Nome: Lucius Mestrius Plutarchus
Nascita: Cheronea 46-48 d.c.
Morte: Delfi 125-127 d.c.
Professione: Scrittore, biografo, filosofo e sacerdote
"Tutte queste considerazioni mettile a confronto con le cose dette dagli altri; e se esse avranno un grado né maggiore né minore di probabilità, manda a quel paese le opinioni, ritenendo più degno di un vero filosofo sospendere il giudizio sulle questioni poco chiare, piuttosto che darvi il proprio assenso" (De primo frigido).
Plutarco, ovvero Plutarchus, fu uno scrittore copiosissimo e filosofo greco, che nacque a Cheronea di Beozia, in Grecia nel 46 e morì a Delfi nel 120 d.c.; il filosofo tedesco Eduard von Hartmann ritiene che risiedette a Roma tra il 72 e il 92. e da Roma venne apprezzato, e ne ricevette la cittadinanza e diversi incarichi amministrativi.
LE ORIGINI
“Gli studenti non sono vasi da riempire ma fiaccole da accendere.”
“Gli studenti non sono vasi da riempire ma fiaccole da accendere.”
(Plutarco)
Plutarco nacque attorno al 46 d.c. a Cheronea in Beozia, da una famiglia piuttosto ricca. Il padre sarebbe identificabile con uno degli interlocutori del "De sollertia animalium", un certo Autobulo, secondo altri con un tale Nicarco, ma senza certezze.
Di famiglia benestante studiò ad Atene e fu seguace dalla filosofia di Platone ( 428 a.c. - 348 a.c.). La sua opera più famosa sono le Vite parallele, dove scrisse le biografie dei più famosi personaggi dell'antichità. Durante l'ultima parte della sua vita fu sacerdote al Santuario di Delfi.
La maggior parte delle notizie sulla vita di Plutarco, a parte qualche informazione tratta dal Suda, un'enciclopedia storica del X secolo, deriva dai riferimenti autobiografici presenti nelle sue opere.
IL PENSIERO
Non si oppose mai al potere romano ma apprezzò grandemente e fece apprezzare la cultura greca. Plutarco non approva i nuovi culti, quali l'ebraismo e il cristianesimo, ma non li cita appositamente forse intuendo che ogni opposizione sarà inutile, e che con queste religioni avanzanti cadranno civiltà, arte e onore.
Ciò è confermato anche dalla dichiarazione della divinità di Eros:
La maggior parte delle notizie sulla vita di Plutarco, a parte qualche informazione tratta dal Suda, un'enciclopedia storica del X secolo, deriva dai riferimenti autobiografici presenti nelle sue opere.
Si suppone che il padre non avesse un buon rapporto con Plutarco, il quale però più volte ne cita i consigli, e che non fosse molto colto. Ricordava con stima invece il fratello, un certo Lampria, e il bisnonno Nicarco.
IL LEONE DI CHERONEA |
IL PENSIERO
“Nelle persone belle, è bello anche l'autunno.”
(Plutarco)
Non si oppose mai al potere romano ma apprezzò grandemente e fece apprezzare la cultura greca. Plutarco non approva i nuovi culti, quali l'ebraismo e il cristianesimo, ma non li cita appositamente forse intuendo che ogni opposizione sarà inutile, e che con queste religioni avanzanti cadranno civiltà, arte e onore.
Aveva un forte scetticismo religioso, per altro ben occultato, scrisse infatti che "Gli uomini son più forti degli Dei, perchè gli Dei non possono creare gli uomini, mentre gli uomini possono creare gli Dei" Dal che si evince che riteneva gli Dei un'invenzione degli uomini.
“Tu vuoi rimuovere gli inamovibili fondamenti della nostra fede negli dei, quando chiedi per ciascuno di loro una dimostrazione razionale. La fede ancestrale dei nostri padri si fonda su se stessa, non si può trovare ed escogitare prova più chiara di essa... Questa convinzione è una base, un fondamento comune posto all’origine della pietà religiosa; se in un solo punto viene messa in discussione la sua solidità e risulta scossa la convinzione generale, essa diventa tutta quanta instabile e sospetta” (Amatorius, 13, 756 B)
Come dire che la divinità si fonda su un castello di carte, ne togli una crollano tutte.
Seguendo le concezioni aristoteliche, distingue nell'anima tre aspetti e pone il canone della condotta nella medietà delle passioni dominate e controllate dalla parte razionale. Da ciò deriva la tranquillità spirituale ambita e perseguibile come virtù suprema.
Lo stesso principio deve ispirare anche la politica che è l'arte di placare le folle e conservare la pace. Perciò egli accetta il dominio romano, in cui vede adempiute le esigenze di una politica di pace.
"Non cercare la voce nei pesci né la virtù nelle persone male educate"
Lo stesso principio deve ispirare anche la politica che è l'arte di placare le folle e conservare la pace. Perciò egli accetta il dominio romano, in cui vede adempiute le esigenze di una politica di pace.
"Non cercare la voce nei pesci né la virtù nelle persone male educate"
(Plutarco)
Delle cariche prestigiose che ottenne a Roma Plutarco non non ne menziona nei suoi scritti, probabilmente per la sua fierezza di greco, e per tutta la vita non volle vantarsi di cariche esercitate in favore dei romani.
Infatti nei suoi scritti viceversa elenca tutte le cariche da lui rivestite in Beozia (arconte eponimo, sovrintendente all’edilizia pubblica, telearco), ma soprattutto quello di sacerdote delfico, che detenne per circa un ventennio fino alla sua morte.
LE VICENDE
Infatti nei suoi scritti viceversa elenca tutte le cariche da lui rivestite in Beozia (arconte eponimo, sovrintendente all’edilizia pubblica, telearco), ma soprattutto quello di sacerdote delfico, che detenne per circa un ventennio fino alla sua morte.
LE VICENDE
- Nel 60 d.c Plutarco si stabilì per lo studio ad Atene dove conobbe e frequentò il filosofo platonico Ammonio, che lo avvicinò al pensiero platonico, di cui divenne il più brillante discepolo. Studiò retorica, matematica e la filosofia platonica.
- Nel 66 d.c. conobbe Nerone, verso il quale fu benevolo, probabilmente poiché l'imperatore aveva un vero culto per la Grecia e l'aveva esentata dai tributi. Nello stesso periodo, si pensa abbia acquisito la cittadinanza ateniese e che sia entrato a far parte della tribù Leontide. Visitò poi Sparta, Tespie, Tanagra, Patrie e Delfi.
- Nel 70 sposò l'erudita Timossena, una donna di Cheronea colta e di buona famiglia, il cui nome è stato reperito da una nota occasionale di Plutarco stesso nella quale sostenne di aver chiamato la figlia come la madre.
Da lei ebbe cinque figli, che disse di aver allevato personalmente: Soclaro e Cherone, che morirono bambini, Autobulo, Plutarco e Timossena, l'unica femmina e che morì a due anni: se ne ha nota nella lettera che Plutarco indirizzò alla moglie, per consolarla della perdita, contenuta nei Moralia.
Sembra che Timossena fosse una donna forte e di molte virtù, che amò e affiancò il marito nelle pratiche liturgiche di sacerdote del tempio di Delfi. Sembra che abbia scritto un breve trattato sull'amore per il lusso, indirizzandolo all'amica Aristilla.
“I popoli sarebbero felici se i re filosofassero e se i filosofi regnassero.”
(Plutarco)
- Tornato ad Atene, fu nominato arconte eponimo, sovrintendente all'edilizia e ambasciatore presso Acaia. Istituì inoltre nella sua casa una specie di Accademia impostata sul modello ateniese.
Poi Plutarco visitò poi l'Asia, tenne conferenze a Sardi e ad Efeso, fece frequenti viaggi in Italia e soggiornò anche a Roma, presso la corte imperiale.
Il filosofo e studioso Eduard von Hartmann ritiene che visse a Roma tra il 72 e il 92.
Comunque non imparò mai bene il latino e conobbe l'imperatore Vespasiano che seppe apprezzarlo, come racconta nel "De solertia animalium".
- A Roma, nonostante non conoscesse bene il latino, tenne molte lezioni ed ebbe il sostegno delle autorità in quanto divenne presto un convinto sostenitore della politica estera romana. Si sa che conobbe l'imperatore Vespasiano, da cui venne ben accolto, come racconta nel "De solertia animalium".
- Durante questo soggiorno, gli venne concessa la cittadinanza romana e assunse quindi il nomen di Mestrio, in onore del suo amico e console Lucio Mestrio Floro. Successivamente, ebbe da Traiano la dignità consolare. A Roma conobbe il filosofo e retore greco Favorino di Arelate. Successivamente, ebbe da Traiano la dignità consolare. A Roma conobbe il filosofo sofista e retore Favorino di Arles e gli dedicò il suo trattato "De primo frigido".
- Terminata l'esperienza romana, ebbe nostalgia del suo paese e tornò a Cheronea, dove fu eletto arconte eponimo (magistrato cui spetta l'onore di dar nome all'anno), sovrintendente all'edilizia pubblica e telearco (funzionario di polizia).
- Nel 66 d.c. conobbe Nerone, verso il quale fu benevolo, probabilmente poiché l'imperatore aveva un vero culto per la Grecia e l'aveva esentata dai tributi. Nello stesso periodo, si pensa abbia acquisito la cittadinanza ateniese e che sia entrato a far parte della tribù Leontide. Visitò poi Sparta, Tespie, Tanagra, Patrie e Delfi.
- Nel 70 sposò l'erudita Timossena, una donna di Cheronea colta e di buona famiglia, il cui nome è stato reperito da una nota occasionale di Plutarco stesso nella quale sostenne di aver chiamato la figlia come la madre.
Da lei ebbe cinque figli, che disse di aver allevato personalmente: Soclaro e Cherone, che morirono bambini, Autobulo, Plutarco e Timossena, l'unica femmina e che morì a due anni: se ne ha nota nella lettera che Plutarco indirizzò alla moglie, per consolarla della perdita, contenuta nei Moralia.
Sembra che Timossena fosse una donna forte e di molte virtù, che amò e affiancò il marito nelle pratiche liturgiche di sacerdote del tempio di Delfi. Sembra che abbia scritto un breve trattato sull'amore per il lusso, indirizzandolo all'amica Aristilla.
“I popoli sarebbero felici se i re filosofassero e se i filosofi regnassero.”
(Plutarco)
PLUTARCO |
- Tornato ad Atene, fu nominato arconte eponimo, sovrintendente all'edilizia e ambasciatore presso Acaia. Istituì inoltre nella sua casa una specie di Accademia impostata sul modello ateniese.
Poi Plutarco visitò poi l'Asia, tenne conferenze a Sardi e ad Efeso, fece frequenti viaggi in Italia e soggiornò anche a Roma, presso la corte imperiale.
Il filosofo e studioso Eduard von Hartmann ritiene che visse a Roma tra il 72 e il 92.
Comunque non imparò mai bene il latino e conobbe l'imperatore Vespasiano che seppe apprezzarlo, come racconta nel "De solertia animalium".
“La barba non fa il filosofo.”
(Plutarco)
- A Roma, nonostante non conoscesse bene il latino, tenne molte lezioni ed ebbe il sostegno delle autorità in quanto divenne presto un convinto sostenitore della politica estera romana. Si sa che conobbe l'imperatore Vespasiano, da cui venne ben accolto, come racconta nel "De solertia animalium".
RITORNO A CHERONEA - LA MORTE
“Quello che sta nel cuore del sobrio è sulla lingua dell'ubriaco.”
“Quello che sta nel cuore del sobrio è sulla lingua dell'ubriaco.”
(Plutarco)
- Terminata l'esperienza romana, ebbe nostalgia del suo paese e tornò a Cheronea, dove fu eletto arconte eponimo (magistrato cui spetta l'onore di dar nome all'anno), sovrintendente all'edilizia pubblica e telearco (funzionario di polizia).
- Intorno al 90 d.c. fu eletto sacerdote nel santuario di Apollo a Delfi dove fu affiancato dalla moglie nelle pratiche liturgiche che il suo ruolo di sacerdote gli imponeva.
- Nel 117 d.c. l'imperatore Adriano gli conferì la carica di procuratore (agente che operava su mandato dell'imperatore).
- Nel 119 d.c. Eusebio, vescovo e scrittore greco (265 – 340) racconta che Plutarco morì, ma molti oggi indicano date che vanno oltre il 120-125.
LE OPERE
Plutarco di Cheronea fu uno degli scrittori più prolifici di tutta la Grecia antica. Eppure l'opera di Plutarco, che scriveva in greco di etica, fu quasi dimenticata nell'occidente cristiano. I suoi scritti cominciarono a riaffiorare nel XIV secolo, con la ripresa dei contatti tra intellettuali latini e orientali e furono tradotti in latino o in volgare tra il Quattrocento e l'inizio del Cinquecento con l'Umanesimo (XIV E XV secolo). Molte delle sue opere sono integre, di altre si hanno solo alcuni frammenti, e di molte si conosce solo il titolo.
Del mangiar carne
Plutarco scrisse numerose pagine contro l'uso del mangiar carne e contro le crudeltà sugli animali. Nel dialogo "Sull'intelligenza degli animali" afferma che essi, essendo esseri animati, sono dotati di sensibilità e di intelligenza come gli umani. Nel trattato "Del mangiar carne" critica aspramente e con un linguaggio crudo quella che considera l'efferatezza di chi imbastisce banchetti con animali morti e fatti a pezzi.
( PLUTARCO, Vita di Catone 5, in Vite parallele a cura (e traduzione) di Antonio Traglia. Edizioni UTET 2005).
LE VITE PARALLELE
La sua opera più famosa sono le "Vite parallele" (scritte dal 96 al 120 d.c. circa), biografie dei più famosi personaggi dell'antichità, sono dedicate a Quinto Sosio Senecione, amico e confidente di Plutarco che gli dedicò anche altre opere e trattati.
Quinto Sosio era cognato di Sesto Giulio Frontino, nonchè legatus legionis della Legio I Minervia nel 90-92, in Germania inferiore, poi governatore della Gallia Belgica nel 93-95 e console nel 99 e nel 107. Partecipò alla conquista della Dacia, accompagnando l'imperatore Traiano durante la prima (101-102) e seconda campagna militare (105-106) meritandosi gli ornamenta triumphalia.
Fu protettore di Plutarco che gli dedicò le "Vite parallele" con diversi riferimenti nel testo alla figura di Senecione, ma il I libro dell'opera, relativo alla biografia di Epaminonda e nel quale era contenuta tale dedica, è andato perduto. Fu anche amico di Plinio il Giovane, che lo cita in alcune sue lettere.
In esse si accoppiano la biografia di un personaggio greco e quella di un romano, ad esempio Alessandro Magno e Giulio Cesare. Le sue biografie, ricche di materiale storico, sono abbastanza fedeli anche se interpretate secondo la sua morale. La sua narrazione è avvincente e drammatica secondo lo stile greco.
Quasi tutte le biografie sono a confronto, e tendono a trovare similitudini o divergenze. Alle coppie suddette si devono aggiungere 4 Vite singole, Scipione Africano, le vite dei gloriosi cittadini beotici Eracle, Esiodo, Pindaro, Cratete, Daifanto e le vite a parte del messenio Aristomene e del poeta Arato, tramandateci dai manoscritti congiuntamente alle altre:
- Teseo e Romolo (1)
- Licurgo e Numa (2)
- Temistocle e Camillo (3)
- Solone e Publicola (4)
- Pericle e Fabio Massimo (5)
- Alcibiade e Marco Coriolano (6)
- Focione e Catone l'Uticense (8)
- Agide e Cleomene - Tiberio e Gaio Gracco (9-10)
- Timoleonte e Paolo Emilio (11)
- Eumene e Sertorio (12)
- Aristide e Catone Censore (13)
- Pelopida e Marcello (14)
- Lisandro e Silla (15)
- Pirro e Mario (16)
- Filopemene e Tito Flaminino (17)
- Nicia e Crasso (18)
- Cimone e Lucullo (19)
- Dione e Bruto (20)
- Agesilao e Pompeo (21)
- Alessandro e Cesare (22)
- Demostene e Cicerone (23)
- Demetrio e Antonio (25)
- Epaminonda e Scipione l'Africano
- Temistocle e Camillo
- Arato e Artaserse (24)
- Galba (32)
- Otone (32)
MORALIA
Sono una serie di 78 trattati, di cui alcuni attribuiti erroneamente, in cui si spazia dalla filosofia alla storia, alla religione, all'educazione, all'etica, alle scienze naturali, all'arte alla critica letteraria.
Si titola Moralia perché, nell'ordinamento delle opere fatto dal monaco e grammatico, nonchè teologo Massimo Planude (1255 - 1305) verso il 1302, i primi quindici scritti trattano di argomenti etico-filosofici.
I titoli delle "opere morali" di Plutarco vengono generalmente indicati in latino. I titoli sono 227, ma ce ne sono pervenuti solo 83 (in 87 libri), mentre risultano perse 144 opere (in 191 libri). Vi è però l'assenza di 18 opere conservate e di altre 15 di cui ci sono testimonianze indirette.
- De animae procreatione in Timaeo - Sulla procreazione dell'anima nel Timeo.
- De genio Socratis - Sul demone di Socrate.
- De virtute morali - Sulla virtù morale.
- De facie quae in orbe lunae apparet - Sul volto della luna.
- An seni res publica gerenda sit - Se un anziano possa fare politica.
- De Stoicorum repugnantiis - Sulle contraddizioni degli Stoici.
- De communibus notitiis adversus Stoicos - I principi comuni contro gli Stoici.
- Stoicos absurdiora poëtis dicere - Gli stoici dicono cose più assurde dei poeti.
- Adversus Colotem - Contro Colote.
- Non posse suaviter vivi secundum Epicurum - Non si può vivere felici secondo Epicuro.
- De virtute morali - Sulla virtù morale.
- Quomodo quis suos in virtute sentiat profectus - In che modo qualcuno avverta i suoi progressi nella virtù.
- De defectu oraculorum - Sul tramonto degli oracoli.
- Quomodo adulator ab amico internoscatur - Come distinguere l'adulatore dall'amico.
- De primo frigido - Sul freddo primario.
- De sera numinis vindicta - Sui ritardi della punizione divina.
- De garrulitate - Sulla loquacità.
- De tuenda sanitate praecepta - Precetti igienici.
- De tranquillitate animi - Sulla serenità dell'anima.
- De vitioso pudore - Sulla vergogna.
- De curiositate - Sulla curiosità.
- De fraterno amore - Sull'amore fraterno.
- De exilio - Sull'esilio.
- De recta ratione audiendi - L'arte di ascoltare.
- Quomodo adolescens poetas audire debeat - Come il fanciullo debba ascoltare i poeti.
- Praecepta gerendae rei publicae - Precetti politici.
- Amatorius - Amatorio.
- Regum et imperatorum apophthegmata - Detti di re e imperatori.
- Septem sapientium convivium - Simposio dei sette sapienti.
- Consolatio ad uxorem - Consolazione alla moglie.
- Coniugalia praecepta - Precetti coniugali.
- De Pythiae oraculis - Sugli oracoli della Pizia.
- De E apud Delphos - Sulla E a Delfi.
- De Iside et Osiride - Su Iside e Osiride.
- De comparatione Aristophanis et Menandri - Comparazione tra Aristofane e Menandro.
- De Herodoti malignitate - Sulla malignità di Erodoto.
- Mulierum virtutes - Le virtù delle donne.
- Bruta animalia ratione uti - Gli animali usano la ragione.
- Parallela minora - Paralleli minori.
- De capienda ex inimicis utilitate - Come ricavare vantaggio dai nemici.
- Platonicae quaestiones - Questioni platoniche.
- Aetia Romana - Cause Romane.
- De sollertia animalium - Sull'intelligenza degli animali.
- De superstitione - Sulla superstizione.
- Aetia Graeca - Cause Greche.
- Apophthegmata Laconica - Apoftegmi spartani.
- De fortuna Romanorum - Sulla fortuna dei Romani.
- De Alexandri Magni fortuna (I) - Sulla fortuna di Alessandro Magno.
- An virtus doceri possit - Se la virtù si possa insegnare.
- De Alexandri Magni fortuna (II) - Sulla fortuna di Alessandro Magno.
- De gloria Atheniensium - Sulla gloria degli Ateniesi.
- Aquane an ignis sit utilior - Se sia più utile l'acqua o il fuoco.
- Animine an corporis affectiones sint peiores - Se siano prioritarie le passioni dell'anima o del corpo.
- De cupiditate divitiarum - Sull'amore delle ricchezze.
- De vitando aere alieno - Sul rigettare la pratica dell'usura.
- Aetia physica - Cause fisiche.
- Amatoriae narrationes - Narrazioni amorose.
- De musica - Sulla musica.
Sulla superstizione
Nel trattato Sulla superstizione, Plutarco scrive che essa produce un timore distruttivo perché consiste nel credere che Dio esista, ma che sia ostile e dannoso. La superstizione è una malattia piena di errori e di suggestioni, ma per evitarla non bisogna fare come coloro che, correndo alla cieca, rischiano di cadere in un precipizio. È così infatti che alcuni, per emanciparsi dalla superstizione, si volgono ad un ateismo rigido e ostinato, varcando d'un balzo la vera religiosità, che sta nel mezzo.
Plutarco di Cheronea fu uno degli scrittori più prolifici di tutta la Grecia antica. Eppure l'opera di Plutarco, che scriveva in greco di etica, fu quasi dimenticata nell'occidente cristiano. I suoi scritti cominciarono a riaffiorare nel XIV secolo, con la ripresa dei contatti tra intellettuali latini e orientali e furono tradotti in latino o in volgare tra il Quattrocento e l'inizio del Cinquecento con l'Umanesimo (XIV E XV secolo). Molte delle sue opere sono integre, di altre si hanno solo alcuni frammenti, e di molte si conosce solo il titolo.
Del mangiar carne
Plutarco scrisse numerose pagine contro l'uso del mangiar carne e contro le crudeltà sugli animali. Nel dialogo "Sull'intelligenza degli animali" afferma che essi, essendo esseri animati, sono dotati di sensibilità e di intelligenza come gli umani. Nel trattato "Del mangiar carne" critica aspramente e con un linguaggio crudo quella che considera l'efferatezza di chi imbastisce banchetti con animali morti e fatti a pezzi.
Sulla schiavitù
Questi suoi atteggiamenti (di Catone) alcuni l'attribuivano a tirchieria, altri giustificavano in quanto egli si sarebbe ridotto a un regime di ristrettezze per correggere e modificare gli eccessi degli altri.
Questi suoi atteggiamenti (di Catone) alcuni l'attribuivano a tirchieria, altri giustificavano in quanto egli si sarebbe ridotto a un regime di ristrettezze per correggere e modificare gli eccessi degli altri.
Senonchè il cacciar via e vendere gli schiavi a causa della loro vecchiaia, dopo averli sfruttati come bestie da soma, io ritengo segno di un animo meschino, di un uomo che non crede all'esistenza di altri rapporti fra uomo e uomo al di fuori dell'utilità.
All'uomo dall'animo gentile si addice dar nutrimento ai cavalli fiaccati dall'età e ai cani, non solo quando sono cuccioli, ma anche quando in vecchiaia hanno bisogno di essere nutriti. Allorchè il popolo ateniese costruiva l'Hecatompedon [il Partenone] mandava libere e indipendenti al pascolo tutte quelle mule che vedeva maggiormente impegnate nei lavori.
Si racconta che una di esse di sua iniziativa tornasse giù ai lavori e si mettesse a correre accanto ai giumenti che tiravano su verso l'Acropoli i carri e li precedesse guidandoli, come per esortarli e incitarli: gli Ateniesi decretarono che la bestia fosse mantenuta a spese dello Stato per tutta la vita.
Accanto al sepolcro di Cimone ci sono anche le tombe delle cavalle con cui egli visse vinse tre volte a Olimpia. E molti altri hanno dato sepoltura a cani allevati a casa loro e divenuti loro compagni.Tra questi Santippo il Vecchio tributò onori funebri al cane che nuotò a fianco della sua trireme fino a Salamina (quando gli Ateniesi abbandonarono la loro città) sull'altura che ancora oggi chiamano "Tomba del Cane".
Non bisogna dunque far uso di esseri che hanno un'anima come se fossero delle scarpe o dei recipienti che una volta rotti o consumati per l'uso gettiamo via, ma bisogna che ognuno abitui se stesso, se non altro per l'esercizio di umanità, ad essere gentile e dolce nei loro confronti.
Io neppure un bue lavoratore venderei quando fosse divenuto vecchio; tanto meno un uomo vecchio, facendogli mutare la terra in cui è cresciuto e la sua vita abituale col darlo in esilio per pochi spiccioli, un uomo che sarà inutile per chi lo compra, come lo è per chi lo vende?
Catone, invece, come facendosi bello di queste cose, racconta che per non mettere in conto allo Stato il prezzo del suo trasporto, lasciò in Spagna anche il cavallo di cui si era servito durante le campagne militari quando era console. Se questo modo di comportarsi sia da considerare segno di grandezza d'animo oppure di grettezza è questione su cui è possibile usare argomenti in senso opposto.
( PLUTARCO, Vita di Catone 5, in Vite parallele a cura (e traduzione) di Antonio Traglia. Edizioni UTET 2005).
PLUTARCO |
La sua opera più famosa sono le "Vite parallele" (scritte dal 96 al 120 d.c. circa), biografie dei più famosi personaggi dell'antichità, sono dedicate a Quinto Sosio Senecione, amico e confidente di Plutarco che gli dedicò anche altre opere e trattati.
Quinto Sosio era cognato di Sesto Giulio Frontino, nonchè legatus legionis della Legio I Minervia nel 90-92, in Germania inferiore, poi governatore della Gallia Belgica nel 93-95 e console nel 99 e nel 107. Partecipò alla conquista della Dacia, accompagnando l'imperatore Traiano durante la prima (101-102) e seconda campagna militare (105-106) meritandosi gli ornamenta triumphalia.
Fu protettore di Plutarco che gli dedicò le "Vite parallele" con diversi riferimenti nel testo alla figura di Senecione, ma il I libro dell'opera, relativo alla biografia di Epaminonda e nel quale era contenuta tale dedica, è andato perduto. Fu anche amico di Plinio il Giovane, che lo cita in alcune sue lettere.
In esse si accoppiano la biografia di un personaggio greco e quella di un romano, ad esempio Alessandro Magno e Giulio Cesare. Le sue biografie, ricche di materiale storico, sono abbastanza fedeli anche se interpretate secondo la sua morale. La sua narrazione è avvincente e drammatica secondo lo stile greco.
Quasi tutte le biografie sono a confronto, e tendono a trovare similitudini o divergenze. Alle coppie suddette si devono aggiungere 4 Vite singole, Scipione Africano, le vite dei gloriosi cittadini beotici Eracle, Esiodo, Pindaro, Cratete, Daifanto e le vite a parte del messenio Aristomene e del poeta Arato, tramandateci dai manoscritti congiuntamente alle altre:
- Teseo e Romolo (1)
- Licurgo e Numa (2)
- Temistocle e Camillo (3)
- Solone e Publicola (4)
- Pericle e Fabio Massimo (5)
- Alcibiade e Marco Coriolano (6)
- Focione e Catone l'Uticense (8)
- Agide e Cleomene - Tiberio e Gaio Gracco (9-10)
- Timoleonte e Paolo Emilio (11)
- Eumene e Sertorio (12)
- Aristide e Catone Censore (13)
- Pelopida e Marcello (14)
- Lisandro e Silla (15)
- Pirro e Mario (16)
- Filopemene e Tito Flaminino (17)
- Nicia e Crasso (18)
- Cimone e Lucullo (19)
- Dione e Bruto (20)
- Agesilao e Pompeo (21)
- Alessandro e Cesare (22)
- Demostene e Cicerone (23)
- Demetrio e Antonio (25)
- Epaminonda e Scipione l'Africano
- Temistocle e Camillo
Vite singole
- Arato e Artaserse (24)
- Galba (32)
- Otone (32)
Vite singole perdute
- Vita di Augusto (26)
- Tiberio (27)
- Scipione Africano (28)
- Claudio (29)
- Vita di Nerone (30)
- Gaio Cesare (31)
- Vitellio (33)
- Vita di Eracle (34)
- Vita di Esiodo (35)
- Vita di Pindaro (36)
- Vita di Cratete (37)
- Daifanto (38)
- Aristomene (39)
- Arato (40)
- Tiberio (27)
- Scipione Africano (28)
- Claudio (29)
- Vita di Nerone (30)
- Gaio Cesare (31)
- Vitellio (33)
- Vita di Eracle (34)
- Vita di Esiodo (35)
- Vita di Pindaro (36)
- Vita di Cratete (37)
- Daifanto (38)
- Aristomene (39)
- Arato (40)
MORALIA
Sono una serie di 78 trattati, di cui alcuni attribuiti erroneamente, in cui si spazia dalla filosofia alla storia, alla religione, all'educazione, all'etica, alle scienze naturali, all'arte alla critica letteraria.
Si titola Moralia perché, nell'ordinamento delle opere fatto dal monaco e grammatico, nonchè teologo Massimo Planude (1255 - 1305) verso il 1302, i primi quindici scritti trattano di argomenti etico-filosofici.
I titoli delle "opere morali" di Plutarco vengono generalmente indicati in latino. I titoli sono 227, ma ce ne sono pervenuti solo 83 (in 87 libri), mentre risultano perse 144 opere (in 191 libri). Vi è però l'assenza di 18 opere conservate e di altre 15 di cui ci sono testimonianze indirette.
- De animae procreatione in Timaeo - Sulla procreazione dell'anima nel Timeo.
- De genio Socratis - Sul demone di Socrate.
- De virtute morali - Sulla virtù morale.
- De facie quae in orbe lunae apparet - Sul volto della luna.
- An seni res publica gerenda sit - Se un anziano possa fare politica.
- De Stoicorum repugnantiis - Sulle contraddizioni degli Stoici.
- De communibus notitiis adversus Stoicos - I principi comuni contro gli Stoici.
- Stoicos absurdiora poëtis dicere - Gli stoici dicono cose più assurde dei poeti.
- Adversus Colotem - Contro Colote.
- Non posse suaviter vivi secundum Epicurum - Non si può vivere felici secondo Epicuro.
- De virtute morali - Sulla virtù morale.
- Quomodo quis suos in virtute sentiat profectus - In che modo qualcuno avverta i suoi progressi nella virtù.
- De defectu oraculorum - Sul tramonto degli oracoli.
- Quomodo adulator ab amico internoscatur - Come distinguere l'adulatore dall'amico.
- De primo frigido - Sul freddo primario.
- De sera numinis vindicta - Sui ritardi della punizione divina.
- De garrulitate - Sulla loquacità.
- De tuenda sanitate praecepta - Precetti igienici.
- De tranquillitate animi - Sulla serenità dell'anima.
- De vitioso pudore - Sulla vergogna.
- De curiositate - Sulla curiosità.
- De fraterno amore - Sull'amore fraterno.
- De exilio - Sull'esilio.
- De recta ratione audiendi - L'arte di ascoltare.
- Quomodo adolescens poetas audire debeat - Come il fanciullo debba ascoltare i poeti.
- Praecepta gerendae rei publicae - Precetti politici.
- Amatorius - Amatorio.
- Regum et imperatorum apophthegmata - Detti di re e imperatori.
- Septem sapientium convivium - Simposio dei sette sapienti.
- Consolatio ad uxorem - Consolazione alla moglie.
- Coniugalia praecepta - Precetti coniugali.
- De Pythiae oraculis - Sugli oracoli della Pizia.
- De E apud Delphos - Sulla E a Delfi.
- De Iside et Osiride - Su Iside e Osiride.
- De comparatione Aristophanis et Menandri - Comparazione tra Aristofane e Menandro.
- De Herodoti malignitate - Sulla malignità di Erodoto.
- Mulierum virtutes - Le virtù delle donne.
- Bruta animalia ratione uti - Gli animali usano la ragione.
- Parallela minora - Paralleli minori.
- De capienda ex inimicis utilitate - Come ricavare vantaggio dai nemici.
- Platonicae quaestiones - Questioni platoniche.
- Aetia Romana - Cause Romane.
- De sollertia animalium - Sull'intelligenza degli animali.
- De superstitione - Sulla superstizione.
- Aetia Graeca - Cause Greche.
- Apophthegmata Laconica - Apoftegmi spartani.
- De fortuna Romanorum - Sulla fortuna dei Romani.
- De Alexandri Magni fortuna (I) - Sulla fortuna di Alessandro Magno.
- An virtus doceri possit - Se la virtù si possa insegnare.
- De Alexandri Magni fortuna (II) - Sulla fortuna di Alessandro Magno.
- De gloria Atheniensium - Sulla gloria degli Ateniesi.
- Aquane an ignis sit utilior - Se sia più utile l'acqua o il fuoco.
- Animine an corporis affectiones sint peiores - Se siano prioritarie le passioni dell'anima o del corpo.
- De cupiditate divitiarum - Sull'amore delle ricchezze.
- De vitando aere alieno - Sul rigettare la pratica dell'usura.
- Aetia physica - Cause fisiche.
- Amatoriae narrationes - Narrazioni amorose.
- De musica - Sulla musica.
Sulla superstizione
Nel trattato Sulla superstizione, Plutarco scrive che essa produce un timore distruttivo perché consiste nel credere che Dio esista, ma che sia ostile e dannoso. La superstizione è una malattia piena di errori e di suggestioni, ma per evitarla non bisogna fare come coloro che, correndo alla cieca, rischiano di cadere in un precipizio. È così infatti che alcuni, per emanciparsi dalla superstizione, si volgono ad un ateismo rigido e ostinato, varcando d'un balzo la vera religiosità, che sta nel mezzo.
Iside e Osiride
Osiride è il Dio buono, amato dagli uomini perché ha portato loro la civiltà e odiato dal fratello Seth che spinge il fratello a entrare in un'arca costruita sulle sue misure; ma, quando Osiride vi si distende, l'arca viene serrata ermeticamente e gettata nel Nilo, divenendo la sua bara. Iside, disperata lo cerca di giorno e di notte. Quando lo ritrova e vede il corpo di Osiride senza vita, gli si getta sopra piangendo e lo riscalda con un amore così forte, che concepisce con lui il figlio Horos. Seth, però, fa a pezzi il corpo del fratello. Iside, allora, raccoglie le membra del marito, disperse per le paludi, e lo richiama in vita.
Il mito adombra il mistero della vita e della morte con l'energia cosmica che si fraziona e ricompone per mezzo dell'anima.
Ne " Il volto della luna "di Plutarco, si cita un'isola di " Crono" situata nell'Oceano Atlantico:
"Stavo finendo di parlare quando Silla mi interruppe: Fermati, Lampria, e sbarra la porta della tua eloquenza. Senza avvedertene rischi di far arenare il mito e di sconvolgere il mio dramma, che ha un altro scenario e diverso sfondo.
Io ne sono solo l'attore, ma ricorderò anzitutto che il suo autore cominciò per noi, se possibile, con una citazione da Omero: "lungi nel mare giace un'isola, Ogigia," a cinque giorni di navigazione dalla Britannia in direzione occidente.
Più in là si trovano altre isole, equidistanti tra loro e da questa, di fatto in linea col tramonto estivo. In una di queste, secondo il racconto degli indigeni, si trova Crono imprigionato da Zeus e accanto a lui risiede l'antico Briareo, guardiano delle isole e del mare chiamato Cronio.
Il grande continente che circonda l'oceano dista da Ogigia qualcosa come 5000 stadi, un po' meno delle altre isole; vi si giunge navigando a remi con una traversata resa lenta dal fango scaricato dai fiumi.
Questi sgorgano dalla massa continentale e con le loro alluvioni riempiono a tal punto il mare di terriccio da aver fatto credere che fosse ghiacciato. [...] Quando ogni trent'anni entra nella costellazione del Toro l'astro di Crono, che noi chiamiamo Fenonte e loro - a quanto mi disse - Nitturo, essi preparano con largo anticipo un sacrificio e una missione sul mare.[...]
Quanti scampano al mare approdano anzitutto alle isole esterne, abitate da Greci, e lì hanno modo di osservare il sole su un arco di trenta giorni scomparire alla vista per meno di un'ora - notte, anche se con tenebra breve, mentre un crepuscolo balugina a occidente."
- Se sia utile la previsione degli avvenimenti futuri.
- Commento alle Opere e i Giorni di Esiodo.
- Sopra il piacere.
- Sopra la forza.
- Sulla ricchezza.
- Anche la donna può ricevere un'educazione.
- Sull'amore.
- Sulla tranquillità.
- Sulla bellezza.
- Sulla mantica.
- Tappeti.
- Sulla natura e gli impulsi.
- Epistola sull'amicizia.
- Sull'inganno.
DIALOGHI DELFICI,
Opera con profonde riflessioni sul cambiamento delle religioni e sulla consapevolezza dell'anima. Il tutto esaminato in modo molto pacato e riflessivo.
LE VIRTU' DI SPARTA
Plutarco: " Sentendo che gli alleati erano scontenti di combattere agli ordini di Sparta e dicevano che il comando sarebbe spettato a loro poiché essi erano in numero superiore agli Spartani, Agesilao riunì l'intero esercito e fece raggruppare i soldati a seconda del loro mestiere. Gli alleati si divisero tra vasai, fabbri, contadini etc..., mentre solo gli Spartani rimasero da parte essendo soldati professionisti. In questo modo Agesilao mostrò agli alleati che Sparta meritava il comando poiché metteva a disposizione il più alto numero di soldati ".
Il catalogo delle opere complete di Plutarco, viene definito "di Lampria" in base ad una notizia del lessico Suda su un presunto figlio di Plutarco:
«Lampria, figlio di Plutarco di Cheronea, compose un Catalogo di quanto suo padre scrisse su tutta la storia greca e romana.»
- "Vedi, straniero: se è una rondine a parlare su questo tema, mi viene da ridere; ma se fosse un’aquila, ascolterei con la massima attenzione"
Ne " Il volto della luna "di Plutarco, si cita un'isola di " Crono" situata nell'Oceano Atlantico:
"Stavo finendo di parlare quando Silla mi interruppe: Fermati, Lampria, e sbarra la porta della tua eloquenza. Senza avvedertene rischi di far arenare il mito e di sconvolgere il mio dramma, che ha un altro scenario e diverso sfondo.
Io ne sono solo l'attore, ma ricorderò anzitutto che il suo autore cominciò per noi, se possibile, con una citazione da Omero: "lungi nel mare giace un'isola, Ogigia," a cinque giorni di navigazione dalla Britannia in direzione occidente.
Più in là si trovano altre isole, equidistanti tra loro e da questa, di fatto in linea col tramonto estivo. In una di queste, secondo il racconto degli indigeni, si trova Crono imprigionato da Zeus e accanto a lui risiede l'antico Briareo, guardiano delle isole e del mare chiamato Cronio.
Il grande continente che circonda l'oceano dista da Ogigia qualcosa come 5000 stadi, un po' meno delle altre isole; vi si giunge navigando a remi con una traversata resa lenta dal fango scaricato dai fiumi.
Questi sgorgano dalla massa continentale e con le loro alluvioni riempiono a tal punto il mare di terriccio da aver fatto credere che fosse ghiacciato. [...] Quando ogni trent'anni entra nella costellazione del Toro l'astro di Crono, che noi chiamiamo Fenonte e loro - a quanto mi disse - Nitturo, essi preparano con largo anticipo un sacrificio e una missione sul mare.[...]
Quanti scampano al mare approdano anzitutto alle isole esterne, abitate da Greci, e lì hanno modo di osservare il sole su un arco di trenta giorni scomparire alla vista per meno di un'ora - notte, anche se con tenebra breve, mentre un crepuscolo balugina a occidente."
OPERE NOTE INDIRETTAMENTE
- Se sia utile la previsione degli avvenimenti futuri.
- Commento alle Opere e i Giorni di Esiodo.
- Sopra il piacere.
- Sopra la forza.
- Sulla ricchezza.
- Anche la donna può ricevere un'educazione.
- Sull'amore.
- Sulla tranquillità.
- Sulla bellezza.
- Sulla mantica.
- Tappeti.
- Sulla natura e gli impulsi.
- Epistola sull'amicizia.
- Sull'inganno.
DIALOGHI DELFICI,
Opera con profonde riflessioni sul cambiamento delle religioni e sulla consapevolezza dell'anima. Il tutto esaminato in modo molto pacato e riflessivo.
LE VIRTU' DI SPARTA
Plutarco: " Sentendo che gli alleati erano scontenti di combattere agli ordini di Sparta e dicevano che il comando sarebbe spettato a loro poiché essi erano in numero superiore agli Spartani, Agesilao riunì l'intero esercito e fece raggruppare i soldati a seconda del loro mestiere. Gli alleati si divisero tra vasai, fabbri, contadini etc..., mentre solo gli Spartani rimasero da parte essendo soldati professionisti. In questo modo Agesilao mostrò agli alleati che Sparta meritava il comando poiché metteva a disposizione il più alto numero di soldati ".
CATALOGO DI LAMPRIA
“Il riposo è il condimento che rende dolce il lavoro.”
“Il riposo è il condimento che rende dolce il lavoro.”
(Plutarco)
Il catalogo delle opere complete di Plutarco, viene definito "di Lampria" in base ad una notizia del lessico Suda su un presunto figlio di Plutarco:
«Lampria, figlio di Plutarco di Cheronea, compose un Catalogo di quanto suo padre scrisse su tutta la storia greca e romana.»
Invece Lampria era il nome del nonno e del fratello di Plutarco, che non ebbe figli con quel nome; inoltre il codice più antico del Catalogo non contiene la lettera che lo accompagna in altri manoscritti:
«Non dimentico assolutamente la nostra amicizia in Asia, nè tanto meno il tuo entusiasmo per la pedagogia e l'attenzione ai tuoi amici, e ora che ho appena ricevuto la tua lettera ho riconosciuto il tuo nome, avendo appreso con il più grande piacere che tu stia bene e ti ricordi di me.
In cambio, sono lieto di inviarti i miei saluti e di dirti che ti ho allegato la lista degli scritti di mio padre, come desideravi. Spero che tutto vada bene.»
«Non dimentico assolutamente la nostra amicizia in Asia, nè tanto meno il tuo entusiasmo per la pedagogia e l'attenzione ai tuoi amici, e ora che ho appena ricevuto la tua lettera ho riconosciuto il tuo nome, avendo appreso con il più grande piacere che tu stia bene e ti ricordi di me.
In cambio, sono lieto di inviarti i miei saluti e di dirti che ti ho allegato la lista degli scritti di mio padre, come desideravi. Spero che tutto vada bene.»
(trad. A. D'Andria)
Se ne desume, dunque, che la lettera, che non contiene né il nome dello scrivente, né del destinatario, sia un falso compilato per accompagnare un pinax tardoantico creato a partire dalla testimonianza di Suda, quindi almeno nel XIII o XIV secolo.
- De liberis educandis - Su come bisogna educare i fanciulli [1]
- De amicorum multitudine - Sull'avere molti amici [7]
- De fortuna - Sulla fortuna [8]
- De virtute et vitio - Sulla virtù e il vizio [9]
- Consolatio ad Apollonium - Consolazione ad Apollonio [10]
- De cohibenda ira - Sul dover reprimere l'ira [29]
- De amore prolis - Sull'amore della prole [32]
- An vitiositas ad infelicitatem sufficiat - Se il vizio sia sufficiente per l'infelicità [33]
- De invidia et odio - Sull'invidia e l'odio [39]
- De laude ipsius - Sul lodar se stessi [40]
- De fato - Sul fato [42]
- Quaestiones convivales - Questioni convivali in nove libri [46]
- Maxime cum principibus philosopho esse disserendum - Il filosofo deve discutere principalmente con i principi [49]
- Ad principem ineruditum - Ad un principe incolto [50]
- De unius in republica dominatione, populari statu, et paucorum imperio - Sulla monarchia, la repubblica e l'impero [53]
- De esu carnium I - Sul mangiar carni I [64]
- De esu carnium II - Sul mangiar carni II [65]
- De latenter vivendo - Sul vivi nascosto [74]
- De libidine et aegritudine - Sul vizio e la malattia [75]
- Pars ne an facultas animi sit vita passiva - Se una parte o una facoltà dell'anima sia passiva [76]
- Ecloga de impossibilibus - Raccolta di cose straordinarie.
Erasmo da Rotterdam negli Adagia (pubblicati nel 1509) per primo ebbe dubbi sull'autenticità delle opere, principalmente per lo stile, e nel 1572, Jacques Amyot tradusse in francese "Moralia" riportando le stesse incertezze perché lo stile del De musica non sembrava affatto di Plutarco.
- De fluviis - Sui fiumi.
- De musica - Sulla musica.
- Placita philosophorum - Epitome sulle dottrine fisiche delle diverse sette filosofiche in cinque libri.
- De proverbiis Alexandrinorum - Sui proverbi degli Alessandrini.
- De Homeri vita et poesi - Sulla vita e la poesia di Omero.
- Il De liberis educandis.
- La Consolatio ad Apollonium.
- Il De fato.
Frasi celebri:Se ne desume, dunque, che la lettera, che non contiene né il nome dello scrivente, né del destinatario, sia un falso compilato per accompagnare un pinax tardoantico creato a partire dalla testimonianza di Suda, quindi almeno nel XIII o XIV secolo.
Opere il cui titolo è presente nel Catalogo di Lampria
“Tanto più si procede nella filosofia, tanto più si desidera ciò che ancora manca.”
(Plutarco)
“Tanto più si procede nella filosofia, tanto più si desidera ciò che ancora manca.”
(Plutarco)
- Esercitazioni omeriche in quattro libri (42)
- Commento ad Empedocle in dieci libri (43)
- Sulla quintessenza in cinque libri (44)
- Sull'argomentare contro qualcuno in cinque libri (45)
- Miti in tre libri (46)
- Sulla retorica in tre libri (47)
- Sull'introduzione dell'anima in tre libri (48)
- Sulle sensazioni in tre libri (49)
- Ecloga di filosofi in due libri (50)
- Sui fondatori di città in tre libri (51)
- Argomenti politici in due libri (52)
- Su Teofrasto contro i vantaggi in due libri (53)
- Sulla storia presente in quattro libri (54)
- Proverbi in due libri (55)
- Sui Topici di Aristotele in otto libri (56)
- Sosicle in due libri (57)
- Sul fato in due libri (58)
- Sulla giustizia secondo Crisippo in tre libri (59)
- Sulla poetica (60)
- Miscellanea di storici e poeti in cinquantadue libri, secondo altri in cinquantasei (62)
- Sulla prima essenza presso l’Accademia di Platone (63)
- Sulle differenze tra pirroniani e accademici (64)
- Sull'origine del cosmo secondo Platone (66)
- Dove sono le idee (67)
- In che modo la sostanza partecipa delle idee. Sul fatto che i primi corpi compiano azioni (68)
- Sul Teeteto di Platone (70)
- Sulla mantica che salva secondo gli accademici (71)
- Se sia meglio un numero grande o proporzionato (74)
- Sulla consuetudine secondo gli stoici (78)
- Contro le lezioni di Epicuro sugli dei (80)
- Contro Bitino sull'amicizia (83)
- Ammonio o sul non avere dolci relazioni con il vizio (84)
- Se la virtù sia retorica (86)
- Sull'ira (93)
- Sulle comete (99)
- Dei tre nomi quale sia quello proprio (100)
- Sulle vite ovvero sul rischiare la vita (105)
- Come bisogna far uso delle lezioni ginnasiali (106)
- Sul proprio corpo (109)
- Consolazione ad Asclepiade (111)
- Sull'amore per gli ornamenti (113)
- Manuale sull'allattamento (114)
- Spiegazione sui Pronostici di Arato (119)
- Commento ai Theriakà di Nicandro (120)
- Sul tempo dell'Iliade (123)
- Come giudichiamo una storia vera (124)
- Commentari (125)
- Sulle contraddizioni degli epicurei (129)
- Sul non avversare il ragionamento accademico intorno alla mantica (131)
- Epistola a Favorino sull'amicizia ovvero sull'uso degli amici (132)
- Sulla nostra dottrina contro Epicuro (133)
- Studi accademici (134)
- Se gli animali posseggano ragione (135)
- Come una persona attiva possa evitare la superficialità (137)
- Cause barbariche (139)
- Sul cinto della madre degli Dei (140)
- Sui principi primi di Protagora (141)
- Sui proverbi degli Alessandrini (142)
- Gli epicurei dicono cose più assurde dei poeti (143)
- Che cos'è la relazione (144)
- Sul niente e il nulla (145)
- Riguardo al fatto che la relazione non sia nulla (146)
- Ecloghe e confutazioni di stoici ed epicurei (148)
- Causa delle divulgazioni stoiche (149)
- Sui giorni (150)
- Sulla cura soverchia (151)
- Sul ciò che viene per primo contro Crisippo (152)
- Ipotetico o sul principio (153)
- Sulla nostra dottrina contro gli stoici (154)
- Se a tutti è dato sostenere una causa (156)
- Consolazione a Bestia (157)
- Sui dieci tropi dei pirroniani (158)
- Sulle vite contro Epicuro (159)
- Cause e luoghi (160)
- Cause di mutazioni (161)
- Sulla tautologia (162)
- Sulle monadi (163)
- Se il politico darà un parare che non praticherà e non persuaderà (164)
- Sulle convinzioni di ciascuno (165)
- Cause delle donne (167)
- Sugli uomini celebri (168)
- Soluzioni di aporie (170)
- Raccolta di cose utili (171)
- Sull'immunità dal dolore (172)
- Sugli esercizi ginnici (173)
- Sul desiderio (174)
- Sul detto 'conosci te stesso' e se l'anima sia immortale (177)
- Sull'atarassia (179)
- Sulla discesa nell'antro di Trofonio (181)
- Iceta (182)
- Epitome fisica (183)
- Sui primi filosofi e i loro seguaci (184)
- Sulla sostanza (185)
- Educazione di Achille (187)
- Sui cireinei (188)
- Apologia di Socrate (189)
- Sulla condanna di Socrate (190)
- Sui mangiatori di terra (191)
- Discettazioni intorno alle dieci categorie (192)
- Sui problemi (193)
- Sui caratteri (194)
- Fondazioni di città (195)
- Placiti fisici (196)
- Sugli avvocati (198)
- Qual è la vita migliore (199)
- Sui giorni di ricerca, fisici e di adunanza (200)
- Sulle statue a Platea (201)
- Sugli strumenti dei filologi (202)
- Sulla nobiltà (203)
- Colui che parlò contro Dione ad Olimpia (204)
- Su cosa si apprende da Eraclito (205)
- Protrettico a un nuovo ricco (207)
- Sull'anima (209)
- Se il fannullone possa fare qualcosa (210)
- Sui sisimi (212)
- Come bisogna combattere contro un làcone (213)
- Protrettico ad Asclepio di Pergamo (214)
- Sulla caccia (216)
- Contro quelli che danno delle illusioni (217)
- Contro quanti non filosofeggiano ma fanno retorica (219)
- Sui poemi: quale utilità si possa ricavare da questi (220)
- Qual è il fine secondo Platone (221)
- Sugli strumenti dei filosofi (223)
- Su Euripide (224)
- Come giudichiamo la verità (225)
- Sul fatto che l'anima sia incorrotta (226)
- Discettazioni contro Dione (227)
- Commento ad Empedocle in dieci libri (43)
- Sulla quintessenza in cinque libri (44)
- Sull'argomentare contro qualcuno in cinque libri (45)
- Miti in tre libri (46)
- Sulla retorica in tre libri (47)
- Sull'introduzione dell'anima in tre libri (48)
- Sulle sensazioni in tre libri (49)
- Ecloga di filosofi in due libri (50)
- Sui fondatori di città in tre libri (51)
- Argomenti politici in due libri (52)
- Su Teofrasto contro i vantaggi in due libri (53)
- Sulla storia presente in quattro libri (54)
- Proverbi in due libri (55)
- Sui Topici di Aristotele in otto libri (56)
- Sosicle in due libri (57)
- Sul fato in due libri (58)
- Sulla giustizia secondo Crisippo in tre libri (59)
- Sulla poetica (60)
- Miscellanea di storici e poeti in cinquantadue libri, secondo altri in cinquantasei (62)
- Sulla prima essenza presso l’Accademia di Platone (63)
- Sulle differenze tra pirroniani e accademici (64)
- Sull'origine del cosmo secondo Platone (66)
- Dove sono le idee (67)
- In che modo la sostanza partecipa delle idee. Sul fatto che i primi corpi compiano azioni (68)
- Sul Teeteto di Platone (70)
- Sulla mantica che salva secondo gli accademici (71)
- Se sia meglio un numero grande o proporzionato (74)
- Sulla consuetudine secondo gli stoici (78)
- Contro le lezioni di Epicuro sugli dei (80)
- Contro Bitino sull'amicizia (83)
- Ammonio o sul non avere dolci relazioni con il vizio (84)
- Se la virtù sia retorica (86)
- Sull'ira (93)
- Sulle comete (99)
- Dei tre nomi quale sia quello proprio (100)
- Sulle vite ovvero sul rischiare la vita (105)
- Come bisogna far uso delle lezioni ginnasiali (106)
- Sul proprio corpo (109)
- Consolazione ad Asclepiade (111)
- Sull'amore per gli ornamenti (113)
- Manuale sull'allattamento (114)
- Spiegazione sui Pronostici di Arato (119)
- Commento ai Theriakà di Nicandro (120)
- Sul tempo dell'Iliade (123)
- Come giudichiamo una storia vera (124)
- Commentari (125)
- Sulle contraddizioni degli epicurei (129)
- Sul non avversare il ragionamento accademico intorno alla mantica (131)
- Epistola a Favorino sull'amicizia ovvero sull'uso degli amici (132)
- Sulla nostra dottrina contro Epicuro (133)
- Studi accademici (134)
- Se gli animali posseggano ragione (135)
- Come una persona attiva possa evitare la superficialità (137)
- Cause barbariche (139)
- Sul cinto della madre degli Dei (140)
- Sui principi primi di Protagora (141)
- Sui proverbi degli Alessandrini (142)
- Gli epicurei dicono cose più assurde dei poeti (143)
- Che cos'è la relazione (144)
- Sul niente e il nulla (145)
- Riguardo al fatto che la relazione non sia nulla (146)
- Ecloghe e confutazioni di stoici ed epicurei (148)
- Causa delle divulgazioni stoiche (149)
- Sui giorni (150)
- Sulla cura soverchia (151)
- Sul ciò che viene per primo contro Crisippo (152)
- Ipotetico o sul principio (153)
- Sulla nostra dottrina contro gli stoici (154)
- Se a tutti è dato sostenere una causa (156)
- Consolazione a Bestia (157)
- Sui dieci tropi dei pirroniani (158)
- Sulle vite contro Epicuro (159)
- Cause e luoghi (160)
- Cause di mutazioni (161)
- Sulla tautologia (162)
- Sulle monadi (163)
- Se il politico darà un parare che non praticherà e non persuaderà (164)
- Sulle convinzioni di ciascuno (165)
- Cause delle donne (167)
- Sugli uomini celebri (168)
- Soluzioni di aporie (170)
- Raccolta di cose utili (171)
- Sull'immunità dal dolore (172)
- Sugli esercizi ginnici (173)
- Sul desiderio (174)
- Sul detto 'conosci te stesso' e se l'anima sia immortale (177)
- Sull'atarassia (179)
- Sulla discesa nell'antro di Trofonio (181)
- Iceta (182)
- Epitome fisica (183)
- Sui primi filosofi e i loro seguaci (184)
- Sulla sostanza (185)
- Educazione di Achille (187)
- Sui cireinei (188)
- Apologia di Socrate (189)
- Sulla condanna di Socrate (190)
- Sui mangiatori di terra (191)
- Discettazioni intorno alle dieci categorie (192)
- Sui problemi (193)
- Sui caratteri (194)
- Fondazioni di città (195)
- Placiti fisici (196)
- Sugli avvocati (198)
- Qual è la vita migliore (199)
- Sui giorni di ricerca, fisici e di adunanza (200)
- Sulle statue a Platea (201)
- Sugli strumenti dei filologi (202)
- Sulla nobiltà (203)
- Colui che parlò contro Dione ad Olimpia (204)
- Su cosa si apprende da Eraclito (205)
- Protrettico a un nuovo ricco (207)
- Sull'anima (209)
- Se il fannullone possa fare qualcosa (210)
- Sui sisimi (212)
- Come bisogna combattere contro un làcone (213)
- Protrettico ad Asclepio di Pergamo (214)
- Sulla caccia (216)
- Contro quelli che danno delle illusioni (217)
- Contro quanti non filosofeggiano ma fanno retorica (219)
- Sui poemi: quale utilità si possa ricavare da questi (220)
- Qual è il fine secondo Platone (221)
- Sugli strumenti dei filosofi (223)
- Su Euripide (224)
- Come giudichiamo la verità (225)
- Sul fatto che l'anima sia incorrotta (226)
- Discettazioni contro Dione (227)
Opere conservate ma non presenti nel Catalogo di Lampria
“La morte dei giovani é un naufragio, quella dei vecchi un approdare al porto.”
“La morte dei giovani é un naufragio, quella dei vecchi un approdare al porto.”
(Plutarco)
- De liberis educandis - Su come bisogna educare i fanciulli [1]
- De amicorum multitudine - Sull'avere molti amici [7]
- De fortuna - Sulla fortuna [8]
- De virtute et vitio - Sulla virtù e il vizio [9]
- Consolatio ad Apollonium - Consolazione ad Apollonio [10]
- De cohibenda ira - Sul dover reprimere l'ira [29]
- De amore prolis - Sull'amore della prole [32]
- An vitiositas ad infelicitatem sufficiat - Se il vizio sia sufficiente per l'infelicità [33]
- De invidia et odio - Sull'invidia e l'odio [39]
- De laude ipsius - Sul lodar se stessi [40]
- De fato - Sul fato [42]
- Quaestiones convivales - Questioni convivali in nove libri [46]
- Maxime cum principibus philosopho esse disserendum - Il filosofo deve discutere principalmente con i principi [49]
- Ad principem ineruditum - Ad un principe incolto [50]
- De unius in republica dominatione, populari statu, et paucorum imperio - Sulla monarchia, la repubblica e l'impero [53]
- De esu carnium I - Sul mangiar carni I [64]
- De esu carnium II - Sul mangiar carni II [65]
- De latenter vivendo - Sul vivi nascosto [74]
- De libidine et aegritudine - Sul vizio e la malattia [75]
- Pars ne an facultas animi sit vita passiva - Se una parte o una facoltà dell'anima sia passiva [76]
- Ecloga de impossibilibus - Raccolta di cose straordinarie.
Opere apocrife
- De fluviis - Sui fiumi.
- De musica - Sulla musica.
- Placita philosophorum - Epitome sulle dottrine fisiche delle diverse sette filosofiche in cinque libri.
- De proverbiis Alexandrinorum - Sui proverbi degli Alessandrini.
- De Homeri vita et poesi - Sulla vita e la poesia di Omero.
- Il De liberis educandis.
- La Consolatio ad Apollonium.
- Il De fato.
- "Vedi, straniero: se è una rondine a parlare su questo tema, mi viene da ridere; ma se fosse un’aquila, ascolterei con la massima attenzione"
- Un comandante deve distinguersi dai soldati semplici, non per il lusso e le comodità, ma per resistenza e coraggio.
- Vantaggio degli spartani: disprezzare il piacere
- Amico è questo stile di vita che ci frutta la libertà.
- Gli uomini liberi non devono correre dietro a ciò che piace agli schiavi
- Agli amici (Licurgo) diceva che dovevano tentare di arricchirsi di virtù e coraggio, non di denaro. Disse: il coraggio non serviva a niente in assenza della giustizia; d’altra parte se tutti fossero stati giusti non ci sarebbe stato nessun bisogno del coraggio.
- Diceva che un comandante doveva dar prova di coraggio con in nemici, di bontà con i subordinati e di sangue freddo nei momenti difficili.
- Un tale gli fece notare che, pur avendo un discreto patrimonio, viveva modestamente; egli ribatté: "Per chi ha molto è bello vivere secondo ragione, senza correre dietro alle passioni."
- "Non c’è nessuna differenza fra te e noi, tranne per il fatto che tu sei re" egli ribatté: "Ma non sarei re, se non ci fosse una differenza fra me e voi"
- Agli amici (Licurgo) diceva che dovevano tentare di arricchirsi di virtù e coraggio, non di denaro. Disse: il coraggio non serviva a niente in assenza della giustizia; d’altra parte se tutti fossero stati giusti non ci sarebbe stato nessun bisogno del coraggio.
- Diceva che un comandante doveva dar prova di coraggio con in nemici, di bontà con i subordinati e di sangue freddo nei momenti difficili.
- Un tale gli fece notare che, pur avendo un discreto patrimonio, viveva modestamente; egli ribatté: "Per chi ha molto è bello vivere secondo ragione, senza correre dietro alle passioni."
- "Non c’è nessuna differenza fra te e noi, tranne per il fatto che tu sei re" egli ribatté: "Ma non sarei re, se non ci fosse una differenza fra me e voi"
- Un ateniese gli fece osservare: "Voi spartani siete rigidissimi nel rifiutare ogni occupazione fissa, Nicandro". Egli ribatté: "E’ vero; ma il fatto è che non vogliamo sprecare il nostro tempo in qualsiasi sciocchezza, come voi"
- "Sono le leggi che devono governare gli uomini, non gli uomini le leggi"
- "Prima prendete possesso di voi stessi, e poi potrete chiedere di controllare gli altri"
- Plutarco - Le virtù di Sparta - traduzione dal greco antico e note di Giuseppe Zanetto - Collana Piccola biblioteca - Milano - Adelphi - 1996 -
- "Sono le leggi che devono governare gli uomini, non gli uomini le leggi"
- "Prima prendete possesso di voi stessi, e poi potrete chiedere di controllare gli altri"
BIBLIO
- Plutarco - Le virtù di Sparta - traduzione dal greco antico e note di Giuseppe Zanetto - Collana Piccola biblioteca - Milano - Adelphi - 1996 -
- Plutarco - Vite parallele, Collana I millenni - Torino - Einaudi - 1958 -
- Plutarco - Vita di Catone 5, in Vite parallele a cura (e traduzione) di Antonio Traglia - Edizioni UTET - 2005 -
- Plutarco - Tutti i Moralia - a cura di Emanuele Lelli e G. Pisani - Collana Il pensiero occidentale -Milano - Bompiani - 2017 -
- Plutarco - Detti memorabili di re e generali, di spartani, di spartane - A cura di Carlo Carena - Collana NUE - Torino - Einaudi - 2018 -
- Plutarco - Vita di Catone 5, in Vite parallele a cura (e traduzione) di Antonio Traglia - Edizioni UTET - 2005 -
- Plutarco - Tutti i Moralia - a cura di Emanuele Lelli e G. Pisani - Collana Il pensiero occidentale -Milano - Bompiani - 2017 -
- Plutarco - Detti memorabili di re e generali, di spartani, di spartane - A cura di Carlo Carena - Collana NUE - Torino - Einaudi - 2018 -
1 comment:
Un grande filosofo greco che amava Roma ma più ancora amava Sparta.
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