APPIO CLAUDIO PULCRO - A. CLAUDIUS PULCHER (Console 212 a.c.)

PROCESSIONE DELLA GENS CLAUDIA

Nome: Appius Claudius Pulcher
Nascita: 252 a.c. 
Morte: Capua, 211 a.c.
Gens: Claudia
Professione: Politico
Consolato: 212 a.c.


Di Appio Claudio Pulcro abbiamo le prime notizie quando venne eletto a Roma edile curule nel 217 a.c. L'anno successivo fu tribuno militare e combatté a Canne assieme a Publio Cornelio Scipione (236-183) si rifugiò con le poche truppe rimaste in Canusio (Canosa di Puglia che accolse i Romani anche nel 216 a.c. dopo la disfatta di Canne) ed assieme all'Africano ne assunse il comando.

In seguito, nel 215 a.c., fu eletto pretore per la Sicilia, dove fece condurre le legioni reduci da Canne, che lo avevano implorato di farli combattere per riabilitarli dalla sconfitta, e tentò di attaccare Locri, occupata da Annibale (247-183), ma fallì. Mandò allora ambasciatori a Geronimo (231-214), tiranno di Siracusa, per convincerlo a rompere l'alleanza con Cartagine; siccome Geronimo rifiutò, Pulcro fece occupare le terre intorno a Siracusa bloccandone almeno in parte i rifornimenti. 

«Non vi fu un altro momento della guerra nel quale Cartaginesi e Romani si trovarono maggiormente in dubbio tra speranza e timore. Infatti, da parte dei Romani, nelle province, da un lato in seguito alle sconfitte in Spagna, dall'altro per l'esito delle operazioni in Sicilia (212-211 a.c.), vi fu un alternarsi di gioie e dolori. In Italia, la perdita di Taranto generò danno e paura, ma l'aver conservato il presidio nella fortezza contro ogni speranza, generò grande soddisfazione (212 a.c.).

L'improvviso sgomento ed il terrore che Roma fosse assediata ed assalita, dopo pochi giorni svanì per far posto alla gioia per la resa di Capua (211 a.c.). Anche la guerra d'oltre mare era come in pari tra le parti: [se da una parte] Filippo divenne nemico di Roma in un momento tutt'altro che favorevole (215 a.c.), nuovi alleati erano accolti, come gli Etoli ed Attalo, re dell'Asia, quasi che la fortuna già promettesse ai Romani l'impero d'oriente.

MONETE GENS CLAUDIA
Anche da parte dei Cartaginesi si contrapponeva alla perdita di Capua, la presa di Taranto e, se era motivo per loro di gloria l'essere giunti fin sotto le mura di Roma senza che nessuno li fermasse, sentivano d'altro canto il rammarico dell'impresa vana e la vergogna che, mentre si trovavano sotto le mura di Roma, da un'altra porta un esercito romano si incamminava per la Spagna.

La stessa Spagna, quando i Cartaginesi avevano sperato di portarvi a termine la guerra e cacciare i Romani dopo aver distrutto due grandi generali (Publio e Gneo Scipione) e i loro eserciti, la loro vittoria era stata resa inutile da un generale improvvisato, Lucio Marcio.
E così, grazie all'azione equilibratrice della fortuna, da entrambe le parti restavano intatte le speranze ed il timore, come se da quel preciso momento dovesse incominciare per la prima volta l'intera guerra.
»

(Livio, XXVI, 37.)
Appio Claudio si trovò ancora impegnato in Sicilia come legato di Claudio Marcello, detto "La Spada di Roma" (268-208), per otto mesi durante l'assedio di Siracusa, poi ottenne il comando della flotta romana, nata dalla Guerra Punica e composta da 100 quinqueremi. Successivamente espugnò Leontini, odierna Lentini, ancora insieme a Marco Claudio Marcello. Inviati in licenza tornò a Roma e si candidò come console.
Ottenne la carica di console con Quinto Fulvio Flacco (277-209) nel 212 a.c. e insieme al collega istituì i ludi Apollinari come ci riferisce Tito Livio. Affrontò ancora altre battaglie con successo, insieme al collega contro Annone, comandante dei Cartaginesi, e pose sotto assedio Capua nel 211 a.c. rimanendo ferito.
ANNIBALE DOPO LA BATTAGLIA DI CANNE
Alla fine del 212 a.c., il senato stabilì che il pretore Publio Cornelio Silla inviasse a Capua una lettera indirizzata ai due consoli, dove si disponeva che, fino a quando Annibale fosse stato assente e intorno a Capua non vi fossero pericoli immediati, uno dei due consoli raggiungesse Roma, per procedere all'elezione dei nuovi magistrati. In ottemperanza alla lettera, i consoli decisero che fosse Appio Claudio a radunare i comizi, mentre Fulvio Flacco avrebbe proseguito l'assedio presso Capua.
A Quinto Fulvio e Appio Claudio, i consoli nel 212 a.c., fu prorogato il comando come proconsoli per l'anno successivo, nel 211 a.c. confermandogli gli eserciti che già comandavano. L'ordine era di non allontanarsi dall'assedio di Capua prima di aver conquistato la città.
Appio Claudio si oppose al collega troppo crudele con i ribelli campani, finchè il dissidio sempre più insanabile portò a scrivere al senato, non solo per la decisione da prendere, ma anche per dare la possibilità di interrogare i prigionieri. E poiché Fulvio non voleva che i senatori campani fossero ascoltati, per evitare delazioni nei confronti degli alleati di stirpe latina e mettere a repentaglio alleanze consolidate, decise di partire per Teanum con 2.000 cavalieri all'alba.

Qui giunto fece massacrare a colpi di verga e decapitare con la scure tutti i prigionieri. Poi si precipitò a Cales, dove fece trucidare gli altri prigionieri Campani. Sembra che da Roma fosse giunto il messo con la risposta del Senato, ma Fulvio non la lesse e fece uccidere tutti i prigionieri rimasti. Non sappiamo il seguito di questa storia, sappiamo invece da alcune fonti che Appio Claudio Pulcro sarebbe morto al momento della resa di Capua, ma ne ignoriamo le cause della morte.


BIBLIO

- Appiano di Alessandria - Historia Romana - VII e VIII -
- Johannes Sweighaeuser - Polybii Megalopolitani Historiarum quidquid superest - Recensuit, digessit, emendatiore interpretazione - vol. VIII - Lipsia - 1794 -
- Giovanni Brizzi - Storia di Roma - 1 - Dalle origini ad Azio - Bologna - Patron - 1997 -
- Howard H.Scullard - Storia del mondo romano. Dalla fondazione di Roma alla distruzione di Cartagine - vol.I - Milano - BUR - 1992 -

1 comment:

  1. 143 a C. Sfortunata campagna militare del console romano Appio Claudio Pulcro, sconfitto dai Salassi nei dintorni di Verolengo. La campagna fu preceduta da liti storiche avvenute tra i Salassi ed i Libui o Libici di Vercelli, citate da Strabone.

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