religione romana, a seguito di una preghiera di Basilio Magno.
In realtà del martire si parla per la prima volta nel XVII secolo.
In realtà del martire si parla per la prima volta nel XVII secolo.
LA FESTA
Giunti alla fonte di Mercurio i mercanti in tunica e con alcuni dei simboli di Mercurio: il gallo, la tartaruga l'elmo o i calzari alati, il borsellino di cuoio per le monete d'oro, e il kerykeion (il caduceo) e quindi in veste ufficiale, recavano con sé, come già detto, delle giare accuratamente lavate per raccogliere l’acqua sacra con cui poi avrebbero purificato, irrorandole con un ramo d’alloro, le cose che “avranno un nuovo padrone”.
Il rito prevedeva anche la purificazione dei mercatores, mediante lo spargimento dell’acqua sacra sul capo. Per l'occasione le tuniche dovevano essere bianche e di bucato. Il rito serviva oltre che per buona fortuna nel commercio anche per lavare le colpe dei raggiri o speculazioni colpevolmente operate. Il mercante purificato diventava immune alle maledizioni dei raggirati, anche se non per molto tempo.
Anche gli oratori si recavano al tempio per ingraziarsi la divinità, in quanto Mercurio era anche protettore degli avvocati e degli oratori in genere, orator e advocatus, ma non si recavano alla fonte di Mercurio, riservata ai commercianti. Invece si recavano in tribunale dove c'era un'immagine del Dio a cui deponevano ghirlande, quindi tornavano a casa e consumavano un banchetto in onore del Dio.
Ma c'era un altro aspetto del Dio, è il portatore di pace tra cielo e terra, e pure nell'animo umano, perchè è il portatore del caduceo, intorno a cui i due serpenti sacri della Madre Terra si avvinghiano intorno al bastone donatogli da Apollo (che altro non è che l'antico albero sacro) smettendo ogni lotta in una eterna pace. Dunque è il Dio che dona serenità dopo la battaglia, e che porta pace dopo gli affanni.
Sembra che invece i ladri, anche loro sotto la protezione di Mercurio, festeggiassero una specie di picnic tra i boschi, ma la cosa non è certa, anche perchè potrebbe esserci confusione con la Dea Laverna, anche lei protettrice dei ladri, che veniva infatti festeggiata nei boschi ma non presso Roma, bensì nella Verna, la zona sacra a San Francesco, nei cui anfratti si nascondevano ladri e malfattori che prosperavano grazie al traffico viario.
Resta il fatto che se dei ladri volevano festeggiare di certo non potevano farlo in pubblico.
BIBLIO
- Ovidio - Fasti - V -
- Howard Hayes Scullard - Festivals and ceremonies of the Roman republic - 1981 -
- R. Bloch - La religione romana - in Le religioni del mondo classico - Laterza - Bari - 1993 -
- Les prodiges de Julius Obsequens - M. Victor Verger (a cura di) - Paris - C L. F. Panckoucke, éditeur - 1842 -
- Georges Dumézil - Feste romane - Genova - Il Melangolo - 1989 -
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