ORAZI E CURIAZI - HORATII E CURIATII (VII sec. a.c.)



RODOLFO LANCIANI

"Una lettera di Filippo Strozzi a Giovanni di Poppi, scritta da Roma, dà la prima notizia del ritrovamento di certe statue, che il Brunn ha riconosciuto essere copie, minori del vero, di quelle donate da Attalo I agli Ateniesi. 
Filippo prega il suo corrispondente di dire al cognato Lorenzo de Medici « che sua madre è la più fortunata donna mai fusse, che li danari che dà per Dio li fruttono più perchè se li prestassi a usura: et questo perchè murando a certe monache una cantina vi hanno trovate  5 figure sì belle quante ne sien altre in Roma. 
Sono di marmo, di statura manco che naturale, e sono tutti chi morti et chi feriti, pure separati. Evi chi tiene che sian la historia delli Horatii et Curiatii ». 
Questo era pure il sentimento di Claude Bellièvre di Lione, il quale dice aver visto: 
« apud edem divi Eustachii in domo mulieris cuinsdam de Ursinorum familia »
il combattimento degli Orazii e Curiazii. 
La donna in questione è l'Alfonsina Orsini, vedova di Piero de Medici che abitava il palazzo (poi detto) Madama « nel luogo dove già furono le Therme di Alessandro, come vi si veggono i vestigi ».


LA STORIA

Tullo Ostilio (... - 641 a.c.), il successore sul trono di Roma, buon re e condottiero valoroso, volle conquistare Albalonga, perchè pericolosamente vicina e concorrenziale nei commerci. Siccome però i due re desideravano aumentare e non ridurre la popolazione, in quanto più gente c'era e più guerrieri c'erano, decisero di ridimensionare la guerra a un duello: tre fratelli di Roma, gli Orazi, contro tre fratelli di Albalonga, i Curiazi.

Evidentemente era rimasto un certo ricordo della madrepatria, visto che Romolo e Remo, e molti altri romani, erano di Albalonga, per cui ai due popoli di combattersi tra loro non avevano voglia. In un certo senso si consideravano parenti, e siccome all'epoca i popoli avevano, nonostante la monarchia, molta voce in capitolo, i due re capirono che non era il caso di fare una guerra che avrebbe decimato due popolazioni già scarse; insomma avevano più voglia di unirsi che di combattersi. Forse tenevano ancora in mente la battaglia, poi interrotta, tra romani e sabini, che alla fine avevano preferito unirsi.



GENS HORATIA

La gens Orazia, ovvero Horatia, fu un'antichissima famiglia romana, compresa tra le cento gentes originarie ricordate dallo storico Tito Livio, e pertanto patrizia. Anche Theodor Mommsen, il grande studioso della romanità, la annovera tra le più antiche famiglie romane, tanto più che esisté un'antica tribù rustica, di nome Horatia, che si era diffusa ad Aricia nel Lazio, a Venosa in Basilicata, a Spoleto in Umbria, e a Falerii in Etruria.

Questa nobile famiglia di ceto consolare (ascese 8 volte al consolato) produsse vari personaggi famosi, alcuni dei quali leggendari, altri storicamente certi. Fra quelli leggendari, ma non troppo, si ricordano i tre gemelli Orazi, che sfidarono e vinsero a duello i tre gemelli Curiazi di Alba Longa che dovette passare sotto il dominio romano.



GENS CURIATIA

La gens Curiatia era una famiglia distinta a Roma, con rami patrizi e plebei. I primi membri  menzionati sono in connessione con il regno di Tullo Ostilio,  durante il VII secolo a.c. Il primo dei Curiatii a raggiungere un ufficio significativo fu Publio Curiatius Fistus, soprannominato Trigemino, che tenne il consolato nel 453 a.c. Continuarono ad esistere in tutta la Repubblica, e forse nei tempi imperiali, ma raramente i suoi membri raggiunsero un qualsiasi rilievo.

L' esistenza di una gens patrizia di questo nome è attestata da Livio, che cita espressamente i Curiatii tra i nobili gentiluomini albanesi, che, dopo la distruzione di Alba, furono trapiantati a Roma, e lì accolti tra i Patres. Anche se nel 401 a.c. e 138 a.c. incontriamo Curiatii che erano tribuni del popolo e quindi plebei, potevano essere i discendenti dei liberti dei patrizi Curiatii, o che alcuni membri dei geni patrizi fossero passati a difendere i plebei, come fece d'altronde Giulio Cesare.




"Prima di procedersi al combattimento in presenza dei due eserciti Tullo e Suffezio stabilirono il trattato e solennemente si convenne che quello dei due popoli il quale avesse avuto l'atleta vincitore comanderebbe sopra dell altro in buona pace. Tito Livio riferisce alcune sagre ceremonie eseguite dal Sacerdote Feciale e dal Padre Patra prima che i prescelti combattenti venissero alle mani e riporta il giuramento che sanzionò il trattato.   

Anche Dionigi descrive le ceremonie del sagrificio e del giuramento prestato da ambe le parti ma non fa alcuna menzione nè del Feciale nè del Padre Patrato quali Sacerdoti era necessario che intervenir vi dovessero giusta la loro istituzione onde su questa parte ci atteniamo al parere dello Storico latino."

(Annali di Roma - 1836)

LA REALTA'

Nell'antica Roma si trovano testimonianze di età augustea attinenti alla leggenda, come una colonna eretta nel Foro alla quale sarebbero state appese le spoglie dei Curiazi ed il Mausoleo degli Orazi al VI miglio della via Appia.


Pila Orazia
 
Con questo nome si designa il pilastro dove furono poste da Orazio per trofeo le spoglie dei Curiazi da lui uccisi. Lo testimonia Livio, mentre Dionigi riporta che ai suoi tempi esisteva ancora il pilastro ma non le spoglie.



IL SEPOLCRO DEGLI ORAZI E CURIAZI AD ALBANO LAZIALE

IL SEPOLCRO ORAZI E CURIAZI

Ad Albano Laziale, lungo l'attuale via della Stella, si trova un sepolcro tardo-repubblicano detto degli "Orazi e Curiazi", ma alcuni ritengono che sia la tomba di altri personaggi. C'è inoltre chi indica San Giovanni in Campo Orazio, nel territorio di Poli, come luogo della battaglia. La leggenda dice che si trattasse di tre gemelli contro altri tre, il che sembra un po' forzata. Che si trattasse però di tre fratelli (alcuni autori li riportano solo fratelli) o almeno della stessa gens è possibile. Il nome Curiazi dovrebbe derivare dal nome delle Curie, che però erano di origine sabina.


MEZIO FULGEZIO

Mezio Fufezio fu l'ultimo re di Alba Longa, successore di Gaio Cluilio, leggendario re di Alba Longa della metà del VII sec. a.c., contemporaneo del re di Roma Tullo Ostilio (... - 641 a.c.).
Secondo quanto riferisce Tito Livio, Mezio Fufezio, considerando sacrilego lo scontro tra Alba Longa e Roma, in quanto ambedue i popoli discendevano da Romolo, ma anche per evitare che la guerra indebolisse entrambe le città, finendo col favorire i comuni nemici Etruschi, propose il duello tra Orazi e Curiazi, per risolvere il conflitto. La sfida fu vinta dai Romani e Alba Longa si sottomise.

Però Mezio soffrì dell'esito del duello e gli albani cominciarono a tramare contro i romani: Mezio, nonostante fosse alleato di Tullo Ostilio, condusse sul campo gli albani, senza prendere parte allo scontro durante una battaglia a fianco dei romani contro Fidenae e Veio.

Dopo la vittoria dei romani, Tullo Ostilio invitò gli albani a condividere lo stesso accampamento, per i festeggiamenti. Ma quando gli albani vi entrarono disarmati, per assistere all'assemblea pubblica di ringraziamento, Tullo Ostilio li fece circondare dai propri soldati armati, e pronunciò un discorso, in cui accusò Mezio Fufezio di tradimento.

« Mezio Fufezio, se tu fossi in grado di apprendere la lealtà e il rispetto dei trattati, ti lascerei in vita e potresti venire a lezione da me. Ma siccome la tua è una disposizione caratteriale immodificabile, col tuo supplizio insegna al genere umano a mantenere i sacri vincoli che hai violato. Pertanto, come poco fa la tua mente era divisa tra Fidene e Roma, ora tocca al tuo corpo essere diviso. »
(Tito Livio, Ab Urbe Condita, I, 28.)

Così Mezio Fufezio morì squartato, Alba Longa venne distrutta, e i suoi abitanti portati a Roma, sul colle Celio, però non come schiavi ma come abitanti romani coi relativi diritti della plebe.



IL DUELLO

La contesa sembrò sfavorevole ai Romani, infatti due di loro morirono subito uccisi dagli altri tre, e il terzo Orazio si trovò a sostenere da solo tre Curiazi. Allora escogitò un espediente. Poichè era particolarmente bravo nella corsa, si dette alla fuga correndo verso Roma, e corse così a lungo e così energicamente che gli inseguitori si distanziano tra loro.

Come poi lo raggiunse uno dei Curiazi, ingaggiò il duello con lui e lo uccise con la sua spada. A piè fermo attese quindi il secondo Curiazio, in modo che ebbe tempo di riprendere fiato, come questi arrivò parimenti lo ingaggiò in duello e lo trafisse a morte. Ugualmente aspettò il terzo Curiazio sconfiggendo anche questi. Quindi corse a Roma per annunciare la vittoria.

"Nel tempo di Tullo Ostilio, allorchè guerregiando con l’Albani, scelsero li tre fratelli Curiatij dalla lor parte e li tre fratelli Oratij de’ romani acciò terminassero combattendo la differenza, ed avendo i Curiati uccisi due degli Oratii, il terzo fingendo fugire li colse tutti e tre separatamente, e l’uccise, entrando poscia vincitore e triunfante in Roma vennegli all’incontro la sua sorella, la quale come che ammogliata con uno delli Curiati, in vegiendo il fratello intriso nel sangue dello sposo, cominciò a piangere, ed urlare, del che offesosi il fratello, e mal ciò soffrendo la uccise. 

Finita così mestamente la pompa fu Orazio portato dal re per esser giudicato. Il re elesse a tale effetto due Giudici, il quale lo condannarono a morte, ma appellatosi Orazio al popolo fu assolto. Da indi in poi principiò la carica de’ Duemviri Capitali li quali avevano il giudizio delle gravi cause, e la custodia delle carceri capitali."

Tornato a casa però il vincitore si narra venisse rimproverato aspramente dalla sorella a cui aveva ucciso il promesso sposo, uno dei tre Curiazi. Il fratello, che non aveva un buon carattere, solo per questo la uccise. Venne pertanto portato in tribunale ma il padre si battè per lui facendolo assolvere. Per purificarsi, il fratello offrì poi un sacrificio a Giunone Sororia, (Giunone protettrice delle sorelle) divinità tutelare della sorella, divinità che però l'aveva mal tutelata.

Ma la versione originaria è un po' diversa:
"Orazio procedeva portando davanti a sè le triplici spoglie dei Curiazi. La giovane sorella, che era stata fidanzata di uno dei Curiazi, va incontro a lui davanti alla porta Capena, e riconosciuto sopra le amate spalle il mantello dello sposo, che lei stessa aveva fatto, scioglie i capelli e invoca flebilmente il nome del fidanzato ucciso. Il pianto della sorella durante la sua vittoria e in una così grande gioia pubblica turba l'animo dell'arrogante giovane. E così sguainata la spada, schernendo nello stesso tempo con le parole, trafigge la fanciulla:"Raggiungi quindi il fidanzato, incurante dei fratelli uccisi e di quello vivo, incurante della patria. La stessa sorte tocchi a ogni donna romana, chiunque piangerà un nemico". 
Subito fu mandato a chiamare per il sommo giudizio capitale davanti al re Tullio Ostilio, che, incerto su cosa fare, disse:"Nomino i duunviri che giudicheranno Orazio secondo la legge". Allora i giudici, esaminata la causa, secondo la severissima legge di alto tradimento, giudicarono Orazio colpevole e lo condannarono a morte."
(Tito Livio)

Roma però non volle strafare e stabilì un'alleanza con Albalonga. Finalmente Tullo Ostilio stava tranquillo su quel fronte e poteva tentare la conquista di Veio e Fidene.  

Ma il re di Alba Longa, Mettio Fufezio, che evidentemente non aveva mandato giù i Curiazi morti, tradì e si schierò con gli Etruschi. La battaglia fu dura ma i Romani vinsero ancora e rasero al suolo Albalonga, poi deportarono i suoi abitanti e ammazzarono Fufezio squartandolo tra due carri in tiro.

"Il Celio poi, già abitato dal tempo di Romolo, fu cinto di mura da Tullio Ostilio successore di Numa, allorché dopo di aver distrutta Alba condusse gli albani ad abitare la sua città; e perchè il monte fosse più frequentato, Tullio vi pose la reggia e vi fissò la sua dimora".

Le fonti riferiscono infatti che Tullo Ostilio avesse la sua residenza sul Velia, corrispondente oggi alle pendici del Colle Oppio, accanto all'aedes deum Penatium, vale a dire il tempio dei Penati, tempio molto arcaico, ricostituito nel 167 a.c. perchè colpito da un fulmine.

Però Ostilio aveva bisogno di gente e di guerrieri, per cui non rese schiavi gli albani ma li stabilì sul Celio, allargando il pomerio in modo da includerne il colle. Fece poi costruire la Curia Ostilia, la prima sede del Senato che non si riunirà più nel Comizio, ma avrà una sede tutta sua. Si sa che subito fuori le mura di Roma fece costruire un tempio intitolato al Pallore e al Timore, probabilmente divinità dell'Ade, visto che c'era anche un Vicus, il Vicus Pallor, intitolato a lui. Successivamente Ostilio combattè anche contro i Latini riportando un altro successo.

La Curia Hostilia fu dunque il più antico luogo di riunione del Senato romano, costruito nel Comizio per ordine di Tullo Hostilio, nell'area del Foro Romano, che oggi si trova sotto la chiesa dei Santi Luca e Martina.

L'ORAZIO VINCITORE


TIGILLO SORORIO 

(Tigillum sororium "travicello sororale"). Veniva così chiamato un travicello sostenuto da due pali che sorgeva alle falde delle Carine presso il Colosseo, vicino al colosso di Nerone. In questo culto arcaico si compivano cerimonie espiatorie, per chi doveva purificarsi rientrando a Roma. Questo culto doveva essere gentilizio, della gens Horatia; perchè qui l'Orazio superstite venne purificato, dopo aver ucciso la propria sorella.

Il carattere sacro-espiatorio, confermato da due are che sorgevano ivi presso, dedicate rispettivamente a Giunone Sororia e Giano Curiazio, rimase tale anche durante l'epoca imperiale. La confraternita degli Arvali infatti compie verso la fine del sec. II un sacrifizio Tigillo sororio ad compitum Acili, il 1° ottobre (Henzen, Acta fr. Arv., p. CCXXXVIII).

"Sostengono che non è consentito dagli dei, che contempli la luce del sole, chi confessa d'aver ucciso un uomo: ma in quale città degli uomini stoltissimi sostengono un tale principio? Nella città, per l'appunto, che vide come primo processo capitale quello contro Marco Orazio, uomo valorosissimo che, quando ancora Roma non era stata liberata, fu tuttavia assolto dai comizi del popolo romano, benché confessasse di aver ucciso di sua mano la sorella."

(CICERONE - PRO MILONE)


TUMULO DEI CURIAZI A SINISTRA


APPIA ANTICA SVELATI I TUMULI DEGLI ORAZI
da la Repubblica 31 luglio 2012.
Sta per essere svelata la vera natura dei Tumuli degli Orazi sull'Appia Antica. È stata scoperta la "porta" dei monumenti attribuiti dalla tradizione attribuisce agli eroici fratelli romani che sotto Tullio Ostilio, a metà VII secolo a. C., affrontarono i Curiazi per affermare la supremazia di Roma su Albalonga. E ne cambia l'interpretazione: non si tratterebbe solo di cenotafi commemorativi, ma di tombe vere e proprie. 

È stata la campagna di scavi guidata da due professori dell'università olandese di Nijmegen, Eric Moormann e Stephan Mols, appena conclusa, a riportare in luce un'imponente struttura in opera laterizia, con le sole fondamenta di 8 metri per 4, sul versante ovest del "tumulo nord". Merito dell'istituto olandese che ha ricevuto per otto anni, dalla soprintendenza, la concessione dell'area del V Miglio per uno studio sistematico con fondi propri.

"La struttura sembra attaccata al tumulo nord, dove potrebbe trovarsi l'entrata della tomba monumentale - racconta Eric Moormann - La sua presenza suggerisce che siamo davanti a una vera tomba anziché a un cenotafio". Confermata la datazione alla seconda metà del I secolo a. C. "È evidente che si tratta di un luogo di memoria, come diceva Tito Livio - sottolinea Moormann - Se i tumuli sono tombe vere, i committenti hanno scelto questo luogo per evidenziare la propria importanza o per suggerire un legame, vero o mitico, con gli Orazi". 

TUMULI DEGLI ORAZI 
L'importanza del sito è forte: qui il rettifilo dell'Appia disegna una curva, tracciata, secondo Livio, per rispettare i tumuli più antichi.
In autunno le indagini proseguiranno sulla superficie dei tumuli: "Con metodi geofisici possiamo rintracciare elementi di pietra fino ad una profondità di oltre un metro - avverte Moormann - Dovremmo stabilire se c'è qualcosa sotto il corpo di terra". 

Un'altra scoperta di rilievo riguarda il muro in tufo di età repubblicana immortalato già dal Piranesi nel '700: "La funzione non è ancora chiara - avverte Stephan Mols - Ma è troppo grande per essere il recinto di una pira funeraria dove si bruciavano i corpi di uomini illustri. Potrebbe invece essere un vero campo militare, connesso ai leggendari fratelli Orazi".

Accanto allo scavo, l'équipe olandese con la direzione dell'Appia sta portando avanti il progetto "Mapping Via Appia": "Grazie ad un finanziamento del Cnr olandese - annuncia la direttrice Rita Paris - stiamo realizzando con sofisticate tecnologie di indagine una mappa archeologica del V Miglio, che vedrà una prima applicazione a ottobre".

(di Laura Larcan)


BIBLIO

- George Dumezil - Horace et les Curiaces (Mythes romains I) - Parigi - Gallimard - 1942 -
- Tito Livio - Ab Urbe condita libri - I, 48 -
- "Il luogo della pugna e de' Sepolcri degli Orazi e de' Curiazi" - Investigazioni storiche del cav. Girolamo Torquati - manoscritto - 1897 -
- Carlo Fea - Varietà di notizie economiche, fisiche, antiquarie sopra Castel Gandolfo, Albano, Ariccia, Nemo loro laghi ed emissarii, sopra scavi recenti di antiquità in Roma e nei contorni - 1820 -
- Pino Chiarucci - La Civiltà Laziale e gli insediamenti albani in particolare - in Il Lazio Antico - Corso di Archeologia presso il Museo Civico di Albano - 1982-1983 -
- AAVV - Alba Longa: Mito, Storia, Archeologia, Atti dell'Incontro di studio - a cura di A. Pasqualini  -




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