Nascita: 547, in Tracia
Morte: 5 ottobre 610, Costantinopoli
Predecessore: Maurizio
Successore: Eraclio I
Regno: 602-610
LE ORIGINI
Foca nacque a Costantinopoli nel 547, da umile famiglia tracia, si era arruolato come legionario diventando poi centurione dell'esercito bizantino, ma per le sue capacità e il suo coraggio (fino alla spietatezza), benchè fu tacciato di codardia, fece una brillante carriera fino a diventare generale.
Nel 600 il re degli Avari catturò moltissimi soldati bizantini e ne offrì la restituzione previo riscatto di una moneta d'oro per ogni anima. Ai bei tempi dell'impero, ma pure della repubblica, tutti i prigionieri venivano riscattati come prova del valore che lo stato attribuiva ai suoi legionari.
I tempi però erano cambiati e l'imperatore Maurizio rifiutò il pagamento del riscatto sia pure poi ridotto ad un sesto di moneta d'oro. I prigionieri vennero uccisi e l'esercito fortemente indignato mandò una delegazione a Costantinopoli, capeggiata da Foca, per chiedere conto al loro imperatore di questo tradimento verso i soldati.
Dopo che Foca ebbe parlato venne schiaffeggiato e maltrattato dall'imperatore e dalla sua corte. Questa cosa l'esercito non la digerì e quando nel 602 Maurizio volle obbligare i soldati a svernare sul lato nord del Danubio per risparmiare le spese di trasferimento, l'esercito si ribellò e marciò verso la capitale, comandato da Foca.
Un mese dopo Maurizio abdicò e fuggì dalla città mentre Foca entrò in città trionfante su un carro trainato da quattro cavalli bianchi. Maurizio non sapeva nemmeno chi fosse Foca, ma quando gli dissero che era un codardo esclamò: «Ahime! Se è un codardo, sarà sicuramente un assassino.»
La fazione dei "Verdi" incoronò Foca imperatore nella Chiesa di San Giovanni Battista a Costantinopoli e l'Imperatore assistette dal suo trono ai giochi dell'Ippodromo, assegnando una precedenza ai Verdi.
L'altra fazione gli ricordò però: «Ricorda che Maurizio è ancora vivo.» E allora Foca mandò dei boia a Calcedone, dove si era rifugiato Maurizio in fuga con i suoi nove figli e l'Augusta Costantina, con l'ordine di giustiziare l'ex Imperatore e i suoi figli maschi.
Maurizio venne trucidato insieme ai suoi figli maschi il 27 novembre 602, e negli otto anni di regno di Foca molti suoi oppositori pagarono la loro rivolta con delle orribili torture fino a morirne. Il che dimostra che Foca non era affatto migliore di Maurizio.
Papa Gregorio Magno apprese con gioia la cacciata di Maurizio, tanto più che Foca lo aveva assicurato di aver ucciso non solo Maurizio ma pure i suoi figli. Al che il papa rispose che l'esecuzione era accaduta per volere di Dio, visto che gli faceva comodo, e che si augurava che il nuovo imperatore avrebbe difeso il suolo italico da barbari ed eretici, evidentemente per lui alla stessa stregua, perchè se i barbari minacciavano il suolo italico, gli eretici minacciavano il suo trono.
IL REGNO
I cadaveri di Maurizio e dei suoi 5 figli maschi vennero gettati in mare mentre le teste vennero appese in piazza. L'ex Augusta Costantina e le sue tre figlie vennero invece risparmiate ma in seguito anche loro vennero giustiziate quando Foca scoprì che Costantina stava complottando contro di lui.
Il figlio maggiore di Maurizio Teodosio morì giustiziato da un certo Alessandro, che però, corrotto dal senatore Germano, avrebbe lasciato fuggire Teodosio in Persia. Queste voci vennero poi sfruttate dallo Scià di Persia Cosroe II quando dichiarò guerra ai bizantini.
Le rappresaglie proseguirono con esecuzioni di massa dei cortigiani al seguito di Maurizio. Fu un regime di massacri, di sangue e di terrore, in cui ognuno sfogò le sue vendette private o sfogò il proprio livore. Ma il papa, tanto per cambiare, non battè ciglio.
PAPA GREGORIO MAGNO (540 - 604) (FATTO SANTO)
Nel 579 papa Pelagio II lo inviò come apocrisario (una specie di ambasciatore) presso la corte di Costantinopoli per chiedere aiuti contro i Longobardi.
Lì restò sei anni e si guadagnò la stima dell'imperatore Maurizio, salito al trono nel 582, di cui tenne a battesimo il figlio Teodosio. In seguito a una feroce pestilenza nel 590 esortò i fedeli alla penitenza, organizzando una solenne processione per tre giorni consecutivi alla basilica di Santa Maria Maggiore (dando una bella spinta al contagio).
PAPA GREGORIO MAGNO (540 - 604) (FATTO SANTO)
Nel 579 papa Pelagio II lo inviò come apocrisario (una specie di ambasciatore) presso la corte di Costantinopoli per chiedere aiuti contro i Longobardi.
Lì restò sei anni e si guadagnò la stima dell'imperatore Maurizio, salito al trono nel 582, di cui tenne a battesimo il figlio Teodosio. In seguito a una feroce pestilenza nel 590 esortò i fedeli alla penitenza, organizzando una solenne processione per tre giorni consecutivi alla basilica di Santa Maria Maggiore (dando una bella spinta al contagio).
Qui narrò di avere avuto la visione dell'Arcangelo Michele che, dalla Mole Adriana, rinfoderava la sua spada, come dire che Dio, stanco di far morire la gente, aveva ordinato all'angelo di far finire la peste. Ancora oggi nel Museo Capitolino è conservata una pietra circolare con impronte dei piedi che, secondo la tradizione, sarebbero quelle lasciate dall'Arcangelo quando si fermò per annunciare la fine della peste, ma sappiamo che in ogni dove a Roma e pure in Grecia c'era l'impronta dei piedi di Apollo quando poneva fine alla peste (una sta nel Quo Vadis e viene adorata come impronta dei piedi di Gesù).
Più volte si scontrò con l'imperatore soprattutto quando il Patriarca di Costantinopoli Giovanni IV Nesteutes si proclamò “Patriarca Ecumenico”, quindi di autorità pari al papa.
IL TERRORE
Però ridusse le tasse, e fu fedele a Roma, che gli valse l'amicizia di Papa Gregorio I, che aveva eliminato con una legge gli appaltatori e ridotto gli utili dei grandi latifondi che la Chiesa aveva soprattutto in Sicilia e in Egitto, diminuendo il reddito degli amministratori a favore dalla chiesa .
Nel 607, morto Gregorio, Foca riconobbe la supremazia di Roma, ma continuò il suo regno di sangue di terrore, divertendosi a veder morire la gente tra le più atroci torture. Ci furono pertanto molte rivolte tra cui quella di Narsete che non riconobbe Foca e chiese aiuto ai Persiani sostenendo di avere con sè Teodosio, figlio di Maurizio e legittimo erede al trono.
Ottenuto il supporto dei Persiani e dei Monofisiti di Mesopotamia e Siria, tenne in scacco Foca per due anni. Alla fine, si arrese e si consegnò a Foca con la promessa che avrebbe avuto salva la vita, ma Foca lo fece bruciare vivo nel mercato di Costantinopoli, tra l'orrore e la disapprovazione del popolo. Nel tempo di Bisanzio il popolo aveva perduto la voce e il prestigio che aveva ottenuto durante tutto l'impero romano.
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L'ex Augusta Costantina, convinta da Germano a complottare contro Foca e speranzosa che suo figlio Teodosio fosse ancora vivo, lasciò la sua dimora e si recò nella chiesa di Santa Sofia, dove la gente, mossa dalla pietà, si rivoltò contro l'Imperatore. La rivolta fu sedata e Costantina chiusa in un monastero.
Tuttavia Germano e Costantina, che non avevano imparato la lezione, decisero di organizzare un'altra congiura ma vennero traditi da una donna, Petronia. Costantina venne torturata per farle svelare piani e complici, poi venne giustiziata insieme a Germano e alle sue tre figlie a Calcedone, lo stesso luogo dove erano stati trucidati il marito e i figli maschi.
Nel 606-607 la figlia di Foca Domenzia si sposò con il generale Prisco e Foca ordinò le corse dei cavalli. Le due fazioni affissero le immagini di Prisco e Domenzia insieme al ritratto dell'imperatore su un monumento a quattro colonne.
Foca adirato fece condurre i loro leader (Teofane e Panfilo) nudi nella stazione delle guardie imperiali dell'ippodromo e li condannò a morte. Prima però chiese il perché del gesto: essi risposero che era consuetudine fare così. Gli artisti che avevano realizzato le immagini giustificarono il loro operato affermando « tutti li chiamavano figli dell'imperatore; l'abbiamo fatto per il loro bene.» e l'imperatore, visto che la folla lo supplicava di risparmiare la vita ai leader, decise di perdonare i due.
Nella Roma imperiale e a Bisanzio, i membri di una delle fazioni di aurighi che correvano nel circo (Prasina factio); erano così chiamati appunto Prasini dal colore verde del loro abito. Nel 609, mentre Foca si trovava nel circo ad assistere alle corse dei cavalli, i Prasini gli gridarono «Tu hai bevuto nel boccalone! Tu hai perduto il senno!».
Gli autori di tale affronto vennero poi puniti dal prefetto che fece loro tagliare braccia e teste. Ci fu allora una rivolta dei Prasini, che incendiarono vari edifici e liberarono i prigionieri rinchiusi nelle prigioni. Foca punì tale rivolta con un editto che proibiva ai Prasini di accedere alle cariche pubbliche.
Sempre in quest'anno il capitano delle guardie Teodoro e il prefetto dell'Armenia Elpidio congiurarono contro Foca; progettando di ucciderlo durante i giochi equestri ma la loro congiura venne scoperta grazie al tradimento del ministro del tesoro Anastasio e i due vennero giustiziati, insieme a Anastasio e a tutti quelli che erano a conoscenza della congiura.
Gibbon descrive nel capitolo 46 della sua opera le sofferenze che dovevano subire i condannati a morte al tempo di Foca:
"Sarebbe superfluo elencare i nomi e le sofferenze delle sue vittime. La loro condanna era raramente preceduta da un processo, e la loro pena fu inasprita dalle raffinatezze della crudeltà: i loro occhi vennero forati, le loro lingue vennero tagliate, le mani e i piedi vennero amputati; alcuni spirarono sotto la frusta, altri nelle fiamme; altri ancora vennero trafitti dalle frecce; e una semplice morte veloce era una forma di pietà che raramente riuscivano a ottenere. L'ippodromo, l'asilo sacro dei piaceri e della libertà dei Romani, fu profanato con teste e arti, e corpi maciullati."
(Gibbon, History of the decline and fall of the Roman Empire)
LA POLITICA RELIGIOSA
In merito alla politica religiosa, Foca non fu più tenero, e tentò di costringere tutti gli Ebrei a diventare cristiani. Ciò causò una rivolta ebrea a Antiochia, nel corso della quale vennero massacrati numerosi cristiani. Foca affidò al generale Bonoso l'incarico di sedare la rivolta; vi furono dei massacri e tutti gli ebrei vennero espulsi da Antiochia (610).
Secondo Giovanni di Nikiu anche i monofisiti di Palestina e Egitto insorsero nello stesso periodo, ma anche questa rivolta venne sedata da Bonoso. Il fatto che Bonoso in seguito alla rivolta depose Isaucio, il Vescovo Ortodosso di Gerusalemme, ha fatto supporre alcuni storici che la rivolta non riguardava solo Ebrei e Monofisiti, ma anche alcuni Ortodossi.
Ultima edificazione nel foro Romano
Papa Bonifacio, successore di San Gregorio, per onorare l'imperatore gli fece erigere nel 608 la Colonna di Foca, una colonna corinzia, alta 13,6 m ed eretta su un piedistallo cubico di marmo bianco, probabilmente del II sec., e Foca fece ornare la base di bassorilievi.
(Il fondamento quadrato di mattoni non era originariamente visibile, non essendo stato il livello attuale del Foro scavato fino alla pavimentazione augustea fino al XIX secolo).
La colonna fu riciclata e supportava originariamente una statua dedicata a Diocleziano: l'iscrizione precedente fu cancellata per dar spazio a quella presente.
La colonna rimane in sito, in una posizione isolata tra le rovine ma è un riferimento nel Foro, ed appare spesso in vedute ed incisioni. L'innalzamento della colonna rispetto al suolo è dovuto all'erosione: la base non era visibile quando Giuseppe Vasi e Gianbattista Piranesi fecero schizzi ed incisioni della colonna a metà del XVIII secolo.
Questa colonna era molto importante, perché al tempo degli Imperatori Romani era un onore avere una colonna con la storia delle campagne o ciò che aveva a che fare con l'Imperatore, ma fu anche l'unica colonna eretta nel Medioevo.
Vero è che Foca aveva donato il Pantheon al Papa, che lo ridedicò a tutti i Santi Martiri (Maria venne aggiunta in epoca medievale - Santa Maria ad Martyres). Sulla sommità della colonna fu fatta erigere da Smaragdo, l'esarca di Ravenna, la statua dorata di Foca, finchè nell'ottobre 610, Foca fu catturato, torturato, assassinato e grottescamente smembrato; a ciò si aggiunse la "damnatio memoriae".
GUERRA BIZANTINO-SASANIDE
Foca ebbe a fronteggiare non poche minacce straniere, infatti dal 603 l'Impero venne invaso dai Persiani Sasanidi.
- La guerra iniziò nella primavera del 603, quando Foca inviò in Persia l'ambasciatore Lilio a annunciare allo scià di Persia Cosroe II la morte di Maurizio e l'ascesa al potere del nuovo imperatore. Lilio si presentò quindi alla Corte di Persia con le teste di Maurizio e dei suoi figli.
Lo scià di Persia, alleato di Maurizio, non gradì il cambio nè la scena macabra, così ruppe l'accordo con l'Impero bizantino per cacciare via l'usurpatore Foca. Sul trono bizantino avrebbe posto un certo Teodosio, che si proclamava figlio di Maurizio.
Secondo gli storici però già prima della morte di Maurizio i rapporti tra i due imperi si stavano deteriorando. All'epoca Maurizio aveva rimosso il magister militum Narsete da Dara, per far piacere a Cosroe II che era in contrasto col generale.
- Narsete (478 - 574) si era però ribellato a Foca e pertanto aveva occupato Edessa, ora assediata dalle truppe imperiali di Foca. Cosroe inviò le sue truppe in soccorso del generale, che sconfissero e uccisero in battaglia il generale bizantino Germano, salvando così Narsete.
Foca inviò l'esercito contro i Persianima venne sconfitto a Arxamoun; Foca, deluso per gli insuccessi del comandante bizantino Leonzio, lo rimosse dal suo incarico e lo fece trasportare a Costantinopoli in catene. Nominò comandante dell'esercito suo fratello Domenziolo, che non fermò i Persiani, ma convinse Narsete alla resa, promettendogli che avrebbe avuta salva la vita; invece lo fece bruciare vivo.
Foca nel 604 firmò una tregua con gli Avari in cui incrementava il tributo annuale che i bizantini dovevano pagare alla popolazione barbarica per tenerli buoni e per poter utilizzare in Oriente contro i Persiani le truppe illiriche.
LA MORTE
Nel 608, una congiura capeggiata da Eraclio il Vecchio, esarca di Cartagine, diede inizio ad una guerra civile. Eraclio ed altri governatori si misero d'accordo per far scoppiare una rivolta contro l'imperatore Foca.
Uno dei congiurati era Prisco, genero di Foca e prefetto di Costantinopoli, che in precedenza era stato generale sotto Maurizio I di Bisanzio. Il nipote di Prisco, Niceta, attaccò l'Egitto e, dopo aver battuto le truppe fedeli a Foca (comandate dal Comes Orientis Bonoso), si impadronì del paese, avanzando verso la Siria meridionale. Eraclio I, che era a capo della flotta Cartaginese, si diresse a Costantinopoli e la pose sotto assedio.
Nl 610 Eraclio entrò trionfalmente nella capitale dell'Impero bizantino, fece catturare Foca dopo averlo deposto e lo decapitò di persona. Si dice che quando Eraclio si avvicinò a Foca con un'ascia, gli chiese: «È così che tu hai governato l'impero?».
Foca guardò Eraclio e si mise in ginocchio, ma non per implorare pietà, e rispose con tono imperiale senza temere la morte: «E tu credi che lo governerai meglio?».
Poi abbassò il collo, e l'ascia d'Eraclio s'abbassò, tagliando la testa di Foca; se egli non era stato degno come imperatore, almeno era morto come tale.
Di lì a qualche anno, Eraclio avrebbe schiacciato il Regno di Persia, ma avrebbe poi subito pesantemente l'iniziativa delle armate islamiche dei primi califfi.
FOCA NELLA STORIOGRAFIA
I Miracula S. Demetrii danno questo giudizio sul regno di Foca:
"Voi tutti sapete bene quali nuvole di polvere il demonio suscitò sotto il successore di Maurizio di fausta memoria, quando soffocò l'amore e seminò l'odio in tutto l'Oriente, in Cilicia, in Asia, in Palestina, e nelle contrade circostanti, fino alla stessa città imperiale: i demi non si limitavano a spargere il sangue dei loro concittadini, ma gli uni irrompevano nelle case degli altri e ne uccidevano spietatamente gli abitanti."
Anche Gibbon ci da un ritratto essenzialmente negativo di Foca:
« La matita di uno storico imparziale ha delineato il ritratto di un mostro: la sua diminutiva e deformata persona, la vicinanza tra le sue irsute sopracciglia, i suoi capelli rossi, il suo mento imberbe e la sua guancia sfigurata e scolorita da una formidabile cicatrice. Ignorante di lettere, di leggi, e anche di armi i suoi piaceri brutali furono o ingiuriosi verso i suoi sudditi o vergognosi per se stesso.
Senza assumere la carica di un principe, rinunciò alla professione di soldato: e il regno di Foca afflisse l'Europa con una ignominosa pace, e l'Asia con una desolante guerra. La sua tempra selvaggia fu infiammata dalla passione, rafforzata dalla paura e esasperata dalla resistenza o dal rimprovero.
Sarebbe superfluo elencare i nomi e le sofferenze delle sue vittime. La loro condanna era raramente preceduta da un processo, e la loro pena fu inasprita dalle raffinatezze della crudeltà; e una semplice morte veloce era una forma di pietà che raramente riuscivano a ottenere. L'ippodromo, l'asilo sacro dei piaceri e della libertà dei Romani, fu profanato con teste e arti, e corpi maciullati; neanche il suo favore, o i loro servigi, potevano proteggerli da un tiranno, il degno rivale dei Caligola e dei Domiziano della prima età dell'Impero. »
(Gibbon, History of the decline and fall of the Roman Empire, cap. 46)
COLONNA DI FOCA
La colonna di Foca, che fu eretta davanti ai rostra nel Foro Romano e dedicata o ridedicata in onore dell'imperatore bizantino Foca il 1º agosto 608, fu l'ultimo monumento onorario nel Foro.
Durante gli scavi del 1813 venne alla luce un'inscrizione sulla base della colonna:
« All'ottimo principe signore nostro,
Foca imperatore,
di somma clemenza e somma pietà,
per l'eternità incoronato da Dio,
trionfatore sempre augusto,
Smaragdo, patrizio e esarca d'Italia,
per decisione del sacro palazzo,
devoto alla sua clemenza,
per gli innumerevoli benefici
ottenuti dalla sua pietà,
e per la pace procurata all'Italia,
e per la libertà mantenuta,
questa statua di sua maestà,
splendente di aureo fulgore,
pose su questa sublime colonna
a perenne sua gloria, e la dedicò
il primo giorno di agosto,
nell'undicesima indizione,
nell'anno quinto dopo il consolato di sua pietà »
Esisteva una scalinata che venne rimossa per permettere di leggere l'iscrizione di L. Surdunus sulle lastre pavimentali, che ha permesso di datare l'ultima lastricazione al 12 a.c. circa.
La Colonna fu eretta in un punto tra i più importanti e centrali del Foro, ma passa praticamente quasi inosservata e sconosciuta essendo una semplice singola Colonna isolata e in quanto “nascosta” da ben più importanti e colossali monumenti del Foro, infatti e’ posta davanti ai Rostra, vicino alla Curia del Senato e ad altri importanti edifici quali la Basilica Giulia, l’Arco di Settimio Severo, il Tempio di Saturno, il Comizio e alle spalle del gigantesco Cavallo di Domiziano, purtroppo scomparso; dedicata o sarebbe meglio dire ridedicata, in onore dell' Imperatore bizantino Foca, il I agosto del 608.
La Colonna di Foca si trova tuttora nella posizione originaria nella quale fu eretta oltre quattordici secoli fa e resistette a invasioni, distruzioni e terremoti, anche se oggi pende leggermente da un lato; Colonna come le sue vicine, simili per uso ma non come tecnica costruttiva, Colonne Traiana e Antonina, questa di Foca testimone pero’, rispetto a quelle due della piu’ bella classicita’, della decadenza irreversibile di un mondo che è stato maestro dell'umanità, ma ormai tragicamente finito e proiettato verso l'oscuro Medioevo.
BIBLIO
- Filippo Aurelio Visconti - Lettera sopra la colonna dell'imperatore Foca - Roma - Stamperia De Romanis - 1813 -
- Giorgio Ravegnani - Introduzione alla storia bizantina - Bologna - il Mulino - 2006 -
Istituì un corpo di addetti ai processi contro gli ariani che darà seguito poi alla Santa Inquisizione.
COLONNA DI FOCA |
IL TERRORE
Però ridusse le tasse, e fu fedele a Roma, che gli valse l'amicizia di Papa Gregorio I, che aveva eliminato con una legge gli appaltatori e ridotto gli utili dei grandi latifondi che la Chiesa aveva soprattutto in Sicilia e in Egitto, diminuendo il reddito degli amministratori a favore dalla chiesa .
Nel 607, morto Gregorio, Foca riconobbe la supremazia di Roma, ma continuò il suo regno di sangue di terrore, divertendosi a veder morire la gente tra le più atroci torture. Ci furono pertanto molte rivolte tra cui quella di Narsete che non riconobbe Foca e chiese aiuto ai Persiani sostenendo di avere con sè Teodosio, figlio di Maurizio e legittimo erede al trono.
Ottenuto il supporto dei Persiani e dei Monofisiti di Mesopotamia e Siria, tenne in scacco Foca per due anni. Alla fine, si arrese e si consegnò a Foca con la promessa che avrebbe avuto salva la vita, ma Foca lo fece bruciare vivo nel mercato di Costantinopoli, tra l'orrore e la disapprovazione del popolo. Nel tempo di Bisanzio il popolo aveva perduto la voce e il prestigio che aveva ottenuto durante tutto l'impero romano.
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L'ex Augusta Costantina, convinta da Germano a complottare contro Foca e speranzosa che suo figlio Teodosio fosse ancora vivo, lasciò la sua dimora e si recò nella chiesa di Santa Sofia, dove la gente, mossa dalla pietà, si rivoltò contro l'Imperatore. La rivolta fu sedata e Costantina chiusa in un monastero.
Tuttavia Germano e Costantina, che non avevano imparato la lezione, decisero di organizzare un'altra congiura ma vennero traditi da una donna, Petronia. Costantina venne torturata per farle svelare piani e complici, poi venne giustiziata insieme a Germano e alle sue tre figlie a Calcedone, lo stesso luogo dove erano stati trucidati il marito e i figli maschi.
Nel 606-607 la figlia di Foca Domenzia si sposò con il generale Prisco e Foca ordinò le corse dei cavalli. Le due fazioni affissero le immagini di Prisco e Domenzia insieme al ritratto dell'imperatore su un monumento a quattro colonne.
Foca adirato fece condurre i loro leader (Teofane e Panfilo) nudi nella stazione delle guardie imperiali dell'ippodromo e li condannò a morte. Prima però chiese il perché del gesto: essi risposero che era consuetudine fare così. Gli artisti che avevano realizzato le immagini giustificarono il loro operato affermando « tutti li chiamavano figli dell'imperatore; l'abbiamo fatto per il loro bene.» e l'imperatore, visto che la folla lo supplicava di risparmiare la vita ai leader, decise di perdonare i due.
Nella Roma imperiale e a Bisanzio, i membri di una delle fazioni di aurighi che correvano nel circo (Prasina factio); erano così chiamati appunto Prasini dal colore verde del loro abito. Nel 609, mentre Foca si trovava nel circo ad assistere alle corse dei cavalli, i Prasini gli gridarono «Tu hai bevuto nel boccalone! Tu hai perduto il senno!».
Gli autori di tale affronto vennero poi puniti dal prefetto che fece loro tagliare braccia e teste. Ci fu allora una rivolta dei Prasini, che incendiarono vari edifici e liberarono i prigionieri rinchiusi nelle prigioni. Foca punì tale rivolta con un editto che proibiva ai Prasini di accedere alle cariche pubbliche.
Sempre in quest'anno il capitano delle guardie Teodoro e il prefetto dell'Armenia Elpidio congiurarono contro Foca; progettando di ucciderlo durante i giochi equestri ma la loro congiura venne scoperta grazie al tradimento del ministro del tesoro Anastasio e i due vennero giustiziati, insieme a Anastasio e a tutti quelli che erano a conoscenza della congiura.
Gibbon descrive nel capitolo 46 della sua opera le sofferenze che dovevano subire i condannati a morte al tempo di Foca:
"Sarebbe superfluo elencare i nomi e le sofferenze delle sue vittime. La loro condanna era raramente preceduta da un processo, e la loro pena fu inasprita dalle raffinatezze della crudeltà: i loro occhi vennero forati, le loro lingue vennero tagliate, le mani e i piedi vennero amputati; alcuni spirarono sotto la frusta, altri nelle fiamme; altri ancora vennero trafitti dalle frecce; e una semplice morte veloce era una forma di pietà che raramente riuscivano a ottenere. L'ippodromo, l'asilo sacro dei piaceri e della libertà dei Romani, fu profanato con teste e arti, e corpi maciullati."
(Gibbon, History of the decline and fall of the Roman Empire)
LA POLITICA RELIGIOSA
In merito alla politica religiosa, Foca non fu più tenero, e tentò di costringere tutti gli Ebrei a diventare cristiani. Ciò causò una rivolta ebrea a Antiochia, nel corso della quale vennero massacrati numerosi cristiani. Foca affidò al generale Bonoso l'incarico di sedare la rivolta; vi furono dei massacri e tutti gli ebrei vennero espulsi da Antiochia (610).
Secondo Giovanni di Nikiu anche i monofisiti di Palestina e Egitto insorsero nello stesso periodo, ma anche questa rivolta venne sedata da Bonoso. Il fatto che Bonoso in seguito alla rivolta depose Isaucio, il Vescovo Ortodosso di Gerusalemme, ha fatto supporre alcuni storici che la rivolta non riguardava solo Ebrei e Monofisiti, ma anche alcuni Ortodossi.
Ultima edificazione nel foro Romano
Papa Bonifacio, successore di San Gregorio, per onorare l'imperatore gli fece erigere nel 608 la Colonna di Foca, una colonna corinzia, alta 13,6 m ed eretta su un piedistallo cubico di marmo bianco, probabilmente del II sec., e Foca fece ornare la base di bassorilievi.
(Il fondamento quadrato di mattoni non era originariamente visibile, non essendo stato il livello attuale del Foro scavato fino alla pavimentazione augustea fino al XIX secolo).
La colonna fu riciclata e supportava originariamente una statua dedicata a Diocleziano: l'iscrizione precedente fu cancellata per dar spazio a quella presente.
La colonna rimane in sito, in una posizione isolata tra le rovine ma è un riferimento nel Foro, ed appare spesso in vedute ed incisioni. L'innalzamento della colonna rispetto al suolo è dovuto all'erosione: la base non era visibile quando Giuseppe Vasi e Gianbattista Piranesi fecero schizzi ed incisioni della colonna a metà del XVIII secolo.
Questa colonna era molto importante, perché al tempo degli Imperatori Romani era un onore avere una colonna con la storia delle campagne o ciò che aveva a che fare con l'Imperatore, ma fu anche l'unica colonna eretta nel Medioevo.
Vero è che Foca aveva donato il Pantheon al Papa, che lo ridedicò a tutti i Santi Martiri (Maria venne aggiunta in epoca medievale - Santa Maria ad Martyres). Sulla sommità della colonna fu fatta erigere da Smaragdo, l'esarca di Ravenna, la statua dorata di Foca, finchè nell'ottobre 610, Foca fu catturato, torturato, assassinato e grottescamente smembrato; a ciò si aggiunse la "damnatio memoriae".
GUERRA BIZANTINO-SASANIDE
Foca ebbe a fronteggiare non poche minacce straniere, infatti dal 603 l'Impero venne invaso dai Persiani Sasanidi.
- La guerra iniziò nella primavera del 603, quando Foca inviò in Persia l'ambasciatore Lilio a annunciare allo scià di Persia Cosroe II la morte di Maurizio e l'ascesa al potere del nuovo imperatore. Lilio si presentò quindi alla Corte di Persia con le teste di Maurizio e dei suoi figli.
Lo scià di Persia, alleato di Maurizio, non gradì il cambio nè la scena macabra, così ruppe l'accordo con l'Impero bizantino per cacciare via l'usurpatore Foca. Sul trono bizantino avrebbe posto un certo Teodosio, che si proclamava figlio di Maurizio.
Secondo gli storici però già prima della morte di Maurizio i rapporti tra i due imperi si stavano deteriorando. All'epoca Maurizio aveva rimosso il magister militum Narsete da Dara, per far piacere a Cosroe II che era in contrasto col generale.
- Narsete (478 - 574) si era però ribellato a Foca e pertanto aveva occupato Edessa, ora assediata dalle truppe imperiali di Foca. Cosroe inviò le sue truppe in soccorso del generale, che sconfissero e uccisero in battaglia il generale bizantino Germano, salvando così Narsete.
Foca inviò l'esercito contro i Persianima venne sconfitto a Arxamoun; Foca, deluso per gli insuccessi del comandante bizantino Leonzio, lo rimosse dal suo incarico e lo fece trasportare a Costantinopoli in catene. Nominò comandante dell'esercito suo fratello Domenziolo, che non fermò i Persiani, ma convinse Narsete alla resa, promettendogli che avrebbe avuta salva la vita; invece lo fece bruciare vivo.
Foca nel 604 firmò una tregua con gli Avari in cui incrementava il tributo annuale che i bizantini dovevano pagare alla popolazione barbarica per tenerli buoni e per poter utilizzare in Oriente contro i Persiani le truppe illiriche.
LA MORTE
Nel 608, una congiura capeggiata da Eraclio il Vecchio, esarca di Cartagine, diede inizio ad una guerra civile. Eraclio ed altri governatori si misero d'accordo per far scoppiare una rivolta contro l'imperatore Foca.
Uno dei congiurati era Prisco, genero di Foca e prefetto di Costantinopoli, che in precedenza era stato generale sotto Maurizio I di Bisanzio. Il nipote di Prisco, Niceta, attaccò l'Egitto e, dopo aver battuto le truppe fedeli a Foca (comandate dal Comes Orientis Bonoso), si impadronì del paese, avanzando verso la Siria meridionale. Eraclio I, che era a capo della flotta Cartaginese, si diresse a Costantinopoli e la pose sotto assedio.
Nl 610 Eraclio entrò trionfalmente nella capitale dell'Impero bizantino, fece catturare Foca dopo averlo deposto e lo decapitò di persona. Si dice che quando Eraclio si avvicinò a Foca con un'ascia, gli chiese: «È così che tu hai governato l'impero?».
Foca guardò Eraclio e si mise in ginocchio, ma non per implorare pietà, e rispose con tono imperiale senza temere la morte: «E tu credi che lo governerai meglio?».
Poi abbassò il collo, e l'ascia d'Eraclio s'abbassò, tagliando la testa di Foca; se egli non era stato degno come imperatore, almeno era morto come tale.
Di lì a qualche anno, Eraclio avrebbe schiacciato il Regno di Persia, ma avrebbe poi subito pesantemente l'iniziativa delle armate islamiche dei primi califfi.
FOCA NELLA STORIOGRAFIA
I Miracula S. Demetrii danno questo giudizio sul regno di Foca:
"Voi tutti sapete bene quali nuvole di polvere il demonio suscitò sotto il successore di Maurizio di fausta memoria, quando soffocò l'amore e seminò l'odio in tutto l'Oriente, in Cilicia, in Asia, in Palestina, e nelle contrade circostanti, fino alla stessa città imperiale: i demi non si limitavano a spargere il sangue dei loro concittadini, ma gli uni irrompevano nelle case degli altri e ne uccidevano spietatamente gli abitanti."
Anche Gibbon ci da un ritratto essenzialmente negativo di Foca:
« La matita di uno storico imparziale ha delineato il ritratto di un mostro: la sua diminutiva e deformata persona, la vicinanza tra le sue irsute sopracciglia, i suoi capelli rossi, il suo mento imberbe e la sua guancia sfigurata e scolorita da una formidabile cicatrice. Ignorante di lettere, di leggi, e anche di armi i suoi piaceri brutali furono o ingiuriosi verso i suoi sudditi o vergognosi per se stesso.
Senza assumere la carica di un principe, rinunciò alla professione di soldato: e il regno di Foca afflisse l'Europa con una ignominosa pace, e l'Asia con una desolante guerra. La sua tempra selvaggia fu infiammata dalla passione, rafforzata dalla paura e esasperata dalla resistenza o dal rimprovero.
Sarebbe superfluo elencare i nomi e le sofferenze delle sue vittime. La loro condanna era raramente preceduta da un processo, e la loro pena fu inasprita dalle raffinatezze della crudeltà; e una semplice morte veloce era una forma di pietà che raramente riuscivano a ottenere. L'ippodromo, l'asilo sacro dei piaceri e della libertà dei Romani, fu profanato con teste e arti, e corpi maciullati; neanche il suo favore, o i loro servigi, potevano proteggerli da un tiranno, il degno rivale dei Caligola e dei Domiziano della prima età dell'Impero. »
(Gibbon, History of the decline and fall of the Roman Empire, cap. 46)
LA COLONNA DI FOCA NEL FORO ROMANO |
COLONNA DI FOCA
La colonna di Foca, che fu eretta davanti ai rostra nel Foro Romano e dedicata o ridedicata in onore dell'imperatore bizantino Foca il 1º agosto 608, fu l'ultimo monumento onorario nel Foro.
Durante gli scavi del 1813 venne alla luce un'inscrizione sulla base della colonna:
ISCRIZIONE DELLA COLONNA ONORARIA A FOCA |
Foca imperatore,
di somma clemenza e somma pietà,
per l'eternità incoronato da Dio,
trionfatore sempre augusto,
Smaragdo, patrizio e esarca d'Italia,
per decisione del sacro palazzo,
devoto alla sua clemenza,
per gli innumerevoli benefici
ottenuti dalla sua pietà,
e per la pace procurata all'Italia,
e per la libertà mantenuta,
questa statua di sua maestà,
splendente di aureo fulgore,
pose su questa sublime colonna
a perenne sua gloria, e la dedicò
il primo giorno di agosto,
nell'undicesima indizione,
nell'anno quinto dopo il consolato di sua pietà »
Esisteva una scalinata che venne rimossa per permettere di leggere l'iscrizione di L. Surdunus sulle lastre pavimentali, che ha permesso di datare l'ultima lastricazione al 12 a.c. circa.
La Colonna fu eretta in un punto tra i più importanti e centrali del Foro, ma passa praticamente quasi inosservata e sconosciuta essendo una semplice singola Colonna isolata e in quanto “nascosta” da ben più importanti e colossali monumenti del Foro, infatti e’ posta davanti ai Rostra, vicino alla Curia del Senato e ad altri importanti edifici quali la Basilica Giulia, l’Arco di Settimio Severo, il Tempio di Saturno, il Comizio e alle spalle del gigantesco Cavallo di Domiziano, purtroppo scomparso; dedicata o sarebbe meglio dire ridedicata, in onore dell' Imperatore bizantino Foca, il I agosto del 608.
BIBLIO
- Filippo Aurelio Visconti - Lettera sopra la colonna dell'imperatore Foca - Roma - Stamperia De Romanis - 1813 -
- Giorgio Ravegnani - Introduzione alla storia bizantina - Bologna - il Mulino - 2006 -
- John Julius Norwich - Bisanzio - Milano - Arnoldo Mondadori Editore - 2000 -
- R. Lilie - Bisanzio la seconda Roma - Roma - Newton & Compton - 2005 -
- R. Lilie - Bisanzio la seconda Roma - Roma - Newton & Compton - 2005 -
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