GENS MUMMIA

LUCIUS MUMMIUS MAXIMUS


GENS PLEBEA

La gens Mummia era plebea e i primi membri menzionati risalgono a dopo la II Guerra Punica quando Lucius Mummius Achaicus divenne il primo della sua gens a ottenere il consolato. Pur non essendo numerosi i Mummii continuarono ad ottenere alti uffici dello stato durante tutto il III sec.

Premesso che Praenomen, nomen e cognomen furono gli elementi di base del nome romano. I praenomina più usati dai Mummii furono Lucio, Quinto, Spurio, e Marco.

Anche se i Mummii non furono una gens nè grande nè antica, su pochi di loro sono stati trovati dei cognomina durante la Repubblica. Fece eccezione per Achaicus, un agnomen vinto da Lucius Mummius, console del 146 a.c., per la sua conquista della Grecia, che fu il primo novus ad aver ottenuto tale distinzione in ambito militare. Altri membri di questa gens ottennero invece diversi cognomina in epoca imperiale.



LE REGOLE DEI NOMI

La maggior parte della praenomina ha un nomen corrispondente per filiazione, come Lucilio, Marzio, Publio, Quinzio o Servilio, tutti cognomi patronimici, perché derivano dal nome del padre del proprietario originale. 

Le figlie erano scritte tra il nomen e qualsiasi cognomina, e abbreviate usando le abbreviazioni di praenomina, seguite da f. per filius o filia, e talvolta n. per nepos (nipote) o neptis (nipote). 
La filiazione includeva a volte il nome della madre, con gnatus e il nome della madre, invece di filius o filia, però solo per le famiglie di origine etrusca. I nomi delle donne sposate erano talvolta seguiti dal nome del marito e da uxor per "moglie". 

Anche schiavi e liberti possedevano filiazioni, in questo caso la persona a cui si fa riferimento è il proprietario dello schiavo. Le abbreviazioni: s. per servus o servae l. per libertus o liberta. I liberti delle donne a volte usavano una "C" capovolta, a significare il praenomen femminile Gaia, qui usato genericamente per significare qualsiasi donna; e ci sono alcuni esempi di "M" invertita, anche se non è chiaro se questo è stato usato genericamente, o specificamente per il praenomen femminile Marca o Marcia.



MEMBRI ILLUSTRI -  alcuni praenomina (nomi personali) sono abbreviati.


- Lucio Mummio, padre dei tribuni Lucio e Quinto.


- Lucio Mummio

L. f., tribuno della plebe nel 187 a.c., si oppose al tentativo di Marco Porcio Catone di sottoporre a controllo i pagamenti fatti da Antioco a Scipione Africano e Scipione Asiatico, ma ritirò la sua opposizione sotto l'intimidazione. Fu pretore nel 177, ottenendo al provincia della Sardegna (Sardinia)


Quinto Mummio, L. f., tribuno della plebe, collega e fratello di Lucio nel 187 a.c.

TRIONFO DI LUCIO MUMMIO ACAICO

Lucio Mummio L. f. L. n. Achaico

Mummio fu statista romano e generale, console nel 146 a.c., il primo console che ottenne questa gens, fu infatti un homo novus, che ottenne il suo nome difendendo la lega Achea e portando tutta la Grecia sotto il controllo romano. Venne infatti incaricato di prendere il comando della guerra acheica e, avendo ottenuto una facile vittoria contro l'incapace Dieo, entrò a Corinto senza opposizione.

Dieo: Si trovò di fronte all'insurrezione della Macedonia contro i Romani e al desiderio spartano di rivolta contro Roma. Dieo aveva appoggiato lealmente i Romani nella loro guerra in Macedonia, per cui minacciò Sparta di muovergli guerra. Gli Spartani non volevano che la giurisdizione della lega si esercitasse presso di loro prendendo l'iniziativa di condannare a morte essi stessi, dopo averli lasciati fuggire, 24 agitatori anti-achei, per cui si recarono a Roma per ottenere il ritorno, e vi si recò anche Dieo, per difendere il suo operato.

I Romani furono piuttosto ambigui si che tanto Dieo quanto gli spartani, tornati in Grecia, riferirono di avere avuto risposta favorevole. Gli Achei mossero guerra a Sparta senza risultati decisivi, ora la parola decisiva spettava ai Romani. Recata agli Achei la deliberazione del Senato, che staccava dalla lega non solo Sparta, ma Eraclea, Corinto, Argo e Orcomeno, ne seguì la guerra. Dieo assunse di nuovo il comando, assoldando per il proletari e a schiavi, gente che non sapeva combattere. Dieo sconfitto si suicidò con i suoi famigliari. Non era stato né un esperto generale né un buon politico, ma un sincero patriota.
Mummio, sconfisse Corinto e passò tutti gli uomini, donne e bambini a fil di spada; le statue, i dipinti e le opere d'arte furono sequestrati e spediti a Roma, e poi la città venne arsa e ridotta in cenere. La sua insolita crudeltà è spiegata da Mommsen come dovuta alle istruzioni del senato, spinto dai ricchi mercanti, desiderosi di liberarsi di un pericoloso rivale commerciale. C'è da crederci perchè altrimenti l'avrebbero messo sotto processo, i romani non amavano inutili crudeltà che gli inimicavano i popoli vinti.

Nonostante avesse bruciato e devastato Corinto, Mummio riuscì a vincere l'opposizione dei greci stabilendo un buon governo ed abbracciando la cultura ellenica. Secondo Polibio, era incapace di resistere alla pressione di coloro che lo circondavano. Comunque Mummio mostrò notevoli poteri amministrativi e un alto grado di giustizia e integrità, che gli procurarono il rispetto degli abitanti, evitando soprattutto dall'offendere le suscettibilità religiose, tanto che al suo ritorno a Roma fu onorato con un trionfo.

Nel 142 fu censore del giovane Scipione Africano, la cui severità li portò frequentemente in disaccordo. Mummio è il primo homo novus di origine plebea che abbia ricevuto un cognomen distintivo per i servizi militari. La sua indifferenza per le opere d'arte e l'ignoranza del loro valore fu proverbiale nella sua ben nota osservazione per la spedizione dei tesori di Corinto a Roma: " Se li hanno persi o danneggiati, dovrebbero sostituirli. " Fece poi erigere un teatro con migliori condizioni acustiche e strutture migliori del modello greco, segnando così un netto progresso nella costruzione di luoghi di intrattenimento.


- Spurio Mummio

STELE FUNERARIA DI L. CORNELIO MUMMIO
L. f. L. n., fratello di Achaico, dotato però di maggiore raffinatezza e poteri intellettuali, a cui si oppose filosoficamente.

Spurio servì come legato suo fratello Lucio a Corinto nel 146 e 145 a.c.. da cui inviò lettere ai suoi amici a Roma, descrivendo le sue esperienze in versi umoristici.

Queste lettere, che erano ancora popolari un centinaio di anni dopo, furono il primo esempio di una distinta classe di poesia romana: l' epistola poetica.

Si oppose allo stabilirsi delle Accademie di retorica a Roma, scrivendo lettere sull'etica e sulla satira.

Sia lui che suo fratello sono citati da Cicerone come mediocri oratori, il cui stile era semplice e vecchio stile, sebbene Lucius, come stoico, fosse più conciso.


- Spurio Mummio 

Spurio Mummio fu amico di Cicerone, a cui avrebbe letto le lettere di suo nonno. Nel 46 a.c., Cicerone scrisse che Mummio era morto poco tempo prima.


- Mummio

un legato di Marco Licinio Crasso nel 72 a.c., durante la Guerra Servile. Fu sconfitto da Spartaco.


- Marco Mummio

mentre era pretore nel 70 a.c., presiedette sui processi a Verres, magistrato romano noto per il suo malgoverno in Sicilia. Accusato da Cicerone, dovette lasciare il paese. I discorsi dell'accusa di Cicerone furono pubblicati come Orazioni Verrine.


- Mummio

scrittore comico, attivo dopo il 90 a.c., menzionato da Charisio, Prisciano, Macrobio, e Aulo Gellio.


- Mummia Achaica

madre dell'imperatore romano Galba (3 - 69) e suo fratello maggiore Gaio. Era la nipote di Quinto Lutazio Catulo e pronipote del generale Lucio Mummio Achaico Console nel 146 a.c.). Morì poco dopo la nascita di Galba.


Mummio Luperco 

inviato dal console Marco Hordonio Flacco con due legioni a cambattere Gaio Julio Civile, capo dei Batavi, nel 69. Dopo essere stato sconfitto grazie al tradimento di un'"ala" formata da Batavi, Mummio si trovò assediato coi suoi.
Fece allora rinforzare le difese dell'accampamento, Castra Vetera della Germania Inferiore, (moderna Xanten), che difese abilmente contro gli assalitori finché i suoi soldati, affamati e scoraggiati, sollecitati dagli emissari di Giulio Classico, non si arresero a Civile di fronte alla fame.
Il capo degli insorti inviò Luperco come "dono" alla profetessa Veleda, che aveva previsto il successo dell'insurrezione: Luperco fu però ucciso lungo il viaggio.


- Veleda


VELEDA
JARDIN DU LUXEMBURG (PARIGI)
Velleda o Veleda era una vǫlva (donna sciamano) della tribù germanica dei Bructeri, che ispirò la rivolta batava contro i romani, guidata  da Giulio Civile, principe batavo romanizzato (69/70). Ella predì la sconfitta di Mummio Luperco.

Narra Tacito nel "De Origine et situ Germanorum" che Velleda «esercitava una vasta autorità, secondo un'antica testimonianza germanica per cui s'attribuiscono a molte donne il dono della profezia e qualità divine... Abbiamo visto noi romani, al tempo del divo Vespasiano, Velleda esser considerata da molti come un Dio».

Nel 70 i ribelli firmarono la pace coi Romani, ottenendo l'amnistia e l'esenzione dai tributi in cambio della fornitura di truppe alleate. Ma Velleda fu catturata e portata in trionfo da Domiziano, morendo poi in prigionia.

Però nel 1926, nel Foro di Ardea (Rm), presso uno dei suoi templi, venne alla luce un'epigrafe in cui si dichiarava che Veleda era stata condannata a servire nel tempio. Il reperto è stato datato alla seconda metà del I secolo, e darebbe una versione diversa sulla fine di Veleda, non morta in prigione ma sacerdotessa nel tempio. 

Si pensa infatti che ella possedesse davvero doti di preveggenza per cui i romani, molto lungimiranti nel business, l'avessero impiegata in un loro tempio a fare oracoli. 

Gli oracoli portavano enorme ricchezza non solo al tempio che li ospitava ma al centro abitato dove era collocato, per i numerosi pellegrini che arrivavano alloggiavano e spendevano.


- Mummia Nigrina, moglie di Lucio Antistio Rustico, console nel 90.


- Lucio Mummio Negro Quinto Valerio Vegeto, console suffetto nel 112.


- Publio Mummio Sisenna   

console nel 133 con il collega Marco Antonio Hiberio, e successivamente divenne governatore della Britannia romana. Il Vallo di Adriano dovrebbe essere stato terminato sotto il suo governo.
Ronald Syme considera la tribù di Sisenna "Galeria" come prova delle sue origini iberiche e conta 20 individui in quelle province che condividevano il suo gentilicum. Il Syme lo ipotizza inoltre identificabile con un certo un "Publio" noto per essere stato governatore della Tracia tra gli anni 128 e 136. Il suo governatorato della Britannia è attestato in un'iscrizione frammentaria a Wroxeter del 14 aprile 135.

Il breve periodo tra il suo consolato e il governatorato è inusuale perchè di solito si otteneva almeno una provincia prima di governare quella britannica. Birley ipotizza che nessun'altro fosse adatto a reprimere la ribellione per cui Adriano lo nominò console ordinario proprio per risolvere la questione.

Si ritiene fosse parente se non padre di Publio Mummio Sisenna Rutiliano, console suffetto nel 146 e proconsole d'Asia che servì come legato della Legio VI Victrix, che era di stanza in Gran Bretagna, probabilmente durante il mandato di Sisenna.
Un'altra iscrizione mostra che Sisenna doveva essere proconsole dell'Asia nel 150-1.

- Publio Mummio Sisenna Rutiliano 

console suffetto nel 146. Luciano di Samosata tratta di lui in "Alexander vel Pseudomantis", dove il senatore viene descritto come "un uomo di buona famiglia e testato in molti uffici romani, ma completamente malato per quanto riguarda gli Dei", come la vittima più illustre dell'oracolo falso stabilito dall'omonimo della storia in Papinagonia (odierna Turchia) . Rutilianus fu nominato console suffetto con Tito Prifernio Paeto Rosianus Geminus come suo collega nel 146.

Probabilmente fu figlio di Publio Mummio Sisenna, console ordinario di 133. Secondo due iscrizioni sopravvissute, Rutiliano iniziò la carriera senatoriale come uno dei decemviri stlitibus judicandis, una delle quattro commissioni che formano i vigintiviri, il primo passo verso l'ingresso al Senato. Poi venne nominato tribuno militare nella Legio V Macedonica, di stanza in Moesia Inferiore. Divenne poi questore passando poi al Senato. Da qui divenne tribuno e pretore plebeo.

Terminato il suo incarico di Pretore, Rutilianus servì probabilmente come legatus legionis per la Legio VI Victrix, di stanza nella Britannia romana, sotto il padre che era governatore della provincia dal 133 al 138. Secondo Birley "Questi legami stretti tra governanti e legati legionari erano anormali, ma potrebbero essere interpretati come un segno di favore da Adriano." 

Il prossimo incarico fu prefetto dell'aerario Saturni, cioè del tesoro del Senato, che detenne per tre anni, dal 141 al 143 con Lucio Coelius Festus come collega. Per il resto il suo unico ufficio consolare fu proconsole dell'Asia. Ad un certo punto prima del suo consolato Rutilianus fu accettato nel collegio di Auguri, che Birley ritiene una conferma alla sua "elevata posizione sociale".

Alessandro di Abonoteichus aveva istituito un oracolo di Glycon nell'Asia Minore occidentale, la cui fama alla fine si estese fino a Roma. Luciano spiega che Rutilianus, "sebbene un uomo di nascita e di nobile casato, messo alla prova in molti uffici romani, tuttavia in tutto ciò che riguardava gli Dei sembrava malato e possedeva strane credenze su di loro. "

Rutiliano aveva chiesto all'oracolo chi avrebbe dovuto sposare, gli fu risposto che avrebbe dovuto sposare la figlia di Alessandro, presumibilmente generata sulla Dea Selene. Luciano tentò di dissuadere il proconsole ma Rutilianus non lo ascoltò. Al ritorno, Luciano scoprì che l'equipaggio della barca che Alexander gli aveva prestato per portarlo a casa aveva ricevuto l'ordine di ucciderlo, e cambiò nave.

Luciano tentò di processare Alessandro in tribunale, ma il governatore, Lucio Hedous Rufus Lollianus Avitus, lo convinse che sarebbe stato inutile, perché anche se avesse vinto, Rutiliano avrebbe usato la sua influenza per impedire ad Alessandro di essere punito.


- Lucio Mummio Felice Corneliano, console nel 237.


- Mummio Basso, console nel 258.


- Lucio Mummio Faustiano, console nel 262.


BIBLIO

- D. Bowder - Dizionario dei personaggi dell'antica Roma - Newton & Compton editori - 2001 -
- Teodoro Amayden - Storia delle famiglie romane - Collegio Araldico di Roma - Vol. I -
- Andrea Frediani, Sara Prossomariti - Le Grandi Famiglie di Roma Antica - Roma - Newton Compton Editori - 2014 -
- Edward Gibbon Nomina Gentesque Antiquae Italiae (1763-1764) -
- Mario Enzo Migliori - L’Origo Gentis Romanae. Ianiculum e Saturnia - 2015 -

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