AEDES MEFITIS

RESTI DEL VOLTO DELLA DEA MEFITE

- Festo 348 - "Aedes Mefitis: Cispium a Laevo Cispio Anagnino, qui... eam partem Esquiliarum, quae iacet ad vicum Patricium versus, in qua regione est aedes Mefitis, tuitus est"

Varrone menziona il bosco di Mefite prima di quello di Giunone Lucina: ora siccome quest'ultimo bosco deve certamente collocarsi sul Cispio dopo il lucus Poetelius, cosi è molto probabile che il bosco di Mefite stesse tra il Poetelio ed il lucus di Giunone Lucina, precisamente dove ora comincia la via Urbana.

La Dea Mefite era un antichissimo culto legato alla Dea delle acque sulfuree, soprattutto venerata nell'Italia centrale, dove rappresentava il lato mortifero della Dea, come colei che fa nascere, nutre e fa morire.

Spesso le acque solfuree con i loro densi vapori e l'assenza di vegetazione all'intorno, venivano considerate l'ingresso al mondo dei morti, pertanto la Mefite era Dea della morte e dell'oltretomba, anche come protettrice del viaggio nel mondo degli inferi. Si suppone fosse un bosco di mirto perchè sovente era consacrato alla Dea Venere ma pure a Mefitis, uno degli antichi lati mortiferi della Dea.

TESTE DI MEFITE




LUCUS MEPHITIS ALL’ESQUILINO

“In regione Esquiliarum est aedes Mephitis” annuncia Festo e in effetti si trattava di uno dei boschi sacri dell’Esquilino, consacrato a Mefite per via delle esalazioni solforose che avevano luogo nella zona. E' stato ipotizzato che il bosco si trovasse all'inizio dell'odierna via Urbana, prima che l’area abitativa ne invadesse i boschi.

L'Aedes Mefitis era dunque l'Aedes del Tempio di Mefite sul Cispian, ovvero sul Mons Cispius che domina il Vicus Patricius (Festus 476: aedis Mefitis; Varro, Ling. 5.49: lacus Mefitis). Si pensa fosse locata sull'altura del lato Sud del Vicus Patricius, dove la valle è più profonda (Richardson), piuttosto che più a nord sul terreno più pianeggiante vicino a Piazzale Esquilino (Rodríguez Almeida).

Coarelli suggerisce che una domus appartenente ai Papirii sorgesse ancora in questa zona, sul sito di Vigna Santarelli (per ubicazione, vedi Lanciani, FUR 23), e che questo potrebbe essere appartenuto a un ramo repubblicano della famiglia, o Papirii Cursore o Papirii Carbones. Sostiene altresì anche che un membro di questa famiglia avesse fondato il culto di Mefitis. La teoria di Coarelli è plausibile ma non ancora accertata.

In origine Mefitis era una Dea italica ctonia protettrice delle sorgenti, ma anche degli armenti che del resto alle sorgenti si abbeveravano, ma pure dei campi e della fecondità, anche questi favoriti dalle acque irrigue. 

IN ROSSO L'AREA IN CUI RISIEDEVA PRESUMIBILMENTE L'AEDES MEFITIS


Proprio in quanto divinità agreste la sua influenza si estendeva alla protezione e prosperità anche del mercato e dello scambio, detta pertanto La Mediatrice, e proprio nell'aedes dei suoi santuari, luogo di incontro  tra venerazione e commercio degli armenti e delle mercanzie. 

In seguito Mefite assicurò pure i benefici derivanti dall'utilizzo delle acque termali e quindi solforose connesse alla valenza di "sanatio", dal momento che le acque ed i fanghi solforosi, per il loro alto contenuto di zolfo, potevano essere adoperati per la cura di malattie umane ed animali.

Servio, il commentatore di Virgilio che nell'Eneide ne parla a proposito della Valle d'Ansanto sostiene che: 
"Mefite è propriamente il puzzo della terra che esala dalle acque solforose e nei boschi è reso più pungente per la densità delle selve... " 

Sempre Servio racconta che le vittime sacrificali dedicate alla divinità non venivano immolate ma uccise esponendole abbastanza a lungo all'odore soffocante:

"Ideo autem ibi aditus esse dicitur inferorum, quod gravis odor iuxta 
accedentes necat, adeo ut victimae circa hunc /
ocum non immolarentur, sed odore perirent ad aquam adp/
icatae, et hoc erat genus litationis"

(SERV., Ad Aen., VII, 563 ss.)

MEFITE

"La situazione del tempio di Minerva Medica, sull'altura es luilina dell'Oppio, viene in certo modo a ribattere il luco e tempio di MeJite che erano sul Cispio; luoghi anticamente riguardati zone insalubri, per la prossitnità dei puticuli che funestavano molta parte dell'Esquilino. "

(Topografia di Roma antica - Luigi Borsari)

La localizzazione dei due edifici religiosi non è conosciuta, ma sappiamo dalle fonti che il tempio di Mefite sorgeva in una zona bassa del versante del Cispio rivolta verso il vicus Patricius.

Oggi il tempio o almeno l'aedes, è stato per lo più individuato nell'attuale via Urbana, che lo divideva dall'altura del Viminale:

" eam partem Esqui/iarum, quae iacer ad vicum Patricium versus, in qua regione est aedis Mefitis "

(Fest. 476 L). 

Anche il tempio di luno Lucina fu eretto sulle pendici del Cispio considerando la testimonianza di Ovidio riguardante il bosco sacro (monte sub Esquilio), ma non sappiamo se in posizione più elevata rispetto al tempio di Mefite. 

La presenza però di un'iscrizione menzionante l'esistenza di un murus costruito nel 41 a.c. ad opera del questore Q. Pedius (C.I.L. VI 358- I.L.S. 3102 - I.LL.R.P 160) ha fatto pensare alla sua funzione quale semplice recinzione per il bosco e il tempio, ma anche che facesse da sostruzione a una platea artificiale evidentemente costruita per la pendenza del terreno sulla quale fu costruito il tempio, in una posizione quindi più alta rispetto a quello di Mefite. 



GIUNONE MEFITE

Viene citata però Giunone Dea del Fetore, o Giunone Mefite, adorata e supplicata dallo stesso re Servio Tullio affinchè risparmiasse la città da tale fetore mortifero. Come Venere aveva il suo lato oscuro così doveva averne la regina Giunone. Alcuni hanno così sostenuto che l'aedes Mefitis e quello Iunonis fossero la stessa area. 

Comunque l'aedes era una zona recintata, a volte con steccati di legno o con muretti a secco di pietra, al cui centro c'era un altare a volte istoriato e in genere con un'iscrizione che riportava la dedica alla statua della divinità riposta sul piedistallo, in questo caso Mephitis.

Ai suoi piedi i sacerdoti compivano i sacrifici rituali e i cittadini assistevano spesso bruciando rami dell'albero sacro alla Dea, in questo caso il mirto, recitando preghiere rituali. per non spendere troppo sovente lo stato accorpava tra loro gli Dei, così Mefite diventava giunone Mefite, a cui si dedicava in culto particolare, ma si utilizzavano gli stessi sacerdoti dedicati a Giunone.



LA DEA DELL'OLTRETOMBA

TESTA DI MEFITE
La devozione a Mefite era un antichissimo culto italico legato alla Dea ctonia delle acque sulfuree, spesso considerate l’ingresso al mondo dei morti. La dea Mefite era dunque la Dea dell’oltretomba, comunque positiva, perchè protettrice del viaggio nel mondo degli inferi.

Ma non dimentichiamo che la Dea è da sempre triforme:

"O santa Dea che dagli antiqui nostri
debitamente sei detta triforme
che in cielo e in terra e nell'inferno mostri
l'alta bellezza tua sotto tre forme..
 "

Prega Medoro nell'Orlando Furioso, perchè la Dea è luna in cielo, cacciatrice in terra e Dea dei morti nell'Ade. La luna è l'astro notturno che fuga le tenebre ma non del tutto, permettendo di scorgerne le sue ombre e i suoi segreti, cosa che il sole non consente perchè lui fuga le tenebre. 

Quindi la luna rivela il mondo magico popolato di spiriti, di defunti e a volte di divinità. In terra Diana è cacciatrice perchè uccide le creature e in effetti nel pianeta Terra vige la legge predatoria, dove il più forte, o il più intelligente, preda il più debole e se ne ciba. E' una legge tremenda che però non spaventa l'uomo perchè lui ne è uscito vittorioso.

Ma la Dea governa pure nel mondo degli inferi, luogo di accoglienza di tutti coloro che muoiono per vecchiaia o per disavventura, poi col tempo il governo passa a Dite, cioè con il patriarcalizzarsi della società umana e gli uomini iniziano a dimenticare i principi dell'eterno divenire della Dea, hanno un Dio Padre che premia e castiga ma non fa risorgere dalla morte.



LA DEA TRIFORME

Le tre forme della Dea sono in realtà nascita, crescita e morte, la sorte che la Dea dà a tutti i suoi figli, in un susseguirsi infinto. Cosa che con il patriarcato non si crede più. La Dea è infatti la Madre Natura, colei che dà la vita, che nutre le creature con le sue stesse creature per poi farle rinascere in continuazione, in un ciclo di evoluzione infinita.

Pertanto la Dea Mefite è il lato oscuro della Dea, cioè il lato oscuro dell'esistenza, la morte tanto temuta dagli umani. Ma è la stessa Dea che dà la vita e la crescita, e questo è il mistero della sua trinità. Il fatto che non fossero tre Dee fa capire che contemporaneamente lei era responsabile, in qualità di Madre natura, di nascita, crescita e morte per gli stessi esseri.

Pertanto nel Lucus Mephitis si onorava la Dea che poteva facilitare o addolcire, o allontanare il passaggio della morte. e le erano sacri il mirto, detto anche mortella, ma pure il rosmarino e il melograno. alberi che sicuramente non mancavano nel suo sacro bosco.



BIBLIO

- Marco Terenzio Varrone - De lingua latina - V 49 -
- Fabrizio Loffredo - La Dea Mefitis: dalle Mofete del Sannio ad Abano Terme -  «Quaderni del Ramo d’Oro online» - n. 5 -  2012 -
- Flavia Calisti - Mefitis: dalle madri alla madre - Roma - Bulzoni - 2006 -
- Giovanna Falasca - Mefitis, divinità osca delle acque (ovvero della mediazione) - in «Eutopia» - Edizioni Quasar - 2002 -




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