ACQUEDOTTO ALSIETINO - AQUA AUGUSTA



AQUA ALSIETINA
L'acquedotto dell'Aqua Alsietina, chiamato anche aqua Augusta, fu il settimo acquedotto di Roma,
costruito nel 2 a.c. da Augusto raccogliendo le acque del lago di Martignano, il "lacus Alsietinus", un piccolo bacino nei pressi del lago di Bracciano, al XIV° miglio della Via Claudia. Da qui l'acquedotto si dirigeva a sud verso l’antica statio romana di Careiae (Galeria), sulla Via Clodia, passava a destra della Porta Aurelia attraverso la Gola di villa Spada e Villa Sciarra, presso Careiae e dal lago Sabatius giungendo poi a S. Cosimato in Trastevere dove si trovava la naumachia.

PERCORSO DELL'ACQUEDOTTO
(INGRANDIBILE)
Così scrive Sesto Giulio Frontino in "De aquaeductu urbis Romae", ovvero nel suo famoso trattato inerente gli acquedotti a servizio di Roma: «La sua sorgente è nel lago Alsietino, al quattordicesimo miliario sulla Via Claudia, in un diverticolo a destra, a 6.500 passi. Il suo condotto misura 22.172 passi di cui 358 su archi» (Frontino S.G., Gli acquedotti di Roma, a cura di Galli F., Argo, Lecce 1997, p. 35, XI).

L'affermazione di Frontinus che l'acquedotto si trovasse al livello più basso di tutti (Frontinus, de aquis I.4, 11, 18, 22; II.71, 85; Not. app.; Pol. Silv. 545, 546) andrebbe verificata. Una parte del suo canale è stata recentemente scoperta a sud di quello dell'Aqua Traiana, e ad un livello notevolmente inferiore (Mem. Am. Acad. VI.137-146). Aveva una portata di sole 392 quinariae, pari a 188 litri al secondo, cioè 16.228 mc al giorno): di queste, 254 erano riservate all'uso dell'imperatore e le restanti 138 venivano concesse in uso ai privati.

L'identificazione del suo canale e del suo castellum terminale con i resti descritti da Bartoli, Mem. 58, ap. Fea, Misc. I.237 (per i quali vedi HJ 640, 651, 651, 652-p21655), che giaceva molto più a nord, sotto la quercia del Tasso, devono quindi essere abbandonati. L'acquedotto è citato in un'iscrizione di Augusto (CIL VI.31566 = XI.3772a; cfr. NS 1887, 182), che menziona formam Mentis attributam attributam rivo Aquae Augustae quae quae pervenit in nemus Caesarum. Vedi Jord. I.1.472; LA 342-344; LR 53; LF 33; YW 1926-7, 104; e cfr. Naumachia Augusti.

PIRANESI - AVANZO DELL'ACQUEDOTTO ALSIETINO
Giovan Battista Piranesi dedica varie incisioni al tema delle acque e soprattutto degli acquedotti. Nella prima incisione proposta il cartiglio così recita: 
«Avanzo del Condotto dell'Acqua Alsietina. A. Speco del condotto fabbricato di opera incerta, ed investito sì nell'interno di opera reticolata. B. Intonacatura dell'opera reticolata nell'interno dello speco, composta di testacei pesti. C. Lastrico composto di testacei contusi».

Nella seconda incisione vi è l’ubicazione del «Sito dov’era la Naumachia d’Augusto». Difatti così spiega ancora Frontino: 
«Probabilmente quando Augusto cominciò la costruzione della Naumachia, per non togliere nulla alle altre adduzioni potabili, canalizzò questa in condotti speciali» 
(Frontino S.G., op. cit., p. 35, XI).

PERCORSO DELL'ACQUEDOTTO A ROMA ATTRAVERSO TRASTEVERE FINO ALLA NAUMACHIA
In effetti l'imperatore fu sempre molto attento alle necessità del suo popolo che di rimando lo amò tanto e molto a lungo, anche nel suo per secoli e secoli. 

Sembra che fin dall'origine l'acquedotto fosse destinato a rifornire il lago artificiale per gli spettacoli di combattimenti navali, che l'imperatore aveva appena fatto realizzare nella zona di Trastevere. Infatti l'acqua infatti non era potabile, e quando non veniva utilizzata per la naumachia era impiegata a scopi agricoli e per l'irrigazione dei “giardini di Cesare”.

RICOSTRUZIONE DELLA NAUMACHIA DI AUGUSTO
Trattavasi dei bellissimi giardini del dictator, ricolmi di statue, di alberi, di balconate, di fontane e sentieri nel verde che, nel suo testamento, aveva generosamente donato al popolo romano come parco pubblico. In considerazione del notevole salto di quota che l'acqua compiva scendendo dal Gianicolo, si pensa che l'acquedotto dovesse anche azionare il movimento delle pale dei mulini di Trastevere.

Il percorso, interamente sotterraneo tranne un tratto di circa 500 metri su arcate, era lungo 22,172 miglia romane, cioè quasi 33 km, di cui si conosce solo il tratto iniziale di circa 200 m, corrispondente al cunicolo, scavato nella roccia di tufo, da cui l'acquedotto riceveva l'acqua del lago. Per il resto è solo possibile avanzare ipotesi e congetture in base alla lunghezza e alle caratteristiche del territorio. 

PORTA DI GALERIA ANTICA
Riportando il tracciato ai giorni nostri, esso doveva seguire il percorso della via Cassia e della via Trionfale fino nei pressi della località Osteria Nuova. Poi presso Santa Maria di Galeria, piegava a sud verso le zone di San Nicola e Porcareccia, e dopo la Maglianella traversava l'area di Villa Doria Pamphili ed entrava in Roma presso Porta San Pancrazio, da cui scendeva in Trastevere, nei pressi di Villa Spada, dove è stato rinvenuto l'unico tratto urbano conosciuto, fino a Piazza San Cosimato, dove si trovava il bacino per la naumachia.

Non essendo potabile non necessitava di un bacino di decantazione, le cosiddette piscinae limariae per la depurazione delle acque potabili. Nel 109 l'imperatore Traiano restaurò l'acquedotto lasciandone solo una parte originaria

La Naumachia restò in uso fino al III secolo, quando venne abbandonata un po' per il decadimento degli spettacoli voluti dalla nuova religione cristiana, ma pure per un rilevante abbassamento del livello del lacus Alsietinus (circa 30 m), che lasciò in secco il canale di alimentazione. L'abbassamento del lago di Martignano fu dovuto a cause del tutto naturali, come anche il successivo progressivo rialzamento, e attualmente il livello del lago si trova a circa 12 m al disotto del livello di epoca augustea.

VILLA DORIA PAMPHILI

LA DISCENDERIA

"Sia Antonio Nibby nel 1826 che il Parker nel 1876 esplorarono l’imbocco dell’emissario di Martignano. Il Nibby fu l’unico ad individuare diverse canalizzazioni ed alcuni pozzi forniti di “pedarole” ad uso degli aquarii che avevano il compito di ispezionare l’acquedotto. In particolare lo studioso segnalò, oltre la stazione di Cesano nei pressi dell’antica Careia, la presenza di una discenderia (galleria di accesso a un sotterraneo) laterale scavata nel tufo con un cunicolo laterale secondario di adduzione idraulica, utilizzata per accedere all’interno di quello che il Nibby stesso identifica essere l’acquedotto alsietino.

Gli speleologi del Gruppo Speleo Archeologico Vespertilio, a seguito di un’accurata indagine topografica della zona sono riusciti ad individuare la discenderia descritta dal Nibby: “Entrando nell’oliveto già de’ Valdambrini scoprii il cunicolo ricercato… è tagliato nel tufo come un piano inclinato che ha 150 piedi di lunghezza e 70 di profondità perpendicolare… è rivestito di opera signina finissima…”.



LA DISCENDERIA
Dopo aver disostruito l’ingresso da arbusti e materiali di risulta gli speleologi sono penetrati all’interno dell’ipogeo. Si tratta di una discenderia interamente rivestita di cocciopesto di servizio e di accesso ad un acquedotto sotterraneo allagato. Dopo pochi metri dall’ingresso la discenderia intercetta un cunicolo secondario di captazione idraulica del tutto scavato nel tufo (anche questo ben descritto dal Nibby).

A seguito dell’esplorazione è stata realizzata la documentazione fotografica e grafica comprensiva di piante e sezioni in dettaglio degli ipogei rinvenuti identificati dal Nibby nel 1826. Le indagini speleologiche oggetto della ricerca saranno pubblicate sul Bollettino dei Monumenti, Musei e Gallerie Pontificie 2016." 
Hanno partecipato alle ricerche Fabrizio Marincola, Leonardo Di Blasi, Cristiano Ranieri, Giorgio Pintus, Elena Besana e Giorgio Filippi.

( Cristiano Ranieri 17 novembre 2015)


BIBLIO

- R. Taylor - Torrent or trickle ? The Aqua Alsietina, the Naumachia Augusti, and the Transtiberim, American Journal of Archaeology -
- Nibby A. 1837, Analisi storico topografica antiquaria della carta dei dintorni di Roma.
- Ashby T. 1931, The aqueducts of ancient Rome.
 K. M. Coleman - Launching into history: aquatic displays in the Early Empire - Journal of Roman Studies - 1993 -




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