Nome: Aulus Gellius
Nascita: Roma, 125 circa
Morte: 180 circa
Professione: scrittore
Aulo Gellio (Aulus Gellius; Roma, 125 circa – 180 circa) è stato uno scrittore e giurista romano, famoso soprattutto per la sua opera " Noctes Atticae " (Le Notti Attiche), che ebbe origine da appunti presi nelle lunghe sere d'inverno in una rustica dimora dell'Attica. Fu allievo dello scrittore e oratore Marco Cornelio Frontone, esponente dell'arcaismo latino dell'epoca, dove sembra ci si preoccupasse soprattutto della purezza della forma e dell'elocuzione.
Egli nacque a Roma sotto Adriano, dove studiò Retorica e Grammatica, presso il retore Tito Castricio e il grammatico Sulpicio Apollinare. Poi si recò ad Atene, per perfezionarsi nelle arti liberali. Qui conobbe, tra gli altri, Erode Attico e Peregrino Proteo. Fra gli autori greci preferì i prealessandrini e fra i romani gli arcaici, specialmente Catone.
Egli narra, a proposito di Erode Attico, suo amico, che durante un convivio, giunse un questuante che, dandosi arie da filosofo, insisteva che gli fosse fatta la carità. Erode si lamentò a lungo di coloro che profanano il sacro nome della filosofia ma poi gli diede denari per trenta giorni di cibo e lo fece cacciare. "Gli ho dato - disse - perché sono un uomo, ma non perché è un uomo".
In un altro episodio riporta come Erode confutasse uno stoico che sosteneva l'apatheia (apatia), affermando che nessuno può essere esente dalle emozioni e che comunque, anche se qualcuno riuscisse ad esserlo, ciò non sarebbe di alcun vantaggio, poiché le emozioni, purché regolate, sono necessarie alla mente.
Aulo ebbe grande influenza sugli scrittori posteriori, specie sui compilatori come Nonio e Macrobio, e fu molto letto anche nel Medioevo.
FRASI DI GELLIO:
“Quando mento e dico che sto mentendo, mento o dico la verità?”
“Il tempo è padre della verità.”
12) Si racconta che le vestali, le vergini sacerdotesse dedite al culto di Vesta, Dea del focolare domestico, come attesta anche Labeone, venivano letteralmente “prese”(visto che il pontefice massimo le prendeva per mano portandole via come una preda di guerra e pronunciando una formula precisa) tra bambine di età tra i 3 e i 10 anni che non fossero orfane, non avessero difetti fisici, di parola o di udito, che i suoi genitori fossero stati sempre liberi, che non avessero una sorella già vestale, che il padre non fosse un sacerdote, e che fosse figlia di italici. Nella cerimonia con cui la bimba diventava vestale, la si liberava dalla patria potestà ma senza perdita dei diritti, e doveva donare i suoi beni alla patria. La prima vestale presa fu presa dal re Numa, enne poi redatta la legge di Papia secondo cui venivano estratte dal popolo 20 vergini e tra queste una veniva fatta vestale, ma la pratica non era più necessaria dal momento in cui era il padre a donare la propria figlia al culto di Vesta, sempre che la figlia rispondesse ai canoni sopra elencati.
1) Si parla di Socrate e come questi fortificasse il suo corpo, per cui spesso stava rigido senza muovere alcuna parte del corpo per un giorno intero, (viene riportato anche da Favorino). Questo lo portò ad avere una ottima salute che gli evitò perfino la famosa peste di Atene del 430 a.c.
Aulo Gellio (Aulus Gellius; Roma, 125 circa – 180 circa) è stato uno scrittore e giurista romano, famoso soprattutto per la sua opera " Noctes Atticae " (Le Notti Attiche), che ebbe origine da appunti presi nelle lunghe sere d'inverno in una rustica dimora dell'Attica. Fu allievo dello scrittore e oratore Marco Cornelio Frontone, esponente dell'arcaismo latino dell'epoca, dove sembra ci si preoccupasse soprattutto della purezza della forma e dell'elocuzione.
Egli nacque a Roma sotto Adriano, dove studiò Retorica e Grammatica, presso il retore Tito Castricio e il grammatico Sulpicio Apollinare. Poi si recò ad Atene, per perfezionarsi nelle arti liberali. Qui conobbe, tra gli altri, Erode Attico e Peregrino Proteo. Fra gli autori greci preferì i prealessandrini e fra i romani gli arcaici, specialmente Catone.
Egli narra, a proposito di Erode Attico, suo amico, che durante un convivio, giunse un questuante che, dandosi arie da filosofo, insisteva che gli fosse fatta la carità. Erode si lamentò a lungo di coloro che profanano il sacro nome della filosofia ma poi gli diede denari per trenta giorni di cibo e lo fece cacciare. "Gli ho dato - disse - perché sono un uomo, ma non perché è un uomo".
In un altro episodio riporta come Erode confutasse uno stoico che sosteneva l'apatheia (apatia), affermando che nessuno può essere esente dalle emozioni e che comunque, anche se qualcuno riuscisse ad esserlo, ciò non sarebbe di alcun vantaggio, poiché le emozioni, purché regolate, sono necessarie alla mente.
Fu durante questo soggiorno ateniese che Gellio cominciò a comporre la sua opera principale delle "Noctes Atticae", frutto delle sue letture e colloqui con i letterati, filosofi e retori del suo tempo.
Tornato poi a Roma, ebbe un certo successo, tanto che iniziò a lavorare come giudice extra ordinem, cioè come giudice del processo imperiale, e probabilmente fu in questo periodo che conobbe Marco Cornelio Frontone e il filosofo Favorino, spesso citato nelle Noctes Atticae (Le Notti Attiche), la sua unica opera pervenutaci.
La sua posizione sociale nella Roma di Antonino Pio (86-161) era senz'altro collocata nella fascia dell'élite, come si capisce dai nomi che frequentava.
FRASI DI GELLIO:
“Quando mento e dico che sto mentendo, mento o dico la verità?”
“Il tempo è padre della verità.”
"La verità è figlia del tempo"
"La donna è un male necessario."
“Le malattie e le sofferenze sono venute al mondo contemporaneamente alla salute.”
“Non devi dire mai cose di cui ti debba vergognare, né pentire di aver detto.”
“Erode Attico fu un giorno fermato da un tale con capelli lunghi e barba che gli arrivava fin quasi alla cintura che gli chiese dei soldi per comprare un po’ di pane. Erode gli chiese allora che cosa facesse e questo individuo gli rispose che era un filosofo. Sentiti però i suoi discorsi, Erode esclamò: ‘Vedo la barba ma non riconosco il filosofo’.”
NOTTI ATTICHE
- L'inizio della prefazione è perduto. Il testo si apre con una dedica ai figli, come fece Catone. Gellio spiega che la sua opera è costituita dagli appunti raccolti durante i suoi studi per costituire una "provvista letteraria", con lo stesso ordine casuale con cui gli appunti vennero scritti.
Gellio dichiara che il suo intento è di proporre argomenti culturali senza sviscerarli, lasciando al lettore la possibilità di approfondire ciò che più lo interessa. Il pubblico a cui si rivolge è un pubblico colto pertanto coloro che non sono soliti a questo tipo di "veglie" rivolgano altrove la propria attenzione.
LIBRO I
1) Collezione Musceroni - Tre lapidi « in domo Nelli Musceroni » tra s. Salvatore della Corte e s. Giovanni della Malva, una figura « Herculis cum clava et pomis granatis in sinu » sul plinto della quale era incisa la dedicazione CIL. VI, 274.
"La donna è un male necessario."
“Le malattie e le sofferenze sono venute al mondo contemporaneamente alla salute.”
“Non devi dire mai cose di cui ti debba vergognare, né pentire di aver detto.”
“Erode Attico fu un giorno fermato da un tale con capelli lunghi e barba che gli arrivava fin quasi alla cintura che gli chiese dei soldi per comprare un po’ di pane. Erode gli chiese allora che cosa facesse e questo individuo gli rispose che era un filosofo. Sentiti però i suoi discorsi, Erode esclamò: ‘Vedo la barba ma non riconosco il filosofo’.”
NOTTI ATTICHE
- L'inizio della prefazione è perduto. Il testo si apre con una dedica ai figli, come fece Catone. Gellio spiega che la sua opera è costituita dagli appunti raccolti durante i suoi studi per costituire una "provvista letteraria", con lo stesso ordine casuale con cui gli appunti vennero scritti.
Gellio dichiara che il suo intento è di proporre argomenti culturali senza sviscerarli, lasciando al lettore la possibilità di approfondire ciò che più lo interessa. Il pubblico a cui si rivolge è un pubblico colto pertanto coloro che non sono soliti a questo tipo di "veglie" rivolgano altrove la propria attenzione.
1) Collezione Musceroni - Tre lapidi « in domo Nelli Musceroni » tra s. Salvatore della Corte e s. Giovanni della Malva, una figura « Herculis cum clava et pomis granatis in sinu » sul plinto della quale era incisa la dedicazione CIL. VI, 274.
(Rodolfo Lanciani)
Plutarco riporta il calcolo fatto da Pitagora sulla statura di Ercole, il quale aveva misurato con la pianta del piede lo stadio di Pisa presso il tempio di Giove Olimpico, calcolando 600 piedi, misura con cui verranno poi costruiti poi gli altri stadi, ma risulteranno sempre più piccoli, perché la pianta del piedi di Ercole era più grande ovvero lunga di quella degli altri, da cui si calcolano le altre misure.
Plutarco riporta il calcolo fatto da Pitagora sulla statura di Ercole, il quale aveva misurato con la pianta del piede lo stadio di Pisa presso il tempio di Giove Olimpico, calcolando 600 piedi, misura con cui verranno poi costruiti poi gli altri stadi, ma risulteranno sempre più piccoli, perché la pianta del piedi di Ercole era più grande ovvero lunga di quella degli altri, da cui si calcolano le altre misure.
2) Durante un soggiorno presso la villa fuori città di Cefisia di Erode Attico, durante la stagione calda, ma ormai vicina all’autunno che iniziava alle idi di Agosto, un giovane, apparentemente seguace della filosofia stoica, si vanta e chiacchiera più di quanto farebbe uno stoico, credendosi il più abile in molti campi, denigrando la lingua e la cultura latina, e millantando di aver raggiunto il massimo livello di felicità ed equilibrio si che nulla potrebbe ormai turbarlo. Il padrone di casa però gli ricorda Epitteto (secondo libro delle Discussioni di Epitteto) che distingue chi è davvero stoico da chi si vanta di esserlo, mancando di quella essenzialità e sobrietà che contraddistingue un vero stoico.
3) Chilone in punto di morte chiede ai suoi amici se sia giusto commettere una colpa per la salvezza di un amico o fin dove ci si debba spingere per aiutare un amico. Egli, che è giudice con altri due di un amico, in un processo capitale a suo carico decide di condannarlo persuadendo però gli altri due a salvarlo. Secondo Teofrasto e pure Cicerone (Sull’amicizia) esistono situazioni in cui bisogna deviare dalla retta via in nome dell’amicizia, e cioè quando è in gioco la vita e la reputazione dell'amico, entro però certi limiti. Secondo Pericle gli amici si devono sempre aiutare, per Teofrasto invece (Sull’amicizia) bisogna analizzare la situazione in causa, pesando secondo giustizia quale sia l’azione migliore, all'amico si possono perdonare piccole disonestà ma il vantaggio donato all’amico può essere maggiore del danno alla propria reputazione, e pertanto va fatto. Favorino attribuisce il favore alla simpatia, più che al senso di giustizia in sè.
VESTALE |
4) Il retore Antonio Giuliano analizza un’orazione di Marco Tullio Cicerone in difesa di Gneo Plancio, in cui si analizza la differenza che intercorre tra un debito in denaro e uno di gratitudine, nel cui secondo caso la parola “debito” deve essere sostituita con il termine “dovere” e la parola “dovere” con il termine “possedere” affinchè ne sia chiaro il significato.
5) I due oratori Demostene e Ortensio vengono denigrati per la loro particolare cura nel corpo, nell’abbigliamento e nel modo di gesticolare durante le orazioni, il che li renderebbe colpevolmente effemminati, tanto che Ortensio viene appellato “Dionisia”(ballerina molto famosa) da Torquato.
6) Metello Numidico in una sua orazione parla dell’importanza di prendere moglie, anche se trattasi di un sacrificio e una seccatura, ma non è cosa da potersi evitare perchè il matrimonio con la sua prole consente la continuità della nazione pur con i suoi disagi. L’orazione viene criticata perchè Metello, se voleva convincere il popolo dell’importanza del matrimonio non avrebbe dovuto sottolinearne i disagi, ma avrebbe dovuto parlare solo degli aspetti piacevoli minimizzando i problemi come irrilevanti. Invece l’orazione viene difesa da Tito Castricio in quanto Metello ha detto ciò che sinceramente pensava su un argomento di carattere civile e privato, essendo da buon retore suo compito cercare di convincere in modo schietto e sincero.
7) Nella quinta orazione di Cicerone Contro Verre (Verrina). Cicerone scrive: “hanc sibi rem praesidio sperant futurum”(tale qualifica sarà per loro una salvaguardia). Per molti “futurum” è un errore, dovrebbeessere “futuram” , ma Cicerone non si riferisce a "rem" bensì usa una forma astratta senza genere e numero. Esempi di forme simili vennero utilizzate da altri autori tra cui Gracco, Quadrigario, Anziate, Plauto, Laberico, tutte espressioni di forma indefinita. La declinazione poteva essere mutata per ragioni stilistiche e ritmiche.
8) Nel libro "Il corno di Amalatea", di Sozione, si tratta della meretrice Laide di Corinto, che chiedeva ingenti somme di denaro non accontentandosi di quanto offertole da uomini facoltosi che la desideravano per il suo corpo, la sua eleganza e la sua arguzia Demostene colpito da tanta audacia le risponde che lui non compra un pentimento a un così caro prezzo.
9) Viene paragonata la scuola pitagorica e i suoi allievi ai giovani contemporanei all’autore. Gli allievi di Pitagora venivano analizzati fisicamente, per ciascuno veniva prescritto un tempo in cui dovevano solo ascoltare senza poter intervenire nè con la parola nè per iscritt (uditori), e il periodo minimo di silenzio era di 2 anni. Successivamente potevano applicarsi alle materie scientifiche in due stadi (studenti di scienze/fisici). In quel tempo gli studenti invece pretendevano gli venisse spiegata una lezione piuttosto che un’altra, solo perchè disponevano di denaro; così imparavano solo ciò che volevano e spesso si imponevano anche come maestri.
10) Favorino riprende un giovane che parla troppo antiquato e ampolloso con la scusa che gli piace l’antichità per i suoi buoni costumi, ma in realtà cerca non far capire ciò che dice perchè ha poco da dire. Egli gli consiglia di parlare come impone la lingua del suo tempo, come fanno anche i più grandi oratori ma di comportarsi secondo i costumi antichi che di certo erano migliori.
11) Tucidide racconta(ne parla anche Aristotele in Dei problemi) che i Lacedemoni in battaglia non usassero la tromba o i corni, bensì il flauto e non per cerimonie sacre ma per calmare gli animi così che i soldati si lanciassero in avanti con armonia e non sparsi. Erodoto narra che anche i Cretesi in battaglia usassero siringhe e cetra per regolare la marcia. Tutto questo messo a paragone con la testimonianza di Omero che narra come gli Achei non utilizzassero strumenti ma andassero in battaglia in silenzio. Infine si racconta dell’oratore Gracco che soleva nascondere un suonatore di flauto durante le sue orazioni, non ha ritmo delle sue parole ma melodie varie per frenare e moderare gli slanci troppo impetuosi della sua voce.
13) Nel XIII libro ci si chiede se, una volta ricevuto un incarico, occorra sempre fare ciò di cui si è stati incaricati oppure agire diversamente se ci si accorge che ciò possa essere di maggior vantaggio per chi ha dato l’incarico. Occorre dunque valutare sia la situazione, sia chi ha dato l’incarico, e sia i vantaggi e gli svantaggi di entrambe le decisioni. A tal fine si porta l’esempio di Crasso che aveva chiesto all'architetto Milattesi di inviargli la trave più lunga per assediare la città di Leuce. L’architetto però decide invece di inviare quella più corta, secondo lui più iadatta alla bisogna. Ma Crasso lo punì, non per la non idoneità del trave ma per non aver ottemperato alla sua richiesta.
14) Iginio narra in "Vita e fatti degli uomini illustri" che gli ambasciatori dei Sannio portarono oro massiccio a Gaio Fabrizio, comandante romano per gli aiuti forniti, avendo scoperto che questi non viveva lussuosamente come ci si sarebbe aspettato da un uomo del suo rango. Ma Fbrizio non accettò il denaro, rispondendo che non ne aveva necessità, in quanto che finché fosse riuscito a resistere e a comandare a tutte le membra del suo corpo, nulla gli sarebbe mancato.
15) Si condanna la loquacità futile e vana quando parole nascono dalla bocca e non dal petto, perchè la lingua non deve essere vagare come capita ma deve essere governata dal cuore. L'esempio è fornito da Omero che spiega come Ulisse per la sua saggia eloquenza, parlasse dal petto e non dalla bocca, e ciò si arguiva dalla profondità del pensiero mentre i suoi denti stavano vigili come sentinelle. Altri esempi sono dei passi di Marco Tullio, di Marco Catone (riferendosi a Celio), di Esiodo, Euripide, Favorino, Valerio Probo e Aristofane.
16) Si parla di come Quadrigario, nel terzo libro degli Annali, usando il termine "mille" seguito da un verbo al singolare, pur se la frase avrebbe avuto bisogno di un plurale, (stessa cosa che fece Lucilio) non scrisse in tal modo per concessione dell’antichità, ma per una precisa regola grammaticale: mille corrisponde a un migliaio seguito da genitivo. A tal esempio vengono citati passi anche di altri autori quali Lucilio, Varrone, Catone, Cicerone.
17) Si racconta di come Socrate sopportasse il pesante carattere della moglie Santippe, piuttosto arcigna e litigiosa, si che Alcibiade gli chiese come mai non la sbatteva fuori di casa. Ma il filosofo rispose che sopportava la moglie come allenamento per riuscire a sopportare l’insolenza e l’ingiustizia degli altri. E' molto simile il parere di Varrone sui doveri del marito. Egli sostiene che i difetti delle donne o vanno corretti o sopportati; se si correggono, migliora la donna; se si sopportano, migliora l’uomo.
18) Si narra di come Varrone (Antichità divine) abbia criticato il maestro Lucio Elio, ritenuto da tutti l’uomo più dotto della città, per un errore etimologico (lepus non deriva dal latino levipes ma da un vocabolo del greco arcaico). Ma Gellio spiega come anche lo stesso Varrone abbia fatto un errore etimologico simile, associando fur (ladro) al latino arcaico (furvus: scuro, perché è durante la notte che i ladri rubano) e non al greco arcaico “phor” (ladro).
19) Negli Annales si narra che una vecchia si presentò alla corte di Tarquinio il Superbo offrendogli 9 libri, da lei dichiarati oracoli divini, per un prezzo molto alto. Il re, ritenendolo assurdo rise, allora la vecchia bruciò 3 libri e chiese lo stesso prezzo per i 6 rimanenti. Il re rise di nuovo, e la vecchia bruciò altri 3 libri. Tarquinio insospettitosi per la fermezza della donna comprò i 3 libri restanti, questi furono chiamati Libri Sibillini e si ricorse spesso ad essi per consultare il volere delle divinità. La donna non fu mai più rivista.
20) Si spiega come i geometri definiscano in greco e in latino i termini: piano, cioè la figura geometrica che possiede linee su 2 sole dimensioni, la larghezza e lunghezza, solido, che oltre a lunghezza e larghezza hanno anche l’altezza, e cubo quando su ogni faccia presenta un quadrato e in più una linea in profondità.
21) Iginio è convinto che un verso delle Georgiche di Virgilio non diceva: “Il sapore distorce con una sensazione amara" (sapor.. sensu torquebit amaro) in quanto il sapore è già una sensazione; bensì “sensus amaror (un sapore amaro)” come riporta Lucrezio.
22) In latino per dire assistere (gli avvocati) si usa il verbo “superesse se”, usato sia dalla plebe che dai patrizi. Cercando nei vari autori gli utilizzi del termine si scopre: superesse = sovrabbondare, essere di troppo; superfuisse = essere stato eccessivo; superfuit = stare al di sopra, oltrepassare; e infine “super esse” che significa sopravvivere. Pertanto se un avvocato dice tale parola ad un giovane può essere di cattivo presagio per la causa che va a perorare.
23) La storia di Papirio Pretesto (Catone, Ai soldati contro Galba): costui era un ragazzo che, figlio di un senatore, tenuto a quel tempo ad entrare con il padre nella curia vestito della toga pretesta, in quanto non ancora maggiorenne, aveva assistito alla discussione di una questione importante, ma senza soluzione. Vincolato dalla segretezza fino al giorno seguente, in cui si sarebbe deliberato, la madre insistette con inopportune domande. Il giovinetto prima invocà il segreto, ma alle insistenze della madre le inventò che si era discusso se le mogli dovessero avere 2 mariti, o se i mariti dovessero avere 2 mogli. Il giorno seguente tutte le donne fecero richiesta alla curia che i mariti avessero una sola moglie. Il ragazzo spiegò la situazione ai senatori, i quali ammirati decisero che da quel momento solo Papirio, fra tutti i ragazzi, potesse entrare nella Curia e lo soprannominarono Pretestato per la sua saggezza nell'aver saputo tacere.
24) Gellio riporta gli epigrammi di Nevio, Plauto e Pacuvio, composti da loro stessi e incisi sui loro sepolcri.
25) Marco Varrone (Antichità umane) definì "indutiae" (tregua) come “una pace di pochi giorni fatta sul campo” o “vacanze dalla guerra” ma senza dare una vera definizione, poiché non si tratta di una pace in quanto la guerra continuava e non si aveva solo sul campo nè per pochi giorni. I greci la chiamavano ekecheira “Trattenere le mani”. Gellio spiega che probabilmente derivi da “ inde uti iam” cioè "da ora come prima”.
26) Gellio chiede a Tauro se l’uomo saggio si adirasse e questi gli narra una vicenda di Plutarco, (che aveva scritto un libro Sul controllo dell’ira), che aveva fatto torturare un suo servo, il quale gli rinfacciava che il suo scrivere non si accordava con il suo comportamento. Ma Plutarco gli fa notare come egli non sia irato, perchè un conto è l’ira e un conto è l'insensibilità, così come un conto è l’animo non iracondo, e un conto l’animo insensibile. Secondo Tauro non è necessaria la completa assenza di ira, ma la moderazione. (Ndr: non era irato e l'aveva fatto torturare? E se era irato che gli faceva?)
LIBRO SECONDO
2) Si spiega come i criteri di omaggio tra un padre anziano e un figlio magistrato cambino a seconda della situazione pubblica o privata. Nella sfera pubblica ha precedenza il magistrato, nella sfera privata il padre anziano. Si narra di Tauro, al quale andarono a far visita il governatore di Creta e suo padre. Similmente racconta Quadrigario sul console Quinto Fabio Massimo e suo padre, preconsole.
3) Si spiega l’usanza di inserire in alcune parole la lettera H come aspirazione per dare maggiore vigore alla parola, usato anche da Virgilio nell’Eneide.
4) Si specula sul significato del termine "divinatio", un procedimento giudiziario con più di un sospettato spiegando, secondo la testimonianza di Basso (Sull’origine dei nomi), che il giudice deve divinare la sentenza, in una situazione in cui non sussiste l’accusatore. Altri credono che non essendoci l’accusatore, si debba supplire necessariamente con la divinazione.
5) Favorino definisce lo stile di Platone e quello di Lisia: se al primo si tolgono o si mutano parole, togli la sua eleganza; se si fa la medesima cosa con il secondo, togli della chiarezza al suo pensiero.
6) Gellio difende alcuni termini utilizzati da Virgilio e criticati da alcuni grammatici che composero i suoi commentari, vedi Anneo Cornuto,
Bucoliche: analisi del termine utilizzato “vexasse” da “vehere” = trascinare, non essendo padrone di sé, in modo violento, termine usato anche da Catone e Tullio;
Georgiche: ”in laudatus” anche a persone perverse capita di dire qualcosa di lodevole o privo di ogni lode;
Eneide: ”squalentem” da “squalere” = squallore, qualcosa di sudicio)
7) Si discute se sia necessario obbedire sempre ad un padre. Le risposte sono:
- si ubbidisce sempre;
- non bisogna mai obbedirgli, poiché se l’ ordine è giusto lo si fa perché è giusto non perché ci è dato dal padre e se è sbagliato non si fa, per lo stesso motivo;
- a volte bisogna obbedirgli, altre volte no (scelta migliore) sempre con rispetto; in quanto c’è da tenere conto che il comando deriva da un padre ma se questo comanda azioni turpi (uccidere la madre, tradire la patria,..),
- o ancora azioni né turpi né giuste ma che variano da situazione asituazione, possono diventare lodevoli o riprovevoli (prendere moglie, conseguire una carriera politica,..) in questo caso sempre bisogna obbedire o mai a seconda della situazione.
8) Plutarco accusa a Epicuro su Omero, perchè questi scrisse un sillogismo sulla morte che mancava della premessa. Gellio lo difende, affermando che lo abbia fatto non per ignoranza, ma perché in fondo la premessa è sottintesa ed evidente, perchè è una cosa che sanno tutti, e d’altro lato si discosta dalla tradizione scolastica delle scuole di filosofia.
9) Plutarco accusa ancora Epicuro e stavolta per aver sbagliato termine. Gellio fa notare l'eccessiva insistenza di Plutarco nel cercare errori in Epicuro, che tra l'altro non è affatto interessato all’accuratezza dei vocaboli.
10) Servio Sulpicio chiede a Marco Varrone che cosa siabo le "favisae Capitolinae" e marco risponde che Quinto Catulo così chiamava le cantine sotterranee della piazza del Campidoglio, il luogo in cui si ponevano le statue vecchie o gli oggetti sacri del tempio, compresi quelli non più utilizzati. E' Quinto Valerio Sorano a informarci che venissero chiamate in tal modo dall’antico latino flavisae (tesoro)-
11) Si parla dei successi militari di Sicinio Dentato, tribuno della plebe, chiamato l’Achille romano per il suo valore, che combatté ben 120 battaglie.
12) Si discute su una legge di Solone, incisa ad Atene su tavolette di legno, riferita da Aristotele, in cui è sancito che nel caso in cu un popolo si divida e dia inizio ad una guerra civile, a coloro che non vogliono schierarsi né da una parte né dall’altra vengano tolti la casa, la patria, ogni bene, e vengano banditi dal pese come esuli. Ciò perchè coloro che si ritirano dalla guerra civile, vogliono la concordia, ma in tal caso si facciano capi di una fazione o dell’altra cercando di attuare la pace, così da non lasciare le fazioni nelle mani di uomini indegni e avidi di denaro. Secondo Favorino, lo stesso principio dovrebbe valere nelle dispute tra fratelli e amici.
13) Si nota come molti oratori, storici e poeti chiamino liberi (figli) al plurale anche un solo figlio o una figlia.
14) Catone in una sua orazione (Contro Tiberio esule) scrive "stitisses vadimonium (ti fossi presentato in tribunale), i correttori falsari corressero in stetisses, sbagliando secondo Gellio in quanto si dice sistere vadimonium, l’impegno a comparire si mantiene e non stare vadimonium (la questione è dibattuta dai grammatici antichi).
15) Inizialmente a Roma veniva data la precedenza e venivano celebrati gli anziani, dalla legge di Licurgo, dei Lacedemoni, secondo la quale il più alto grado di onore spettava al più alto grado di età. Con il tempo, questi usi decaddero col decadere dei costumi.
16) Cesellio Vindice spiega (Commento di letture) che nel VI libro dell’Eneide di Virgilio si legge che Silvio viene designato come “figlio postumo”: costui spiega che per figlio postumo non si intende nato dopo la morte del padre ma ultimo figlio, quindi quando Enea era già in tarda età. Sulpicio Apollinare invece lo riprende spiegando che il figlio viene definito tale perché nato dopo la morte del padre.
16) Cesellio Vindice spiega (Commento di letture) che nel VI libro dell’Eneide di Virgilio si legge che Silvio viene designato come “figlio postumo”: costui spiega che per figlio postumo non si intende nato dopo la morte del padre ma ultimo figlio, quindi quando Enea era già in tarda età. Sulpicio Apollinare invece lo riprende spiegando che il figlio viene definito tale perché nato dopo la morte del padre.
17) Cicerone aveva osservato che le preposizioni CON e IN preposte a nomi o a verbi, si allungavano se seguite da S o F, mentre si abbreviavano negli altri casi. Ma Gellio replica che la stessa regola non si ripete con la proposizione PRO (per); e che inoltre CON non si allunga solo se seguita da S o F, ma anche in altri casi.
18) Fedone, discepolo di Socrate, a cui Platone dedica un libro che porta il suo nome sull’immortalità dell’anima, fu uno schiavo con bellezza e ingegno di uomo libero, divenuto grande filosofo dopo essere stato comprato da Cebete, e scrisse dialoghi su Socrate. Come questi anche Menippo, Pompilo, Perseo, Mio, Diogene il Cinico ed Epitteto.
19) Si ricerca il significato del verbo RESCIRE che significa venire a sapere qualcosa di segreto o di inatteso. Gellio si chiede come solo in questo verbo la particella re- dia questo significato al verbo (non accade lo stesso nelle parole riscrivere o rileggere), in quanto SCIRE si usa indistintamente per le cose favorevoli o meno, attese o meno.
20) I “vivaria” (termine arcaico) sono recinti dove vengono allevate le bestie, Varrone (Sull’agricoltura) li chiama “leprai”(e non come intendevano gli antichi solo il posto delle lepri) e Scipione “roboraria”. Comunemente erano invece le “piscinae” per l'allevamento dei pesci; mentre si dicevano “apiai” gli alveari chiamati anche dal greco “melissones” o “mellaria”, ma pure i vigneti o i laureti.
21) Si racconta che durante una navigazione, a cui erano presenti uomini greci e romani, ci si chiedesse perchè una stessa costellazione i primi la chiamino carro (dalla sua forma), e i secondi SEPTENTRIONES. Uno dei giovani fornisce 2 spiegazioni: la prima è che SEPTE sta ad indicare il numero delle stelle che formano la costellazione; i grammatici ritengono che TRIONES sia solo un completamento della parola. Secondo questo giovane però (e pure secondo il pensiero di Elio e di Varrone) TRIONES sta per buoi, quindi le 7 stelle corrisponderebbero a 7 buoi aggiogati. La seconda spiegazione è che TRIONES indichi la disposizione delle stelle: ciascun gruppo di 3 stelle vicine, formano tra loro dei triangoli (TRIGONA).
3 venti spirano da oriente: aquilo (borea in greco), volturnus (scirocco), eurus;
3 venti spirano da occidente: caurus (maestrale), favonius (zefiro) e africus (libeccio).
1 vento spira dal meridione: auster (austro, in greco noto, carico di nebbia e umidità).
1 vento dal settentrione: septentrionarius (settentrionale, tramontana).
Alcuni però ritengono che i venti non siano 8 ma 4, come dice Omero.
Altri pensano che i venti siano 12, inserendo altre quattro zone intorno al mezzogiorno e al settentrione.
Inoltre, i vari popoli chiamano i venti che soffiano nelle loro zone a seconda dei nomi delle località o da qualche altra causa (come il Cercio in Gallia). Il vento iapyx viene infatti così chiamato dalla costa iapigia.
23) Tratta le commedie degli autori greci e di come appaiono belle e divertenti e scritte bene e di come a confronto quelle latine, spesso copiate appaiono sciatte. Gellio paragona la scrittura del greco Menandro con quella del romano Cecilio, soprattutto nella medesima commedia: Plocium (La collana), che il secondo aveva tradotto dal primo. Si sottolinea come lo stile di Cecilio se letto separatamente da Menandro non risulta sgradevole, ma non regge il confronto se paragonato al Menandro.
24) Si passano in rassegna le varie leggi nella storia romana fino all’età augustea, che fissavano un limite di spesa giornaliero, o un limite di cibi da consumare nelle cene o i vini da utilizzare, diverse leggi nel corso degli anni in cui mutavano alcune di queste regole, come il denaro da spendere per il cibo dei giorni festivi e dei giorni normali.
25) Discussione tra analogia e anomalia con esempi tratti da Marco Varrone (Sulla lingua latina, dedicato a Cicerone). Per analogia si intende l’uso razionale della lingua tramite regole precise e da rispettare. Per anomalia invece si intende un uso della lingua per conformità d’uso e quindi propensa ai neologismi.
26) Il console Frontone spiega a Favorino che nella lingua latina esistono molti termini per designare le varie tonalità dei colori, al contrario di quanto sostenesse Favorino e cioè che il greco abbia un maggior numero di termini:
- igneum: color fuoco
- flammeum: color fiamma
- sanguineum: color sangue
- croceum: color zafferano
- ostrinum: color porpora
- aureum: color oro
- fulvus: giallo rossiccio scuro
- flavus: giallo rossiccio chiaro
- rubidus: rosso cupo
- poenicus: rosso porpora
- rutilus: rosso vermiglio
- luteus: arancione
- spadix: rosso scuro;
27) Tito Castricio commenta il passo di Demostene su Filippo e quello di Sallustio su Sertorio (Storie). Il primo racconta che Filippo non si preoccupava delle deturpazioni date dalle battaglia se questo gli poteva procurare gloria. Il secondo invece afferma che Sertorio si compiaceva delle sue deturpazioni e non ne era preoccupato, purchè conservasse con gloria ciò che gli era rimasto.
28) Gellio parla del fatto che non si conosce ancora la causa dei terremoti:
- a causa dei venti che si infiltrano nelle fenditure della terra?
- A causa delle acque sotterrane che si urtano? Infatti i greci chiamarono Nettuno “lo squotiterra”.
E così non si sa a quale divinità bisogna fare sacrificio quando la terra trema. Egli spiega infatti che quando si ordinavano delle feste per tal motivo, non si nominava
il nome della divinità, per non sbagliare e nominare un Dio al posto di un altro. Allo stesso modo non si conoscevano le cause delle eclissi di luna e di sole.
29) Si narra la favola di Esopo, "Il nido dell’uccellino" dove un’allodola nidifica in un campo di grano, che però matura quando i piccoli ancora non sapevano volare. I cuccioli sentono che il padrone avvisa il figlio che il giorno seguente dei loro amici sarebbero venuti a mietere il campo e lo riferiscono alla madre che gli dice di non preoccuparsi. Il giorno seguente infatti gli amici non si presentano e il padrone avverte il figlio che il giorno dopo sarebbero venuti dei loro parenti a mietere il grano. I piccoli riferiscono alla mamma che non si preoccupa, infatti nemmeno i parenti si presentano per la mietitura. Quando però il padrone annuncia che il giorno dopo lui e il figlio avrebbero mietuto il grano la madre, avvertita dai piccoli, sposta il suo nido. La morale della favola è quella di fare affidamento solo su se stessi.
30) Si spiega come i venti provenienti da occidente (Aquiloni/Borea) creino onde spingendo dall’alto verso il basso; mentre i venti provenienti da oriente (Austri e Africi) creino onde spingendo lateralmente. Il mare, quando i primi smettono di soffiare, si calma perché i venti sono spinti nel profondo del mare che diventa verde ceruleo. Invece quando i secondi smettono di soffiare, il mare non si calma perché l’aria è più superficiale e diventa nerastro.
LIBRO TERZO
1) Favorino chiede a Gellio come mai Sallustio (Catilina) abbia definito che l’avidità di denaro effemmina non solo l’anima ma anche il corpo. Un discepolo di Favorino afferma che Probo usasse una parafrasi poetica per indicare l’uomo costituito da corpo ed anima. Favorino non convinto, dà la parola ad un altro uomo, il quale spiega come un uomo preso solo dall’accumulo di denaro, non svolge esercizi virili, se non quello di tipo sedentario.
14) Differenza tra dimidius (la metà) e dimidiatus (dimezzato, diminuito della metà). Il primo è aggettivo, significa la metà di un’unità divisa in due. Il secondo è participio e si riferisce all’unità dimezzata.
1 - Si discute su un passo di Sallustio che afferma che la cupidigia e l'avarizia danneggiano non solo lo spirito ma anche il corpo, nel senso che l'avaro è troppo preso dai suoi affari per occuparsi della propria salute.
LIBRO QUARTO
1) Il filosofo Favorino discute su cosa sia il “penus” con uno studioso di grammatica, che fa notare come penus a volte sia utilizzato al maschile, altre al neutro; poi elenca tutto ciò che può essere definito tale “ le cose che vengono raccolte e riposte per un uso protratto nel tempo”(ciò per alcuni comprende non solo cibo e bevande ma anche candele, incenso, legna, fascine e carbone).
6) Poiché le lance di Marte poste nel tempo a Roma si erano mosse si era convocato un senatoconsulto, che aveva stabilito di immolare vittime più grosse a Giove e Marte, e alle altre divinità bestie ancora da latte, inoltre se ci fosse stato bisogno di altre vittime sostitutive (succidaneae), di immolare animali dal pelo rossiccio.
15) Si spiega come vi siano più opinioni dei filosofi se la voce sia corpo (ciò che può essere attivo o passivo) o cosa incorporea: alcuni ritengono che sia incorporea, gli Stoici credono che sia corpo ossia aria percossa, Platone pensa non sia un corpo, Democrito ed Epicuro pensano sia corpo formato da atomi indivisibili.
1) Si narra che la madre di Publio Africano non riuscisse a rimanere incinta, fino a che si compì un prodigio: fu visto nel suo letto un serpente e dopo 10 mesi diede alla luce suo figlio. Publio soleva andare nel Campidoglio alla fine della notte da solo, come per consultarsi con Giove, senza che i cani abbaiassero come avveniva con qualsiasi altra persona. Inoltre ebbe abilità profetiche, come nel stabilire quando una città sarebbe stata assediata, come successe in Spagna.
11) Gellio spiega come ai suoi tempi nella parlata comune, le parole levitas e nequitia hanno significati diversi dagli orginari. La prima viene utilizzata come “incoerenza/leggerezza”, la seconda come “astuzia”. Levitas, derivava da leves (coloro senza valore) “spregevoli”. Nequitia deriva da ne+quicquam (uomo senza valore) una vita di lusso sfrenato. Questi sostantivi erano riferiti a Marco Antonio, da Marco Tullio nelle sue Antoniane.
1) Crisippo (Sulla provvidenza) replica a chi non crede nella Provvidenza in quanto esiste il male che nel momento in cui esiste il bene, deve di conseguenza esistere anche il male, perchè se esiste la giustizia esiste anche l’ingiustizia. Dal momento in cui vennero create dalla natura le cose belle e piacevoli, per conseguenza nacquero i loro opposti.
2) Si spiega come i diversi popoli considerino la durata di un giorno:
- Varrone (Antichità umane) scrive che i Romani scandiscono il giorno tra una mezzanotte e l’altra.
- Gli Ateniesi invece tra un tramonto e l’altro.
- I Babilonesi tra un sorgere del sole e il seguente.
- Gli umbri contavano i giorni tra un mezzogiorno e il seguente.
3) Si spiega come molti considerino che delle 130 commedie plautine soltanto alcune (21 stabilite da Varrone e dal consenso generale; Eliogliene attribuì 25) siano di certa attribuzione. Gellio ne passa in rassegna qualcuno, considerandole di Plauto, o di autori forse precedenti. Inoltre viene spiegato che Plauto ha scritto alcune sue commedie in un mulino, e si dice che Nevio le abbia scritte in carcere (diffamazione e ingiurie contro i maggiorenti della città).
4) Gellio narra che Publio Scipione Africano anche in stato di accusa non smise di radersi la barba e indossare la veste bianca, mentre gli accusati ed altri uomini della sua stessa epoca solevano radersi la barba e le guance, solo prima del 40 anni.
5) Plutarco riferisce che il filosofo Arcesila ammonisce un uomo ricco eccessivamente dedito ai piaceri troppo voluttuoso nei modi e nell'aspetto, tuttavia di costumi integri, dicendogli che non importa con quali membri pecchi di libidine, se con quelli anteriori o posteriori.
6) Sulle parole di Aristotele (Problemi) e di Plutarco (Simposiaci):l’albero della palma se soggetto a sforzi non si piega in giù né si curva, bensì tende a piegarsi all’insù tentando di sostenere il peso. Da questo la scelta di usare come simbolo di vittoria la palma, che non cede mai a chi tenta di sopraffarla.
7) Si mette a confronto le conseguenze che ebbe l’impresa di Cedicio e quella di Leonida. Il primo (offertosi come comandante di 400 uomini per salvare l’esercito durante la I° guerra punica) ebbe una modesta gloria per le sue azioni. Leonida (per più o meno la medesima azione) invece ebbe monumenti, ritratti, statue, iscrizioni e gloria immortale.
8) Sembrerebbe che un amico del re Pirro, durante la guerra con l’impero romano, avesse chiesto al console Gaio Fabricio di avere un compenso per avvelenare il re. Ma i consoli avvertirono il re di stare in guardia, senza fare nomi. Un’altra fonte invece spiega che i due consoli Fabricio e Quinto Emilio avessero mandato una lettera ammirevole al re Pirro, spiegandogli l’accaduto.
9) Viene spiegato il proverbio “Quell’uomo possiede il cavallo di Seio” per l’uomo perseguitato dalle digrazie. Si narra che qualunque uomo avesse questo cavallo, color porpora (spadix), di ottime prestazioni, di mole eccezionale e di origine greca, fosse soggetto ad una morte miserabile:
- Seio, condannato a morte da Marco Antonio a cui dopo spettò la stessa sorte;
- Il console Dolabella ucciso in Siria durante la guerra civile.
- Gaio Cassio (assediatore di Dolabella), che fece una misera fine.
10) Marco Varrone (Le ebdomadi ovvero sulle immagini) analizza tutto ciò checorrisponde al numero 7 e ai suoi multipli:
- la gravidanza (7 giorni per prendere forma, 7 mesi per nascere in salute),
- il ciclo lunare (28 giorni cioè 4 volte 7),
- le costellazioni (orsa
maggiore, orsa minore, Pleaidi),
- l’uomo (7 pollici di altezza massimo, denti 7 da una parte e altrettanti nell’altra, cadono dopo i 7 anni di vita, dopo 14 anni spuntano i molari), pericoli (ogni sette anni, giorni multipli di 7), altre curiosità (7 meraviglie del mondo, 7 antichi sapienti,..)
11) Ci si è chiesto chi tra Esiodo e Omero fosse più vecchio. Secondo Varrone erano contemporanei, ma Gellio fa notare che Omero avrebbe dato maggiori spiegazioni su chi fosse Peleo, e sull’unico occhio del ciclope se queste cose non fossero già state trattate da Esiodo che quindi è vissuto prima.
12) Laberio crea una parola con una formazione singolare: bibosus invece di bibax per designare una persona avida di bere (commerciante di sale), che verrà poi riportata da Nigidio nei Commentari grammaticali.
13) Sembra che Demostene, discepolo di Platone, una mattina recandosi all’Accademia trovò Callistrato, oratore politico, impegnato in un suo discorso (Causa di Oropo), conquistato da questi divenne suo seguace abbandonando Platone.
ERODE ATTICO |
15) Gellio racconta come una gioia troppo grande e inattesa possa uccidere gli uomini:
- come nell’esempio di Policrata;
- Filippide dopo aver vinto una gara poetica;
- Diagora quando vide vincere tutti e tre i figli a Olimpia;
- una donna, creduto morto il figlio nella battaglia di Canne, quando lo rivide.
16) Si indaga su quanto sia il tempo di gestazione di una donna: tra gli 8 e i 10 mesi. I 10 mesi sono quelli più creduti possibili, gli 8 spesso erano causa di aborto, tanto che a volte se un bambino nasceva all’8 mese e dopo poco moriva, non si era sicuri se ritenerlo parto o aborto.
17) Sembra che Platone, nonostante fosse di modeste condizioni economiche, avesse comprato a caro prezzo un libro da un Pitagorico, Filolao, ad un prezzo elevato medesima cosa probabilmente fece Aristotele. Platone viene accusato da Timone (nel Sillo) di aver composto il Timeo prendendo spunto dal libro pitagorico acquistato.
18) Sull’etimologia di pedari senatores: alcuni pensavano fossero senatori che non esprimevano il loro giudizio ma si schieravano con un parere altrui spostandosi a piedi. Per Gavio Basso sono coloro che non essendo ancora senatori a pieno titolo, non disponevano del carro con il seggiocurulis, ma si recavano in Senato a piedi. Per Marco Varrone sono coloro che non essendo ancora senatori a pieno titolo, potevano esprimere solo l’adesione ad un parere dato da altri.
19) Ad una cena dal filosofo Favorino si legge un passo di Gavio Basso (sull’origine dei verbi e dei nomi) che faceva risalire il temrmine “parcus” (parsimonioso) a par arcae (pari ad un’arca), in quanto mantiene tutto custodito come una cassa con il suo contenuto. Ma Favorino chiede allora se il termine può anche derivare da arceat + pecuniam > pecuniarcus, colui che impedisce e proibisce che si consumi e si spenda. Egli è fermamente convinto che parcus derivi da parum (poco) e paruus (piccolo) sbagliando a sua volta.
2) Differenza tra morbus (malattia) e vitium (difetto fisico) riguardo la restituzione degli schiavi. Una donna sterile dalla nascita, un miope dalla nascita, colui a cui manca un dente non possono essere restituiti; tuttavia un difetto è per sempre, mentre la malattia nasce e si estingue.
3) Si racconta che fino a 500 anni dalla fondazione di Roma non si ebbe il bisogno di una legge che garantisse la dote di una sposa dopo il divorzio, poiché non ve ne furono fino al 523 dalla fondazione di Roma quando il nobile Ruga divorziò dalla moglie, i 2 si amavano ma non avevano tenuto fede al giuramento matrimoniale, quello di fare figli, perchè lei era sterile.
4) I fidanzamenti a Roma avvenivano con un giuramento solenne tra colui che la dava in moglie, e colui che la prendeva. La promessa sposa era la “sponsa” e il promesso sposo lo “sponsus”. Nel caso in cui uno dei due non avesse rispettato il giuramento, si intentava una causa; se non c’era una causa legittima, si richiedeva un risarcimento in denaro.
5) Si narra che a Roma la statua di Coclite fu colpita da un fulmine; gli aruspici etruschi dissero di trasportare la statua in un luogo più basso dove il sole non potesse illuminarla, per avversità ai romani che però li uccisero e portarono la statua più in alto, nella piazza di Vulcano, e a seguito i romani conobbero fortuna e prosperità.
6) Poiché le lance di Marte poste nel tempo a Roma si erano mosse si era convocato un senatoconsulto, che aveva stabilito di immolare vittime più grosse a Giove e Marte, e alle altre divinità bestie ancora da latte, inoltre se ci fosse stato bisogno di altre vittime sostitutive (succidaneae), di immolare animali dal pelo rossiccio.
7) Valerio Probo scrive una lettera a Marcello sull’utilizzo dell’accento circonflesso sui nomi Hannibalem, Hasdrubalem, Hamilcarem come usavano Plauto ed Ennio.
8) Fabrizio nonostante abbia in odio Rufino, uomo avido ma grande stratega militare, si impegna a farlo eleggere console in tempi difficili per l’impero romano, piuttosto che dare il consolato in mano a uomini inetti nella guerra, e non volendo essere venduto come schiavo.
9) Significato della parola “religiosus” come tutto ciò che va troppo al di là del religioso, di tipo superstizioso. Ma può designare un uomo casto e osservante che sa darsi dei limiti.
10) Si narra come prima di una legge scritta, in senato l’ordine dei pareri era variabile, a volte s’iniziava dal Senatore altre volte dal Console ad esempio Cesare era solito interrogare Crasso, ma dopo aver dato la figlia in sposa a Pompeo, cominciò a chiedere a quest’ultimo. Una volta Catone, interrogato da Cesare, non smetteva più di parlare perché contrario alla sua proposta, tanto che Cesare lo fece condurre in carcere e solo successivamente rilasciare.
11) Sembrerebbe che Pitagora non si cibasse di carne animale e di fave, in quanto provocherebbero un rigonfiamento allo stomaco, contro la tranquillità del corpo e dell’anima. Ma Aristosseno afferma che Pitagora mangiava carne animale e pure le fave per il loro effetto lassativo. L’errore derivò probabilmente da un verso di Empedocle, il quale afferma di stare lontani dalle fave: ci si riferiva probabilmente con tale termine ai testicoli, quindi il tenersi lontani dal piacere dell’atto sessuale.
12) Ci si riferisce che per coloro che non si occupavano dei propri campi, o dei propri alberi e vigneti o allo stesso modo i cavalieri che non si prendevano cura dei propri cavalli, erano mal visti dai censori.
13) Sembra che con il suono di un flauto dalla melodia dolce si possano curare diverse malattie, tra cui la sciatica (Teofrasto) e i morsi di vipera (Demostene Sulle simpatie) per via dell’affinità del corpo e dello spirito.
14) Si racconta (Zibaldone di Capitone) di un edile Ostilio Mancino che aveva accusato la meretrice Manilia di avergli lanciato una pietra. Questa si difesa dicendo che lo aveva scacciato a buon diritto in quanto voleva entrare ubriaco nella sua abitazione e i tribuni le diedero ragione.
15) Si narra che alcuni nemici di Sallustio lo accusarono per aver detto che chi scrive di storia ha un compito arduo in quanto spesso alcuni credono che tratti di cose false (Storia di Catilina), ma molti pensavano che arduo fosse riferito alla difficoltà di realizzarla. Gellio lo difende in quanto arduus non significa solo difficile ma anche scomodo.
16) Secondo Varrone e Nigidio il dativo della quarta declinazione è in –i e il genitivo in –is(anui/anuis) ma non tutti sono d’accordo e utilizzano il dativo senza –i finale (anu/anus).
17) Si discute su come alcune particelle (con, ob, sub) preposte a verbi, vengono allungate scorrettamente nella pronuncia.
18) Si narra delle accuse infamanti mosse a Scipione l’Africano, vincitore di Annibale da parte di Nevio. Era stato accusato di aver mediato una pace a condizioni miti con il re Antioco contro un’ingente somma di denaro e durante l’accusa, disse che era indegno offendere Giove per quel risultato voluto dagli Dei e tutta la folla lo seguì per fare sacrifici sul Campidoglio. Ma quando gli fu chiesto da Catone di rendere pubblico il conto del denaro di guerra, offeso strappò il libro.
19) Si dice che se i ragazzi impuberi abusano di cibo e di sonno, diventano fiacchi fino alla lentezza di movimenti e i loro corpi rimangono di bassa statura, sviluppandosi poco, sostenuto anche da Varrone in Logistorico.
20) Si parla delle note di biasimo date dai censori: una a un uomo che aveva fatto una battuta di spirito su sua moglie, uno a cui fu chiesto perché il suo cavallo fosse magro e lui florido, giustificandosi che a lui cipensava da sé, al cavallo il suo schiavo buono a nulla.
LIBRO QUINTO
1) Il filosofo Musonio condanna coloro i quali, mentre ascoltano un filosofo, gesticolano e si lasciando andare a grida o lodi. Un discorso filosofico deve scuotere le anime, si che ogni uomo si faccia un esame di coscienza. Spiega inoltre che nella letteratura, quando Ulisse finiva i discorsi riguardo i suoi travagli, tutti rimanevano ammutoliti e sbigottiti e questa è la giusta reazione, poiché l’esaltazione è ammirazione, ma l’ammirazione deve suscitare il silenzio.
2) Si narra che il cavallo di Alessandro Magno, Bucefalo (testa di bove), durante le battaglie si faceva montare solo da Alessandro e durante la guerra contro gli Indi, ferito dai dardi lanciati contro il re, nonostante la profondità delle ferite, mise in salvo Alessandro con una corsa sfrenata lontano dai nemici, esalando poi l’ultimo respiro. Alessandro in suo onore fondò in quel luogo una città dal nome Bucephalon.
3) Si racconta che Protagora per mantenersi facesse il facchino, trasportando sul dorso ingenti pesi. Un giorno lo vide Democrito, il quale resosi conto della perfezione in termini geometrici nella disposizione del suo carico gli chiese chi avesse composto il carico. Protagora gli dimostro che era stato lui. Da quel giorno Democrito portò con se Protagora e gli insegnò la filosofia facendone un filosofo sofista.
4) Si discute sulla parola “duovicesimo”, sconosciuta alla massa per l’utilizzo di “duoetvicesimo”, mai utilizzata nella letteratura, ma trovata negli Annali di Fabio.
5) Si racconta la battuta di spirito fatta da Annibale al re Antioco che gli aveva se l’esercito fosse sufficiente contro l’esercito romano, egli rispose che credeva di sì anche se il popolo romano è avidissimo.
6) Spiegazione sulle varie corone militare:
- TRIONFALE data ai generali per onorare il trionfo, prima di alloro, poi di oro.
- OSSIDIONALE data al generale che abbia liberato uomini da un assedio, fatta di erba nata nel luogo di tale assedio.
- CIVICA data da un cittadino ad un concittadino per essere stato salvato in battaglia, fatta di quercia o di leccio;
- MURALE la riceve dal generale chi che ha scalato per primo le mura nemiche; fatta d’oro, decorata con il simbolo dei merli di un muro:
- CASTRENSE la riceve dal generale chi che è entrato per primo combattendo negli accampamenti nemici; fatta d’oro, con l’insegna di un vallo.
- NAVALE data a chi in un combattimento marittimo, per primo è balzato nella nave dei nemici.
- DI OVAZIONE fatta di mirto, data a coloro che avevano vinto una battaglia o una guerra non dichiarata, o con un nemico non legittimo, o senza sangue, o con un nemico non all’altezza di tale nome. - DI OLIVO per coloro che non sono stati in battaglia ma apprestano il trionfo.
7) Gavio Basso "Sull’origine dei nomi" spiega che la parola “persona” (maschera da teatro) deriva dal verso “personare” (risuonare) e che la maschera dotata di una sola uscita per la voce, la faceva risonare chiara.
8) Gellio difende Virgilio da Iginio che lo aveva accusato di aver compiuto un errore; e spiega poi come il bastone degli auguri, il lituus, prenda nome dalla tromba.
9) (Erodoto,Storie) La storia del figlio di re Creso, il quale creduto incapace di parlare, riesce a farlo quando il padre stava per essere ucciso in battaglia. Così comei Echecle, atleta di Samo, muto dalla nascita, riuscì a rompere il suo difetto quando si rese conto che una gara era truccata.
10) Si chiama convertibile un argomento che può essere rovesciato e rivolto contro colui che l’ha pronunciato. Evatlo, discepolo di Protagora aveva con lui pattuito che dopo aver già pagato metà del compenso per le lezioni, avrebbe pagato la restante parte quando avesse vinto una causa in tribunale. Ma il tempo passa, Evatlo non paga e Protagora gli fa causa. M l’altro escogita un covertibile perchè se lui avesse vinto non avrebbe dovuto dargli nulla, ma nemmeno se avesse perso perché non aveva vinto.
11) Il sillogismo di Biante sul matrimonio non può essere convertibile. Egli diceva sul prendere moglie: “La prenderai, certo, o bella o brutta; e se bella, la avrai in comune con altri, se, però brutta, la avrai come una pena; l’una e l’altra cosa sono da non prendere; pertanto non bisogna sposarsi”. Ma per Favorino tra le donne belle e quelle brutte, ne esistono mediocri, che non sono né una pena, né da condividere con altri.
12) Si parla degli antichi nomi delle divinità: Diove e Vediove. Uno giova, l’altro nuoce (-ve/vae, indica negazione o privazione della facoltà di giovare).
13) Durante una discussione sulla gerarchia in caso di aiuto, si stilò questa lista:
prima i genitori, poi i pupilli in affidamento e tutela, poi i clienti, poi gli ospiti, i parenti di sangue e affinità. Però Masurio Sabino antepone gli ospiti ai clienti, il parente di sangue e poi quello di affinità e i pupilli alle donne che erano prima degli uomini.
14) Si narra la vicenda di Apione/Plistonice: un giorno a Roma, durante una battaglia tra bestie feroci e schiavi, vi fu anche un leone che riconosciuto uno schiavo, lo risparmiò avvicinandosi a lui come un cane quando fa le feste al padrone; i due si riconoscono. Lo schiavo, Androclo, su richiesta di Cesare (Tiberio), raccontò che egli dopo essere fuggito dal suo padrone, si mise in salvo in una grotta nel deserto, dove un giorno arrivò questo leone ferito ad una zampa, e lo curò. Da quel giorno il leone portò sempre del cibo all’uomo, vissero insieme per 3 anni. Il popolo chiese che Androclo fosse liberato assieme al leone e si narra che i due si vedevano a passeggio per la città.
PITAGORA |
16) Si spiega come ci siano più opinioni dei filosofi sulla funzione degli occhi e della vista: per gli Stoici la vista è un’emissione di raggi dagli occhi e della tensione dell’aria, Epicuro pensa che ogni corpo proietti una immagine che poi si portano dentro gli occhi, secondo Platone dagli occhi emaniamo un fuoco che in connessione con il fuoco del sole o altri, crea immagini.
17) Si racconta che i primi giorni dopo le calende (primo giorno del mese), le none e le idi siano considerati di malaugurio in quanto accadde che il popolo romano in una battaglia contro i Galli con il comandante Sulpicio, fosse stato sconfitto in questi giorni.
18) Si spiega la differenza tra historia e annales: la prima sarebbe la narrazione di fatti scritti e subiti in prima persona, mentre gli annales riguardano la descrizione di eventi anno per anno; gli annales sono delle storie ma le storie non sono degli annales.
19) Si spiega come l’adoptatio sia la pratica di adozione di un minore avvenuta con il consenso di un’autorità giudiziaria. L’arrogatio invece è la pratica di un individuo già padrone di se stesso che si mette ad altrui podestà richiesta dal popolo. Sulla prima c’è da verificare che il tutore non lo faccia per interesse proprio; sulla seconda bisogna essere certi che la persona adottata non sia ancora in un’età per la procreazione e il patrimonio dell’arrogando non sia oggetto di appetito, ma deve aver raggiunto l’età della pubertà, non possono essere arrogati nè i pupilli nè le donne.
20) Gellio spiega come la parola soloecismus (solecismo, costruzione irregolare e discordante di parti del discorso) non esista in latino, ma sia di origine greca. Si ritrovano nella letteratura i termini: soloecus, inparilitas e stribiligo nel latino arcaico.
21) Si narra una discussione tra un amico di Gellio e un uomo insolente che di letteratura sapeva ben poco, se bisogna dire plura o pluria. Il secondo lo accusò di utilizzare una parola arcaica poiché nessun comparativo neutro al nominativo plurale possiede una–i davanti alla -a
LIBRO SESTO
1) Si narra che la madre di Publio Africano non riuscisse a rimanere incinta, fino a che si compì un prodigio: fu visto nel suo letto un serpente e dopo 10 mesi diede alla luce suo figlio. Publio soleva andare nel Campidoglio alla fine della notte da solo, come per consultarsi con Giove, senza che i cani abbaiassero come avveniva con qualsiasi altra persona. Inoltre ebbe abilità profetiche, come nel stabilire quando una città sarebbe stata assediata, come successe in Spagna.
2) Si parla di un errore fatto da Cesellio (Commentari di letture antiche) in merito ad un commento su Ennio correggendolo per aver utilizzato, nel tredicesimo degli Annali, cor al genere maschile (quemcor), non capendo che quem si riferisse ad Hannibal e non a cor.
3) Si racconta la vicenda tra i Rodiesi e il popolo romano: i primi erano alleati sia dei romani sia del re Perseo (figlio di Filippo), in guerra con i romani. Sembrerebbe che il popolo di Rodi cercasse di far terminare la guerra, fino a che prese accordi non ufficiali con il re Perso contro il popolo romano. Quest’ultimo però vince la guerra e il popolo di Rodi si reca a Roma per chiedere perdono. Nella curia tenne un’orazione Catone accusato però da Tirone, liberto di Cicerone, di aver fatto un discorso troppo violento. Catone spiegò che può darsi che i Rodesi avrebbero preferito la vittoria di Perseo, ma non l’hanno concretamente aiutato, per questo non devono essere puniti; secondo Tirone bisognava invece prevenire questi sentimenti di odio nei confronti dei romani. Gellio spiega come le intenzioni di Catone non fossero di difendere i Rodesi ma solo di dare consigli per il benessere della repubblica.
4) Celio Sabino afferma che gli schiavi, di cui il padrone non da garanzia, indossavano un cappello in modo che gli acquirenti non potessero sbagliare o essere ingannati e potessero subito rendersi conto di che tipo dischiavi erano allo stesso modo in cui gli schiavi prigionieri di guerra indossavano una corona, da cui il modo di dire “venduti sub corona”.
5) Si racconta che l’attore Polo, dopo la morte del figlio, decise nella tragedia dell’Elettra di Sofocle, di interpretare la scena nella quale Elettra piange per Oreste con le ossa del figlio morto per non dare una rappresentazione fittizia, ma un vero lamento.
6) Aristotele (Sulla memoria) afferma che tutti gli animali, ad eccezione dell’uomo, non dispongono di tutti e 5 i sensi, ma che nessun animale però manca del tatto o del gusto.
7) Si discute sull’accentazione delle parole, in particolar modo della parola àdfatim (a iosa).
8) (Apione, Cose d’Egitto) Si narra che un delfino si innamorò di un giovane ragazzo, i due giocavano e nuotavano assieme fino a che il ragazzo morì di malattia. Quando il delfino non lo vide più arrivare sul solito lido, morì anche lui dal dolore e fu così sepolto nel sepolcro del ragazzo amato.
9) Si nota come gli antichi, quali Laberio, Ennio, Nigidio, Plauto, Atta, Tuberone, Anziate, utilizzarono verbiquali peposci (richiesi), memordi (morsi), pepugi (punsi), spepondi (promisi), cecurri (corsi), in base alla regola greca che trasforma in e la seconda lettera del verbo nel perfetto, e non poposci, momordi, pupugi, cucurri.
10) Si spiega secondo Varrone che come si dice ususcapio (usucapione, modo di acquisto di una proprietà basato sul periodo di tempo del possesso di un bene), così anche pignoriscapio (presa di pegno).
SCIPIONE L'AFRICANO |
12) Si parla delle tuniche chiamate chirodytae (a maniche lunghe) che dovevano essere portate solo dalle donne e non dagli uomini. Publio Africano rimproverava a Publio Sulpicio Galo che usasse quella tunica.
13) Marco Catone (A sostegno della legge Vaconia) chiama classicus coloro che fanno parte della prima classe, con più di 125.000 assi e infra classem tutti coloro che fanno parte di classi inferiori.
14) I 3 generi dello stile poetico:
1) uber (abbondante) dignità e magnificenza, PACUVIO (secondo Marco Varrone);
2) gracilis (semplice) grazia e semplicità, LUCILIO (secondo Marco Varrone);
3) mediocris (medio) che partecipa alle caratteristiche di ambedue. TERENZIO (secondo Varrone);
15) Si racconta (Labeone, Sulle dodici tavole) come i furti, secondo la legge degli avi, venissero puniti severamente: per Muzio Scevola colui che ha utilizzato qualcosa che aveva in custodia, o che ha utilizzato qualcosa per uno scopo diverso da quello per cui lo ricevette, è colpevole di furto.
16) Marco Varrone in una sua satira (Sui cibi) elenca alcuni cibi pregiati stranieri quali il pavone di Samo, il francolino di Frigia, le gru della Media, il capretto di Ambracia, il giovane tonno Calcedone, la murena di Tartesso, gli aselli di Pessinunte, le ostriche di Taranto, il pettine di mare di Sicilia, lo storione di Rodi, gli scaridi Cilicia, le noci di Taso, il dattero d’Egitto, la ghianda di Spagna.
17) Si racconta che Gellio abbia chiesto ad un grammatico il significato del termine obnoxius. Questo spiega che il termine si riferisce a colui che è in debito o che ha commesso una colpa.
18) Si narra che il giuramento a Roma fosse sacro e inviolabile. Annibale dopo la battaglia di Canne, mandò dieci prigionieri romani a Roma per proporre uno scambio tra prigionieri. Li fece giurare che sarebbero tornati. Il senato non accettò lo scambio, 8 dei 10 fecero ritorno per non violare il giuramento , i restanti 2 usciti dall’accampamento cartaginese con una scusa erano tornati indietro, mantenendo quindi fede al giuramento; furono però biasimati da molti tanto che forse si diedero alla morte per le continue calunnie.
19) Si narra che Augurino propose al popolo di infliggere un’ammenda (pena pecunaria) a Scipione Asiatico, e il fratello tentò di difenderlo. Ma il nobile Sempronio Gracco, avverso all’Africano per un dissenso politico, lo difese parimenti dal collega.
20) Si spiega come Virgilio avesse mutato in un suo verso il nome Nola in ora (contrada), in quanto offeso perché i Nolesi gli negarono di condurre l’acqua al suo podere. Ma Gellio scrive che ora ha un suono migliore in quanto crea uno iato con la parola immediatamente precedente.
21) Si nota che le espressioni “quoad vivet” e “quoad morietur”, ossia finché vivrà e finché morrà, indichino lo stesso preciso momento, nonostante i verbi siano opposti; così come “finché il senato sarà riunito” e “finché il senato non sarà sciolto”.
22) Si dice che ai cavalieri, i quali erano divenuti di corporatura grossa, veniva tolto il cavallo e l’onore di essere cavaliere, questo però non era fatto con disonore e senza intaccare la dignità del cavaliere; anche se Catone (Sul sacrificio commesso)denuncia questa pratica.
LIBRO SETTIMO
2) Crisippo replica a coloro che affermano che allora anche le cattive azioni fatte dagli uomini derivano dal fato, che il fato ordina tutto secondo una sequenza predefinita, e pure i caratteri degli uomini. Ma sta a questi seguire o meno la propria indole.
3) Si narra (Tuberone,Storie) che quando Attilio Regolo, durante la prima guerra punica, pose l’accampamento presso il fiume Bagrada(Tunisia),dovette fare un aspra battaglia con un grandissimo serpente che uccise e ne mandò la pelle a Roma.
4) Tuditano scrive che Attilio Regolo era uno di quei prigionieri di guerra inviati dai Cartaginesi affinché si facesse lo scambio. Egli consigliò al senato di non effettuare lo scambio, in quanto ai prigionieri era stato somministrato un veleno che dilazionava la morte. Tornato presso i Cartaginesi, questi lo torturarono fino alla morte; i Romani consegnarono allora dei prigionieri cartaginesi ai figli di Regolo, i quali li chiusero in un armadio munito di punte di ferro, facendoli morire torturati.
5) Il giureconsulto Alfeno avrebbe commesso un errore nell’interpretazione di “purum putum”, in riferimento all’argento che i Cartaginesi davano ogni anno al popolo romano, egli diede a putus il valore di “valide”, ossia molto pure. Gellio spiega invece che putum deriva dal verbo putare, che significa togliere il superfluo; l’argento fu detto quindi putum, perché purificato con la fusione.
6) Giulio Igino fece un errore quando commentò che Virgilio utilizzò a sproposito il termine praepetes riferito alle ali di Dedalo, convinto che il termine si utilizzasse solo per indicare gli uccelli che volano in modo propizio, osservati dagli auguri.
7) Gaia Taracia fu una vergine vestale, coperta di molti onori, tra i quali la possibilità di rendere testimonianza e di lasciare il sacerdozio all’età di 40 anni nel caso si volesse sposare, questo per aver donato ai romani i campi Teberino e Marzio. Acca Larenzia invece era una prostituta, fece testamento dei suoi beni al re Romolo e per questo fu aggiunto nei Fasti un giorno a nome suo (23 dicembre). Sabino, nei Libri memoriali narra che fu la nutrice di Romolo, dopo aver perso uno dei suoi dodici figli. Romolo chiamò se stesso e gli altri figli di questa Fratres Arvales (Fratelli Arvali), da cui nacque il collegio dei 12 fratelli arvali.
8) Il greco Apione narra che Alessandro, vinto il re Dario, non volle mai vedere sua moglie, per non toccarla nemmeno con gli occhi; anche Publio Scipione, vinta una città in Spagna, restituì una giovane in età di matrimonio al padre.
9) Dagli Annali di Lucio Pisone su Gneo Flavio: costui faceva lo scrivano, quando fu eletto edile curule, a chi presiedeva i comizi non piacque che divenisse tale uno scrivano, egli allora abbandonò la professione.
10) Tauro per esortare i giovani alla filosofia narra che Euclide era solito spostarsi dalla sua città Megara ad Atene per ascoltare Socrate. Ma poichè un decreto ateniese proibiva ai Megaresi di spostarsi ad Atene, Euclide travestito da donna si recava durante la notte fino all’alba dal maestro per ascoltare i suoi insegnamenti. Ora invece, secondo Tauro, sono i maestri che vanno di casa in casa per i discepoli ricchi.
11) Quinto Metello Numidico (Contro il tribuno della plebe Gaio Manlio), ricorda che non bisogna mai abbassarsi a litigare con parole oltraggiose un uomo ignobile, perché si diventa pari a questo.
12) Gellio spiega gli errori di Sulpicio (Sui riti da sopprimere) e di Trebazio (Sulle pratiche religiose). Il primo disse che testamentum è una parola composta da mentis+contestatio (attestazione di volontà), quando è una parola allungata con una forma suffissale. Il secondo disse che sacellum derivasse da sacer+cella come dire sacra cella, mentre è un diminutivo di sacer.
13) Si narra che quando Tauro invitava a cena gli amici, questi dovevano portare con se argomenti su cui indagare, come “Quando un morente, muore? Quando è ancora in vita o quando è già morto?”; o ancora “Quando si alza colui
che si alza? Quando era già alzato o quando era ancora seduto?”
14) I filosofi hanno concesso 3 ragioni per punire un uomo:
-Quando la pena viene applicata per correggere un errore accidentale e colui che la commessa diventi più attento. (CORREZIONE/AMMONIMENTO)
-Quando la pena viene applicata per difendere la dignità e l’onore di colui che ha subito il fallo.(CASTIGO)
-Quando la pena viene applicata per essere motivo di esempio negli altri uomini, così da distoglierli da colpe simili per paura della pena (PUNIZIONE).
15) Si indaga se bisogna dire quiesco con la e lunga o breve.
16) Si narra di un uomo che per aver studiato un pochino si sentiva destinato alla fama, critica il verbo deprecor nei versi di Catullo, interpretandolo come pregare vivamente accresciuto con il de- e non come lanciare imprecazioni o maledire.
17) Pisistrato instaurò ad Atene la pubblica lettura, poi Serse si impadronì della città e dei libri e li portò in Persia. Il re Seleuco invece li fece riportare ad Atene. Molti libri vennero trascritti in Egitto dai re Tolomei, ma accidentalmente durante la prima guerra Alessandrina furono incendiati nel 48 a.c,.
LIBRO OTTAVO
1) Se l’espressione hesterna noctu (notte scorsa) sia corretta o errata e i decemviri nelle Dodici Tavole utilizzarono nox al posto di noctu (di notte).
2) Favorino indica a Gellio 10 parole in uso presso i Greci di origine barbara; e altre 10 parole apprese da Gellio in uso nel latino, ma non di tale origine, sempre da Favorino.
3) Come il filosofo Peregrino rimproveri un giovane distratto che sbadigliava.
4) Gellio spiega che Erodoto sbagliò quando disse che il pino una volta tagliato, non emette più germogli dalle stesse radici; e sbagliò pure sull’acqua pluviale e la neve.
ALESSANDRO MAGNO |
5) Spiegazione della citazione virgiliana “Il cielo è pieno di povere” e di quella luciliana “il cuore è pieno di spini”.
6) Gellio afferma che dopo una riconciliazione, non è utile mostrare rimostranze.
7) Aristotele dice che ricordare e ritornare alla memoria non è la stessa cosa. Ricordare possono farlo tutti gli animali, ritornare alla memoria è caratteristica solo degli uomini, in quanto implica un ragionamento.
8) Gellio spiega cosa gli succede quando tenta di tradurre passi platonici in latino.
9) Si racconta che Teofrasto, il filosofo più eloquente del suo tempo, davanti al popolo ateniese, intimidito ammutolì. Stessa cosa che accadde a Demostene durante un discorso al re Filippo.
10) Discussione tra Gellio e un grammatico ciarlatano che ignorava gli insegnamenti elementari ma faceva mostra di questioni astruse confondere gli ignoranti.
11) Come Socrate rispose spiritosamente alla moglie Santippe, quando questa gli chiese di pranzare con una spesa più abbondante durante le feste Dionisie.
12) Cosa significhi plerique omnes (quasi tutti) forse derivata dal greco.
13) Si afferma che cupsones (spelonche) parola usata dalle genti africane, non sia voce punica ma greca.
14) Disputa tra Favorino e un tale che negava il doppio senso delle parole.
15) Come Laberio sia stato disonorato da Cesare. impersonando uno schiavo battuto dal padrone, Laberio si vendicò di Cesare con allusioni ad un "padrone tiranno" e forse proprio per questo la palma del migliore andò al suo rivale, Publilio Siro, anche se Cesare gli restituì la dignità di eques, che avrebbe dovuto perdere in quanto si era presentato sulla scena di persona.
LIBRO NONO
1) Quadrigario affermava in una sua pagina che è più facile colpire un bersaglio scagliando un proiettile verso l'alto che verso il basso. Gellio spiega il fenomeno dicendo che il corpo scagliato verso il basso è disturbato “nell’atto del cadere” dall’accelerazione e dalla gravità.
2) Erode Attico smaschera un mendicante che vuole spacciarsi per filosofo, gli da l'elemosina ma si indigna per l'uso del nome di filosofo.
3) Filippo, padre di Alessandro Magno, oltre che esperto comandante, era uomo di cultura. Decise di affidare l'educazione del figlio ad Aristotele.
4) Gellio racconta di aver incontrato, nel porto di Brindisi, un venditore dei libri da cui acquistò libri su prodigi, sortilegi e popoli stranissimi. Deve trattarsi del VII libro della Storia Naturale di Plinio il Vecchio. Vi si parla di antropofagi, degli Arimaspi, dotati di un solo occhio, dei Sauromati che si nutrono un giorno sì e uno no, uomini che corrono velocissimi con la pianta del piede al contrario, uomini che vedono più di notte che di giorno, di personaggi capaci di uccidere con lo sguardo, di pigmei e di uomini con la testa di cane e di coloro che, nel corso della vita, hanno cambiato sesso.
5) Epicuro considerava il piacere il massimo bene, come uno stato di quiete e di riposo. Antistene di Atene lo definiva "sommo male", Speusippo opposto al dolore; Zenone lo considerava indifferente, ne bene ne male. Per Critolao era un male e causa di mali. Platone dà valutazioni diverse a seconda del significato che di volta in volta gli si attribuisce. Il filosofo Tauro, discutendone con Gellio, aveva disapprovato la posizione di Epicuro.
6) Precisazioni sulla corretta pronuncia in latino di alcuni verbi frequentativi che allungano la loro vocale iniziale anche se i verbi da cui derivano l’hanno corta.
7) Si pensava che nei giorni del solstizio di inverno e del solstizio d'estate le foglie dell'ulivo si girassero per esporre al sole il lato generalmente in ombra e che, se si suonava la cetra, anche le corde non pizzicate emettessero dei suoni.
8) Citando Favorino, Gellio afferma che sono le persone più abbienti quelle più avide.
9) Comparazione fra alcuni brani originali in greco e gli stessi ripresi o tradotti da Virgilio, che non devono essere tradotti alla lettera per non perdere il significato.
10) Anneo Cornuto in un trattato Sulle figure espressive aveva criticato un passo in cui Virgilio accenna all'amplesso coniugale di Vulcano con Venere, passo ritenuto elegante. Gellio rifiuta la critica di Cornuto.
11) Dagli Annali di Quadrigario, Gellio riporta la storia di Valerio Corvino e del suo cognome: nel 394 a.c. Valerio raccolse la sfida di un gigantesco capo dei Galli che avevano invaso il Lazio, il quale proponeva un duello con il più coraggioso dei Romani. Quando il duello stava per iniziare un grande corvo aggredì il gallo colpendolo e disorientandolo, quindi si posò sull'elmo di Valerio che incoraggiato dal prodigio attaccò il rivale e lo uccise. Di qui il cognome Corvino.
12) Considerazioni su alcune parole latine che potevano avere due significati fra loro opposti. Ad esempio "formidolosus" poteva significare pauroso nel senso di chi prova paura ma anche di ciò che la provoca, “invidiosus” chi ha invidia e l’invidiato.
13) La vicenda di Tito Manlio che ebbe il soprannome di Torquato dalla collana (torquis) presa ad un enorme avversario Gallo vinto in duello. Gellio la racconta citando gli Annali di Quadrigario/Quinto Claudio.
14) Considerazioni filologiche sul brano di Quadrigario citato nel paragrafo precedente.
15) I Greci chiamavano "aporos" ed i Romani "inexplicabilis" i problemi senza soluzione. Si tratta di stabilire quale sia la maggioranza in una sentenza in cui, fra sette giudici, due votarono per l'esilio dell'imputato, due per una multa e tre per una condanna a morte.
16) I Greci chiamavano "antistréphon" la situazione del "reciproco". Da Plinio il Giovane, "Libri degli studiosi": una legge concede a un cittadino coraggioso il premio che chiede. Un cittadino coraggioso chiede la moglie di un altro e la ottiene. Ma anche l'altro si dimostra coraggioso e vuole riavere la moglie. Egli dice: Se quella legge è valida rendimela, se non è valida devi rendermela ugualmente. Gellio obietta che il primo replicherebbe: Se la legge è valida non la rendo, e se non è valida non la rendo.
LIBRO DECIMO
1) Se si debba dire "tertium o tertio consul". Gellio consulta Varrone che esponeva una regola: "quarto consul" significa che ci sono stati tre consoli precedenti, "quartum" che si è consoli per la quarta volta. Nel dubbio Pompeo, consigliato da Cicerone, aveva omesso la desinenza in un'epigrafe dedicatoria del suo teatro.
2) Aristotele sosteneva che da un unico parto possono nascere al massimo cinque figli, comunque caso rarissimo. Augusto aveva fatto erigere un monumento sulla via laurentina ad una donna che aveva avuto un parto pentagemellare. I bambini erano morti pochi giorni dopo e la madre non era sopravvissuta a lungo.
3) Gellio compara tre brani da orazioni di Caio Gracco (Sulle proposte di legge), Cicerone e Catone (Sulle battaglie false) dove si parla di cittadini romani ingiustamente fustigati. L'intenzione di Gellio è quella di dimostrare la superiorità dell'eloquenza di Cicerone.
4) Publio Nigidio (Commentari grammaticali) sosteneva che la formazione delle parole non sia fortuita o convenzionale ma che dipenda da un processo naturale, legato all'atteggiamento delle labbra e del viso che si assume per pronunciarle, come con vos e nos.
5) Publio Nigidio (Commentari..) sosteneva che la parola "avarus" derivasse dalla contrazione di "avidus aedis", avido di denaro. Gellio propone invece la derivazione di “locuples”(colui che possiede) da “pleraque loca”(molti possedimenti).
6) La figlia di Appio Claudio Cieco fu multata per essersi espressa con arroganza in pubblico. Trovandosi fra la folla che usciva dal circo ed avendo ricevuto dei colpi si era augurata che il fratello Publio Claudio, perito in una battaglia navale (249 a.c.) potesse rinascere per sterminare chi l'aveva colpita.
7) Secondo Varrone il più grande fiume dello stato romano era il Nilo. In Europa il Danubio per Sallustio, il Rodano per Varrone.
8) Fra le punizioni che poteva subire un soldato c'era quella infamante, di doversi aprire una vena e perdere sangue. Gellio suppone si trattasse di un rimedio per i militari tardi o deviati di comportamento, ma più probabilmente si doveva perdere il sangue risparmiato per viltà in battaglia.
9) Dagli scrittori di arte militare, Gellio ricava alcuni termini che indicavano gli schieramenti dell'esercito: "fronte, riserva, cuneo, circolo, globo, forbici, sega, ali, torre".
10) Si usava portare gli anelli all'anulare sinistro. Gli egiziani avevano scoperto un nervo finissimo che collega questo dito al cuore. L'argomento è trattato da Secondo Apione, Cose d’Egitto.
11) L'avverbio "mature" veniva utilizzato per "presto, alla svelta", ma Publio Nigidio affermava che significasse "ne troppo presto, ne troppo tardi, al momento opportuno". Il che stava nel detto di Augusto "spéude bradéos" (affrettati lentamente) per indicare che nel fare una cosa occorra la prontezza dell’impegno e la lentezza dello scrupolo.
12) Storie fantastiche di camaleonti e di uccelli magici ricavate da Plinio, Storia naturale, che le attribuiva a Democrito ma Gellio non vi presta fede.
13) Sull'uso dell'avverbio "partim" (qualcuno, alcuni, una parte). Gellio cita esempi da Catone, Sul patrimonio di Floro e Quadrigario, Annale.
14) Un esempio da Catone della rara espressione "contumelia/iniuriam factum itur" (un'ingiuria gli sarà fatta).
15) Ai Flamini Diali era proibito cavalcare, vedere l'esercito, prestare giuramento, portare anelli, avere nodi negli indumenti. Dalle loro case poteva essere attinto il fuoco solo per i riti. Se un condannato alla fustigazione si prostrava davanti a un diale la pena veniva rimandata. Non potevano uscire a capo scoperto, nè spogliarsi all'aperto. A tavola avevano un posto riservato. Se il diale rimaneva vedovo decadeva dalla carica. Non poteva divorziare, nè assistere ai funerali o toccare cadaveri. Indossava un berretto bianco. Le sacerdotesse diali seguivano analoghe regole e indossavano vesti colorate.
16) Igino individuava degli errori nell'Eneide che Virgilio avrebbe corretto se avesse potuto completare la revisione dell'opera: Palinuro parla della città di Velia, fondata 600 anni dopo l'epoca di Enea; mentre al narratore è concesso parlare di avvenimenti da lui vissuti ma non nel tempo della storia, non può far parlare i personaggi di fatti non ancora avvenuti per loro. Dice che Teseo siederà per sempre negli Inferi e poi che ne è ritornato; confonde Pirro figlio di Achille con il re dell'Epiro che combattè contro i Romani.
17) Il filosofo Democrito si sarebbe accecato per non permettere che le "sensazioni della vista" lo distraessero dalle sue meditazioni, come narra Laberio ne Il cordaio.
18) Artemisia, moglie del re di Caria, Mausolo, era molto innamorata del marito, alla morte di lui ne avesse ingerite le ceneri mescolate con essenze e fece costruire il famoso Mausoleo. Indisse inoltre un agone poetico per celebrare le lodi di Mausolo; la gara fu vinta da Teopompo, allievo di Isocrate.
19) Il fatto che altri abbiano commesso la nostra stessa colpa non ci assolve e si cita un'orazione di Demostene durante un rimprovero di Tauro adun giovane che per difendersi disse che molti avevano commesso la sua stessa colpa.
20) Sul significato di alcuni termini legali: per Ateio Capitone Lex è un decreto della generalità del popolo o della plebe a seguito di una richiesta (rogatio) di un magistrato. I decreti emessi dai singoli cittadini, quindi, non sono leggi ma privilegia. Populus comprende tutti i cittadini mentre plebe non comprende i patrizi, quindi il plebiscito è una legge accolta dalla plebe ma non dal popolo.
21) Cicerone evitava l'uso dei superlativi come novissimus giudicandoli neologismi non corretti, e Varrone concorda.
22) Gellio cita un brano del Gorgia di Platone in cui si condannano gli abusi della falsa filosofia, di quanti in età matura si occupano di questioni oziose e di poco conto, da non confondere con i filosofi ai quali la filosofia insegna tutte le virtù.
23) Nei tempi più antichi era proibito alle donne bere vino, l'uso delle donne di baciare i congiunti nacque dal dimostrare, tramite l'alito, di non aver bevuto. Si puniva con una multa la donne che beveva mentre per l'adulterio c'erano pene più severe. Il marito poteva uccidere la moglie adultera mentre le infedeltà maschili non erano punite.
24) Ai tempi di Gellio si usava dire "die quarto", "die quinto", ecc. mentre gli antichi preferivano "diequinti","diequinte"; si conclude che il primo modo è usato per i giorni passati, il secondo per i giorni futuri.
25) La lingua latina prevedeva molti vocaboli per indicare le armi e le navi e Gellio ne fa un elenco.
26) Asinio Pollione criticava Sallustio per aver usato il termine transgressus (passaggio) riferito alla navigazione invece di transfretatio (traversata), in quanto riteneva il termine solo per il passaggio a piedi.
27) I Romani mandarono a Cartagine una lancia (simbolo di guerra) ed un caduceo (simbolo di pace) chiedendo ai Cartaginesi di scegliere quale volessero, i Cartaginesi risposero che potevano scegliere di lasciare ciò che volevano, segno che Roma e Cartagine erano in parità di potenza.
28) Tuberone ricordava che Servio Tullio considerava "pueri" i monori di diciassette anni, "juniores" gli uomini fra i diciassette e i quarantasei, "seniores" quelli che avevano superato i quarantasei.
29) La particella "atque" non è solo congiuntivo ma pure avverbio: aliter ego feci atque tu (io ho fatto diversamente da te) e con altri significati.
LIBRO UNDICESIMO
1) Timeo (Storie) e Varrone (Antichità umane) sostenevano che il termine "Italia" derivasse dal vocabolo "italoi" che in greco arcaico significava buoi, animali numerosi nella penisola. Infatti la massima multa “ che si poteva infliggere era di due pecore e trenta buoi al giorno; per questo fu poi emanata la legge Aternia, del 454 a.c. che fissava il valore di ogni pecora a 10 assi e di ogni bue a 100.
2) In tempi antichi la parola "elegantia" non si riferiva a costumi raffinati ma chi vestiva e viveva in modo troppo ricercato, come attestò Catone, Carme morale; chi aveva un’eleganza misurata era invece elogiato (Tullio verso Crasso e Scebola).
3) La particella "pro" aveva vari usi (in favore di, in nome di, davanti a, ecc.), la particella ha inizialmente significato di “in avanti”, ”davanti” sia nello spazio che nel tempo poi si è allargato a idee di difesa e protezione.
4) Ennio aveva tradotto con grande bravura l'Ecuba di Euripide mantenendo un'ottima qualità dell'espressione anche se la forza di certi termini latini non raggiunge quella degli equivalenti greci.
SERSE |
5) I filosofi pirroniani/scettici, affermavano che nulla possa essere conosciuto e, quindi sospendevano ogni giudizio, sostenendo di non vedere o sentire nulla ma di subire l’impressione di vedere o udire; le autentiche proprietà di ogni cosa non si possono ne conoscere ne percepire (Troppi pirroniani, Favorino).
Anche gli accademici nulla affermano e nulla ritengono affermabile; da ogni cosa procedono delle visioni, che non dipendono dalla natura della cosa ma da come la si percepisce, poiché si ricollega ad altre cose, tuttavia, comprendendo che non si può comprendere nulla ammettevano di poter comprendere qualcosa.
6) Le donne romane non giuravano mai su Ercole e non gli offrivano sacrifici, mentre gli uomini non giuravano su Castore. Sia uomini che donne, invece, giuravano in nome di Polluce anche se inizialmente era più un femminile.
7) Alcuni vocaboli cadono in disuso. Chi ne fa uso per ostentare la propria erudizione si mostra spesso ridicolo al pari di chi usa parole nuove e conosciute.
8) Catone criticò con ironia Aulo Albino (console nel 151 a.c.) il quale, pur essendo romano, aveva scritto in greco un'opera storica e nell'introduzione si era scusato per la sua scarsa padronanza della lingua.
9) Critolao narrava che Demostene, avido di denaro, si lasciò corrompere da alcuni ambasciatori di Mileto che chiedevano aiuto, facendosi pagare per non pronunciarsi contro le loro richieste. Sembra che l'episodio sia falso, divulgato dagli avversari politici dell'oratore.
10) In un suo discorso, Contro la legge Aufeia, Caio Gracco aveva attribuito all'oratore greco Demades una battuta sul compenso che egli aveva ricevuto per tacere in una disputa politica, battuta simile ad una pronunciata da Demostene nell'episodio ricordato nel paragrafo precedente.
11) Publio Nigidio notava che "mentire" e "dire cosa falsa" sono espressioni differenti perché chi mente cerca di ingannare gli altri mentre chi dice cosa falsa potrebbe non esserne consapevole.
12) Secondo Crisippo tutte le parole hanno significato ambiguo mentre per Diodoro Crono il significato delle parole dipende dal pensiero di chi parla quindi può essere oscuro ma non ambiguo.
13) Il retore Tito Castricio esaminando un'espressione di Caio Gracco (Contro Publio Popilio) molto piaciuta a Gellio trova che contenga un'inutile ripetizione a scapito dell'incisività. La frase Se voi respingete oggi per capriccio quelle cose che avete negli ultimi anni desiderate e volute, non potete evitare che si dica o che le avete desiderate con precipitazione o che le avete ripudiate sconsideratamente. Secondo Castricio "con precipitazione" e "sconsideratamente" sono ridondanti.
14) Lucio Pisone Frugi, Annale, raccontava che Romolo era sobrio nel consumo del vino.
15) Terenzio Scauro, grammatico dei tempi di Adriano, sosteneva che il suffisso bundus indicasse una simulazione o un'imitazione. Gellio dissente.
16) La lingua greca comprendeva vocaboli compositi privi di equivalente in latino, ad esempio polypragmosyne viene tradotto da Gellio con l'azione di intraprendere e di trattare molti affari in mancanza di una parola latina equivalente.
17) Sull'antica espressione flumina retanda (ripulire i fiumi): sembra derivi da retae che erano arbusti che ostruivano la navigazione, come si legge in Gavio, Sull’origine delle parole.
18) L'ateniese Dracone per primo emanò leggi per la sua città e stabilì che il furto fosse sempre punito con la morte ma le sue leggi decaddero per eccessiva severità. Seguirono le leggi di Solone, uno dei Sette Savi, con pene meno gravi. A Roma le Leggi delle Dodici Tavole prevedeva la condanna a morte per i ladri solo in caso di resistenza all'arresto a mano armata o se fosse avvenuto la notte, negli altri casi il ladro veniva fustigato, se era uno schiavo dopo la fustigazione era buttato giù da una rupe. Successivamente fu introdotta la pena della restituzione di un valore multiplo di quello dei beni trafugati.
LIBRO DODICESIMO
1) Il filosofo Favorino, in visita con i suoi discepoli presso una nobile puerpera si pronunciò in favore dell'allattamento al seno materno, deprecando le donne che per evitare la fatica o per salvaguardare la bellezza affidano i figli alle nutrici che, spesso di condizione servile, potevano essere malate, infette o alcolizzate. Ma Favorino è superstizioso ritenendo che tramite il latte possano tramettersi al neonato i caratteri ed i vizi della nutrice e del suo uomo.
2) Sui giudizi negativi di Seneca su passi di Ennio Cicerone e Virgilio, Gellio non concorda e in effetti le fortune letterarie di Seneca presso gli intellettuali romani furono scarse, forse per il linguaggio innovativo e privo di arcaicismi.
3) Si discute se la parola lictor (littore) derivasse da ligando (Rufo,Ricerche in forma epistolare) poiché il littore legava i condannati alla fustigazione, dove Gellio concorda o da licium, (x Tirone) nome di una fascia indossata dal littore.
4) Un frammento di Ennio, Annale, sulla lealtà e la cortesia alle quali è tenuto chi sia amico di una persona di rango superiore al suo.
5) Dopo la visita ad un amico malato che ha dimostrato di saper sopportare il dolore, il filosofo Tauro spiega ai discepoli lo stoicismo sulla sopportazione della sofferenza. Piacere e dolore fanno parte delle cose desiderabili o indesiderabili, ma la ragione può essere in grado di governarli.
6) Gellio propone un enigma tratto da Varrone: Se una o due volte sia minore o entrambe non so, eppure mi si è detto che neppure a Giove volle far posto. La soluzione è il Dio Termine perchè non si riuscì a rimuovere un cippo a lui dedicato durante la costruzione del tempio di Giove sul Campidoglio, come attesta Varrone.
7) Gneo Dolabella, governatore d'Asia, rinviò all'Aeropago di Atene una donna, rea confessa di aver ucciso il marito e il figlio i quali a loro volta avevano ucciso un altro suo figlio, nato da un precedente matrimonio. L'Aeropago giudicò fondati i motivi della donna ma non potendola assolvere per legge, rinviò la causa a cento anni dopo.
8) Publio Scipione Africano e Tiberio Gracco si riconciliarono trovandosi a partecipare a un banchetto pubblico in onore di Giove Ottimo Massimo ed il primo fidanzò la figlia al secondo.
9) Nel latino più antico alcuni vocaboli avevano significato ambiguo, fra questi honos (onore) poteva significare sia onore, sia disonore.
10) Gellio sostiene la correttezza dell'antico vocabolo aeditumus (custode del tempio) contro la forma a lui contemporanea aedituus.
11) Il filosofo Peregrino sosteneva che l'uomo saggio si astiene dal peccato per sua volontà e non per timore della punizione.
12) Cicerone fu criticato per aver accettato un prestito da Silla, che era sotto processo, il denaro per comperare una casa. Prima negò ma quando la cosa fu dimostrata scherzò che: "un padre di famiglia prudente nega di voler comperare qualcosa per paura di aver concorrenti nell'acquisto."
13) Gellio, giudice straordinario con l'incarico di giudicare intra kalendas chiede a Sulpicio Apollinare cosa significhi. Il senso comune era "entro il giorno delle calende", ma per Apollinare significherebbe "nel giorno delle calende" altrimenti si dovrebbe dire citra kalendas o ante kalendas.
14) Sull'origine dell'avverbio saltem (almeno). O deriva dall'espressione si aliter non potest (se non si può altrimenti; Nigidio, Commenti grammaticali), o dalla parola salutem. (vera la seconda).
15) Uso frequente di alcune forme avverbiali abbastanza insolite nelle Storie di Sisenna.
LIBRO TREDICESIMO
1) Prendendo spunto da un passo di Cicerone, Antoniane, si discute se "fato" e "legge di natura" siano o meno la stessa cosa, Demostene addirittura paragona il fato al destino e alla morte che viene da sé.
2) Il poeta Lucio Accio fece visita a Taranto a Pacuvio, molto più anziano di lui, e gli lesse la sua tragedia Atreo. Pacuvio lodò i versi di Accio ma notò che erano un poco "duri e aspri". Accio confermò ma notò che i talenti sono come i frutti, quelli che nascono già teneri e succulenti presto marciscono.
3) Alcuni ritenevano che fra le parole necessitudo (diritto, vincolo di unione sacra) e necessitas (forza cogente) ci fosse una lieve differenza. Gellio non è d'accordo e cita alcuni passi di autori più antichi come Gaio Cesare,
VARRONE |
4) Varrone, Oreste ovvero della follia, Alessandro Magno si compiaceva di farsi chiamare "figlio di Giove". Quando usò l'appellativo per firmare una lettera alla madre Olimpiade questa, con garbo ed ironia, rispose pregandolo di non far credere a Giunone che lei fosse una rivale.
5) Ad Aristotele, ormai anziano e malato di 62 anni, i discepoli chiesero di designare un successore. I candidati erano Teofrasto di Lesbo ed Eudemo di Rodi. Aristotele, qualche giorno dopo, chiese di assaggiare un vino di Lesbo ed un vino di Rodi ed affermò che, pur essendo entrambi ottimi vini, quello di Lesbo gli sembrava migliore. Così Teofrasto fu designato come suo successore.
6) Gli antichi non usavano il termine barbarismus per indicare i difetti del discorso. Definivano rusticus un discorso rozzo,
7) Erodoto, Storia, sosteneva che la leonessa partorisce una sola volta nella vita mettendo al mondo un solo cucciolo mentre Omero (che chiamava anche le femmine leone) dimostra opinione contraria. Su Aristotele, Sugli animali, mancano le conclusioni, ma sappiamo che scrisse che la leonessa partorisce ogni anno, massimo 6 cuccioli alla volta, a volte anche solo uno.
8) Il poeta Afranio, La seggiola, definiva la Sapienza figlia dell'Uso e della Memoria,
poiché non bastano i libri per saperne sulla vita ma fondamentale è la pratica da cui trarre insegnamenti.
9) Sui nomi di alcune costellazioni di derivazione greca e su quanto ne scrisse TullioTirone, Pandette, allievo e liberto di Cicerone.
10) Labeone Antistio, insigne studioso di diritto, era anche molto colto nelle arti liberali. Nelle sue operesi trovavano numerose informazioni sull'origine delle parole latine.
11) Note sul buon gusto nei banchetti tratte da Varrone, Satire Manippe: i convitati dovranno essere in numero fra tre e nove. Quattro le condizioni necessarie per una buona riuscita: ospiti amabili, luogo ben scelto, momento opportuno, servizio adeguato, che gli ospiti parlino ma non troppo e che si discuta su argomenti piacevoli. Ricordare che dolciumi e digestione "non si fanno buona compagnia".
12) Riferendosi a scritti di Ateio Capitone (epistola), Labeone Antistio e Varrone (Antichità umane), Gellio sostiene che i tribuni della plebe avevano il diritto di arrestare ma non di citare in giudizio poichè in antico furono istituiti non per giudicare ma per intervenire nelle urgenze.
13) Varrone precisava che un magistrato che non aveva il potere di citare davanti al pretore, poteva essere citato da un privato cittadino senza lesione della dignità della sua magistratura.
14) Il pomerio era una striscia di terreno dietro le mura che circondavano la città considerato sacro. Il primo pomerio fu tracciato da Romolo intorno al Palatino e fu più volte esteso (poteva estenderlo solo chi aveva arricchito l’impero di nuove terre) ma solo ai tempi di Claudio arrivò a comprendere l'Aventino che ne era stato lasciato fuori (secondo Gellio) a causa dei presagi infausti ivi osservati da Remo.
15) Citando l'augure Marco Messalla, Gellio espone norme relative agli auspici fatti dai magistrati,non quelli minori, che avvenivano prima della convocazione dei comizi.
16-17) Il significato preciso di Humanitas era "educazione ed iniziazione alle arti liberali" e non benevolenza verso gli uomini come molti ritenevano.
18) Note sulla frase proverbiale attribuita a Catone, Sugli edili illegalmente eletti ,"fra bocca e boccone vi è una distanza" con la quale si intendeva che fra intenzione ed azione sussiste una differenza.
19) Su alcuni famosi versi di Eschilo e di Sofocle ripresi da Euripide.
20) Sulla genealogia della famiglia Porcia: Marco Porcio Catone il Censore ebbe due figli da diversi letti: MarcoPorcio Catone Liciniano e Marco Porcio Catone Saloniano. Il primo fu padre del Marco Porcio Catone console nel118 a.c., a sua volta padre di un altro Marco Porcio Catone. Il secondo fu padre di Lucio Porcio Catone console nell'89 a.c. e del Marco Porcio Catone tribuno della plebe nel 99 a.c. Quest'ultimo fu padredi Marco Porcio Catone Nipote Uticense suicida nel 46 a.c.(di cui parla anche Cicerone), il cui figlio Marco PorcioCatone morì a Filippinel 42 a.c.
21) Gli scrittori più raffinati sceglievano le parole basandosi sulla musicalità del verso o della frase più che sulle regole grammaticali. Gellio lo dimostra con citazioni da Virgilio, Ennio e Cicerone.
22) Il retore Tito Castricio, insegnante di Gellio, deprecava quanti indossavano la lacerna e dei sandali detti "scarpe galliche" trovandoli indecorosi.
23) Sull'etimologia di alcuni vocaboli usati nelle preghiere romane. Il termine Nero, che nell'antica lingua sabina stava per ardito, coraggioso e divenne nome personale nella famiglia Claudia che era, appunto, di origine sabina.
24) Citazioni da Catone a proposito della parsimonia e della frugalità.
25) Il termine praeda, bottino, indica gli oggetti di guerra presi al nemico mentre manubiae indicava il denaro ricavato dalla vendita delle praeda. Se i due termini siano o meno sinonimi produce una lunga dissertazione sull'uso della ripetizione nel linguaggio retorico, fatte da Catone, Omero e ci si chiede se non servano a enfatizzare il contesto.
26) Osservazioni del grammatico Publio Nigidio, Commentari grammaticali, sull'uso degli accenti e su altre norme per scrivere correttamente.
27) Analogie fra versi di Omero, Partennio e Virgilio.
28) Secondo il filosofo Panezio, Sui doveri, gli uomini saggi devono sempre essere pronti ad affrontare disgrazie ed offese, come un lottatore deve stare sempre in guardia contro gli attacchi dell'avversario.
29) Quadrigario, Annali, usò l'espressione cum mortalibus multis per indicare l'indistinta moltitudine della folla. L'espressione pare a Gellio più efficace di cum hominibus multis.
30) Sui vari significati della parola facies (volto, aspetto, corpo, statura).
31) Citando le Satire di Varrone, si ricorda il detto prandium caninum che indicava un pasto senza il vino o con vino mezzano, scadente (i cani non ne bevono).
LIBRO QUATTORDICESIMO
1) Dissertazione del filosofo Favorino contro gli astrologi, con l'esortazione a non ricorrere mai agli oroscopi.
2) Gellio fu chiamato a svolgere il ruolo di giudice affrontando il caso di un uomo notoriamente onesto che reclamava un suo credito verso una persona dalla pessima fama ma senza documenti o testimoni per dimostrare le proprie ragioni. Favorino gli espose un'affermazione di Catone, A favore di Lucio Turio contro Gneo Gellio: nel caso in cui due persone moralmente pari contendano fra loro, in mancanza di prove si darà ragione a chi pretende, ma se la morale dell'uno sarà più certa questa prevarrà nel giudizio.
3) Sulla presunta rivalità fra Platone e Senofonte, Gellio cita alcune dicerie ma conclude che si trattava di contese fra i sostenitori dei due filosofi: la rivalità, infatti, non si addiceva ad uomini della loro levatura.
4) La raffigurazione artistica della giustizia nelle parole di Crisippo, Sul bello e sul piacere, a cui deve aspirarsi ogni giudice, alcuni definirono quello di Crisippo il ritratto della crudeltà e non della giustizia.
5) Disputa fra due grammatici sul vocativo di Egregius (egregi o egregie).
6) Gellio narra di una raccolta di notizie presentatagli da un amico che conteneva informazioni bizzarre e sostanzialmente inutili.
7) Quando fu eletto per la prima volta console, Pompeo consultò Varrone sulla convocazione del Senato. Varrone preparò un commentario sull'argomento che andò perduto e Gellio ne recupera alcuni brani dalla corrispondenza di Varrone.
8) (Varrone, Questioni epistolari; Capitone, Zibaldone) Anche il prefetto per le feste latine poteva convocare il Senato, pur non essendo senatore. Ma alcuni autori non concordavano.
LIBRO QUINDICESIMO
1) Secondo gli Annali di Quinto Quadrigario, il legno imbevuto di allume non brucia. Quando Silla attaccò il Pireo non riuscì ad incendiare una torre di legno che Archelao, prefetto del re Mitridate, aveva protetto con l'allume.
2) Nella sua opera Le Leggi, Platone afferma che un moderato consumo di vino durante i banchetti sia utile per rinfrancare lo spirito, far emergere eventuali intenzioni malevole dei commensali ed anche perché non può dirsi morigerato chi non ha mai avuto esperienza del bere.
3) Note da Cicerone, L’oratore e da Nigidio sull'origine di alcuni verbi composti.
4) Si narrava che Ventidio Basso, generale di Marco Antonio e trionfatore sui Parti, era di origini umilissime. Venne fatto prigioniero insieme a sua madre quando era bambino da Pompeo Strabone, padre di Pompeo Magno. Venne addetto alla cura dei muli dei magistrati finché non venne notato da Giulio Cesare che lo arruolò nel suo esercito in partenza per la Gallia. Durante quella guerra e la successiva guerra civile ottenne il crescente favore di Cesare che lo portò ad un'alta carriera, divenendo capo delle Province Orientali sotto Marco Antonio e quando i Parti invasero la Siria li sconfisse in tre battaglie ottenendo il trionfo.
5) Sul corretto uso del verbo profligo (condurre a termine) e su altri svariati usi che se ne fanno.
6) Un errore di Cicerone nel libro Sulla Gloria, che citando l'Iliade attribuiva ad Aiace parole pronunciate da Ettore.
7) Si riteneva che il sessantatreesimo anno di vita (detto climaterico) fosse caratterizzato da malattie, disgrazie o dalla morte. Gellio cita una lettera nella quale Augusto si compiace di averlo superato.
8) Citazioni da un'orazione di Favorino contro i banchetti esageratamente lussuosi e contro lo sperpero.
9) Il poeta Cecilio Stazio considerava la parola frons (fronte) di genere maschile, così come Catone e per analogia tutte le parole terminanti con le stesse ultime tre lettere.
10) Racconta Plutarco (Dell'Anima) che un tempo tutte le giovani donne di Mileto furono prese da inspiegabile mania suicida. Per arginare il fenomeno si decretò che le suicide venissero sepolte nude e col cappio al collo, facendo così leva sul pudore delle ragazze.
11) Consoli Caio Fannio Strabone e Marco Valerio Messalla (161 a.c.), fu emanato un decreto di espulsione dei filosofi da Roma, imitando poi l'insegnamento della retorica.
12) Caio Gracco ricordava in una sua orazione la pudicizia e la parsimonia osservate durante i due anni (127-126 a.c.) in cui era stato questore in Sardegna, sottolineando di essere tornato senza denaro, usato per giusti scopi.
13) Si dicevano "verbi comuni" quei verbi che potevano essere usati in forma attiva e passiva (es. Vereor te= ti rispetto, Vereor abs te = sono rispettato da te).
14) Di particolari costruzioni sintattiche con relative citazioni.
15) Dell’utilizzo di pando (distendere).
16) Il famoso atleta Milone di Crotone (VI secolo a.c.) già avanti negli anni ed abbandonata l'attività agonistica, volle provare a spaccare con le mani una quercia che presentava una fenditura nel tronco. Le sue mani rimasero imprigionate e l'atleta venne sbranato dalle belve della foresta.
17) L'ateniese Alcibiade rifiutò di studiare il flauto per la deformazione del viso nel soffiare. Da allora ,in Atene, venne abbandonato l'insegnamento del flauto; Panfila, Commentario.
18) La battaglia della piana di Tessaglia, in cui Cesare sconfisse Pompeo, fu predetta il giorno prima da un sacerdote di Padova.
19) Una massima di Varrone, Sui cibi, incitava a dedicarsi alla filosofia.
20) Euripide era di modestissime origini, poiché alla sua nascita l'oracolo aveva predetto che sarebbe stato "vincitore nelle gare" il padre volle dargli una preparazione atletica, con risultati positivi ma egli abbandonò l'agonismo per gli studi di filosofia, fu allievo di Anassagora, di Prodico e di Socrate. A diciotto anni iniziò a scrivere per il teatro. Si diceva fosse misogino, per matrimoni infelici. Morì in Macedonia, aggredito dai cani di un rivale. I Macedoni onorarono grandemente la sua memoria e non vollero mai riconsegnare le sue spoglie agli Ateniesi.
21) Nella tradizione poetica i figli di Giove erano saggi e forti (Eaco, Minosse, Sarpedonte) mentre quelli di Nettuno erano spesso crudeli, come i Ciclopi, Cercione, Scirone e i Lestrigoni.
22) Sertorio era molto abile nel mantenere la disciplina delle truppe, facendo credere ai soldati che una bellissima cerva di sua proprietà fosse dono degli Dei e che, tramite l'animale, egli ricevesse consigli dalla Dea Artemide.
23) Tre dei più famosi storici, Ellanico, Erodoto e Tucidide, furono contemporanei e quasi coetanei, notizia ricavata da Panfilo.
24) Nel giudizio critico di Volcacio Sedigito, Sui poeti, il miglior poeta comico fu Cecilio Stazio, seguito da Plauto, da Nevio ed altri.
25) Sui neologismi presenti nei Mimiambi di Gneo Mazio: ricentatur (rinasce e ridiventa nuovo) edulcare (rendere piùdolce).
26) Il sillogismo è un ragionamento nel quale, certune cose sono ammesse ed accettate, una cosa diversa da quelle che sono state ammesse deriva naturalmente dalle ammesse.
27) Per Labeone si dicevano Comitia Calate le riunioni tenute in presenza dei pontefici per instaurare il "re dei sacrifici" o i flamini, che si dividevano in curiati (convocati dal littore curiato) e enturiati (convocati dal suonatore di corno).
28) Secondo Cornelio Nepote, Cicerone difese Sesto Roscio quando aveva ventitrè anni ma secondo Gellio ne aveva ventisette, correzione generalmente accettata dai moderni.
29) Neologismi negli Annali di Lucio Pisone.
30) La parola Petorritum (carrozza) era di origine gallica e non greca come alcuni sostenevano, Varrone, Antichità divine.
31) Mentre assediava Rodi, Demetrio I Poliorcete (l’assediatore), generale macedone, si riprometteva di distruggere un edificio ove si custodiva un dipinto di Protogene. Ambasciatori rodiensi gli dissero: "Se vincerai potrai avere il quadro, se sarai sconfitto ti sarà vergogna esserti accanito contro Protogene già morto". Udito ciò, Demetrio tolse l'assedio risparmiando il quadro e la città.
LIBRO SEDICESIMO
1) Un pensiero del filosofo Musonio ed un passo di Catone, A Numanzia davanti ai cavalieri, esprimevano lo stesso concetto: quando si fa qualcosa di buono con fatica la fatica se ne va e il bene fatto rimane, così come quando si compie qualcosa di vergognoso con piacere il piacere finisce e rimane la vergogna.
2) Un tranello della dialettica: "Hai o non hai ciò che non hai perduto?" A chi risponde "si" si potrà dire che ha le corna (perché non le ha perdute) a chi risponde "no" si potrà dire che non ha gli occhi (per lo stesso motivo); derivato dal concetto che ad una domanda si dovrebbe rispondere solo con un sì o con un no,.
3) Si riteneva che comprimere lo stomaco fasciandolo molto strettamente aiutasse a sopportare il digiuno e che questi attacchi di fame improvvii, chiamati dai greci “bulimia” si hanno più col freddo che col caldo.
4) La formula di dichiarazione di guerra dei Feziali e di giuramento delle reclute. Norme sul reclutamento e sugli esoneri, riportate da Cincio, Sull’arte militare.
5) La parola vestibolo, comunemente usata per atrio, indicava uno spazio esterno, antistante la porta,
dove sostavano i visitatori prima di essere ammessi in casa.
6) Disputa sul significato della parola bidentes detta delle vittime sacrificali. Per alcuni la parola derivava da biennes ed indicava vittime di due anni di età, per altri significava che gli animali dovevano avere due denti sporgenti.
7) Sui neologismi di Laberio.
8) I greci definivano l'assioma una evidente proposizione. Varrone (che lo chiamava proloquium) lo definiva un pensiero "al quale nulla manca", espressione completa e perfetta.
9) L'espressione susque deque ferre significava essere indifferenti. Citazioni in merito da alcuni autori antichi.
10) Nelle Leggi delle Dodici Tavole venivano definiti "proletari" i membri della plebe con i redditi più bassi che non potevano essere chiamati alle armi se non in situazioni di estremo pericolo. La prima coscrizione di proletari fu operata da Caio Mario che li fece armare a spese dello stato.
11) I Marsi, nel mito discendenti da Circe, erano abili nel domare i serpenti e nel preparare pozioni miracolose. Un antico popolo africano, gli Psylli, curava le stesse arti. Erodoto racconta che si ribellarono al vento Austro, responsabile della siccità del loro paese e che furono dal vento dispersi.
12) Su alcuni vocaboli che Cloazio Vero riteneva derivare dal greco e sulla correttezza di questa opinione.
13) I diritti degli abitanti dei Municipia erano superiori a quelli degli abitanti delle colonie. I primi erano cittadini romani ma potevano avere leggi proprie mentre le colonie no.
14) Sottili distinzioni di Varrone e di Verrio Flacco sul significato di alcuni vocaboli.
15) Secondo Teofrasto le pernici della Paflagonia hanno due cuori, per Teopompo in Biseltia le lepri hanno due fegati.
16) Il nome Agrippa veniva dato in genere ai nati da parti difficili e pericolosi, in particolare quando il feto presentava i piedi rivolti in basso.
17) Il nome del Vaticano derivava dai vaticini che venivano espressi per ispirazione divina in quel luogo. Qui, si diceva, un plebeo aveva udito una voce che avvertiva dell'imminente invasione dei Galli.
18) L'ottica era considerata la parte della geometria riguardante gli occhi e la vista, in grado di spiegare le illusioni ottiche. L'armonia (kanonikè) misurava l'ampiezza e l'elevazione dei suoni. Parte dell'armonia era la metrica che si occupava della combinazione delle sillabe e della misura dei versi.
19) La storia di Arione di Metimna come la raccontava Erodoto. Musico famoso visse a lungo a Corinto dove fu amico ed ospite del re Periandro. Quando decise di lasciare Corinto era molto ricco e i marinai della nave con cui viaggiava decisero di ucciderlo, allora il musico chiese di poter cantare un'ultima volta e quando si gettò in mare venne salvato da un delfino richiamato dal suo canto che lo riportò a terra. Arione tornò da Periandro il quale punì i marinai.
LIBRO DICIASSETTESIMO
1) Asinio Gallo e Largio Licinio, autore del trattato Ciceromastix, avevano criticato lo stile di Cicerone, perchè la su lingua non era molto corretta e mancava di rigore. Gellio non concorda.
2) Leggendo gli Annali di Quinto Quadrigario, Gellio annota vocaboli ed espressioni che considera particolarmente eleganti.
3) I Greci antichi non usavano lo "sparto" per fabbricare cordami, l'uso fu importato dalla Spagna (ginestra spagnola) molto più tardi della guerra di Troia.
4) I risultati dei concorsi teatrali in Grecia dipendevano spesso da intrighi e favori. Così Menandro vinse con le sue commedie solo otto volte ed Euripide, nella tragedia, ottenne soltanto cinque vittorie.
5) Nel dialogo Dell'amicizia, Cicerone sosteneva che l'amicizia non deve essere coltivata nella speranza di trarne profitto ma deve essere ricercata per la virtù e l'onestà che rappresenta.
6) La legge Voconia ricordata da Catone prevedeva che una moglie ricca nel matrimonio riservasse per se una parte dei suoi averi "prestandoli" al marito ma senza perderne la proprietà. In caso di discordia la moglie poteva chiedere al marito la restituzione di questa parte della dote.
7) Dissertazione sull'interpretazione dell'antica legge che prevedeva: Quod subruptum erit, eius rei aeterna auctoritas esto (una cosa sia stata rubata, la possibilità di rivendicarne il possesso sarà eterna).
8) Durante una cena a casa del filosofo Tauro si discute della ragione per cui alcuni liquidi possano congelare più rapidamente di altri.
9) Metodi di scrittura segreta per evitare che messaggi riservati finissero sotto occhi indiscreti. Giulio Cesare usava un cifrario di sua invenzione, i Lacedemoni scrivevano su una striscia lunga e arrotolata su una bacchetta e per decifrare il messaggio occorreva arrotolare la striscia su una bacchetta identica. Un persiano ai tempi di Dario faceva tatuare il messaggio sul capo rasato di uno schiavo ed attendere che i capelli ricrescessero prima di mandare lo schiavo dal destinatario.
10) Il filosofo Favorino confronta due poetiche descrizioni delle eruzioni dell'Etna, la prima di Pindaro e la seconda di Virgilio. Preferisce i versi di Pindaro ma quelli di Virgilio erano solo abbozzati.
11) Secondo Platone, che dipendeva da Ippocrate, le bevande confluiscono nei polmoni per inumidirli. Il medico greco Erasistrato confutò questa opinione e spiegò la funzione dell'epiglottide.
12) Favorino si divertiva a scrivere sei "soggetti ignobili" con osservazioni divertenti. Ad esempio notava con Platone che chi guarisce dalla febbre quartana gode poi di salute sicura e costante.
13) La particella quin poteva avere diversi significati. Gellio ne parla fornendo numerosi esempi.
14) Aforismi tratti dai Mimi di Publilio.
15) Si usava l'elleboro bianco per purificare lo stomaco (tramite il vomito) e l'elleboro nero per purificare l'intestino. Essendo molto potente il farmaco poteva essere pericoloso.
16) Mitridate re del Ponto era esperto nel antidoti contro ogni veleno per preservarsi da attentati. Quando decise di uccidersi, essendo immune al veleno, si trafisse con la spada.
17) Quinto Ennio diceva di avere tre cuori perché parlava correttamente il greco, l'osco e il latino. Si diceva che il re del Ponto Mitridate conoscesse alla perfezione le 25 lingue parlate dai suoi sudditi.
18) Varrone ,Pio ovvero della pace, riferisce che Sallustio, colto in flagrante adulterio, venne staffilato e condannato al pagamento di una forte multa.
19) Il filosofo Epitteto condannava quanti si dedicavano allo studio della filosofia pur essendo corrotti. Indicava inoltre nell'intolleranza e nell'incontinenza i vizi più gravi e disgustosi.
20) Gellio traduce in latino un brano del Simposio di Platone ove è detto Ogni fatto in se stesso non è bello né brutto ... Non ogni amore è degno di celebrazione e di lode; soltanto quell'amore che ci da impulso a ben amare.
21) Gellio annota le epoche in cui vissero i più illustri personaggi greci e romani. Omero ed Esiodo furono contemporanei, per alcuni Omero visse in epoca precedente, comunque prima della fondazione di Roma, quando ad Alba regnavano i Silvi,160 anni dopo la guerra di Troia e 160 prima della fondazione di Roma. Solone fu contemporaneo di Tarquinio Prisco (616-578 a.c.) equando a Roma Servio Tullio (578-534 a.c.) salì al trono, Solone aveva già lasciato Atene. Pitagora di Samo venne in Italia durante il regno di Tarquinio il Superbo (534-510 a.c.). Milziade sconfisse i Persiani a Maratona, nel 490. Serse fu sconfitto da Temistocle a Salamina nel 480 a.c. e 4 anni più tardi i Fabi furono trucidati presso il fiume Cremera. Trecentoventitre anni dopo la fondazione di Roma iniziò la guerra del Peloponneso. Quando a Socrate fu imposto di bere la cicuta a Roma era dittatore Furio Camillo. Sette anni dopo l'invasione dei Galli, 390, a Roma, in Grecia nasceva Aristotele. A quattrocento anni dalla fondazione di Roma divenne re di Macedonia Filippo e nacque Alessandro che si dedicò alla conquista dell'Oriente. Verso il 470esimo anno dalla fondazione di Roma iniziò la guerra di Pirro, vent'anni più tardi quella contro i Cartaginesi. Catone divenne famoso come oratore e Plauto come commediografo. I filosofi greci Carneade, Diogene e Critolao vennero a Roma per trattare affari pubblici.
LIBRO DICIOTTESIMO
1) La discussione fra due filosofi, uno stoico ed uno peripatetico, se la virtù possa garantire la felicità (sostenuta dallo stoico e negata dal peripatetico), arbitro Favorino.
2) Gellio ricorda piacevolmente le riunioni dei Romani in Grecia per motivi di studio in occasione dei Saturnali. Durante una cena frugale, venivano proposti ai convitati enigmi e sofismi, in palio dei premi simbolici.
3) Da un'orazione di Eschine è tratto un episodio avvenuto a Sparta, dai Lacedemoni: si doveva deliberare sulla proposta di un uomo di grande eloquenza ma di pessimi comportamenti. Un anziano volle che la proposta fosse ripetuta da un altro cittadino, mediocre oratore ma di specchiata onestà, prima che l'assemblea la approvasse.
4) Si discute sul diverso significato delle parole "stolido" e "vano" usate in un brano di Sallustio: stolido, oltre che stolto, significa fastidioso ed inopportuno mentre vano, oltre che insensato, significa mendace.
5) Dissertazione su un passo di Ennio e sul corretto uso di "eques o equus" per cavaliere e per cavallo.
6) Secondo il grammatico Elio Melisso il termine "matrona" indicava la donna che avesse avuto un solo figlio, mentre "mater familias" indicava la madre di più figli. Gellio non concorda.
7) Sull'ambiguità di alcune parole: Contio indicava sia la tribuna dell'oratore, sia la sua orazione, sia il pubblico riunito ad ascoltare.
8) Lucilio, nelle sue Satire, derideva chi usava preziosismi stilistici nello scrivere o nell'eloquenza.
9) Sulla corretta lettura di alcune antiche espressioni latine.
10) Una febbre improvvisa interrompe un viaggio di Gellio ma gli fa approfondire nozioni di medicina, in particolare la differenza fra vene ed arterie.
11) Gellio difende dalla critica le parole coniate dall'antico poeta Furio Anziate.
12) Sull'usanza di antichi scrittori di usare forme passive di verbi mutandole in attive.
13) Sui sofismi. Gellio racconta come ad Atene durante i Saturnali ci si divertisse con gare dialettiche basate sui sofismi.
14) I Greci chiamavano Hemiolios il numero che ne racchiude un altro una volta e mezzo (es. 15 e 10, 30 e 20)e Epitritos quello che ne comprende un altro più un terzo (es. 4 e 3, 12 e 9).
15) Regole metriche per i versi esametri enunciate da Varrone.
LIBRO DICIANNOVESIMO
1) Durante un viaggio in mare Gellio si spaventa per una pericolosa tempesta e afferma che il pallore e gli altri sintomi evidenti della paura sono reazioni naturali ma il saggio, pur vivendole come tutti, non dà loro alcuna importanza.
2) Aristotele notava che fra i cinque sensi solo il gusto ed il tatto procurano piacere agli animali quanto agli uomini. Per cui gli incontinenti, che abusano dei piaceri della gola e del sesso, sono paragonabili alle bestie,.
3) Secondo il filosofo Favorino una lode pronunciata freddamente e senza convinzione è più disonorevole di un'accusa veemente.
4) Secondo Aristotele, Problemi di fisica, un grande spavento può indurre la diarrea perché il terrore raffredda il sangue.
5). Secondo Aristotele bere acqua ottenuta sciogliendo la neve è nocivo alla salute.
6) Aristotele spiega che la vergogna fa arrossire perché fa affluire in superficie una maggiore quantità di sangue mentre il timore provoca pallore perché il sangue si concentra nel cuore.
7) Sui vocaboli composti creati dal poeta arcaico Levio.
8) Cornelio Frontone discute sulla regola per cui la parola harena (sabbia) non ammetterebbe plurale in quanto, anche al singolare, rappresenta la moltitudine di innumerevoli granelli.
9) Il retore Antonio Giuliano partecipando ad un banchetto nel quale si leggevano poesie in greco, difende la purezza e la dolcezza dei versi latini.
10) Frontone discute con un grammatico se l'espressione Praeterpropter (in modo approssimativo)sia corretta ed elegante.
11) Su alcuni versi licenziosi di anonimo autore greco, da alcuni attribuiti al giovane Platone.
12) Erode Attico confutava gli stoici che ricercavano l'"apatia". Li paragonava ad un uomo ignorante di agricoltura che nell'intento di "tenere pulito il campo" aveva potato le sue piante fino a distruggerle. Chi cerca di eliminare le emozioni, il piacere ed il dolore rischia di "amputare tutti i più vigorosi moti dell'animo invecchiando nel torpore di una vita inerte e snervata."
13) La parola nanus (nano) era di origine greca. Dissertazione.
14) Sofisticate annotazioni tratte dalle opere di grammatica di Publio Nigidio
LIBRO VENTESIMO
1) Il giurista Sesto Cecilio ed il filosofo Favorino discutono sulla Legge delle Dodici Tavole, scritte nel 451-450. Per Favorino alcune pene erano troppo blande, altre eccessive. Il filosofo trova atroce la pena di morte per squartamento prevista per i debitori insolventi ma il giurista, quanto allo squartamento dei debitori precisa che la pena, in realtà, non fu mai eseguita e che la sua durezza serviva non per punire il crimine ma a prevenirlo. Mancare alla parola data era infatti considerato atto gravissimo per i romani
2) Sticines era un termine raro con il quale si indicavano coloro che suonavano una specie di flauto ai funerali.
3) Sicinnium era un antico genere di canto accompagnato dalla danza, in tempi più moderni si canta e basta.
4) La compagnia degli attori era considerata vergognosa. Anche ad Aristotele, Problemi generali, attribuiva un giudizio molto negativo agli attori.
5) Aristotele distingueva le sue opere e le sue lezioni fra argomenti esoterici ed argomenti acrotaici. Lo studio esoterico comprendeva la retorica e la politica. Le discipline acrotaiche comprendevano l'osservazione della natura e le discussioni dialettiche, sostanza filosofica. Quando Aristotele decise di pubblicare le sue opere acrotaiche Alessandro Magno, che era stato suo allievo, lo rimproverò per aver divulgato un sapere dei cui voleva esclusiva conoscenza, ma Aristotele rispose che i libri erano stati pubblicati per tutti.
6) Si discute sul corretto uso delle forme Vestri e Vestrum.
7) Gellio ha notato come il numero dei figli di Niobe vari da autore in autore.
8) Si credeva che le fasi della luna influenzassero la crescita delle ostriche, dei ricci di mare ed anche di molte piante.
9) Citazioni dai Mimiambi di Gneo Mazio.
10) L'espressione ex iure manum consertum si usava per rivendicazioni al cospetto del pretore e faceva parte del rituale giuridico già dalle Dodici Tavole. Con il crescere di Roma e del suo dominio l'uso di imporre la mano dei contendenti sui campi o sui beni contesi decadde e fu sostituito da quello di toccare con una bacchetta un frammento del bene (p.es. una zolla di terra) portato in tribunale. Questo rituale semplificato era detto vindicatio.
11) Publio Lavinio era autore di un libro intitolato Sulle parole volgari.
BIBLIO
- Aulo Gellio - Notti attiche - traduzione di Luigi Rusca - Milano - Rizzoli - 1968 -
- Giancarlo Pontiggia, Maria Cristina Grandi - Letteratura latina - Storia e testi - Milano - Principato - 1996 -
- Silvia Jannaccone - Studi Gelliani - Milano - Marzorati - 1947 -
- Augusto Rostagni - Storia della letteratura latina - 3ª edizione riveduta e ampliata a cura di Italo Lana - 3 voll. - Torino - UTET - 1964 -
- Gian Biagio Conte & Emilio Pianezzola - Storia e testi della letteratura latina - Le Monnier - 1995 -
- Aulo Gellio - Notti attiche - traduzione di Luigi Rusca - Milano - Rizzoli - 1968 -
- Giancarlo Pontiggia, Maria Cristina Grandi - Letteratura latina - Storia e testi - Milano - Principato - 1996 -
- Silvia Jannaccone - Studi Gelliani - Milano - Marzorati - 1947 -
- Augusto Rostagni - Storia della letteratura latina - 3ª edizione riveduta e ampliata a cura di Italo Lana - 3 voll. - Torino - UTET - 1964 -
- Gian Biagio Conte & Emilio Pianezzola - Storia e testi della letteratura latina - Le Monnier - 1995 -
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