RICOSTRUZIONE DEL PONTE |
Trattavasi di un ponte romano fortificato, costruito negli anni dal 103 al 105, il primo mai posto in opera sul basso corso del Danubio. Per più di mille anni fu il più lungo ponte ad arcate mai costruito al mondo, sia come lunghezza totale che per la larghezza delle sue campate.
Lo ideò l'architetto favorito di Traiano, Apollodoro di Damasco, che lo realizzò nel corso della campagna bellica che portò l'imperatore alla conquista della Dacia. Il ponte era situato a est delle Porte di Ferro, presso le città di Drobeta (Romania) e Kladovo (Serbia).
Fu voluto da Traiano per una via di rifornimento per le legioni romane impegnate nella campagna dacica: una delle più magnifiche costruzioni romane, realizzata per facilitare il passaggio dell’esercito romano nella II guerra per la conquista della Dacia, che era guidata all’epoca dal re Decebalo.
Lo ideò l'architetto favorito di Traiano, Apollodoro di Damasco, che lo realizzò nel corso della campagna bellica che portò l'imperatore alla conquista della Dacia. Il ponte era situato a est delle Porte di Ferro, presso le città di Drobeta (Romania) e Kladovo (Serbia).
IL PONTE SULLA COLONNA TRAIANA |
Cassio Dione Cocceiano:
« ci sono altre opere per le quali [Traiano] si distinse, ma questa le sorpassò tutte. Il ponte poggia su 20 pilastri in pietra quadrangolare di 150 piedi di altezza escluse le fondamenta e di 60 di larghezza. Questi [piloni] sono distanti 170 piedi l'uno dall'altro e sono collegati da archi.»
(Cassio Dione, Storia romana)
Un'epigrafe commemorativa, larga 4 metri e alta 1.75, nota come Tabula Traiana, scolpita sulla roccia, celebra il rifacimento della strada militare romana che conduceva al ponte di Traiano; si trova sul lato serbo, rivolta verso la Romania.
Vi si legge:
IMP(erator) CAESAR DIVI NERVAE F(ilius)
NERVA TRAIANUS AUG(ustus) GERM(anicus)
PONTIF(ex) MAXIMUS TRIB(unicia) POT(estate) IIII
PATER PATRIAE CO(n)S(ul) III
MONTIBUS EXCISI[s] ANCO[ni]BUS
SUBLAT[i]S VIA[m r]E[fecit]»
L'ipotesi del fiume deviato sperò si ripresenta grazie ad un'epigrafe che testimonia, stavolta in modo indiscutibile, la realizzazione del canale. Ed ecco l'iscrizione:
IMP CAESAR DIVI NERVAE F
Sembra però che il vero distruttore del ponte fu Aureliano (214-275) quando Roma si ritirò dalla Dacia ritirando le sue forze, oppure, come riporta Procopio, crollò soccombendo alle forze del fiume. Insolito però per un ponte romano.
« ci sono altre opere per le quali [Traiano] si distinse, ma questa le sorpassò tutte. Il ponte poggia su 20 pilastri in pietra quadrangolare di 150 piedi di altezza escluse le fondamenta e di 60 di larghezza. Questi [piloni] sono distanti 170 piedi l'uno dall'altro e sono collegati da archi.»
(Cassio Dione, Storia romana)
La struttura era dunque lunga 1.135 metri, in un punto in cui il Danubio è largo 800 metri: l'altezza sul pelo dell'acqua raggiungeva i 19 metri; la larghezza del passaggio era di 15 metri. Con la sua posa in opera veniva di fatto cancellato il confine naturale che il corso del fiume stabiliva tra la Mesia e la Dacia. Il ponte univa e univa il castro Pontes (ora in Serbia), col castro di Drobeta (Romania) sulla sponda opposta.
A ogni estremità era infatti posto un castrum, di modo che l'attraversamento del ponte fosse possibile solo passando attraverso le fortificazioni dell'esercito, scongiurando una possibile invasione. Apollodoro usò archi in legno poggiati su venti piloni in muratura di mattoni, malta e pozzolana, alti circa 45 m e distanziati tra loro di 38 m.
Nel piccolo museo archeologico di Turnu Severin è presente un bellissimo modello scala 1:100 del ponte.
PROBABILE MONETA DI COMMEMORAZIONE DEL PONTE DI TRAIANO |
TABULA TRAIANA |
IMP(erator) CAESAR DIVI NERVAE F(ilius)
NERVA TRAIANUS AUG(ustus) GERM(anicus)
PONTIF(ex) MAXIMUS TRIB(unicia) POT(estate) IIII
PATER PATRIAE CO(n)S(ul) III
MONTIBUS EXCISI[s] ANCO[ni]BUS
SUBLAT[i]S VIA[m r]E[fecit]»
cioè «L'imperatore Cesare Nerva Traiano Augusto, figlio del divo Nerva, vincitore dei Germani, Pontefice Massimo, quattro volte investito della potestà tribunizia, Padre della Patria, Console per la terza volta, scavando montagne e sollevando travi di legno questa strada ricostruì.»
Nonostante la sua immensa mole, il ponte fu realizzato in un arco di tempo incredibilmente breve; ricorda un po' il ponte di Giulio Cesare costruito sul Reno, lungo 2 km e realizzato in soli 15 giorni. Si pensa però che il fiume, durante la costruzione, fosse stato deviato per mezzo di qualche opera idraulica, ma Cassio Dione lo nega.
Invece Procopio allude chiaramente alla deviazione del fiume, anche se collegandola alla navigazione e non alla costruzione del ponte, argomento sul quale dichiara di non volersi soffermare, vista la disponibilità a quel tempo di un esteso trattato di Apollodoro, per noi invece perduto. Però Procopio scrive nel VI sec., quindi molto più tardi.
PARTE DEL PONTE RICOSTRUITA IN MEMORIA DEL MIRACOLO INGEGNERISTICO ROMANO |
L'ipotesi del fiume deviato sperò si ripresenta grazie ad un'epigrafe che testimonia, stavolta in modo indiscutibile, la realizzazione del canale. Ed ecco l'iscrizione:
IMP CAESAR DIVI NERVAE F
NERVA TRAIANVS AVG GERM
PONT MAX TRIB POT V P P COS IIII
OB PERICVLVM CATARACTARVM
DERIVATO FLVMINE TVTAM DA
NVVI NAVIGATIONEM FECIT«
« L'Imperatore Cesare, figlio del Divo Nerva, Traiano Augusto Germanico, Pontefice Massimo, per la V volta con potestà tribunizia, console per la IV volta, ha deviato il fiume a causa del pericolo delle cateratte per rendere sicura la navigazione ». Si tratta del più antico documento sulla navigazione nel canale, attualmente detto di Sip, in un tratto del Danubio già allora noto per la sua pericolosità.
Adriano, succeduto a Traiano, ne avrebbe rimossa la sovrastruttura, ritenendolo un punto di debolezza del limes danubiano-carpatico. Cassio Dione però non lesina la sua ammirazione per la straordinaria opera ingegneristica; ancor più grande perchè riservato solo alla conquista dacica.
RESTI DI UNO DEI PILONI DEL PONTE |
I venti pilastri erano ancora visibili nel 1856, anno in cui il livello del Danubio scese a livelli record. Nel 1906, la Commissione internazionale per il Danubio decise di distruggerne due perché ritenuti di ostacolo alla navigazione.
Nel 1932 sopravvivevano ancora 16 pilastri sotto il livello dell'acqua, ma nel 1982 gli archeologi riuscirono a mapparne solo 12, gli altri quattro essendo stati probabilmente portati via dalla corrente. Nel 2003 sono state condotte indagini che hanno rivelato, sul fondo del fiume, i resti di 7 pilastri originali, una delle cui basi era rivestita di lastre incise.
Dovendo gli cristiani svalutare al massimo ogni personaggio romano benvoluto dai posteri, per convincerli che l'epoca pagana era sordida e peccaminosa, venne inventata una leggenda su questo ponte:
Lui insistette, allora lei scappò in paesi stranieri, ma il re la trovava sempre, ovunque si fosse nascosta. Quando vide che non poteva sfuggire a suo fratello, pensò di chiedergli cose che fossero sopra il potere umano per rinunciare all’amore per lei. Così disse:
" Se mi vuoi come fidanzata fammi un ponte sul Danubio! "
L'imperatore acconsentì e mise in moto, non i soldati come nella realtà, ma i più famosi artigiani che costruirono un ponte molto bello e forte, tanto che fino ad oggi sono rimasti i suoi pilastri. Quando la ragazza vide il ponte, si stupì e domandò a suo fratello di andare sul ponte. Il fratello la seguì ma sul punto dove l'acqua era più impetuosa la ragazza si gettò nel Danubio. Si gettò anche lui per salvarla ma non vi riuscì, e ripescarono il suo corpo dopo tre giorni. "
Sembra un racconto di martirologio cristiano, ma il fatto è che Traiano fu assolutamente e rigorosamente gay, e non toccò nemmeno sua moglie, tanto è vero che non ebbe figli.
BIBLIO
- Colin O'Connor - Roman Bridges - Cambridge University Press - 1993 -
- Vittorio Galliazzo - I ponti romani - Catalogo generale - Vol. 2 - Treviso - Edizioni Canova - 1994 -
- Sabrina Laura Nart - Architettura dei ponti storici in muratura - In: Strade e Autostrade - n. 76 - 2009 -
- Ioan Piso - Provincia Dacia - in Traiano ai confini dell'impero - a cura di Grigore Arbore Popescu - Milano - 1998 -
- A. Mocsy - Pannonia and Upper Moesia. A History of the middle Danube Provinces of the Roman Empire - London-Boston - 1974 -
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