VILLA ARIANNA (Stabiae)




Villa Arianna è la villa d'otium più antica di Stabia, risalente al II secolo a.c., e insieme a Villa San Marco, fa parte del complesso archeologico dell’antica Stabiae, che è l’antico nome dell’insediamento sito nella parte più interna e meridionale del Golfo di Napoli, oggi assimilabile con la moderna città di Castellammare di Stabia.

FLORA
Gli Scavi Archeologici di Stabiae (Villa San Marco, Villa Arianna, Secondo Complesso) si trovano a Castellammare di Stabia in via Passeggiata Archeologica 11.

Dal I sec. a.c., a Stabia sorgono numerosi complessi edilizi, sia di tipo rurale che di tipo residenziale. A quest’ultimo tipo, fanno parte le lussuose ville, come Villa San Marco e Villa Arianna, che nel 79 d.c. vennero sepolte dall’eruzione del Vesuvio.

Questa villa d’otium occupa l’estremità ovest della collina di Varano, e venne individuata ed indagata negli anni compresi tra il 1757 e il 1762, durante la campagna di scavi condotta dall’ingegnere svizzero Karl Weber, un accurato archeologo che riportò alla luce la Villa dei Papiri e il Teatro ad Ercolano, la Villa di Giulia Felice a Pompei e alcune ville a Stabia tra cui appunto Villa Arianna. A quest'ultima dette all'inizio il nome di I Complesso.

La collocazione della villa era in un’area strategica che collegava l’abitato sia al mare che all’entroterra. Sembra che all'epoca Stabiae avesse un importante emporio etrusco, testimoniato dalla prevalenza di ceramica etrusca e locale rinvenuta negli scavi. Nei vari secoli Stabiae seguì gli eventi storici della Campania, subendo dapprima la sannitica dell’area e poi la sua romanizzazione.

IL GRANDE PERISTILIO

GLI SCAVI

La villa subì lo stesso destino di Villa San Marco: dopo essere stata, anche se in minima parte, razziata degli affreschi e dei mosaici e pure deliberatamente danneggiata, venne rinterrata. 

La villa, così denominata per la grande pittura a soggetto mitologico rinvenuta sulla parete di fondo del triclinio, fu scavata quasi interamente tra il 1757 e il 1762, sotto la direzione dell'ingegnere svizzero Karl Weber. 

Lo scavo a quei tempi era condotto attraverso esplorazioni sotterranee che prevedevano solo il recupero degli oggetti e non l'indagine del contesto architettonico: per cui le suppellettili e gli affreschi meglio conservati vennero prelevati e inviati al Museo Borbonico presso il Palazzo Reale di Portici.

AFFRESCO DI NETTUNO AMIMONE

Il resto venne distrutto o reinterrato o venduto a privati. Le pitture di scarso pregio o rovinate, invece, venivano lasciate sul posto e spesso ulteriormente danneggiate dagli stessi scavatori. 

Venne poi portato in luce durante gli scavi degli anni ’50, fortemente voluti dall'illuminato preside Libero D’Orsi. Questi effettuò gli scavi di ambienti della villa che si affacciavano sul ciglio della collina, alcuni dei quali andati perduti a seguito di eventi franosi.


Dell'edificio, di cui una gran parte risulta ancora interrata, conosciamo la pianta redatta in epoca borbonica attraverso i rilievi fatti nei cunicoli scavati e successivamente ricolmati. La villa occupa un'area di circa undicimila mq ma l'area scavata si estende per circa 2500 mq, con una pianta piuttosto complessa, sia perchè frutto di successivi ampliamenti, sia perché si adatta alla conformazione della collina di cui segue l'andamento.

DECORAZIONE PARIETALE

DESCRIZIONE

La villa è collegata con la pianura sottostante attraverso una serie di rampe su sei livelli, ed è articolata in vari nuclei:

- atrio e ambienti circostanti di età tardo-repubblicana; di tipo “tuscanico”, cioè senza colonne, con “impluvium”, pavimento a mosaico e pareti affrescate, oltre a due cubicula decorati in II Stile;

- ambienti di servizio e termali; con la classica sequenza di calidarium – tiepidarium – frigidarium, e ambienti di servizio tra cui una stalla e persino una peschiera;

- ambienti ai lati del triclinio estivo, di età neroniana, adiacenti ad ambienti panoramici terrazzati. Nella parte del “triclinium è affrescata l'Epifania di Dioniso ad Arianna e in quella destra Ganimede rapito dall'aquila.

- Da qui si accede a un quartiere di quattro ambienti con un corridoio dalle pareti dipinte di rosso; la prima stanza presenta due ritratti di giovani sullo sfondo di prospettive architettoniche, mentre il delicato ritratto di una fanciulla all'interno di un tondo è in attesa di collocazione nel nuovo Antiquarium.

ATRIO
- la grande palestra annessa in età flavia, un grande peristilio ovvero uno spazio di grosse dimensioni (180 x 81 m) con oltre cento colonne rivestite di stucco bianco, che vennero seriamente danneggiate dal terremoto dell’Irpinia del 1980.

- Una lunga galleria, inoltre, partendo dalle rampe sottopassava gli ambienti residenziali per giungere nella parte rustica dove vi era l'accesso alla 'villa' dal pianoro di Varano. Il corridoio porta a due"cubicula” con vista sui monti, decorati e pavimentati con mosaico a tessere bianche e nere.

- La quarta stanza, di soggiorno, presenta piastrelle dipinte al di sopra di una zoccolatura rossa. I due ambienti successivi hanno pavimento a mosaico, zoccolature e decorazioni alle pareti, con finestre che si aprono sul mare e sul monte Faìto.

Negli ultimi anni, la villa è stata interessata da nuove indagini archeologiche che hanno permesso il rinvenimento di numerosi ambienti della zona dell’atrio e un giardino di grosse dimensioni (110 x 55 mt).

AFFRESCO DI ARIANNA
Le decorazioni sono, non solo ricche, ma anche raffinate, nei piccoli ambienti di soggiorno prevale, il gusto per una decorazione miniaturistica, con piccole figure volanti, amorini, personaggi mitologici, quadretti di paesaggi, maschere, busti di personaggi entro medaglioni.

Villa Arianna ha fornito gli affreschi più belli e conosciuti dell’arte antica, tra cui Leda e il Cigno, Medea, Diana, la famosissima Flora o Primavera e la Venditrice di Amorini, rinvenuta nel 1759.

AFFRESCO A FIGURE NERE
Questa venne presa a modello dal gusto neoclassico dell’epoca e riprodotta quasi in serie come soggetto decorativo su porcellane, quadri e stampe, tanto che gli artisti di allora attirarono le critiche di Charles Boudelaire per la “mancanza di originalità”, forse con una punta di invidia.

Negli ambienti di maggiori dimensioni e nei saloni, invece, sono rappresentati prevalentemente temi mitologici con figure quasi a grandezza naturale ispirati a Dioniso, come il quadro raffigurante 'Arianna abbandonata da Teseo' nella parete di fondo del triclinio. I pavimenti sono decorati con bei mosaici, a tessere bianche e nere sviluppantesi in vari motivi.
PLANIMETRIA DELLA VILLA
Nel 2007 è stato scoperto un grande giardino all'interno della palestra. Nel corso del 2009 l'intera area del giardino è stato liberata dai detriti vulcanici e la superficie reticolata per consentire il tracciamento di aiuole, arbusti e alberi, e pure di mobili da giardino, con pozzi, cisterne e recinzioni varie. Lo studio è in corso e si spera che nel tempo si sia in grado di identificare le piante e gli alberi che crescevano al momento dell'eruzione, in modo da poter ricostituire il giardino come era 2000 anni fa.

Ci sono anche numerose aree di servizio comprendenti stalle e fabbricati agricoli, posti al limite sud-est della proprietà. Come la maggior parte delle ville dell'ozio, essa si valeva pure di una parte coltivata e redditizia, data la straordinaria fertilità del suolo e la straordinaria qualità dei prodotti.


BIBLIO

- Arnold De Vos; Mariette De Vos - Pompei, Ercolano, Stabia - Roma - Editori Laterza - 1982 -
- Alfonso De Franciscis - Ercolano e Stabia - Novara - Istituto geografico De Agostini - 1974 -
- Domenico Camardo - Antonio Ferrata, Nicola Longobardi - Stabiae: le ville - Napoli - Biblioteca del Clero della Chiesa del Gesù - 1989 -
- Libero D'Orsi, Antonio Carosella, Vincenzo Cuccurullo - Gli scavi di Stabiae: giornale di scavo - Roma - Quasar - 1996 -
- Libero D'Orsi - Come ritrovai l'antica Stabia - Napoli - Rinascita Artistica - 1956 -




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