VALLE MURCIA



VALLE MURCIA

GIUSEPPE MARCHETTI LONGHI
Ludi e Circhi nell'antica Roma

"Ma, come scarse, eppur solennissime, le prime forme di ludi, così unica la sede di esse. Se si eccettuino le Equine, ο corse di cavalli in onore di Marte nel Campus Martius, che rappresentano le lontanissime origini delle corse dei barbari, che i nostri vecchi ancora ricordano, gli antichissimi Magni Circenses, e poi tutti gli altri: i Romani, i Plebei, gli Apollinari, ecc. si celebravano nella grande valle, interposta tra il Palatino e l'Aventino, la celebre Vallis Murcia, sede delle primitive leggende di Roma e che, per la sua configurazione geografica, era già di per sè stessa l'ippodromo naturale, offerto ai primitivi abitatori del Palatino, dell'Aventino e dei finitimi colli.

La modesta ara ricoperta di zolle, rappresentava già gli altari di marmo, i simulacri di bronzo, gli obelischi e le mete dorate, che orneranno in seguito la spina del circo, che dividerà l'arena in due parti longitudinali, segnanti il percorso delle bighe e delle quadrighe spinte a corsa sfrenata. Tale l'origine del Circo Massimo, il primo, e per lungo tempo l'unico, circo di Roma.

Ma se quei primi abitatori della città Palatina e del Pago aventinense, onoravano in tal guisa il Dio, emblema della generazione delle messi e protettore dei puledri, questi e quelle riassumenti l'attività di pace e di guerra di quei prischi abitatori, ben presto un altro concetto prevalse: quello di onorare cioè le vittorie degli eserciti e le fortune vincitrici della patria. I più antichi ludi, i Romani, ebbero il precipuo carattere di una festa trionfale, onde celebravansi nell'autunno al ritorno degli eserciti dalle campagne di guerra. 


IL CIRCO MASSIMO
E, come la tradizione riporta a Tarquinio Prisco, personificazione leggendaria dell'influsso Etrusco in Roma, la trasformazione in circo stabile di quello naturale, formato dalla Vallis Murcia e dalle pendici del Palatino e dell'Aventino, così, non è forse improbabile, che etrusca fosse l'origine di quei ludi, che compresero essenzialmente ο corse di carri, su cui a lato dell'auriga stavano i corridori, che, poi, saltando in terra durante la corsa, gareggiavano in velocità con i carri, oppure corse di uomini tenenti al morso i destrieri, così come li rimiriamo ancora nei divini Dioscuri sul Quirinale. "

La valle o depressione, è alta 18 metri s.l.m. ma il suo livello  ha subito un rialzo di 9-12 metri sul  suolo antico. Essa separa il Palatino che sorge a 51 metri a nord-est dell'Aventino che sale a 46 metri a sud-est e conduce a nord-ovest sul Foro Boarium Forum e sul Velabro.

Il nome della valle deriva da Murcia, divinità arcaica venerata in un sacellum alle pendici nord dell’Aventino, che avrebbe anche riferimenti con i mirti che avrebbero coperto l’Aventino. Varrone riferisce che l'antico santuario della Dea Murcia, posto manco a dirlo in Valle Murcia, un tempo circondato da un boschetto, si era  ridotto a un solo albero di mirto, ultimo vestigium dell'età augustea (Varrone, loc. Cit.).

Nella tarda antichità la valle veniva chiamata Valle Murcia in onore della Dea, ma forse solo dopo che il suo santuario venne ampliato notevolmente (Humphrey 96-97; Coarelli; s.v. Vallis: Circo Massimo), vale a dire quando venne edificato in pietra il Circo Massimo.

GLI SCAVI DEL CIRCO
Non si sa nulla dell'architettura augustea del santuario, e anche la sua posizione può essere solo approssimativa, però Plinio parla di una Murciae Metae, a Roma, dove era consacrato un altare alla Dea Murcia. E Festo ci informa che c'era un tempio a Roma, il Tempio Murco,  dedicato alla Dea Murcia. Secondo lo studioso Felice Ramorino (1852 – 1929) la Dea Murcia aveva un tempio ai piedi dell'Aventino presso il Circo Massimo, secondo alcune fonti voluto da Anco Marzio.

Fattostà  che la Vallis Murcia, la valle tra Palatino e Aventino, sede di numerosi culti antichi celebrati con feste e gare circensi, è un luogo fortemente legato alle origini di Roma: è qui che avvenne il famoso Ratto delle Sabine da parte di Romolo che segnò in qualche modo origine alla civiltà romana, ovvero latino-sabina.

Poco dopo, il primo dei re etruschi, sistemerà proprio la valle Murcia per ospitare il più grande edificio da spettacoli mai concepito nel mondo Romano: il Circo Massimo.  L’antica Valle Murcia era già nell’antica Roma consacrata alla Dea Flora e fino a tutto il XVI secolo rimase coperta di orti e giardini.

Dunque la prima sistemazione della Vallis Murcia, situata tra il Palatino e l’Aventino, viene riportata all'epoca dei Tarquini, quando venne costruito un sistema di canalizzazioni che permise di drenare tutta l’area, ciò che permise la realizzazione del Circo Massimo.

LA VISTA DEL PALATINO

GLI INTERVENTI SUL CIRCO MASSIMO

In epoche molto antiche nel mezzo della Valle Murcia passava un affluente del Tevere che partiva li dove in epoca romana risiedeva il Foro Boario. Nel corso dei secoli ci furono molteplici interventi nella zona e bonifiche per rendere il luogo salubre. Nel 196 a.c., Lucio Stertinio fece erigere al centro del lato curvo meridionale un monumentale arco trionfale.

LA VALLE IN EPOCHE ARCAICHE EVIDENZIATA IN ROSSO (INGRANDIBILE)
Ingenti lavori di ampliamento furono realizzati da Giulio Cesare nel 46 a.c., e sotto Augusto venne edificato il pulvinar, una zona sacra destinata agli Dei che presiedevano gli spettacoli e alla cui iniziativa si deve l’installazione sulla spina dell'obelisco di Ramsete II, proveniente da Eliopoli (ora a Piazza del Popolo).

Il Circo, devastato più volte dal fuoco e conseguentemente restaurato, fu ricostruito quasi integralmente in epoca traianea, fase cui appartengono per la maggior parte le strutture in laterizio visibili nel tratto della parte curva ancora esistente, in vicinanza del Palatino e del Celio, attualmente in fase di scavo e di sistemazione.

Ma altri restauri avvennero per opera dei successivi imperatori, tra cui, nel 357 d.c., fu aggiunto da Costanzo II un altro obelisco, quello di Thutmosis III, proveniente da Tebe e ora in Piazza di San Giovanni in Laterano.

Il circo venne utilizzato, magari solo in parte, fino al 549 d.c., quando Totila vi fece svolgere gli ultimi giochi; in seguito l’area venne utilizzata a scopi agricoli. Ma il Circo Massimo era a ben cinque piani ed era tutto di travertini e marmi, che fine hanno fatto?


BIBLIO

- Giuseppe Marchetti Longhi - Ludi e Circhi nell'antica Roma -
- Dionigi Di Alicarnasso - Le antichità romane, a cura di Francesco Donadi e Gabriele Pedullà - Einaudi - Torino - 2010 -
- Adriano La Regina - Circhi e ippodromi. Le corse dei cavalli nel mondo antico - Roma - Cosmopoli - 2007 -
- J. P. Thuillier - Le Sport dans la Rome Antique - Paris - 1997 -
- P. Gros, M. Torelli - Storia dell'urbanistica. Il mondo romano - Bari - 2007 -



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