PORTICUS MARGARITARIA

RICOSTRUZIONE DEL PORTICUS MARGARITARIA
La Porticus Margaritaria (dal latino "margarita", perla) era un complesso di edifici commerciali deputati soprattutto alla vendita dei gioielli. Questo edificio è citato solo dai cataloghi regionari (Curiosum urbis Romae regionum XIIII e Notitia urbis Romae), che lo collocavano nella ottava Regio della città, quindi nel Foro Romano.

IN ROSA IL PORTICUS VICINO AL COMPLESSO DELLE
VESTALI AL FORO ROMANO (clicca per ingrandire)
Fu nel 64 che le pendici del Palatino divennero zona commerciale, in quanto l'imperatore Vespasiano vi fece costruire il deposito delle merci imperiali, l' Horrea Vespasiani, atte cioè ad accogliere ciò che l'imperatore stesso ordinava dalle varie parti dell'impero.

In seguito Domiziano ritenendo poco utili quei magazzini, li trasformò in un centro commerciale, fornito, come si usava, di file di negozi disposti sui due piani, il cui piano superiore era addetto all'abitazione del commerciante che operava nel locale sottostante. Insomma casa e negozio, una soluzione che sarebbe comoda anche oggi.

Numerose botteghe erano collocate lungo i portici esterni, deputati al commercio di gioielli a cui erano preposti i gioiellieri e i margaritarii, cioè i venditori di perle.


Numerose iscrizioni, tutte dell'inizio dell'età imperiale, ricordano i gioiellieri e i margaritarii che avevano le loro botteghe "de Sacra via"; perciò si ritiene che la Porticus Margaritaria fosse collocata sulla Via Sacra, probabilmente tra questa e la Via Nova, ad Est dell'Atrium Vestae, dove sono state rinvenute fondazioni dell'età di Nerone pertinenti ad un portico di accesso al vestibolo della Domus Aurea, trasformato successivamente in horreum tramite l'inserimento di tramezzi in laterizio.

I magazzini, gli horrea Vespasiani, furono infatti edificati sul preesistente edificio neroniano, oggi ne restano purtroppo poche strutture murarie, fortemente danneggiate dal fatto che su di esse furono realizzate le strutture di sostegno degli Orti Farnesiani, strutture murarie che si presentano con scarse relazioni tra di loro e che solo in alcuni punti si conservano in alzato per alcuni metri.

HORREA VESPASIANI E PORTICUS MARGARITARIA
Sebbene la parte principale dell'edificio neroniano fosse stata convertita in horrea, Rodolfo Lanciani riteneva che proprio quella fosse divenuta, almeno in parte e in epoca più tarda, la Porticus Margaritaria. Le opinioni degli studiosi però sono discordanti Christian Hülsen invece concordava con Giordane (storico bizantino di lingua latina del VI secolo), che poneva il portico ai margini della Regio VIII, tra il foro Boario e il foro Olitorio, il mercato di frutta e verdura alle pendici del Campidoglio.
Secondo alcuni autori moderni, tra cui Silvio Panciera (1970) il portico doveva trovarsi presso il Velabro.
"Atrio Caci: elencati in regionary cataloghi locati prima della Porticus Margaritaria (Curiosum) e il Vucus lugarius et Unguentarius, Graecostadium e Porticus Margaritaria (Notitia), potrebbe indicare un luogo vicino alla Porta Carmentalis."
(L. Richadson - A New topographical dictionary of ancient Roma)


La collocazione della Porticus Margaritaria sulla Via Sacra è testimoniata dalla presenza nell'area degli horrea piperataria, i magazzini del pepe", un edificio posto nei pressi del Foro Romano, al di
sotto dell'attuale basilica di Massenzio.
Gli horrea piperataria, ubicati a nord della via Sacra e costruiti da Domiziano, vennero infatti distrutti in seguito dall'edificazione della basilica di Massenzio, in cui erano commercializzati altri generi d'importazione provenienti da Arabia ed Egitto ed estremamente costosi: pepe e altre spezie. 
Altri collocavano l'ubicazione del portico nel Velabro, per cui nel 2002 Papi cita due iscrizioni che sembrano far riferimento alla presenza di margaritarii nel Velabro, ma queste iscrizioni sono di lettura poco chiara.
In realtà sul Vicus Tuscus, che correva lungo il fianco occidentale del colle Palatino, si affacciavano ad est i magazzini per derrate detti Horrea Agrippina, e ad ovest, verso il Campidoglio, la porticus Margaritaria, dove, dopo il 64 d.c., si erano trasferiti i gioiellieri della via Sacra.

AFRODITE CON COLLANA E ORECCHINI DI PERLE
La ragione per cui i gioiellieri si chiamassero spesso Margaritarii derivava dal fatto che le perle (margheritae) erano letteralmente adorate dai romani.

Le donne le ponevano nelle collane dalle ornate chiusure d'oro o d'argento, o sugli orecchini, o nei pendenti, o alle caviglie, o sulle sofisticate borse di cuoio, leggere e ricamate, o cucite sulle vesti, o sui vali, o sui diademi, o in fili d'oro che intrecciavano ai capelli. 

Insomma la perla, con riflessi dorati o bianchissima, o rosata, soprattutto barocca in quanto non era coltivata e quindi piuttosto irregolare, proveniente soprattutto dalla costiera campana. Ma non erano disprezzate neppure le perle di fiume, anche se più piccole e irregolari, era il gioiello più amato, usato e abusato dalla donna romana.


BIBLIO

- Curiosum - Regio VIII Forum Romanum Magnum, porticum margaritarium -
- Notitia - Regio VIII Forum Romanum vel Magnum, porticum margaritarium -
- Filippo Coarelli - Guida archeologica di Roma - Arnoldo Mondadori Editore - Verona - 1984 -
- Dionigi di Alicarnasso - Antichità romane, III - volgarizzate da M. Mastrofini - Milano - 1823 -
- Luigi Canina - Indicazione topografica di Roma antica - 1831 -



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