DODECAEDRI ROMANI |
L'oggetto misterioso che osserviamo nella foto sopra è chiamato "Dodecaedro romano", è stato reperito in Germania (e non solo), ed è in mostra al castello di Saalburg vicino a Bad Homburg (Assia) sempre in Germania.
Si tratta di un piccolo oggetto cavo costituito o in bronzo o in pietra, con dodici facce piatte pentagonali, in cui ogni faccia presenta un foro circolare nel mezzo del pentagono, ed ogni foro ha un diametro diverso. E' datato al II o III sec. d.c. e le loro dimensioni sono molto ridotte, poichè variano dai 4 agli 11 cm. Non viene menzionato in alcuno scritto o immagine dell'epoca romana, e neppure successiva.
Di questi dodecaedri ne sono stati trovati esattamente 116 (Michael Guggenberger (2013), The Gallo-Roman Dodecahedron, The Mathematical Intelligencer , Vol. 35, Dec.2013, Iss. 4 , pp 56–60), in Galles, Ungheria, Spagna, ad est dell'Italia, ma soprattutto in Germania e in Francia. Sono state avanzate le più svariate ipotesi sull’utilizzo del Dodecaedro Romano:
- un porta candela,
- un giocattolo,
- un oggetto per l’osservazione astronomica,
- un oggetto per calcolo ingegneristico,
- un oggetto semplicemente decorativo,
- un oggetto con funzione religiosa,
- un campanello per il bestiame.
- la testa di una mazza cui si potevano infilare bastoni di larghezza diversa (é pure cavo oltre che complicato),
- un oggetto che, dopo averlo riscaldato, venisse utilizzato per massaggi rilassanti.
Un'ipotesi quasi banale, ma a nostro avviso molto verosimile, potrebbe essere che questi fori servissero per stabilire la calibratura di tubi di piombo per l'acqua, avendo i romani precise regole sulla loro grandezza, lunghezza e inclinazione delle loro condutture. Il fatto che alcuni fossero chiusi significherebbe che avessero semplicemente voluto semplificare il lavoro, cioè misuravano il tubo, senza inserirlo, e ne misuravano l'ampiezza, sicuramente costava meno, tanto più che alcune non avevano neppure le sferette per la presa. Ma è tutto ancora da vedere.
- un oggetto che, dopo averlo riscaldato, venisse utilizzato per massaggi rilassanti.
Alcuni hanno sostenuto che non si possano definire romani solo perchè sono stati rinvenuti nell'impero romano, ma il fatto è che solo i romani avevano il potere di diffonderlo in paesi tanto lontani tra loro, a meno che non mettiamo in campo gli UFO, ma anche qui, ammesso e non concesso, l'oggetto non ha nulla di tecnologico, non è nemmeno un oggetto meccanico, a meno che non venga reso tale da congegni che possano inserirvisi dentro.
La funzione e l'uso di questi dodecaedri rimane inspiegata.
IPOTESI MILITARE
L'ipotesi di John Ladd, un ingegnere in pensione, suggerisce che il dodecaedro fosse utilizzato dai romani per definire la geometria ottimale delle loro armi. Secondo l’ipotesi il dodecaedro veniva immerso in un fluido, al fine di migliorare la progettazione e la fabbricazione dei proiettili per le fionde.
Così, grazie alla Spinta di Archimede, i romani erano in grado di determinare la deviazione della traiettoria dei proiettili. Però non sempre i dodecaedri sono stati rinvenuti in siti militari o campi di battaglia, ma sono stati trovati spesso anche nei pressi di semplici abitazioni.
IPOTESI INGEGNERISTICA
La Prof. Amelia Carolina Sparavigna, del Dipartimento di Scienza Applicata e Tecnologia, al Politecnico di Torino, in un interessante articolo ha ipotizzato che il dodecaedro servisse come strumento per misurare le distanze, soprattutto per il rilevamento e a scopo militare.
L’articolo dove vengono spiegati i principi di ottica geometrica sottostanti a questa ipotesi lo trovate su arXiv (in inglese) e nel sito del Politecnico in traduzione italiana.
Sono stati trovati diversi dodecaedri in forma di tesoro, mischiati con monete, che potevano fornire la prova che i loro proprietari consideravano questi oggetti come elementi di notevole valore. Al momento, una specie di dodecaedro con le stesse caratteristiche (fori e sfere) è stato trovato nel sud-est asiatico, e lì i romani non sono mai giunti, almeno a quel che sappiamo (anche se potrebbero esservi giunti per vie traverse).
La funzione e l'uso di questi dodecaedri rimane inspiegata.
IPOTESI MILITARE
L'ipotesi di John Ladd, un ingegnere in pensione, suggerisce che il dodecaedro fosse utilizzato dai romani per definire la geometria ottimale delle loro armi. Secondo l’ipotesi il dodecaedro veniva immerso in un fluido, al fine di migliorare la progettazione e la fabbricazione dei proiettili per le fionde.
Così, grazie alla Spinta di Archimede, i romani erano in grado di determinare la deviazione della traiettoria dei proiettili. Però non sempre i dodecaedri sono stati rinvenuti in siti militari o campi di battaglia, ma sono stati trovati spesso anche nei pressi di semplici abitazioni.
IPOTESI INGEGNERISTICA
La Prof. Amelia Carolina Sparavigna, del Dipartimento di Scienza Applicata e Tecnologia, al Politecnico di Torino, in un interessante articolo ha ipotizzato che il dodecaedro servisse come strumento per misurare le distanze, soprattutto per il rilevamento e a scopo militare.
L’articolo dove vengono spiegati i principi di ottica geometrica sottostanti a questa ipotesi lo trovate su arXiv (in inglese) e nel sito del Politecnico in traduzione italiana.
Sono stati trovati diversi dodecaedri in forma di tesoro, mischiati con monete, che potevano fornire la prova che i loro proprietari consideravano questi oggetti come elementi di notevole valore. Al momento, una specie di dodecaedro con le stesse caratteristiche (fori e sfere) è stato trovato nel sud-est asiatico, e lì i romani non sono mai giunti, almeno a quel che sappiamo (anche se potrebbero esservi giunti per vie traverse).
IPOTESI ASTRONOMICA
Nel 2010, Sjra Wagemans, della DSM Research, ha proposto una nuova teoria che assegna una funzione astronomica a questi oggetti. Ha usato una copia di bronzo di un dodecaedro per vedere se era possibile determinare gli equinozi di primavera e in autunno.
Secondo Wagemans, il dodecaedro è un oggetto legato al ciclo agricolo, sofisticato e semplice al tempo stesso, era usato per determinare senza un calendario, il periodo più adatto durante l’autunno per la semina del grano.
Ed avere un buon raccolto era di vitale importanza per le legioni romane situate in regioni lontane da Roma. Ciò che è notevole è che Wagemans abbia usato un approccio sperimentale, nel testare il dispositivo su un periodo di alcuni anni e in diversi posti a diverse latitudini. C'è da dire però che ovunque, in epoca imperiale soprattutto, le popolazioni barbare erano in grado di conoscere le stagioni e soprattutto solstizi ed equinozi.
IPOTESI MONETARIA
Secondo alcuni il dodecaedro avrebbe svolto una funzione monetaria, indicando un certo volume di denaro. Immaginate come sarebbe più facile gestire un dodecaedro che una borsa da cinquanta chili di argento o oro? Forse questo giustifica l' estrema complessità della realizzazione di un dodecaedro. Se la tecnologia di produzione è un segreto governativo, la sicurezza insicura dell' inviolabilità del sistema da parte dei contraffattori.
Questo contraddice il principio della monetazione romana basata sul pregio del metallo in cui è forgiata la moneta. Un aggeggio di bronzo era troppo facile da imitare, per quanto complesso, se il suo valore estrinseco era molto alto e il suo valore intrinseco molto basso. Piuttosto inverosimile.
Secondo Wagemans, il dodecaedro è un oggetto legato al ciclo agricolo, sofisticato e semplice al tempo stesso, era usato per determinare senza un calendario, il periodo più adatto durante l’autunno per la semina del grano.
Ed avere un buon raccolto era di vitale importanza per le legioni romane situate in regioni lontane da Roma. Ciò che è notevole è che Wagemans abbia usato un approccio sperimentale, nel testare il dispositivo su un periodo di alcuni anni e in diversi posti a diverse latitudini. C'è da dire però che ovunque, in epoca imperiale soprattutto, le popolazioni barbare erano in grado di conoscere le stagioni e soprattutto solstizi ed equinozi.
IPOTESI MONETARIA
Secondo alcuni il dodecaedro avrebbe svolto una funzione monetaria, indicando un certo volume di denaro. Immaginate come sarebbe più facile gestire un dodecaedro che una borsa da cinquanta chili di argento o oro? Forse questo giustifica l' estrema complessità della realizzazione di un dodecaedro. Se la tecnologia di produzione è un segreto governativo, la sicurezza insicura dell' inviolabilità del sistema da parte dei contraffattori.
Questo contraddice il principio della monetazione romana basata sul pregio del metallo in cui è forgiata la moneta. Un aggeggio di bronzo era troppo facile da imitare, per quanto complesso, se il suo valore estrinseco era molto alto e il suo valore intrinseco molto basso. Piuttosto inverosimile.
IPOTESI MAGICA
Alcuni hanno ipotizzato potesse trattarsi di un amuleto con poteri magici. Diremmo molto scomodo da indossare, di solito gli amuleti potevano essere indossati sotto le vesti, quindi piatti, e spesso di stoffa. Però si suppone che venisse adoperato in cerimonie religiose, magari per inserirvi statuine religiose di diversa grandezza, vale a dire la statuina del giorno.
Ma anche questa non convince, perchè le statuine potevano essere eseguite nella stessa grandezza e su una base unica, senza bisogno di un apparato così complesso. Tuttavia il fatto che un simil-dodecaedro con fori e sfere, sia stato trovato nel sud-est asiatico forgiato in oro, fa pensare un po'.
IPOTESI DI SGUBBI GIUSEPPE
(archeologo dilettante e studioso della centuriazione romana)
Codesto oggetto ha 12 facce pentagonali, ognuna delle quali ha un buco circolare o ellitico, di diametri diversi. Al riguardo varie ipotesi, ma solo quella della professoressa Amelia Carolina Sparavigna, (Politecnico di Torino) è sembrata interessante, a suo parere potrebbe trattarsi di uno strumento ottico per misurare le distanze, cioè un telemetro; ruotandolo su sé stesso, era possibile ricavare 6 misure diverse. Questa è una ulteriore ipotesi: tale oggetto si prestava ad essere usato dagli agrimensori romani, per tracciare la centuriazione.
Come è noto con un attrezzo detto Groma tracciavano un Decumano Massimo, e un Cardine Massimo. Parallelamente ed equidistante a queste strade, ne venivano tracciate delle altre. Al seguito di queste operazioni il territorio diventava una scacchiera con identici quadrati o rettangoli, detti centurie, che a sua volta erano oggetto di ulteriori suddivisioni.
In considerazione del fatto che venivano pure tracciate centurie di diverse misure, vi era la necessità di effettuare moltissime e diverse misurazioni.
Le loro misure erano basate sul piede (cm 29,57), sul passo, che era un doppio passo, 5 piedi (m. 1,48), sulla pertica, dieci piedi (m.2,95), sull'actus, 120 piedi (m. 35,5 , sul miglio, 1000 passi (1480 m).
Dal Corpus Agrimensorum e da altre fonti, è possibile conoscere alcuni strumenti che gli agrimensori usavano per misurare.
Grazie a tutti questi strumenti, specialmente sui terreni livellati, era possibile effettuare delle misurazioni quasi perfette, ma che dire quando ci si trovava di fronte a terreni accidentati, in presenza di corsi di acqua, oppure altri ostacoli naturali? Utilissimo uno strumento che permettesse misurazioni “ ad altezza d'uomo”, per esempio un Dodecaedro, purchè provvisto di fori.
Il Dodecaedro sarebbe un tele passus oppure un tele actus. Molti autori di epoca greca, Platone, Pitagora ecc., descrivono il Dodecaedro come una figura geometrica con 12 facce, ma senza fori. Perciò i fori non possono che essere stati aggiunti solo in epoca romana.
Non si può escludere che grazie a tale derivazione i romani possano aver scelto fra i solidi Platonici ed adattato alle loro esigenze, un Dodecaedro che, oltre a permettere di disegnare perfette figure geometriche, angolo, rettangolo, quadrato ecc, contiene sia il 12 che il 5, le misure “auree” della centuriazione e della astronomia.
IL DODECAEDRO DI TONGEREN
A Tongeren, antica Atuatuca Tungorum (in Belgio), a breve distanza dalla bella Basilica di Notre-Dame c'è il museo gallo-romano, che conserva ed espone un piccolo oggetto in bronzo di 200 g del V sec. d.c., probabilmente celtico e rinvenuto durante scavi di fine '800 vicino al fiume Cher, nel Nivernese.
Sono stati rinvenuti oggetti simili nella Frisia olandese e nella contea di Pembroke, nel Galles, e ad Arles e sulle rive del Danubio, insomma in zona druidica.
Keplero: "...La Terra è la sfera che misura tutte le altre. Circoscrivi ad essa un Dodecaedro: la sfera che lo comprende sarà Marte. Circoscrivi a Marte un Tetraedro: la sfera che lo comprende sarà Giove. Circoscrivi a Giove un cubo: la sfera che lo comprende sarà Saturno...", e così via.
QUEL CHE ABBIAMO NOTATO NOI
- Le piccole sfere che sporgono dai vertici dell'oggetto hanno l'evidente compito di poterlo afferrare con le dita ruotandolo a piacere, cosa più complicata senza di essi.
- La sua realizzazione non è semplice, per realizzare questo oggetto era necessario molto tempo e duro lavoro.
- Inoltre non tutti erano forati, e alcuni non avevano nemmeno i piedini sferici:
Alcuni hanno ipotizzato potesse trattarsi di un amuleto con poteri magici. Diremmo molto scomodo da indossare, di solito gli amuleti potevano essere indossati sotto le vesti, quindi piatti, e spesso di stoffa. Però si suppone che venisse adoperato in cerimonie religiose, magari per inserirvi statuine religiose di diversa grandezza, vale a dire la statuina del giorno.
Ma anche questa non convince, perchè le statuine potevano essere eseguite nella stessa grandezza e su una base unica, senza bisogno di un apparato così complesso. Tuttavia il fatto che un simil-dodecaedro con fori e sfere, sia stato trovato nel sud-est asiatico forgiato in oro, fa pensare un po'.
IPOTESI DI SGUBBI GIUSEPPE
(archeologo dilettante e studioso della centuriazione romana)
Codesto oggetto ha 12 facce pentagonali, ognuna delle quali ha un buco circolare o ellitico, di diametri diversi. Al riguardo varie ipotesi, ma solo quella della professoressa Amelia Carolina Sparavigna, (Politecnico di Torino) è sembrata interessante, a suo parere potrebbe trattarsi di uno strumento ottico per misurare le distanze, cioè un telemetro; ruotandolo su sé stesso, era possibile ricavare 6 misure diverse. Questa è una ulteriore ipotesi: tale oggetto si prestava ad essere usato dagli agrimensori romani, per tracciare la centuriazione.
Come è noto con un attrezzo detto Groma tracciavano un Decumano Massimo, e un Cardine Massimo. Parallelamente ed equidistante a queste strade, ne venivano tracciate delle altre. Al seguito di queste operazioni il territorio diventava una scacchiera con identici quadrati o rettangoli, detti centurie, che a sua volta erano oggetto di ulteriori suddivisioni.
In considerazione del fatto che venivano pure tracciate centurie di diverse misure, vi era la necessità di effettuare moltissime e diverse misurazioni.
Le loro misure erano basate sul piede (cm 29,57), sul passo, che era un doppio passo, 5 piedi (m. 1,48), sulla pertica, dieci piedi (m.2,95), sull'actus, 120 piedi (m. 35,5 , sul miglio, 1000 passi (1480 m).
Dal Corpus Agrimensorum e da altre fonti, è possibile conoscere alcuni strumenti che gli agrimensori usavano per misurare.
Grazie a tutti questi strumenti, specialmente sui terreni livellati, era possibile effettuare delle misurazioni quasi perfette, ma che dire quando ci si trovava di fronte a terreni accidentati, in presenza di corsi di acqua, oppure altri ostacoli naturali? Utilissimo uno strumento che permettesse misurazioni “ ad altezza d'uomo”, per esempio un Dodecaedro, purchè provvisto di fori.
Il Dodecaedro sarebbe un tele passus oppure un tele actus. Molti autori di epoca greca, Platone, Pitagora ecc., descrivono il Dodecaedro come una figura geometrica con 12 facce, ma senza fori. Perciò i fori non possono che essere stati aggiunti solo in epoca romana.
Non si può escludere che grazie a tale derivazione i romani possano aver scelto fra i solidi Platonici ed adattato alle loro esigenze, un Dodecaedro che, oltre a permettere di disegnare perfette figure geometriche, angolo, rettangolo, quadrato ecc, contiene sia il 12 che il 5, le misure “auree” della centuriazione e della astronomia.
IL DODECAEDRO DI TONGEREN
A Tongeren, antica Atuatuca Tungorum (in Belgio), a breve distanza dalla bella Basilica di Notre-Dame c'è il museo gallo-romano, che conserva ed espone un piccolo oggetto in bronzo di 200 g del V sec. d.c., probabilmente celtico e rinvenuto durante scavi di fine '800 vicino al fiume Cher, nel Nivernese.
RIPRODUZIONE DECAEDRO TONGEREN |
Anche qui si è pensato ad una concezione 'magica' del Cosmo intero, ad un tentativo di rappresentare il mondo forse per influenzarlo magicamente.
Francesco Maurolico (1494-1575)
"...E li platonici assomigliano quattro solidi regulari a questi quattro elementi [Aria, Acqua, Terra, Fuoco. N.d.A.], et il quinto al Cielo... Il Dodecaedro al Cielo perchè come il cielo è più ampio di tutti gli elementi, et abbraccia ogni cosa, così il Dodecaedro è il più grande de cinque solidi chiusi intra una spera, et può circoscrivere ogn'uno del'altri...".
Platone scoprì, come base della sua cosmogonia, i solidi simmetrici che da lui hanno preso il nome: il Cubo, il Tetraedro, l'Ottaedro, il Dodecaedro e l'Icosaedro.
"... E prima di tutto, che Fuoco e Terra e Acqua e Aria siano corpi, è chiaro ad ognuno. Ma ogni specie di corpo ha anche profondità.. Restava una quinta combinazione e Dio se ne giovò per decorare l'Universo", scrive Platone nel Timeo (XX, 55) associando la "quinta combinazione" - il Dodecaedro - all'intero Creato o ad una sorta di etere che dovrebbe pervaderlo tutto.
Francesco Maurolico (1494-1575)
"...E li platonici assomigliano quattro solidi regulari a questi quattro elementi [Aria, Acqua, Terra, Fuoco. N.d.A.], et il quinto al Cielo... Il Dodecaedro al Cielo perchè come il cielo è più ampio di tutti gli elementi, et abbraccia ogni cosa, così il Dodecaedro è il più grande de cinque solidi chiusi intra una spera, et può circoscrivere ogn'uno del'altri...".
Platone scoprì, come base della sua cosmogonia, i solidi simmetrici che da lui hanno preso il nome: il Cubo, il Tetraedro, l'Ottaedro, il Dodecaedro e l'Icosaedro.
"... E prima di tutto, che Fuoco e Terra e Acqua e Aria siano corpi, è chiaro ad ognuno. Ma ogni specie di corpo ha anche profondità.. Restava una quinta combinazione e Dio se ne giovò per decorare l'Universo", scrive Platone nel Timeo (XX, 55) associando la "quinta combinazione" - il Dodecaedro - all'intero Creato o ad una sorta di etere che dovrebbe pervaderlo tutto.
QUEL CHE ABBIAMO NOTATO NOI
- Le piccole sfere che sporgono dai vertici dell'oggetto hanno l'evidente compito di poterlo afferrare con le dita ruotandolo a piacere, cosa più complicata senza di essi.
- La sua realizzazione non è semplice, per realizzare questo oggetto era necessario molto tempo e duro lavoro.
- Inoltre non tutti erano forati, e alcuni non avevano nemmeno i piedini sferici:
PROTOTIPO DELLA MERIDIANA DI EUPORUS PER LE PROVE SPERIMENTALI |
Il mistero celato dietro il dodecaedro romano, a cosa serviva e tutte le sue funzioni.
- R. Nowen - De Romeinse petagon-dodecaeder: mythe en enigma - 1993 -
16 ottobre 2021
Sembra che le cose stessero invece altrimenti. Il calendario giuliano è un calendario solare, cioè basato sul ciclo delle stagioni, elaborato dall'astronomo greco Sosigene di Alessandria e voluto da Giulio Cesare in qualità di pontefice massimo, nell'anno 46 a.c.
Secondo la mia nuova teoria il dodecaedro era uno strumento di misura astronomico con il quale, in base alla posizione del Sole allo zenit, in primavera e in autunno si poteva determinare un dato specifico. Al fine di poter verificare di persona l'attendibilità dello studio effettuato dal ricercatore olandese dr. G.M.C. Waemans, ho acquistato da un costruttore spagnolo, la riproduzione esatta del dodecaedro romano.
Tale riproduzione è stata costruita usando una sofisticata stampante 3D tanto da darne all'oggetto una precisione micrometrica. A confermare tale precisione sta' il fatto che l'esemplare è dotato di tutte le piccole imperfezione dovute al tempo, le scalfitture in uno dei due fori contrapposti di ugual diametro, dovute all'usura nell'inserire ripetutamente il dodecaedro nell'asta gnomonica per il suo sostegno, nonché l'usura delle palline provocata dalle mani in coincidenza con l'asse di rotazione sull'asta gnomonica.
Per completare i miei studi e prove sperimentali, non rimaneva che attendere il recente equinozio d'autunno verificatosi il 22.09.2021.
CONCLUSIONI
Il dodecaedro romano venne impiegato dagli agrimensori nel periodo che va dal 230 a.C. fino al I secolo d.C., per individuare esattamente alle varie latitudini e prima dell'entrata in vigore del calendario Giuliano, il giorno esatto dell'equinozio primaverile ed autunnale e quindi tracciarne perfettamente la sua retta equinoziale, punto di partenza per impostare con l'uso delle meridiane orizzontali, l'orientamento e la divisione delle terre conquistate dai romani poi divenute colonie del loro Impero.
BIBLIO
- Artmann B. - Roman dodecahedron, "The Mathematical Intelligencer" - vol 15, n. 2 - 1993 -
- Artmann B. - A Roman icosahedron discovered - "The American Mathematical Monthly" - vol 103 - n. 2 - 1996 -
- B.H. Greiner - Dodecaeder, Tongern, Limburg - 1995 -Tale riproduzione è stata costruita usando una sofisticata stampante 3D tanto da darne all'oggetto una precisione micrometrica. A confermare tale precisione sta' il fatto che l'esemplare è dotato di tutte le piccole imperfezione dovute al tempo, le scalfitture in uno dei due fori contrapposti di ugual diametro, dovute all'usura nell'inserire ripetutamente il dodecaedro nell'asta gnomonica per il suo sostegno, nonché l'usura delle palline provocata dalle mani in coincidenza con l'asse di rotazione sull'asta gnomonica.
Per completare i miei studi e prove sperimentali, non rimaneva che attendere il recente equinozio d'autunno verificatosi il 22.09.2021.
Aiutato anche dal filmato prodotto sempre dal ricercatore olandese dr. G.M.C. Waemans, https://youtu.be/Hy8gVmL3xaA, e dopo essermi fatto fare un prototipo in scala 1/1 della meridiana di Euporus ho installato su una asta gnomonica dell'altezza di cm. 35,5 fissata nel punto in cui nell'originale ci sono ancora le tracce del foro, tramite un particolare dispositivo che mi garantiva la perfetta verticalità e complanarità, il dodecaedro romano.
Tutte le prove hanno dato un risultato sorprendentemente esatto a far risalire il giorno coincidente con l'equinozio autunnale.
Il dodecaedro romano venne impiegato dagli agrimensori nel periodo che va dal 230 a.C. fino al I secolo d.C., per individuare esattamente alle varie latitudini e prima dell'entrata in vigore del calendario Giuliano, il giorno esatto dell'equinozio primaverile ed autunnale e quindi tracciarne perfettamente la sua retta equinoziale, punto di partenza per impostare con l'uso delle meridiane orizzontali, l'orientamento e la divisione delle terre conquistate dai romani poi divenute colonie del loro Impero.
BIBLIO
- Artmann B. - Roman dodecahedron, "The Mathematical Intelligencer" - vol 15, n. 2 - 1993 -
- Artmann B. - A Roman icosahedron discovered - "The American Mathematical Monthly" - vol 103 - n. 2 - 1996 -
- R. Nowen - De Romeinse petagon-dodecaeder: mythe en enigma - 1993 -
- T.E. Rihll - Greek and Roman Science and Technology: Engineering - Swansea University - 2007 -
- Carmelo G. Malacrino - Ingegneria dei Greci e dei Romani - San Giovanni Lupatoto (VR) - Arsenale Editrice - 2010 -
- Carmelo G. Malacrino - Ingegneria dei Greci e dei Romani - San Giovanni Lupatoto (VR) - Arsenale Editrice - 2010 -
Per rifare la filettatura di un tubo di varia grandezza?
RispondiEliminaSe qualcuno ha lavorato in una carpenteria metallica si ricorderà sicuramente che esisteva un oggetto quasi simile: una piccola asta metallica con all'estremità due cubi con diverse misure di fori x bulloni in modo da individuarne facilmente la misura.
RispondiEliminaIl dodecaedro non mi sembra niente di diverso di un misuratore di diametri. Il fatto che possa essere ritrovato assieme a cose preziose potrebbe anche semplicemente essere un ricordo dell'attività del proprietario.
PRESBIOPIA centra qualcosa? Mi ha incuriosito molto questo oggetto e ho fatto un piccolo esperimento semplice e grossolano non so se può essere preso in considerazione, ho svuotato una penna da scrivere e ho guardato lontano a due trecento metri e riuscivo a vedere dei particolari che ad occhio nudo non vedevo, allora ho preso un foglietto quello che si trova in una scatola di medicine ho portato la penna vicino all'occhio e riuscivo a vedere bene senza occhiali. Non capisco però le cinque sferette a cosa possono servire, ma devono avere una funzione importante altrimenti perché riportarle su ogni lato ?
RispondiEliminaCi inserivano all'interno delle luci perchè al buio riflette le forme in tutta la stanza creando un clima rilassante.. Lo usarono come una specie di amuleto dunque che poteva portare buon auspicio per questo si trovava in mezzo all'oro.
RispondiEliminaQuesta riproduzione artigianale è stata realizzata, su commissione, nel laboratorio artigianale di Corrado Tamborra a Napoli
RispondiEliminaCosì con uno sguardo da vecchio scout, mi sembrano più degli snodi per costruire tende d'accampamento, nei buchi i pali portanti più o meno grandi che possono prendere angoli variabili, le sfere per fissare i lacci delle tende. Il concetto come gli snodi dei tubi innocenti però con i lacci e non le viti. Anzi mi sembra che ce ne sia uno che potrebbe essere la cuspide di una tenda
RispondiEliminaMa è una rappresentazione del virus COVID-19!
RispondiEliminaEra un dado da gioco
RispondiEliminaEra uno strumento per i tubi di piombo. Per essere giuntati, i tubi dovevano: 1) essere rotondi; 2) avere lo stesso calibro. Lo strumento, chiaramente da usare con una sola mano, consente queste due verifiche, e consente l'arrotondamento graduale di un tubo schiacciato. Inoltre, consente la strozzatura di uno dei due tubi per inserirlo dentro l'altro. Non è un calibro di misura: i Romani, precisi com'erano, avrebbero scritto a fianco il valore.
RispondiEliminaPoiché questo oggetto può essere trovato in tutta Europa, è chiaro che deve essere uno strumento ampiamente utilizzato. anche perché spesso si trovava vicino ad altri oggetti di valore, il dedecaedro era probabilmente in possesso di mercanti che lo utilizzavano come misura per misurare le monete romane. Puoi immaginare che a quel tempo non tutti sapessero leggere o contare altrettanto bene, quindi misurare la valuta ha dato chiarezza su quanto hanno pagato per qualcosa. Vedo anche immagini in cui il dedecaedro rappresenta piccoli cerchi con un punto intorno ai fori, più grande è il foro, più sono i punti. Mi sembra che questa pratica potrebbe essere quella di esprimere il valore della moneta in punti. Vedo il dedecaedro come una specie di registratore di cassa romano.
RispondiEliminaIl fatto che ci siano modelli con uno o meno fori indica che il pagamento può essere effettuato solo con determinate monete. Le sfere sottostanti permetterebbero di vedere chiaramente che nessuna moneta è rimasta nel dedecaedro. Ciò rende anche l'oggetto più riconoscibile come luogo in cui effettuare il pagamento.
dalla osservazione del dodecaedro romano con le piccole sfere ai vertici, lascia immaginare ed ipotizzare, che potessero servire come appoggio dello strumento.La disposizione su tutti i vertici di queste piccole sfere, potrebbe essere spiegata, dalla posizione che doveva assumere, variabile, del dodecaedro, per la sua funzione. Le forature di vario diametro, rappresentavano sicuramente una variabile dei parametri dell'oggetto che interagiva con lo strumento. Certamente una serie di prove "in campo" potrebbe indurre a comprendere ed ipotizzare la sua funzione. Personalmente sono d'accordo che poteva trattarsi di uno strumento astronomico.
RispondiEliminaUna dima da usare come unità di misura.
RispondiEliminaLuigi Di Tullio (Pula, CA)
RispondiEliminaIo ho notato una somiglianza con la cellula umana vista a raggi x
https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=1806972939456123&id=100004303024619
The dodecahedron was used to knit gloves. Only found in northern climates. People have demonstrated it.
RispondiEliminaThe fourth fig. isn't a dodecahedron, it's a pentadocagon.
Al tempo dei romani le monete erano in metallo più o meno prezioso e questo strumento serviva a verificare se il diametro(e quindi il peso), delle diverse monete imperiali fosse corretto...o se si fosse "perso per strada" del metallo riducendone la misura e quindi il valore.
RispondiEliminaBuongiorno,
RispondiEliminami sono posto la domanda: come avrei usato un Dodecaedro Romano se fossi vissuto 1700 anni fa, e qualcuno me lo avesse regalato, senza spiegarmi la sua funzione?
Innanzi tutto avrei notato la bellezza geometrica dell'oggetto, il materiale pregiato e la lavorazione con il quale è stato realizzato (prevalentemente di fusione in bronzo) e la sua forma complessa, vuota all'interno.
Era sicuramente un oggetto prezioso bello da mostrare per la sua forma geometrica complessa ma sicuramente dotato anche di una sua specifica utilità:
Durante la giornata lo avrei usato come un bel soprammobile di lusso,
la sera sarebbe diventato un utile portacandele (alcuni di essi hanno fori di diametri differenti per cui sono adatti ad alloggiare candele con steli di differenti diametri)
L'uso più importante, a mio avviso, avrebbe avuto luogo la mattina presto: la sua forma complessa e il materiale metallico di cui è costituito fanno di questo oggetto uno scambiatore termico molto performante e praticamente istantaneo. In una epoca in cui lo scaldabagno e la caldaia a gas non sono stati ancora inventati, doveva essere un problema per gli antichi Romani lavarsi il viso e i capelli con l'acqua gelata, soprattutto nelle province nordiche in Gallia e in Bretagna, dove il clima è più freddo.
Se mi fossi trovato in quella situazione avrei preso il mio Dodecaedro e lo avrei riposto tra le ceneri ancora ardenti del camino (Faccio notare che la cavità all'interno del dodecaedro sembra studiata apposta per ottimizzare e velocizzare lo scambio termico tra le ceneri ardenti e le superfici interna ed esterna del corpo metallico). Dopo pochi minuti lo avrei estratto dalle ceneri con una pinza da camino con la quale si afferra facilmente il Dodecaedro grazie alle protuberanze a forma di palline poste ai suoi vertici e ai suoi fori di differenti diametri, e lo avrei immerso nell'acqua fredda del mio lavabo di pietra, ottenendo così in una manciata di secondi un delta di temperatura di diversi gradi, quel tanto che rende piacevole lavarsi anche nei climi più freddi.
Sarebbe interessante conoscere il volume in cm cubi di un dodecaedro di media grandezza, per calcolare il delta di temperatura che si otterrebbe immergendolo quando è stato riscaldato alla temperatura delle ceneri ardenti (200-400 gradi) in un bacino di 2-4 litri di acqua fredda (es: 5 gradi)