COMPITALIA (2-5 Gennaio)



CASA DEI VETTII (POMPEI)

I "compita" (al singolare "compitum") erano gli incroci stradali suddivisi in:
- bivii,
- trivii
- crocicchi
dove fin dai tempi più antichi a Roma venivano consacrati spesso degli altari dedicati ai Lares Compitales, protettori di chi percorreva le strade. Inoltre spesso davano il nome alle strade partendo da una particolare edicola compitale, e spesso i romani passando gli dedicavano un saluto o una frase come possono fare dei cattolici alle cosiddette Madonnine.

Edicole e altari, che nelle strade rurali segnalavano e proteggevano i confini fra i campi, all'interno della città segnavano a volte il confine fra i diversi quartieri, ed erano il fulcro di cerimonie officiate dai magistri vici, magistrati preposti al decoro ed al controllo urbano.



I LARES COMPITALES

I Lares Compitales all'interno dell'Urbe, erano divinità protettrici delle strade ed edifici limitrofi all'incrocio stradale su cui era stato elevato un Compito (Compitum), cioè una edicola a foggia di tempietto. Pertanto il compito era l'edicola cittadina, da cui la chiesa cattolica ha ereditato le edicole delle madonnine, solo che l'edicola romana era più grande e spesso fornita di due colonne.

I Lares erano divinità protettrici della famiglia, costituita anche da liberi e schiavi. Infatti era una festa a cui partecipavano principalmente gli schiavi e gli affrancati. In onore di queste divinità erano stati istituiti i Compitalia (Ludi Compitalicii o Ludi Compitali), una festività preromana e romana che prevedeva anche dei ludi, celebrata una volta all'anno in onore dei Lares Compitales.


GENIUS AUGUSTUS

I LUDI COMPITALIA

I ludi compitalia consistevano in gare di lotta, corse dei cavalli e gare di poesia e recitazione, ma vennero aboliti insieme a tutta la festa nel 64 a.c., durante il periodo delle guerre civili. Ripristinati alcuni anni dopo, furono di nuovo soppressi da Giulio Cesare.

Ma Augusto le ripristinò e anzi insieme ai lares compitales fece porre delle edicole con l'immagine del Geniu Augustalis, il genio di Augusto che proteggeva il popolo romano. Poichè appariva a tutti i crocicchi era una pubblicità molto efficace:

« [Augusto] ripristinò alcune antiche tradizioni religiose che erano cadute in disuso, come i Ludi Saeculares e quelli Compitali. Stabilì che i Lari Compitali fossero adornati di fiori due volte all'anno, in primavera ed estate. »
(Svetonio, Augustus, 31.)

Ma la festa venne poi ripetuta e poi spostata in inverno, mantenendo al caratteristica dell'infiorata, non nelle strade ma sulle edicole dei crocicchi e nei templi. Dionigi di Alicarnasso  riferisce che venivano celebrati pochi giorni dopo i Saturnali e Cicerone che cadevano sulle calende di gennaio, ma in una delle sue lettere a Tito Pomponio Attico precisa che la festa cadeva quattro giorni prima delle Nonae di gennaio (il 2 gennaio).

LA PROCESSIONE

LA FESTA

Dionigi di Alicarnasso narra che la festività fosse etrusca e istituita da Servio Tullio, della nazione Etrusca di Vulci, il cui vero nome latinizzato era Mastarna, Macstrna in lingua Etrusca. Infatti i Magistri Vicii che la celebravano indossavano l'abito cerimoniale di Roma e degli Etruschi, la Toga Praetexta (bianca con le due fasce di porpora).
Dionigi narra ancora che Augusto non solo la ripristinò ma ordinò le infiorate per le strade e pertanto festeggiati in primavera-estate, con processioni, riti e sacrifici. Ma la festa venne però spostata in inverno e le infiorate si fecero nei templi con i fiori di nocciolo ma soprattutto di calendule, fiori che derivarono il nome dalle calende per il periodo della fioritura.

Alle cerimonie erano addettii magistri vici, o vicomagistri, magistrati preposti al decoro ed al controllo urbano, che non solo organizzavano i ludi ma pure la festa dove si portavano in processione le statuette dei Lari e si compivano sacrifici e libagioni da parte dei vicomagistri.

Macrobio e pure Aulo Gellio ci tramandano la formula con cui la festa veniva annunciata: “Die noni popolo romano quiritibus compitalia erunt".

Dionigi di Alicarnasso narra che  in quell'occasione si offrivano come sacrifici dolci di miele che venivano in realtà benedetti e poi offerti in ogni casa. Gli officianti del rito non sarebbero stati uomini liberi ma schiavi, per volere stesso dei Lari. Peraltro durante i Compitalia gli schiavi perdevano i loro doveri verso i loro padroni.

Durante la celebrazione della festività ogni famiglia appendeva al portone della propria casa, una statuetta della Dea Mania. Inoltre sui portoni i romani appendevano figure fatte col filo di lana a effigie di uomini e donne, accompagnante da richieste e protezioni ai Lari. Per quanto riguarda gli schiavi anziché figure di uomini, appendevano sfere o i panni di lana.

EDICOLA COMPITALE
Secondo Macrobio invece le Compitalia sarebbero state ristabilite da Tarquinio il Superbo, in seguito ad un oracolo che gli chiese in cambio della pace e della prosperità una testa per salvare una testa, così ordinò che si sarebbe dovuto sacrificare dei bambini a Mania, madre dei Lari. Ma Lucio Giunio Bruto, dopo l'espulsione dei Tarquini, sostituì le teste di bambino con quelle di aglio e dei papaveri, così soddisfacendo l'oracolo che avevano richiesto soltanto delle teste, in latino "capita", non specificando di che tipo.

Sono necessarie delle spiegazioni su diversi fatti:
- perchè gli officianti erano schiavi
- perchè si poneva Mania sulla porta
- perchè si appendevano figure di lana sulla porta
- perchè gli schiavi invece non appendevano figure
- se è vero che Tarquinio il Superbo sacrificasse i bambini.

I Compitalia erano antiche feste preromane che riguardavano una Dea che nel suo aspetto di portatrice di morte era detta Mania. In quel giorno si rendeva omaggio alla Dea dell'Oltretomba con cui i sacerdoti poco avevano piacere di celebrare da un verso, e dall'altro verso il celebrare l'oltretomba sovvertiva parecchio i costumi umani. Pertanto erano gli schiavi ad avere a che fare con la morte e nel sovvertimento delle cose erano liberi, almeno in parte.

Infatti l'effigie della Dea Mania aveva lo scopo di allontanare la morte dai propri cari, ma in tal caso di augurarne un po' ai meno cari. Infatti la ragione per cui non veniva concesso agli schiavi di fare le figure di lana sta nel fatto che si trattava di malefici, e gli schiavi avrebbero in quella notte potuto farne ai propri padroni.

La Dea Mania era infatti la madre dei Lares, cioè dei geni dei crocicchi, e i malefici si facevano appunto nei crocicchi. Come infatti Venere era Trivia e dominava i postriboli sacri, l'antica Ecate era Quadrivia e dominava i quadrivi, cioè la stregoneria. L'antica Ecate e l'antica Mania, la Dea che produceva la follia, erano l'identica divinità, la Dea Maga.

In quanto ai sacrifici umani si sa che è stato detto di tutti i nemici, compresi i cartaginesi, i sumeri,  e pure i cristiani. I romani giudicavano barbari i sacrifici umani che a Roma, in tutta la sua durata, vennero fatti solo due volte, e in momenti di tragica follia. Gli etruschi poi non sacrificarono mai i bambini, e nemmeno gli adulti.



3-4-5 GENNAIO - COMPITALIA PER LA DEA PAX

La religione dei romani era fortemente legata alla sfera civile, familiare e socio-politica. Il culto verso gli Dei era un dovere morale e civico, in quanto solamente la pietas, quindi l'homo pius, ovvero il rispetto per il sacro e l'adempimento dei riti, poteva assicurare la Pax Deorum per il bene della città, della famiglia e dell'individuo.

La Dea Pax provvedeva pertanto alla tutela dei romani e delle loro istituzioni, a iniziare da quella degli schiavi, la manodopera a buon mercato che tanta ricchezza portò si romani. Per questo di festeggiarono le Compitalia per la Dea Pax, a sottolineare la protezione della Dea per tutti, non solo per i romani, ma pure per gli schiavi. Insomma una Dea Madre a cui ricorrere.

Si facevano inoltre riti e voti alla Dea Salus per la salute del princeps. La Pax Romana, la salute e la fortuna dello stato dipendeva dal suo princeps, pertanto officiare in suo favore ovvero per la sua salute significava pregare per la protezione non solo del princeps ma del suo Genius, a cominciare da quello di Augusto che assicurava il popolo e la Pax Romana.

Si faceva la processione, si officiava davanti al tempio e veniva offerto un bue che, cotto e mangiato, veniva distribuito al popolo insieme a delle focacce.


BIBLIO

- Alison Futrell - The Roman Games: A Sourcebook - Blackwell - 2006 -
- Georges Dumézil - Feste romane - Genova - Il Melangolo - 1989 -
- John F. Donahue - "Towards a Typology of Roman Public Feasting" in Roman Dining: A Special Issue of American Journal of Philology  - University Press - 2005 -



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