COLONNE ROSTRATE


COLONNE ROSTRATE DI ISPIRAZIONE ROMANA A PIETROBURGO

La colonna rostrale o rostrata, prendeva nome dal rostrum, lo sperone delle navi, un oggetto da sfondamento che veniva montato sulla prua per affondare le navi nemiche. In genere il rostro era costituito da un unico pezzo fuso in bronzo inserito nella congiunzione tra la parte finale della chiglia e la parte più bassa della prora, sopra il tagliamare.

La colonna rostrale è una colonna commemorativa di tradizione greca e romana, eretta per commemorare una vittoria navale. Questa ha il fusto adorno di prue rostrate; la prua, ovvero la prora, termine più appropriato perchè più arcaico, è l'insieme delle strutture sporgenti della parte anteriore dello scafo di un'imbarcazione.

ARCO TRIONFALE DI TRAIANO CON I FORI DEI ROSTRI STRAPPATI (ANCONA)
La parte anteriore del rostro era costituita da un potente fendente verticale rafforzato da fendenti laminari orizzontali. Con questo micidiale strumento le navi venivano lanciate a tutta velocità contro le fiancate delle navi nemiche per procurare falle e affondarle. Secondo Plinio il Vecchio (Nat. Hist. VII, 57 VIII, 209) il rostro sarebbe stato inventato dall'etrusco Piseo figlio di Tirreno, figlio del re di Lidia.
I più antichi Rostra, detti Rostra vetera, facevano parte del Comizio, la piazza circolare delle assemblee politiche pubbliche, occupavando le gradinate ad arco sul lato sud-orientale, con la concavità rivolta a nord. Essi rimasero in uso finché non vennero demoliti per far spazio al Foro di Cesare.

Dei Rostra repubblicani resta solo un basamento ad arco di cerchio, tra l'altare del Lapis niger e la facciata della Curia Iulia, visibile oggi attraverso una botola che si apre nel pavimento in travertino di età augustea.

I rostri vennero usati anche come decorazioni architettoniche, non solo sulle colonne ma anche sugli archi trionfali, come quello di Traiano collocato ad Ancona, cui i vandali nostrani hanno strappato i rostri per recuperarne il bronzo, senza alcun rispetto per l'antico monumento.

I Rostri (in latino Rostra) erano infatti le tribune nel Foro Romano dalle quali i magistrati tenevano le orazioni. I primi rostri, strappati dalle prue delle navi nemiche dai Romani, risalivano alla vittoriosa battaglia di Anzio, città italica che sorgeva sulla costa dell'antico Lazio, a sud di Roma, già capitale dei Volsci, e vennero qui collocati nel 338 a.c.

I Romani avevano già fondato una colonia latina ad Anzio nel 467 a.c. ma riuscirono a sottomettere definitivamente la città solo nel 338 a.c grazie alla battaglia del fiume Astura; in cui venne occupata anche la rocca portuale, Cenone. Così i rostri delle navi della flotta volsca furono portati nel Foro Romano a ornare le tribune degli oratori (dette da allora Rostri).


LA CATTURA DI ANZIO

QUEL CHE RESTA DEI ROSTRI VICINO AL LAPIS NIGER
Anzio, città volsca tra le più potenti, con un porto famoso e importante, aveva ben presto parte attiva alle lotte dei Volsci contro Roma che era piuttosto desiderosa invece di impossessarsi del suo porto, distante solo 32 miglia da Roma  cioè km. 58, pertanto pericoloso, ma soprattutto per compensare almeno in parte le difficoltà dell'estuario tiberino, piuttosto angusto e non sempre utilizzabile per le navi da carico.

Cenone era una cittadella che sorgeva sulla costa a sud di Roma e che ungeva da porto ed emporio della città di Anzio. Vero è che gli Anziati partivano da qui per le loro scorrerie piratesche fin dal III sec. a.c., spingendosi fino al Mare Egeo. ma soprattutto osando colpire anche il territorio di Roma. 

Nel 469 a.c. la rocca di Cenone fu attaccata dai Romani guidati dal console Tito Numicio Prisco, l'unico membro della gens plebea Numicia ad essere eletto console. Infatti Numicio nel 469 a.c. era stato eletto console e con il collega Aulo Verginio Tricosto Celiomontano era stato inviato dal Senato a combattere contro gli Equi ed i Volsci, che avevano bruciato delle fattorie nei pressi di Roma.

Numicio marciò allora verso Anzio, distrusse le installazioni del piccolo porto di Cenone, incendiò le case e riportò come bottino; bestiame, schiavi, mercanzie e ventidue navi da guerra. Ma solo nel 338 a.c., dopo la battaglia del fiume Astura avvenne la definitiva capitolazione di Anzio, Cenone venne distrutta e i rostri delle navi della flotta volsca furono portati nel Foro Romano a ornare le tribune degli oratori.

TRIBUNA DEI ROSTRI



LE VARIE COLONNE

Vennero erette varie altre colonne rostrate, di cui alcune citate dalle fonti antiche:

- La più famosa fu la Colonna Duilia, che si ergeva nel foro romano.

- Colonna ignota nel Campo Vaccino -
Tra gli antichi Scrittori e fra i più eruditi interpreti delle vetuste Antichità niuna menzione si trova di questa Colonna e vane sul luogo furono le Inchieste che ne feci. Ella è però di bel lavoro eppure sconosciuta ai Romani. Se v è congettura a farsene, la direi del Vestibolo di qualche tempio perch'è di quella sorta onde solea farsi uso in tal parte d'edificio.
E' scannellata di marmo pario, d'ordine Corintio ed ha il diametro di palmi 6 ed un oncia 3. Non dice però dov'ella ivi sia, se colca o stante, e si vanta di molto facile congettura dalla quale niuna cognizione si trae.

- un'altra, ancora esistente nel IV secolo, era posta "vicino al Circo, sul lato delle porte", come riferito dal grammatico Servio che l'attribuisce erroneamente a Caio Duilio (oltre a quella nel Foro) e che sicuramente era dedicata a qualcun altro, 

- una eretta in Campidoglio in onore del console Marco Emilio Paolo per la vittoria navale ch'egli conseguì nelle acque dell'odierno Capo Bon (255 a.c.).

Console nel 255 a.c. con Servio Fulvio Nobiliore, Emilio Paolo con lui vinse i Cartaginesi al Capo Ermeo (Capo Bon); sbarcato a Clupea, salvò i resti dell'esercito di Regolo, ma perdette poi la flotta in uno scontro.

MARCHIO DI INCROCIATORE INTITOLATO A GAIO DUILIO
Celebrò comunque il trionfo.

- quattro colonne rostrate vennero erette, nel 29 a.c. e non sappiamo dove, in onore di Cesare Ottaviano e Marco Agrippa. 

Vi furono comunque diversi trionfi navali:

- Caio Attilio Regolo (257 a.c.),
- Lucio Manlio Vulsone Longo (256 a.c.),
- Servio Fulvio Petino Nobiliore (254 a.c.)
- Marco Emilio Paolo (254 a.c.),
- Caio Lutazio Catulo (241 a.c.)
- Quinto Valerio Faltone (241 a.c.).
- Lucio Emilio Regillo (189 a.c.)
Quinto Fabio Labeone (188 a.c.)
- Gneo Ottavio (167 a.c.)  
- Quinto Cecilio Metello Balearico (121 a.c.)
- Marco Antonio (102 a.c.)
- Publio Servilio Vatia Isaurico (74 a.c.)
- Lucio Licinio Lucullo (63 a.c.)
- Quinto Cecilio Metello Cretico (62 a.c.)
- Gneo Pompeo Magno (61 a.c.)
- Giulio Cesare Ottaviano (21 a.c.)
- Imperatore Claudio (44 d.c.)


OGGI

Uno dei primi crest araldici dell'incrociatore lanciamissili intitolato a "Caio Duilio" della marina militare italiana, fusione in bronzo su base di legno.


BIBLIO

- Eutropio - Breviarium ab Urbe condita lib. II -
- Degli avanzi delle antichità - Bonaventura Overbeke - a cura di Paolo Rolli - Tommaso Edlin - Londra - 1739 -
- David Potter -The Roman Army and Navy - in Harriet I. Flower (a cura di) - The Cambridge Companion to the Roman Republic - Cambridge University Press - 2004 -
- Michael Reddé - Mare nostrum, les infrastructures, le dispositif et l'histoire de la marine militaire sous l'empire romain - Parigi - Ecole Française de Rome - 1986 -
- Michael Reddé, Jean Claude Golvin - I Romani e il Mediterraneo - Roma - Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato - 2008 -


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