CHIESA DI SAN VITO IN MACELLO CON L'ARCO DI GALLIENO |
Festo, secondo notizie dateci da Varrone, racconta che il colle Oppio e il colle Cispio che si trovano sull'Esquilino furono chiamati così perché durante una battaglia per difendere Roma dai ribelli Albani, il colle Oppio fu difeso dal condottiero omonimo, Oppius, che capeggiava i Tuscolani e il colle Cispio fu difeso dal condottiero Levio Cispio che capeggiava gli Anagnini. Qui, sulla sommità del colle si estendeva il Lucus Poetelius, uno dei boschi sacri di Roma, nominato appunto in un passo di Varrone, giusto dove sorge Santa Maria Maggiore.
Il colle è una propaggine del colle Esquilino, e su questa propaggine sorge la Basilica di Santa Maria Maggiore e sul lato dell'abside a piazza dell'Esquilino, sorge l'obelisco Liberiano o dell'Esquilino. L'obelisco di S. Maria Maggiore, poggia sul terreno spianato che un tempo era il mons Cipsius, portato a quel livello da Sisto V.
Infatti la via Cavour, all'incrocio con la via Urbana, e che si trova a solo 75 metri più a sud rispetto a piazza dell'Esquilino, poggia sopra un avvallamento nascosto dal manto stradale, che va dai 13 ai 17 metri, e infatti le case che si trovano su via Urbana hanno cantine molto profonde, molte delle quali insistono su volte romane di età imperiale, che testimoniano l'altezza della modificata altura del mons Cispius.
Il Cispio è alto 55 metri alla sua sommità, giusto dove si trova la Basilica di Santa Maria Maggiore. Tale edificio era comunque poco distante da altri luoghi del colle Cispio ricordati in diversi documenti: il Forum Esquilinum, il Macellum Liviae, la basilica di Giunio Basso trasformata nella chiesa di Sant'Andrea Catabarbara, il santuario di Giunone Lucina molto frequentato dalle partorienti.
Sotto la chiesa della basilica vi sono i resti, scoperti negli anni 1966-1971, di un edificio porticato dove fra l'altro si possono vedere parti di un affresco tardo imperiale dedicato ad un calendario con scene agresti. Del porticato invece restano numerose tegole esposte in un ampio ambiente. In uno degli spazi scavati, fra l'altro, sono stati rinvenuti alcuni graffiti fra i quali uno con il quadrato del Sator.
L'edificio con porticato rinvenuto sotto il pavimento di Santa Maria Maggiore è una grande costruzione con cortile a portici, interpretabile, secondo alcuni, come il Macellum Liviae, il mercato inaugurato da Tiberio nel 7 d.c. e dedicato alla madre. La particolarità più interessante di questo edificio è la presenza di calendario dipinto inframmezzato da scene che rappresentano i lavori agricoli connessi con i relativi mesi: si tratta di uno dei migliori esempi della pittura di paesaggio della tarda età imperiale.
L'AUDITORIUM DI MECENATE |
IL FORUM ESQUILINUM
Alcune epigrafi specificano la presenza del magister vici, un magistrato incaricato della gestione di aree pubbliche, e di due argentarii a foro Esquilino, artigiani orafi, di cui conosciamo una delle botteghe di quest'area commerciale. Il Forum Esquilinum rimase in uso fino al V sec. d.c., come dimostra una iscrizione che ricorda un restauro fatto a metà di quel secolo. da parte del praefectus urbi, il prefetto urbano che tutelava l'ordine pubblico in città.
MACELLUM LIVIAE |
MACELLUM LIVIAE
Ma la costruzione attuale della Basilica patriarcale, è ormai accertato, non è anteriore a Sisto III che la dedicò alla Maternità divina di Maria, definita dal Concilio di Efeso del 431 d.c.. Però effettivamente la Basilica sorse giusto sul Macellum Liviae, il grande mercato dove si vendeva ogni genere di viveri, di cui non si conosce ancora l’esatta posizione.
Si pensa si trovasse presso il Forum Esquilinum, fuori ma parallelo alle Mura Serviane, visto il nome della Chiesa di S.Vito "in Macello" accanto all’Arco di Gallieno. Quando negli anni 1964-71 i Servizi Tecnici Vaticani fecero smantellare, per ragioni di umidità, il pavimento in marmo della basilica onde creare un solaio in cemento armato, scavato per 6 metri di profondità, videro emergere numerosi ambienti romani dal II sec a.c. al IV d.c.
Si evidenziarono un ambiente principale di età augustea, in gran parte ricostruito in epoca Adrianea e Costantiniana, circondato da un muro lungo il quale rimangono tracce di un calendario stagionale, “uno straordinario-menologio, corredato, mese per mese, da una serie di grandiose scene di paesaggio che, per quanto è possibile leggere nelle parti conservate, illustrano i lavori campestri propri per ogni stagione”.
Lungo il percorso sotterraneo si incontrano anche tracce di un piccolo stabilimento termale, con mosaici ed intercapedini per il riscaldamento, tracce di affreschi geometrici, un piccolo ambiente semicircolare con nicchie, resti di un pavimento in opus sectile su suspensurae (probabilmente pertinente all’ambiente termale) e una parete libera con graffiti romani, tra cui il famoso quadrato palindromo del sator, simile a quello di Pompei.
SOTTERRANEI DI SAN VITO |
CHIESA DI SAN VITO IN MACELLO
L'EPIGRAFE DI ELIO TERZIO |
La tradizione popolare riteneva per questo motivo che la pietra avesse il potere di curare dall’idrofobia, e quindi da essa veniva grattata via la polvere da utilizzare come medicamento in casi di idrofobia.
BASILICA DI GIUNIO BASSO
La basilica di Giunio Basso (basilica Iunii Bassi) era una basilica civile, un'aula rettangolare absidata, situata sul Cispio dove oggi è il seminario pontificio di Studi Orientali, in via Napoleone III 3.
Fu edificata nel 331 dal console Giunio Annio Basso e nella seconda metà del V secolo, all'epoca di papa Simplicio (468-483), venne trasformata nella chiesa di Sant'Andrea Catabarbara.
Nel 1930 furono scoperti i resti dell'edificio e definitivamente demoliti. L'interno era rivestito di incrostazioni marmoree figurate (opus sectile), visibile fino al XVI secolo, quando fu copiato da Giuliano da Sangallo e altri artisti.
Delle lastre superstiti, la più grande è quella a palazzo Massimo alle Terme, con un "drappo" inferiore ornato da scene egittizzanti, un "vela Alexandrina", e una scena del mito di Ila e le ninfe (il giovane amato da Ercole che recatosi a una fonte viene sedotto e rapito dalle ninfe).
La stele funeraria romana ricordava semplicemente Elio Terzio Causidico, cittadino di Piacenza che, con le sue benemerenze, si era meritato l’onore di una statua che lo raffigurava seduto. Come fu "grattata" è visibile dalla foto.
Naturalmente su di essa non fu torturato nè ucciso nessuno.
Quello di creare pietre miracolose era un tentativo di sostituire da una lato la mancanza della classe medica che non esisteva più data la chiusura delle scuole, e dall'altro il tentativo di sostituire la miracolistica attribuita agli Dei con la miracolistica attribuita ai santi.
Quello di creare pietre miracolose era un tentativo di sostituire da una lato la mancanza della classe medica che non esisteva più data la chiusura delle scuole, e dall'altro il tentativo di sostituire la miracolistica attribuita agli Dei con la miracolistica attribuita ai santi.
BASILICA DI IUNIUS BASSUS |
BASILICA DI GIUNIO BASSO
La basilica di Giunio Basso (basilica Iunii Bassi) era una basilica civile, un'aula rettangolare absidata, situata sul Cispio dove oggi è il seminario pontificio di Studi Orientali, in via Napoleone III 3.
Fu edificata nel 331 dal console Giunio Annio Basso e nella seconda metà del V secolo, all'epoca di papa Simplicio (468-483), venne trasformata nella chiesa di Sant'Andrea Catabarbara.
Nel 1930 furono scoperti i resti dell'edificio e definitivamente demoliti. L'interno era rivestito di incrostazioni marmoree figurate (opus sectile), visibile fino al XVI secolo, quando fu copiato da Giuliano da Sangallo e altri artisti.
PROCESSUS CONSULARIS |
La seconda lastra di Palazzo Massimo, priva del velum, è quella del processus consularis di Giunio Basso, raffigurato frontalmente mentre procede su un cocchio, seguito da 4 aurighi a cavallo, che portano un frustino e i colori delle quattro fazioni dei giochi nel Circo Massimo, probabilmente finanziati dal console. I due pannelli di palazzo Drago raffigurano simmetricamente due tigri che sbranano dei buoi bianchi.
BIBLIO
- Dionigi Di Alicarnasso - Le antichità romane, a cura di Francesco Donadi e Gabriele Pedullà - Einaudi - Torino - 2010 -
- Famiano Nardini - Roma antica - ed. 1666 -
- G. Geraci, A. Marconi - Storia Romana - Firenze - 2004 -
- Giovanni Brizzi - Storia di Roma, I, Dalle origini ad Azio - Bologna - Pàtron - 1997 -
- Eutropio - Storia di Roma - Santarcangelo di Romagna - Rusconi Libri - 2014 -
BIBLIO
- Dionigi Di Alicarnasso - Le antichità romane, a cura di Francesco Donadi e Gabriele Pedullà - Einaudi - Torino - 2010 -
- Famiano Nardini - Roma antica - ed. 1666 -
- G. Geraci, A. Marconi - Storia Romana - Firenze - 2004 -
- Giovanni Brizzi - Storia di Roma, I, Dalle origini ad Azio - Bologna - Pàtron - 1997 -
- Eutropio - Storia di Roma - Santarcangelo di Romagna - Rusconi Libri - 2014 -
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