TEMPIO DELLA DEA FEBRUA

TEMPIO DELLA DEA FEBRIS (O FEBRUA) TRASFORMATO
NELLA CHIESA DI SANTA MARIA DELLA FEBBRE (1629)
L'immagine di cui sopra è una pittura del 1629 di Pieter Jansz Saenredam, Denominata anche Rotonda di Sant'Andrea, ma il suo nome ufficiale fu chiesa di Santa Maria della Febbre che doveva preservare o guarire dalle febbri malariche. Siccome però le febbri malariche erano diventate rare a Roma, venne dedicata ufficiosamente a sant'Andrea. era uno dei due edifici a pianta centrale (che hanno simmetria centrale) e rotonda posti sul fianco meridionale della grande costruzione paleocristiana, sorti in origine come mausolei funebri di epoca imperiale.

Secondo alcuni autori si trattava di un tempio arcaico dismesso e trasformato in mausoleo pagano.

Viene da pensare che questa sia la giusta interpretazione perchè il mausoleo rotondo sembra costruito intorno ad un edificio templare, eretto su un alto podio, che ne rimane poi coperto almeno per metà della sua altezza.

Il tempio rotondo come tutti i templi arcaici, soprattutto di divinità femminili o almeno ctonie, doveva essere aperto e circondato da colonne poi inglobate da pilastri per chiuderlo a mo' di fortezza, un po' come venne chiuso con le pareti il cosiddetto tempio di Vesta per farne una chiesa cattolica.

Ne è conferma anche il nome della chiesa che fu dedicata a Santa Maria della Febbre, che sembra effettivamente una riedizione, come spesso all'epoca si usava, di una divinità più antica da soppiantare nel culto dei fedeli, e cioè la Dea Februa o Febris.

La cappella di Santa Maria della Febbre sopravvisse durante tutte le fasi costruttive della nuova basilica tra il XVI ed il XVII secolo e fu adibita a sacrestia della grande chiesa.

Tuttavia, si dice per esigenze di culto, tra il 1776 ed il 1784, durante il pontificato di papa Pio VI, la costruzione venne distrutta per far posto alla nuova sacrestia. Ne fa fede anche la sacrestia vaticana ricavata dalla chiesa abbattuta, perchè il suo pavimento è con evidenza ricavato dai rivestimenti di un edificio demolito.

Infatti il pavimento della nuova sacrestia è ricavato da un altra pavimentazione fatta a pezzi, cosa insolita per le strutture vaticane. In genere i marmi dei vecchi templi vennero si fatti a pezzi ma rieditati con i pavimenti cosiddetti cosmateschi, veri ricami ricavati dai marmi romani antichi.

Come si vede nell'immagine, forse perchè la sacrestia non era così preziosa come la chiesa aperta ai fedeli, oppure perchè si è andati di fretta, fatto sta che il pavimento è eseguito con pezzi di marmi diversissimi tra loro, tra i quali non manca il famoso porfido rosso, il prezioso marmo che solo gli imperatori romani potevano usare per i loro palazzi o per i templi pubblici.

Il porfido rosso è tanto prezioso che nei pavimenti di Piazza Vittorio a Roma, sotto le arcate, dove è stato restaurato stranamente è totalmente sparito e sostituito con marmi di poco conto. Anzi aggiungiamo che sotto i portici di piazza Vittorio c'erano sia il porfido rosso che il serpentino, marmi ormai impossibili da ritrovare se non riciclandone altri, perchè le loro miniere sono state esaurite già in epoca imperiale.

Questo confermerebbe trattarsi di un antico tempio restaurato in età augustea (Augusto restaurò tutti i più antichi templi romani) e magari anche successivamente da altri imperatori e a Roma restaurare i templi significava soprattutto coprirli di marmi pregiati.

GLI INTERNI DELLA SACRESTIA

DEA FEBRIS O FEBRUA

DEA FEBRIS
Nella Mitologia romana Februa (Febris) era la Dea della Febbre, associata alla guarigione dalla malaria, derivata secondo alcuni dall'etrusco Februus, Dio della morte e della purificazione. Passato nella mitologia romana, il nome venne modificato in Febris e associato alla guarigione dalla malaria.

Numa Pompilio aveva dedicato questo mese al Dio Februus ma nelle feste che cadevano nella seconda quindicina di gennaio, era ricordata anche la Dea Februa ovvero Iunio Februata, Giunone Purificata, e Iuno Sospita, Giunone Salvatrice.

Per la purificazione della città le donne giravano per le strade portando fiaccole accese, festa antesignana della Candelora in cui un tempo si portavano candele accese nelle chiese cristiane.

La Dea riceveva offerte da suoi fedeli, nella speranza di evitare la malattia ma soprattutto di ottenerne la guarigione. Febris poteva dunque portare o scacciare le malattie. Il suo nome significa proprio questo: "Fever" o "attacco di febbre".

Una Dea della malaria, prevalente nel suolo italico, soprattutto nelle regioni paludose dove la malattia era trasmessa dalle zanzare, ma non solo, perchè ogni Dea della morte era anche portatrice di vita.



SANTA FEBRONIA

SANTA FEBRONIA
Già nel IV sec. si parla di un tempio attribuito alla santa il cui culto si estende nel VI - VII sec. Come da copione la santa viene:

- legata ad un palo,
- flagellata fino allo sfinimento,
- raschiata con pettini di ferro facendola sanguinare da capo a piedi,
- posta sull’eculeo, (un antico cavalletto, sul quale le membra della vittima venivano a forza tratte in opposte direzioni e disarticolate)
- le vengono strappati a forza i denti con delle tenaglie,
- tagliate le mammelle,
- quindi le vengono tagliati con la sega le mani ed i piedi.

Con un terzo di questi supplizi (supplizi che i romani non usavano, sia perchè le ritenevano usanze dei barbari, sia perchè non avevano tempo da perdere) morirebbe chiunque ma la santa ha una tempra eccezionale per cui alla fine per farla morire devono decapitarla.


BIBLIO

- Aurelio Agostino d'Ippona - De Civitate Dei - III -
- R. Del Ponte - La religione dei romani - Rusconi - Milano - 1992 -
- Purificazione, in: Thesaurus Cultus et Rituum Antiquorum - The J. Paul Getty Museum -
- Mary Beard, John North e Simon Price - Religions of Rome: A History - Cambridge University Press - 1998 -
- Georg Wissowa - Religion und Kults der Römer - 2 - Aufl. - 1912 -

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