CORTILE DELLA DOMUS |
Tutti questi edifici erano ancora integri quando venne eretta la domus, ed è stata datata nel periodo di Alessandro Severo (222-235 d.c.), data sconfessata poi da G. Hermasen che le attribuì un periodo che va dalla fine del III all'inizio del IV sec. d.c..
Oggi si pensa che sia sorta sotto Alessandro Severo ma che verso la fine del III sec. subì una radicale trasformazione, forse passando da edificio pubblico a privato. La maggior parte della muratura è in opus latericium. Nelle stanze orientali, che furono aggiunte all'inizio del IV secolo, si trovano anche alcuni primi opus mixtum e tardo opus vittatum.
L'ingresso del vestibolo (A) che si apre da una strada a sud, è ornato da due lesene con basi in travertino. La muratura dei pilastri è molto più regolare rispetto alla muratura circostante e presenta giunzioni più sottili. Questo effetto visivo indica che la facciata non doveva essere intonacata.
I NEGOZI
Oggi si pensa che sia sorta sotto Alessandro Severo ma che verso la fine del III sec. subì una radicale trasformazione, forse passando da edificio pubblico a privato. La maggior parte della muratura è in opus latericium. Nelle stanze orientali, che furono aggiunte all'inizio del IV secolo, si trovano anche alcuni primi opus mixtum e tardo opus vittatum.
L'ingresso del vestibolo (A) che si apre da una strada a sud, è ornato da due lesene con basi in travertino. La muratura dei pilastri è molto più regolare rispetto alla muratura circostante e presenta giunzioni più sottili. Questo effetto visivo indica che la facciata non doveva essere intonacata.
PIANTA DELLA VILLA |
I NEGOZI
Sui lati del vestibolo ci sono due negozi, uno per lato, che fanno parte dello stesso edificio, ma che non hanno alcun collegamento con la casa e sono pertanto numerati separatamente (I, XI, 3).
Nella parte posteriore dei negozi si trova la parte inferiore di una scala che porta al primo piano ("mezzanino").
In questo mezzanino di solito risiedeva il negoziante con la sua famiglia, per cui al mattino apriva il suo negozio scendendo a piano terra all'interno senza dover raggiungere la strada. Questo gli faceva risparmiare tempo e per giunta poteva rassettare il negozio prima di aprirlo agli avventori.
Questa usanza di fare casa e bottega insieme risparmiava al conduttore della bottega il tragitto tra casa e negozio, consentiva di stipare qualche mercanzia anche alle stanze superiori, e garantiva una maggiore protezione dai ladri, perchè il negozio non era quasi mai incustodito. Si sa che il pericolo dei furti in appartamenti e negozi non era affatto remoto all'epoca.
GLI APPARTAMENTI
Una scala nell'angolo sud-ovest della domus doveva portare ad appartamenti indipendenti ai piani superiori, probabilmente posta a destra del vestibolo di cui sopra. Non sappiamo se i negozi e gli appartamenti fossero di proprietà della domus, o almeno in origine lo dovevano essere, perchè di solito i proprietari si assicuravano con proprietà aggiunte una certa rendita data dagli affitti. Si pensa si trattasse di una casa di ricche persone o la sede di una corporazione.
L'ingresso è posto sulla Via del Tempio Rotondo ed immette in un vestibolo, affiancato esternamente, come si è detto, da botteghe con mezzanini. Trattasi della stessa via che conduce al Tempio Rotondo, quindi una strada lastricata dove avevano accesso i carri. Le camere sono disposte intorno a un cortile con porticus. Il pavimento del portico a est ha un mosaico geometrico.
Al centro dell'edificio vi è un cortile circondato da un corridoio pavimentato con un mosaico a disegni geometrici in bianco e nero. Al centro del cortile, completamente pavimentato in marmo bianco a lastre sia sul pavimento che sulla parte bassa delle pareti, c'è una vasca decorativa, anch'essa di marmo all'interno e all'esterno.
La vasca al centro del cortile aveva una base centrale su cui doveva poggiare una statua, e veniva alimentata dal sistema comunale di approvvigionamento idrico.
Nella parte nord del cortile c'era un ninfeo con due nicchie semicircolari che probabilmente contenevano due statue. In una stanza a ovest c'è una grande abside, un'aggiunta successiva.
Comunque nella parte nord dell'ala ovest c'era un pozzo circolare che assicurava acqua fresca. Da notare che in terra il ,mosaico segue il contorno del pozzo, segno che il pozzo era in funzione e considerato un pregio nella casa.
Due colonne, di uno stile misto in parte dorico ma con foglie sottostanti un po' come un corinzio semplificato, separano il cortile da una sala pavimentata con marmi policromi, raggiungibile salendo pochi gradini.
Al centro dell'edificio vi è un cortile circondato da un corridoio pavimentato con un mosaico a disegni geometrici in bianco e nero. Al centro del cortile, completamente pavimentato in marmo bianco a lastre sia sul pavimento che sulla parte bassa delle pareti, c'è una vasca decorativa, anch'essa di marmo all'interno e all'esterno.
La vasca al centro del cortile aveva una base centrale su cui doveva poggiare una statua, e veniva alimentata dal sistema comunale di approvvigionamento idrico.
Nella parte nord del cortile c'era un ninfeo con due nicchie semicircolari che probabilmente contenevano due statue. In una stanza a ovest c'è una grande abside, un'aggiunta successiva.
STANZA DIETRO AL CORTILE |
Le stanze poste sul lato ovest della casa, il lato più freddo, erano riscaldate e l'ultima stanza a nord era una cucina.
A ovest del suddetto corridoio si aprivano infatti tre stanze (MNO) che erano provviste di decorazioni in marmo sia sui pavimenti che sulle pareti.
STANZA DIETRO AL CORTILE |
Una stanza posta più in basso, detta stanza L, scaldava le tre stanze MNO, attraverso tubi di terracotta che, passando attraverso i muri, portavano l'aria riscaldata dal forno sotterraneo scaldando le tre stanze.
La stanza P, che era la stanza in fondo, sempre sul lato ovest, era una cucina, sia perchè non aveva tubuli di terracotta che la scaldassero (le cucine, come d'altronde oggi non si scaldavano), sia perchè una parete riporta l'impronta di una stufa nella parte inferiore sinistra della sua parete ovest.
La stanza P, che era la stanza in fondo, sempre sul lato ovest, era una cucina, sia perchè non aveva tubuli di terracotta che la scaldassero (le cucine, come d'altronde oggi non si scaldavano), sia perchè una parete riporta l'impronta di una stufa nella parte inferiore sinistra della sua parete ovest.
Sopra la panca nella stanza G inoltre c'è una nicchia che probabilmente accoglieva una qualche divinità. Pertanto questa potrebbe essere stata una stanza di culto, però la nicchia non è centrale ma laterale.
Per giunta, per quanto il pavimento debba essere di nuovo ripulito per la terra e le erbacce che vi hanno allignato sopra, la panca e la relativa nicchia appaiono troppo basse per accogliere una statua votiva, che di solito veniva posta all'altezza del viso dei fedeli.
Nessuno si chinava per pregare od onorare una divinità. per giunta la panca corre intorno a tutta la parete, e anche questo non ne spiega l'uso, perchè di solito si faceva un altare per la statua o per le statue, mentre la panca dà l'idea di un posto dove sedersi. Insomma più un salotto che una stanza di culto.
Poichè però solitamente nelle famiglie romane il culto ai Lari e ai Penati si faceva nel Larario, un minuscolo tempietto che si poneva di solito in giardino, viene da pensare, o almeno qualche studioso lo ha congetturato, che si trattasse della casa di qualche sacerdote che vivesse qui con la sua famiglia, ma che dedicasse un culto particolare ad una certa divinità dato il suo ruolo sacerdotale.
Qualcuno ha pensato che potesse essere abitata da uno dei sacerdoti del Tempio Rotondo, data la presenza di una porta (bloccata) nella stanza N, che conduce all'area ad est della cella del Tempio Rotondo. Si è ipotizzato un sacerdote del culto imperiale che anche ad Ostia si operava dai tempi di Augusto, ma non c'è esempio di tempio comunicante con una abitazione privata, sia pure di un importante sacerdote.
Durante un terremoto parte della facciata crollò e cadde su Via del Tempio Rotondo, dove sono ancora visibili i resti, finestra compresa. Il fatto che non venne ripristinato significa che la casa era già stata abbandonata o fu abbandonata nell'occasione.
BIBLIO
- Sonia Gallico - Guida agli scavi di Ostia Antica - Roma - ATS Italia Editrice - 2000 -
- Sandro Lorenzatti (a cura di) - Ostia. Storia Ambiente Itinerari - Roma . Genius Loci Ed. - 2007 -
- Fulvio Coppola, Giuliano Fausti e Tamara Romualdi - La città interrotta – Ostia Marittima 1904 - 1944 - Roma - Edizioni Centro Studi Sinesi - 1997 -
- Amanda Claridge - Roman Ostia Revisited: Archaeological and Historical Papers in Memory of Russell Meiggs - a cura di Anna Gallina Zevi - Roma - British School at Rome - 1996 -
IL POZZO |
Sul fondo si apre direttamente a sud sul cortile, in asse con l'ingresso, una grande stanza, la sala principale con opus sectile marmoreo e ingresso sopraelevato con due colonne, forse una sala da pranzo affacciata su un peristilio (non scavato). La parte centrale della parete nord di questa stanza è un'aggiunta successiva e contiene una nicchia a muro.
Come si può scorgere da questa stanza che sta dietro il cortile, alcuni pavimenti erano molto pregiati, tagliati in grossi medaglioni rotondi, incorniciati da tessere anch'esse di marmo ma di diverso colore, a sua volta iscritti in quadrati di marmo di diverso tipo e colore, a loro volta incorniciati in altrettanti bordi di marmo colorati. Di certo era un'abitazione di gran lusso.
Secondo G. Hermansen potrebbe essere stata la sede di una corporazione però, non solo non vi sono prove in proposito, ma la presenza della cucina e di diverse stanze, nonchè di quello che potrebbe essere un triclinium estivo, riporta ad una abitazione privata e familiare, per giunta decorata con marmi colorati e costosi, lavorati pure in opus sectile. Insomma doveva appartenere ad una famiglia agiata, con beni e schiavi.
Come si può scorgere da questa stanza che sta dietro il cortile, alcuni pavimenti erano molto pregiati, tagliati in grossi medaglioni rotondi, incorniciati da tessere anch'esse di marmo ma di diverso colore, a sua volta iscritti in quadrati di marmo di diverso tipo e colore, a loro volta incorniciati in altrettanti bordi di marmo colorati. Di certo era un'abitazione di gran lusso.
Secondo G. Hermansen potrebbe essere stata la sede di una corporazione però, non solo non vi sono prove in proposito, ma la presenza della cucina e di diverse stanze, nonchè di quello che potrebbe essere un triclinium estivo, riporta ad una abitazione privata e familiare, per giunta decorata con marmi colorati e costosi, lavorati pure in opus sectile. Insomma doveva appartenere ad una famiglia agiata, con beni e schiavi.
Qualcuno ha pensato che potesse essere abitata da uno dei sacerdoti del Tempio Rotondo, data la presenza di una porta (bloccata) nella stanza N, che conduce all'area ad est della cella del Tempio Rotondo. Si è ipotizzato un sacerdote del culto imperiale che anche ad Ostia si operava dai tempi di Augusto, ma non c'è esempio di tempio comunicante con una abitazione privata, sia pure di un importante sacerdote.
Durante un terremoto parte della facciata crollò e cadde su Via del Tempio Rotondo, dove sono ancora visibili i resti, finestra compresa. Il fatto che non venne ripristinato significa che la casa era già stata abbandonata o fu abbandonata nell'occasione.
BIBLIO
- Sonia Gallico - Guida agli scavi di Ostia Antica - Roma - ATS Italia Editrice - 2000 -
- Sandro Lorenzatti (a cura di) - Ostia. Storia Ambiente Itinerari - Roma . Genius Loci Ed. - 2007 -
- Fulvio Coppola, Giuliano Fausti e Tamara Romualdi - La città interrotta – Ostia Marittima 1904 - 1944 - Roma - Edizioni Centro Studi Sinesi - 1997 -
- Amanda Claridge - Roman Ostia Revisited: Archaeological and Historical Papers in Memory of Russell Meiggs - a cura di Anna Gallina Zevi - Roma - British School at Rome - 1996 -
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