CORNELIO GALLO |
Nome: Gaius Cornelius Gallus
Nascita: Forum Iulii 69 a.c.
Morte: 26 a.c.
Mestiere: Poeta e politico romano
Gaio Cornelio Gallo è stato un poeta e politico romano. Nacque, secondo un'antica tradizione, a Forum Livii (Forlì), o, secondo altri, in un'imprecisata Forum Iulii, nel 69 a.c. e morì nel 26 a.c.
Secondo alcuni di umili origini, e in effetti pur appartenendo alla gloriosa gens Cornelia, una delle più potenti di Roma, era del ramo plebeo dei Galli. Comunque appartenne all'ordine equestre, seguace e amico di Ottaviano, fu il primo prefetto di Alessandria d'Egitto.
Faceva parte del circolo letterario di Virgilio e Ovidio e fu amico di Virgilio che lo celebrò nella VI ecloga, gli dedicò la X e, secondo Servio, ne avrebbe fatto il panegirico alla fine delle Georgiche, e che aiutò anche a conservare le proprietà mantovane al tempo delle distribuzioni ai veterani, dopo Filippi.
Fu ammiratore di Euforione di Calcide di cui tradusse o ridusse degli epilli; amico di Partenio di Nicea, che gli dedicò le sue Passioni d'amore, e di Virgilio, In 4 libri di elegie (Amores), di cui resta un solo verso.
Cantò col nome di Licorida, nome inventato per discrezione, la mima Citeride (nome d'arte della liberta Volumnia, che fu amante anche di Bruto e di Antonio). Durante questo periodo Gallo ricoprì la carica di praefectus fabrum di Ottaviano, come cita l'iscrizione posta sull'obelisco del Vaticano, che continuava a fargli fare carriera per la stima e l'amicizia.
Dopo aver compiuto missioni delicate per incarico dei Triumviri, partecipò al fianco d'Ottaviano alla battaglia d'Azio, segnalandosi nelle operazioni di ricognizione e di strategia.
Dopo la battaglia di Azio, Gallo fu a capo, per volontà di Ottaviano, dell'armata occidentale del princeps, che attaccò l'Egitto dalla costa libica.
Dopo la vittoria di Ottaviano e la morte di Marco Antonio e Cleopatra, essendo stata acquisita la nuova provincia d'Egitto, fu nominato Praefectus Alexandreae et Aegypti, una carica altissima. Incarico innovativo che vedeva per la prima volta un governatore di rango equestre, non un
magistrato, alla guida di una provincia.
CLEOPATRA |
L'ACCUSA
Ricoprì, secondo una versione non da tutti accettata, questa carica con eccessiva indipendenza (giungendo a stampare moneta), spingendosi a celebrare i propri successi pubblicamente con attributi propri dell'imperatore, spingendosi a parlare con scarso riguardo dello stesso Augusto, si che cadde in disgrazia perdendo l'appoggio di Augusto e del senato. Pertanto venne accusato e processato.
« Ad ogni modo, quando Gallo era prefetto dell'Egitto, lo accompagnai risalendo il Nilo fino a Syene ed alle frontiere dell'Etiopia, ed appresi che fino a 120 vascelli stavano salpando da Myos Hormos verso l'India, quando in precedenza, sotto i Tolomei, solo in pochi si avventuravano nel viaggio intrattenendo commerci con l'India »
(Strabone, Geografia, II.5.12.)
Così Strabone illustra come sotto Gaio Cornelio l'Egitto avesse moltiplicato i suoi affari e i suoi interessi, arricchendo di sponda ancor più Roma. Ma sembra che Augusto dovesse tenersi buoni i senatori togliendo la carica più importante di governatore a un semplice equis.
L'accusa era di congiurare contro il principe, ovvero l'appropriazione da parte di Gallo, che senatore non era, di alcune clausole trionfali tipiche del ceto senatoriale, come è possibile ricostruire attraverso l'iscrizione di Philae.
Il testo, redatto in latino, greco e in geroglifico, cita:
« Caius CORNELIUS CNaei Filius GALLUs
eqUES ROMANUS POST REGEs A CAESARE
DIVI Filio DEVICTOS PRAEFECTus
AlexANDREAE ET AEGYPTI PRIMUS DEFECTIONis
THEBAIDIS INTRA DIES XV QUIBUS HOSTEM
Vicit bis aCIE VICTOR VURBIUM EXPUGNATOR
BOREseOS COPTI CERAMICES
DIOSPOLEOS MEGales OpHIEU DUCIBUS
EARUM DEFECTIONUM INTERcePTIS EXERCITU
ULTRA NILI CATARHACTEn transdUCTO
IN QUEM LOCUM NEQUE POPULO ROMANO
NEQUE REGIBUS AEGYPTI arma ante sUNT PROLATA
THEBAIDE COMMUNI OMNiUM REGUM FORMIDINE
SUBACTa LEGatisque reGIS
AETHIOPUM AD PHILAS AUDITIS EOQue REGE
IN TUTELAM RECEPTO TYRANNo TriacontasCHOENu
UNDE AETHIOPIAE CONSTITUTO DIe is PATRICIS
ET NILo AdiutORI Donun Dederunt »
NEFERTITI |
primo prefetto di Alessandria e d'Egitto,
dopo la sconfitta dei re ad opera di Cesare figlio del divino,
vittorioso in due battaglie campali nei quindici giorni
durante i quali soppresse la rivolta della Tebaide,
espugnando cinque città
(Boresis, Coptus, Ceramice, Diopolis Magna e Ophileum)
e imprigionando i capi rivoltosi;
avendo condotto il suo esercito oltre le cateratte del Nilo,
regione nella quale mai in passato
erano state portate truppe dal popolo romano
o da monarchi egiziani; avendo soggiogato la Tebaide,
terrore comune di tutti i re;
avendo ricevuto a File ambasciatori del re degli etiopi,
accolto e protetto quel re, e insediato un principe nel
Triacontaschoenus, un distretto dell'Etiopia;
dedicò questa offerta di ringraziamento
alle sue divinità ancestrali e al Nilo suo compagno »
(AE 1992, 01725)
Una ricostruzione critica dell'operato di Cornelio Gallo in Egitto e delle accuse rivolte a suo carico ha tuttavia evidenziato come la sua condanna scaturì, più che da un complotto di Gallo, dallo scontro in atto, nell'instaurazione del regime augusteo, fra il nuovo ordine equestre, di cui Gallo era autorevole rappresentante, e il ceto senatoriale vistosi espropriato del controllo sulla provincia d'Egitto.
In questo senso è significativo il fatto che Augusto, contrariamente a quanto sarebbe stato ovvio aspettarsi in caso di una congiura a suo danno, si limitò a colpire Gallo con un mero provvedimento di rinuncia all'amicizia, lasciando poi al senato l'iniziativa di procedere a carico del prefetto fino alla condanna ed all'esilio.
In questo modo Augusto poté presentarsi, in una fase particolarmente delicata come quella dell'instaurazione del principato, come difensore delle istituzioni e della libertà senatoriale anche nei casi in cui questa fosse (apparentemente) minacciata dai suoi stessi amici.
Va considerata però una seconda ragione, che probabilmente influì sulla caduta in disgrazia di Gallo: tutto avvenne dopo la seduta del gennaio 27 a.c., quando il Senato ratificò il nuovo assetto provinciale voluto da Augusto.
LA MORTE
Una diversa visione della soluzione di come distribuire i poteri ebbe probabilmente il suo peso nelle scelte del primo imperatore di Roma. Caduto in disgrazia fino ad essere accusato di una vera e propria congiura contro il principe, fu condannato all'esilio e alla confisca dei beni, così che si suicidò nel 26 a.c.
L'Egitto portò male ad Antonio e pure a Gallo, era una provincia troppo ricca e affascinante per non restarne irretiti, il suo caldo torrido e le sue bellezze misteriose davano alla testa. Forse non fu un caso che poi Ottaviano riservò quella provincia a se stesso, per timore che qualcun altro facesse il bis di Antonio incontrando magari un'altra Cleopatra.
La "damnatio memoriae" che il princeps volle del suo prefetto indusse, come sembra, Virgilio, che pure era stato legato a G. da intensa amicizia, a sostituire il finale del IV libro delle "Georgiche", che si chiudevano con le sue lodi, con la favola di Orfeo, ma non impedì che Properzio lo celebrasse come insigne poeta d'amore e Ovidio vedesse in lui l'iniziatore dell'elegia latina.
LO SCRITTORE E IL POETA
Erudito in cultura ellenistica, Gallo cercò di unire la poesia neoterica e l'elegia augustea. La poesia neoterica era un movimento letterario che si sviluppa a Roma nell'età di Cesare. Questo tipo di poesia era composta dai neoteroi (o poetae novi), così chiamati con ironia spregiativa da Cicerone. La poesia neoterica si basa su 4 principi:
Brevitas: Componimenti brevi, per farne un'opera veramente curata e raffinata;
Labor limae: Componimenti "leggeri e disimpegnati" ma raffinati nella forma, attraverso una continua ed accurata revisione dei componimenti;
Doctrina: Conoscenza del patrimonio mitologico, letterario, geografico, linguistico del mondo greco.
Individualismo: I neoterici tendono ad astrarsi dalla vita politica e a concentrarsi su se stessi.
Subì pure l'influenza della "difficile" poesia, di carattere mitico e astrusamente erudito, del greco Euforione di Calcide (III secolo).
LE OPERE
- Amores, elegie in cui cantava il suo amore sfortunato per la giovane Licorideː tuttavia, l'esiguità dei frammenti non permette una ricostruzione precisa della sua poetica. Sappiamo però che aderì alla poesia neoterica. Gallo amò, sotto lo pseudonimo di Licoride, una donna seducente e spregiudicata. Da schiava, Licoride era riuscita a diventare "mima", idoleggiata attricetta, col nome di Citeride (ma si chiamava solo Volumnia...). Amante di Bruto e di Antonio, dovette fare irresistibile presa sull'animo sognante - cosi ce lo descrive Virgilio nella X ecloga - di Gallo, che tuttavia abbandonò nel più profondo sconforto per seguire un ufficiale tra le nevi delle Alpi e i freddi del Reno. Capricciosa e leggera, la "pulchra Lycoris" fu tuttavia 1'ingenium di G. (cosi Marziale in 8, 73, 6) ed ebbe gli onori della poesia nei 4 libri di elegie che il poeta compose e riunì forse col nome di "Amores" (o proprio col nome di lei, "Lycoris").
- Nel campo dell'oratoria scrisse:
- "In Pollionem", orazione,
- "In Alfenum Varum, orazione, ambedue andate perdute
- "Erotika pathemata" raccolta in prosa di dolorose vicende d'amore, dedicata a Partenio di Nicea, il poeta greco che molto contribuì alla diffusione dell'alessandrinismo presso i "neoteroi".
Sino a pochi anni fa, di Gallo, posto da Quintiliano (10,1, 93) tra i massimi poeti elegiaci, si aveva soltanto un pentametro, contenente una nota erudita su un fiume della Scizia. Tutto ciò ci rimaneva del corpus attestato, invece, dalla tradizione: 4 libri di elegie, "Amores" ed epilli.
Sino a pochi anni fa, di Gallo, posto da Quintiliano (10,1, 93) tra i massimi poeti elegiaci, si aveva soltanto un pentametro, contenente una nota erudita su un fiume della Scizia. Tutto ciò ci rimaneva del corpus attestato, invece, dalla tradizione: 4 libri di elegie, "Amores" ed epilli.
Nel 1979 un papiro egiziano ci ha restituito una decina di versi, nel primo dei quali è presente il nome di Licoride. Se questi versi sono autentici, resta confermata l'importanza che gli antichi assegnavano a Gallo: vi sono contenute le note soggettive tipiche dell'elegia latina, la dedizione d'amore intesa come "servitium" nei confronti della "domina", l'accenno alla "nequitia", alla dissolutezza, un concetto caratteristico del mondo elegiaco.
Probabilmente nella poesia di G. dovevano essere presenti i motivi e la struttura compositiva della grande elegia augustea. In particolare, le note mitiche ed erudite dovevano fondersi con la diretta esperienza sentimentale del poeta amante.
BIBLIO
Probabilmente nella poesia di G. dovevano essere presenti i motivi e la struttura compositiva della grande elegia augustea. In particolare, le note mitiche ed erudite dovevano fondersi con la diretta esperienza sentimentale del poeta amante.
BIBLIO
- G. E. Manzoni - Foroiuliensis poeta - Vita e poesia di Cornelio Gallo, Vita e Pensiero - Milano - 1995 -
- E. Bresciani - La stele trilingue di Cornelio Gallo: una rilettura egittologica - in «Egitto e Vicino Oriente» - 12 - 1989 -
- Carlo Carena - Poesia latina dell'età imperiale . Milano - Guanda - 1957 -
- Robert Maxwell Ogilvie - Roman literature and society - 1980 -
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