MONS OPPIUS - COLLE OPPIO



VEDUTA DAL MONS OPPIUS
Il Colle Oppio è una delle tre alture che, con Fagutal e Cispius costituivano il Mons Esquilinus. Festo, secondo notizie dateci da Varrone, racconta che il colle Oppio e il colle Cispio che si trovano sull'Esquilino furono chiamati così perché durante una battaglia per difendere Roma dai ribelli Albani, il colle Oppio fu difeso dal condottiero omonimo, Oppius (o Opius), che capeggiava i Tuscolani e il colle Cispio fu difeso dal condottiero Levio Cispio che capeggiava gli Anagnini.

Il colle fu sede di uno dei villaggi da cui sorse Roma, e la memoria di questa nobile discendenza resta ancora in epoca repubblicana, come dimostra un'iscrizione rinvenuta presso le Sette Sale, alle Terme di Traiano, che cita il restauro del sacellum compitale fatto a spese degli abitanti (de pecunia montanorum).

Nella suddivisione augustea della città il Mons Oppius fu compreso nella Regio III, denominata Isis et Serapis dal grande tempio che sorgeva alle sue pendici sudorientali, tra le odierne via Labicana e via Merulana.

Il parco di Colle Oppio si estende su una buona parte della superficie anticamente occupata dalle Terme di Traiano e di Tito e custodisce i resti della Domus Aurea.

Già sede (in direzione del Vicus Suburanus) del Portico di Livia, l'altura fu occupata in epoca neroniana dalla Domus aurea e dalle successive Terme di Tito e di Traiano. Vi si stabilirono poi, in epoca cristiana, il Titulus Eudoxiae (oggi San Pietro in Vincoli) e il Titulus Equitii (oggi San Martino ai Monti).



TEMPIO DI ISIDE METELLINA

Il santuario era molto esteso e si sviluppava principalmente su due terrazze, con un lunghissimo fronte meridionale di ben 260 m, un po' sullo stile del tempio della Fortuna primigenia a Palestrina, collegate tra loro con rampe e gradinate, con ringhiere, viali, erme, vasi a calice, statue, colonne, piccoli obelischi ed enormi fontane caratteristiche delle divinità salutari. Il fronte del tempio era ampissimo, si pensi che il diametro più lungo del Colosseo è di m 188, e il famoso Iseo Campense era lungo 240 m, meno dell'Iseo metellino.

LA VASCA DESTRA DELLA FONTANA FACEVA PARTE
DEL TEMPIO DI ISIDE
I ruderi di piazza Iside vengono interpretati come una fontana monumentale, visti i vari fori e le condutture per l'acqua, di cui si scorgono ancora le imboccature in argilla cotta, posti a diverse altezze. Sicuramente con una piscina centrale, ma, come usava per le terme, abbellita da vasche di marmi colorati, con colonne di granito, pomici, statue e stucchi, e con strutture che proseguono lungo Via Villari nella proprietà delle Suore del Buono e Perpetuo Soccorso, per l'antica abitudine di edificare luoghi di culto cristiani sopra i templi pagani, affinchè di questi non restassero traccia nè ricordi.

Nel processo di cristianizzazione dell'impero dunque anche questo culto soffrì delle spoliazioni non di Costantino che al contrario di ciò che si crede non fu ostile ai culti pagani, ma di Massenzio, poi degli editti imperiali che ne vietavano il culto, e soprattutto di Teodosio, che abrogarono totalmente i culti pagani, trasformando Roma, da faro di civiltà per le leggi e la tolleranza delle diverse popolazioni e religioni, a sede di una religione intollerante, integralista e persecutoria.

GROTTESCHE DELL DOMUS AUREA

LA DOMUS AUREA

Sul Colle Oppio giacciono i resti della Domus Aurea, la lussuosissima villa di Nerone, che  si estendeva su oltre 80 ettari dalle pendici del Palatino, al Celio, fino agli Orti di Mecenate, e tutto il complesso comprendeva oltre all'edificio residenziale un ampio giardino e sull'area che poi venne occupata dall'Anfiteatro Flavio, il Colosseo, era occupata da un enorme lago artificiale. 

Le ricerche archeologiche hanno evidenziato la presenza sul piano superiore della Domus Aurea di impianti sistemati a giardini, ninfei e peristili. Alla morte di Nerone la Domus Aurea venne fatta distruggere da Vespasiano.

Della domus sono state rinvenute 150 stanze, di cui ancora 15 interrate e 8 non raggiungibili, costruite in opera laterizia, con volte a botte di altezza di 10 metri e oltre.

TERME DI TRAIANO

LE TERME DI TRAIANO

Le Terme di Traiano, edificate sulla sommità del colle Oppio, sorsero sopra la Domus Aurea il cui piano superiore venne abbattuto e rasato, mentre il piano inferiore, spogliato di tutti i materiali preziosi e dei rivestimenti di marmo, venne rinforzato con grandi muri creando una serie di gallerie con le volte a botte. 

Tutte le aperture verso l'esterno della Domus Aurea vennero chiuse e riempite di terra e macerie creando un terrazzamento, su cui vennero edificate le Terme. Alle terme vennero aggiunti gli ambienti di soggiorno e di studio, con una grande esedra. La riserva di acqua era assicurata dalla cisterna delle Sette Sale, in realtà 9 cisterne parallele e comunicanti tra di loro.

Il taglio degli acquedotti di Roma nel 539 da parte del re degli Ostrogoti, Vitige, determinò l'abbandono delle Terme di Traiano e del colle Oppio, che per tutto il medioevo venne occupato da orti e vigne e per secoli si perse anche il ricordo della Domus Aurea. Venne s coperta nel XV secolo, quando gruppi di artisti calandosi dall'alto con delle corde sbalordirono e copiarono quei disegni sulle "grotte" che in seguito vennero definiti "grottesche".

Le grottesche col loro mondo fantastico e allegro vennero copiate dal Ghirlandaio, Pinturicchio, Perugino, Filippino Lippi, Raffaello, Giovanni da Udine, Perin del Vaga e Giulio Romano, finalmente si capì, come riconobbe lo stesso Raffaello, lo splendore del devastato e cancellato impero romano.

RICOSTRUZIONE DELLE TERME DI TRAIANO

IL CRIPTOPORTICO

Il criptoportico delle Terme di Traiano fa parte di un edificio di età Flavia coetaneo della Domus Aurea. Il piano di calpestio alla base insomma risale al 60 dell’era volgare. Sopra il criptoportico e il mosaico ci sono le terme di Traiano inaugurate nel 109.


Dal cd. "Criptoportico" delle Terme di Traiano
da un art. di Simone82

E' stata presentata a Roma la scoperta di un frammento di mosaico del cosiddetto "Criptoportico" delle Terme di Traiano sul Colle Oppio, un'area miracolosamente sopravvissuta alle distruzioni e all'urbanizzazione postclassica, nella quale le testimonianze archeologiche si sono conservate quasi intatte: merito in parte dello stesso imperatore Traiano e poi della trasformazione a vigne e orti perdurata fino alla creazione del Parco durante il Ventennio.

MOSAICO DEL CRIPTOPORTICO
Il frammento di mosaico, inizialmente attribuito ad Apollo ma quasi certamente invece da identificare con Diomede e il ratto del Palladio (o per alternativa Oreste e il ratto della statua di Artemide Taurica), si trova sulla parte destra di una parete lunga 16 m: lo scavo ha raggiunto una quota di 2 m, ma si ritiene che possa proseguire molto in profondità, forse per altri 10 m. 

Di sicuro, i frammenti decorativi sono stati solo parzialmente riportati alla luce, per cui è possibile che altri frammenti della decorazione parietale siano ancora conservati sul muro. 

Nelle numerose stanze che compongono quest'area sotterranea del colle, sono già emersi altri famosi frammenti di mosaici e dipinti: il notissimo affresco della "Città Dipinta" nel febbraio 1998, il mosaico con Musa e Filosofo nel maggio 1998, l'esplorazione del mosaico con scena di vendemmia nel gennaio 2005. 

Dopo l'abbandono della Domus Aurea voluta dal defunto imperatore Nerone, oltre alle monumentali opere dei Flavi (Anfiteatro Flavio con relativi Ludi e Terme di Tito su tutte), si impiantano una serie di edifici che proseguono l'orientamento N-S della precedente Domus, per lo meno fino al 104 d.c.. 

Allora un secondo grande incendio che colpì l'area distrusse quel poco che rimaneva del sogno neroniano e diede la possibilità all'imperatore ispanico di progettare, insieme ad Apollodoro di Damasco, quell'incredibile rivoluzione architettonica che furono per l'epoca le Terme di Traiano, rimaste in uso fino al V-VI sec. d.c.

Il quartiere era così organizzato: l'edificio con affresco, di tipo rappresentativo e non decorativo, aveva una tipologia pubblica, databile in base all'analisi della cortina laterizia ad epoca vespasianea, forse parte degli edifici della Prefettura Urbana, forse la stessa "Biblioteca" delle Terme. 

Nei muri interni di questo edificio è stato ritrovato il frammento di mosaico con scene di vendemmia, decorante parte della sua volta: nei riempimenti dell'ambiente si trovano certamente parti del mosaico, crollate con il tempo, molte delle quali già recuperate ed ora in fase di restauro. 

A metà galleria, antistante detto edificio, si trova un vasto ambiente, su cui affacciava un ninfeo sotterraneo (la cui nicchia centrale, lungo la parete di fondo, presenta un rivestimento in mosaico azzurro con girali), sulla faccia del quale si trova il mosaico parietale con Musa e Filosofo su un prospetto architettonico di sfondo.


Appare evidente la somiglianza del soggetto con Diomede, l'eroe greco figlio di Tideo, invincibile guerriero della tradizione omerica, legato a numerose tradizioni delle terre italiche (Spina, Arpi, Canosa, Venosa e Brindisi si dice fossero state fondate da lui). 

Nell'immagine seguente è visibile il tema del "ratto del Palladio" in una statua di Kresilas, nella copia romana di un originale greco di V sec. a.c. dalla collezione Albani alla Glyptothek di Monaco, messo a confronto proprio con il mosaico del criptoportico:

La somiglianza pare molto più diretta in questo caso rispetto ad un Apollo Kitharoidos, che ha tutt'altra raffigurazione (si veda ad es. la statua della collezione Ludovisi a Palazzo Altemps, la copia di Timarchides ai Musei Capitolini o l'aureo di Augusto). Il dubbio è generato dalla posizione della mano sinistra, che regge qualcosa: la cetra (come da prima identificazione), che collega il mosaico con Apollo, oppure una faretra o simile, che l'avvicina di più a Diomede? In tal modo risulterebbe errata l'identificazione di questo edificio con un Musaeum e forse anche la sua identificazione con un ambito residenziale.


BIBLIO

- Lucos Cozza - Zona archeologica del Colle Oppio. Idee per il progetto di un parco (con K. de Fine Licht) - Roma archeologia e progetto - Roma - Multigrafica - 1983 -
- Lucos Cozza - Colle Oppio (con K. de Fine Licht, C. Panella e R. Motta) - in Roma archeologia nel centro 2 - La “città murata” - Roma - De Luca - 1985 -
- Rodolfo Lanciani - Rovine e scavi di Roma antica - Roma - 1985 -
- Filippo Coarelli - Guida archeologica di Roma - Arnoldo Mondadori Editore - Verona - 1984 -
- L. Quilici, S. Quilici Gigli -  "Opere di assetto territoriale ed urbano" - L'Erma di Bretschneider - 1995 -


1 comment:

Anonymous said...

Ogni volta che leggo di scavi e archeologia a Roma, resto "contrariato" dall' evidenza dello scempio delle ricchezze del passato (in moltissimi ambienti sociali, ancora oggi, anche e soprattutto a Roma, persistono sentimenti barbarica, che derivano dal senso che pervade gli ignoranti, di essere diseredati).

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