QUINTO FULVIO NOBILIORE - Q. FULVIUS NOBILIOR

CALENDARIO ROMANO

Nome: Quintus Fulvius Nobilior
Nascita: Roma
Morte: Roma
Gens: Fulvia
Consolato: 153 a.C.
Padre: Marco Fulvio Nobiliore
Fratelli: Marco Fulvio Nobiliore
Nonno: Servio Fulvio Petino Nobiliore
Bisnonno: Marco Fulvio Petino


Quinto Fulvio Nobiliore, fu il console del 153 a.c. a cui si deve la riforma del calendario che persiste ancor oggi nel mondo occidentale. Prima di lui il capodanno, infatti, iniziava con le idi di marzo. Da quel momento, invece, l'anno cominciò il primo di gennaio.


IL PADRE

Era figlio di un generale molto stimato, tale Marco Fulvio Nobiliore, grande estimatore della cultura e delle arti greche che importò a Roma, dopo la presa di Ambracia, un celebre dipinto delle Muse a opera di Zeusi, un grande pittore greco antico vissuto nella seconda metà del V sec. a.c.;. A Marco si deve l'edificazione del Tempio di Ercole e le Muse nei pressi del Circo Flaminio.

Marco era a sua volta il nipote di Servio Fulvio Petino Nobiliore, console nel 255 a.c. che aveva celebrato un trionfo, ed ebbe due figli: Marco Fulvio Nobiliore, console nel 159 a.c. e Quinto Fulvio Nobiliore, console nel 153 a.c.

Marco Fulvio Nobiliore nel 193 a.c., in qualità di pretore in Spagna aveva combattuto contro le tribù di Galli Celtiberi contro le quali aveva riportato importanti vittorie.

QUINTO ENNIO

IL FIGLIO

Con un padre e dei parenti così, Quinto Fulvio non poteva che cercare la gloria in battaglia. Nel 184 Fulvio Nobiliore, in qualità di "triumvir coloniae deducendae", aveva dedotto una colonia, che sembra fosse Pesaro. 

Un fatto importante perchè in quell'occasione egli concesse degli appezzamenti di terreno e quindi la cittadinanza romana al grande poeta e drammaturgo Ennio, ovvero Quintus Ennius (Rudiae-Lecce, 239 a.c. – Roma, 169 a.c.).

Nel 153 a.c. Fulvio fu eletto console, ma a quel tempo i consoli venivano eletti a dicembre, con qualche mese di anticipo rispetto alla data in cui sarebbero entrati ufficialmente in carica, cioè le idi di marzo (il mese con cui si apriva l'anno nel vecchio calendario lunare).
Ma dato che il suo incarico consisteva nel reprimere la rivolta dei Celtiberi in Spagna, dove già aveva operato con grande successo suo padre, si permise di chiede al senato di poter entrare in carica immediatamente per difendere gli interessi di Roma. 

Il senato non poteva violare le regole, però poteva cambiare le date, ovvero chiese al futuro console di riformare il calendario, cosa che questi fece ponendo l'inizio dell'anno al primo gennaio.

I Celtiberi erano popolazioni celtiche della Penisola iberica. Dal nucleo originario, collocato nell'odierna Spagna centro-settentrionale, si erano estesi in seguito verso sud, nell'attuale Andalusia, e verso occidente, lungo le coste atlantiche della penisola, attuale Galizia. Come tutti i Celti erano divisi in numerose tribù che si combattevano tra loro. Vennero sottomessi da Roma fin dal II sec. a.c. (Guerre celtibere), assimilandosi poi velocemente alla nuova cultura latina, finendo per dissolversi come popolo autonomo già a partire dall'Età augustea.

NUMANTIA
Dunque venne concesso a Quinto Nobiliore di entrare in carica anticipatamente e, da quel momento, divenne la prassi. Infatti i consoli neoeletti trovarono molto più conveniente entrare in carica immediatamente, piuttosto che aspettare la scadenza del mandato dei predecessori, tutti affamati di gloria e bottini. Da allora l'anno cominciò per tutti il primo di gennaio.

Nel 154 a.c. nella città di Segeda, uno dei più importanti centri urbani dei celtiberi Belli, si iniziano a costruire nuove fortificazioni e una più poderosa cinta muraria. Roma ritiene che in tal modo siano stati violati gli accordi del 179 a.c. e intima l'arresto dei lavori che invece proseguono fino alla primavera del 153 a.c.. 

Dunque Quinto, in qualità di console, al comando di un esercito regolare, andò in Spagna, dove la città di Segeda, un antico oppidum preromano situato nei pressi di Saragozza che apparteneva ad una tribù celtibera, i Belli, che l'avevano chiamata Sekeida, stava fortificando le proprie mura, in contrasto con i trattati precedentemente stipulati coi Romani.

Quando giunge Quinto Fulvio Nobiliore, alla testa di un esercito romano, sconfigge, non lontano da Segeda, un forte contingente reclutato sia fra i Belli che fra i Titti, loro alleati. Così avvenne che nel 153 a.c. Segeda fu assediata e conquistata dalle truppe romane comandate dal console Quinto Fulvio Nobiliore. 

Poco tempo dopo un nuovo centro sorse nella vicinanze del precedente e con lo stesso nome. 
La nuova città aveva strade rettilinee, tipiche delle città romane, dimostrando così l'avvenuta occupazione del territorio circostante.
Segeda viene abbandonata, e i suoi abitanti si rifugiano a Numanzia, capitale del popolo celtibero degli Arevaci. 

I ribelli però chiedono di negoziare con Roma, ma soprattutto c'è la rivolta anti romana scoppiata in Lusitania, che rischia di coinvolgere anche l'estremo sud dell'Hispania Ulterior e e che potrebbe unirsi alla guerra che Publio Nobiliore sta combattendo contro i Celtiberi nell'Hispania centrale.

L'esercito romano si scontra con l'esercito ispanico, composto in prevalenza da Belli e Titti, e lo sconfigge. Nobiliore rientra a Roma e viene eletto censore nel 136.

A quel punto la sorte di Segeda è segnata e infatti la maggior parte dei suoi abitanti la abbandona per rifugiarsi a Numantia, dove la ribellione ai Romani continuerà fino al 133 a.c. per poi, naturalmente, arrendersi.


BIBLIO

- Alberto J. Lorrio - Los Celtíberos - Murcia - Universidad Complutense de Madrid - 1997 -- Giovanni Brizzi - Storia di Roma. 1. Dalle origini ad Azio - Bologna - 1997 -
- Appiano - Guerre iberiche - 99 -
- Luciano Canfora - Studi di storia della storiografia romana - Bari - Edipuglia - 1993 -

1 commento:

  1. I miei studi sui consoli del mio casato nell'antica repubblica romana sono giunti al 355 ac, Lucio Fulvio Petino padre di Marco Curvo console nel 305 ac, e Gneo Fulvio Petino padre di Marco Fulvio console nel 299 ac. Se poteste darmi ulteriori notizie antecedenti, ve ne sarei grato. Saluti, Vito Petino.

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