GENS ROSCIA



CONIO DELLA GENS ROSCIA RAFFIGURANTE GIUNONE CAPROTINA
Non sappiamo molto della gens Roscia se non che il suo nome doveva risalire alla colorazione dei capelli di alcuni suoi capostipiti, naturalmente rossi. Doveva essere però una gens di una qualche importanza, visto che le venne concessa la coniazione di una moneta d'argento, dedicata a Lucio Roscio Fabato, pretore e comandante della X legione sotto Giulio Cesare in Gallia, tant'è che questa moneta fu definita Moneta Roscia.

Si trova spesso Giunone sulle monete del denaro dei repubblicani le cui radici familiari sono nel Lanuvium, come L. Roscius Fabatus e davanti a lui Lucio Thorius Balbus, Lucio Procilio e Lucio Papio.

Secondo alcuni storici il nome di Castello di Rosceto, Todi (PG) deriverebbe dalla Gens Roscia,  anche se sul luogo non sono state trovate almeno a tutt'oggi tracce che testimonino la loro presenza.
 

- Lucio Roscio - 

(Lucius Roscius) è il più antico componente della gens Roscia che risulta nominato. Questi fu uno dei quattro romani inviati a Fidenae dopo la rivolta contro il dominio romano e l'alleanza con la città etrusca di Veii. Lui e gli altri emissari romani furono assassinati per ordine del re di Veii, Lars Tolumnius, (morto nel 437 ac).
 

- Lucio Roscio Fabato -

Il nome latino di Lucio Roscio Fabato, cioè Lucius Roscius Fabatus, come già detto, comparve effigiato sulla moneta d'argento del 64 o del 58 d.c. con la scritta L. Rosci da un lato e Fabati dall'altro.
Trattasi di un denario di argento, frangiato, di circa 4 g che presenta su un lato l'immagine di Iuno Sospita (Giunone soccorritrice) con la testa ricoperta di una pelle di capra con dietro una minuscola casetta forse simbolo del mundus, o entrata agli Dei Mani, oppure, come sembra più probabile un piccolo santuario.

Sotto c’è la scritta L. Rosci (” di Lucio Roscio”). Sul retroverso è raffigurata una giovinetta che estrae del cibo da una sacca (secondo alcuni sarebbero dei pesci) per darlo a un serpente sacro e sotto vi è scritto Fabati (di Fabato).

Ora la pelle di capra che avvolge il capo di Giunone allude all'antica Dea Capra (a Roma c'è un monte Caprino a lei dedicato ove evidentemente sorgeva un suo santuario, e non certo perchè nel centro di Roma ci pascolassero le capre come qualcuno ha suggerito), una Dea lussuriosa, fertile e donativa di latte, che venne poi assimilata a Giunone con quest'immagine.

Non si sa bene se Lucio fosse pretore, o questore, o legato di Giulio Cesare nel corso della conquista della Gallia, ma si sa che fu comandante della X legione sotto Giulio Cesare in Gallia dal 54 a.c., e la X non era una legione qualsiasi, perchè era la più gloriosa e fidata del generale romano e di certo Cesare l'avrebbe fatta guidare solo al più valoroso e affidabile dei suoi comandanti.

LA MONETA IN ALTRO CONIO
Si sa poi che fu  Praefectus monetalis nel 64 o nel 58 a.c. e che a lui si debba, forse nel 59 a.c., la proposta della lex Manilia Roscia Peducaea Alliena Fabia, probabilmente una norma attuativa della Lex Iulia agraria campana del 59 a.c., voluta da Cesare, che istituiva un collegio di venti persone per dare esecuzione alle norme di questa legge.

Trattavasi di una legge molto importante e pericolosa, visto che sei dei suoi propositori vennero nel tempo assassinati per impedirne la prosecuzione, ma che invece si occupava della tutela delle assegnazioni nelle colonie e nei municipi, in una prospettiva di salvaguardia dell’ordine pubblico.

Dopo la seconda spedizione in Britannia, Cesare inviò Lucio Roscio a svernare nel territorio degli Esuvi (un popolo celtico della Gallia) con la XIII legione. Nel 49 a.c., egli viene menzionato dalle fonti con la carica di pretore, per cui divenne l'autore della legge che concedeva la cittadinanza romana ai Transpadani.

La Lex Roscia, presentata per conto di Giulio Cesare, concedeva il Plenum ius ai cittadini della provincia della Gallia Cisalpina. Questi con la Lex Pompeia de Transpadanis avevano ricevuto nell'89 a.c. la cittadinanza latina, mentre la legge del 49 a.c. concedeva la piena cittadinanza romana.


Giulio Cesare cercava così di garantirsi l'appoggio della popolazione della Transpadana, che aspiravano da tempo al Plenum ius, proprio allo scoppio della Guerra Civile contro Pompeo Magno. La famosa Legio X era stata del resto in gran parte reclutata nella Cisalpina. Altra conseguenza della Lex Roscia fu la trasformazione delle città da colonie latine a municipia romani, un notevole impulso all'urbanizzazione.

Inoltre cercò in ogni modo di scongiurare la guerra civile tra Cesare e Pompeo però, una volta iniziata la guerra, Lucio Roscio si schierò con Cesare. Nel 43 a.c. morì nella battaglia di Modena, alla dovette partecipare nelle file dell'esercito senatorio contro Marco Antonio.



LA CERIMONIA LANUVIANA

La Moneta Roscia, così detta perchè dedicata ad un membro della gens Roscia, fa riferimento ad una sacra cerimonia latina che si teneva a Lanuvium (donde si pensa fosse originaria la Gens Roscia) in onore di Juno Sospita. Si dice che la cerimonia consistesse in un rito nel quale una vergine scendeva in una grotta nella quale vi era un serpente e dove la vergine doveva dare del cibo al serpente stesso: se la fanciulla era casta sarebbe tornata sana altrimenti non sarebbe più uscita viva.

La realtà però era altra, il serpente era il simbolo della Madre Terra e tutte le Pitie o Pitonesse ne allevavano nei templi della Grande Madre Tellus. Nessuna sacerdotessa venne mai morsa, per il semplice fatto che un serpente, come un cane o un gatto, si affeziona a chi lo nutre e mai gli farebbe del male. Anzi i serpenti amano essere accarezzati e coccolati come qualsiasi creatura.


- Quinto Roscio Gallo -

(lat. Q. Roscius Gallus). Attore latino (m. prima del 62 a. C.), schiavo di origine, uomo di grande cultura, nativo dell'agro Solonio presso Lanuvio. Liberato da Silla, divenne uno dei più bravi attori romani, tanto che il suo nome divenne tipico per l'artista di scena. Introdusse l'uso della maschera in scena; tenne anche scuola di recitazione e compose un libro su quest'arte, forse il primo manuale di recitazione.
Contribuì al successo delle commedie di T. Quinzio Atta.  in contatto con gli uomini più in vista della Roma antica. Fu difeso da Cicerone, del quale era stato maestro per l'arte del porgere, nella causa di risarcimento di danni contro Fannio Cherea con l'orazione Pro Roscio comoedo (del 77 o del 66 a.c.).  Alla carriera da attore affiancò quella da equestre, titolo insignitogli da Silla.


IL GIOVANE CICERONE
- Sesto Roscio Amerino (il giovane) -

(lat. Sextus Roscius Amerinus). - Cittadino di Ameria (Amelia), difeso da Cicerone (80 a.c.) in un processo intentatogli da Crisogono, liberto di Silla, con l'accusa di avere ucciso il padre (i beni del quale lo stesso Crisogono aveva carpito mediante la proscrizione). 

L'orazione in sua difesa, Pro Sexto Roscio Amerino, è la seconda in ordine cronologico, tra quelle di Cicerone, ed è una delle più perfette, ma presentò qualche rischio per Cicerone, poichè egli accusò Lucius Cornelius Chrysogonus, un liberto di Silla (Sulla), poi dittatore di Roma, per corruzione e coinvolgimento nel crimine.

Crisogono aveva comprato la proprietà del proscritto Sextus Roscius Amerinus, del valore di 250 talenti (ogni talento corrispondeva a 100 libbre d'oro), per 2.000 denari (un denaro equivaleva a 1/72 di una libbra romana, d'argento. Alla fine, Sesto il giovane fu assolto dalle accuse di omicidio, ma non potè riappropriarsi della sua terra.


Lucio Roscio Ottone -

di origine plebea, ottenne la carica di tribuno della plebe e fece la legge sui teatri, "Discrimina ordinum: The Lex Julia Theatralis" una legge del 67 a.c. che riservava 14 file di buoni posti nel teatro per membri dell'ordine equestre. Gli equites o "cavalieri" che avevano questo privilegio non erano tutti quelli che soddisfacevano i requisiti di proprietà sotto il censimento per l'ammissione all'ordine, ma piuttosto quelli che avevano il diritto del "cavallo pubblico", un gruppo più piccolo e più elitario. Il poeta latino Orazio si riferisce ad esso satiricamente nelle sue epistole e si chiede se il melior est sia un puerorum nenia (è molto meglio della filastrocca per bambini).


- Marco Roscio Coelio -

Marcus Roscius Coelius (o Caelius) fu un ufficiale militare del I sec. d.c.. Fu un legato della XX Valeria Vitrix stazionata in Britannia nel in 68. Egli era in conflitto con il governatore provinciale, Marco Trebellius Maximus, e colse l'occasione durante il tumulto dell'anno di quattro imperatori per fomentare l'ammutinamento contro di lui.

Trebellius perse ogni autorità con l'esercito, che si schierò con Coelius, e fuggì per farsi proteggere da Vitellius in Germania. Celio con i suoi regnò brevemente nella provincia fino a quando Vitellio, ora imperatore, inviò Marco Vettio Bolano come il nuovo governatore alla fine del 69. L'anno della guerra civile finì quando Vespasiano divenne imperatore.

Nel 71 questi ricordò il comportamento infido Coelius che gli era stato reso noto, e lo sostituì nel comando della XX Valeria Victrix con Gneo Giulio Giulio Agricola.


BIBLIO

- Andrea Frediani, Sara Prossomariti - Le Grandi Famiglie di Roma Antica - Roma - Newton Compton Editori - 2014 -
- Edward Gibbon Nomina Gentesque Antiquae Italiae (1763-1764) -
- Mario Enzo Migliori - L’Origo Gentis Romanae. Ianiculum e Saturnia - 2015 -
- Appiano - Historia Romana -



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