ORACOLO DI APOLLO - BRANCHIDAE |
Didyma è un'antichissima città della Ionia che sorgeva presso l'attuale città turca di Didim, famosa per il suo tempio oracolare di Apollo tra Didym e Miletus, città portuale greca a cui era connessa la Via Sacra e i cui sacerdoti erano detti Branchidae. La città antica nacque direttamente all'esterno del grande e maestoso santuario che ospitava l'oracolo di Apollo, il Dydymaion.
L'esistenza del santuario risale alla colonizzazione greca della Ionia, ma sembra che l'uso dei sacrifici non fosse proprio greco e anche il nome "Didyma" è di origine anatolica, d'altronde anche Apollo e Artemide erano chiamati didymoi, "i gemelli". Didyma, in greco, significa "gemello" ma sembra che i greci, in realtà, non gli dessero questa interpretazione, peraltro ad essi ignota. L'etimo esatto era di origine caria.
Probabilmente il culto apollineo si era sostituito al più antico culto di Cybele Dyndimena ed al suo tempio costruito nel VII secolo a.c.. Non a caso l'oracolo venne poi criticato, come venne criticato anche quello di Delfi, ad esempio da Luciano e da Plutarco, perchè le antiche sacerdotesse oracolavano in versi, cosa che i nuovi sacerdoti non sapevano fare.
RICOSTRUZIONE DEL TEMPIO |
Il tempio del celebre oracolo venne fondato alla fine dell'VIII secolo e un secolo e mezzo dopo era conosciuto e onorato in tutto il mondo antico. Secondo Erodoto di Alicarnasso, il faraone Neco II inviò dei regali al tempio, evidentemente per aver ottenuto buone predizioni che si erano verificate.
Sempre Erodoto racconta che Creso di Lidia (560-546 a.c.), circa mezzo secolo dopo, fece grandi donativi a questo luogo, amministrato dalla famiglia sacerdotale dei Branchidi, anche lui per la veridicità dell'oracolo.
La città di Dydyma venne distrutta da Dario I il Grande nel 494 a.c., in un'incursione persiana a seguito della quale venne trafugata e trasportata ad Ecbatana la statua bronzea di Apollo che, secondo la tradizione, era opera di Canaco di Sicione.
Dopo che i Persiani avevano sconfitto i greci ionici a Lade, per punire gli abitanti della loro ribellione, saccheggiarono Mileto e distrussero Didyma deportando a est i Branchidi, parte del bottino fu portato a Susa, dove fu scoperto dagli archeologi. Più tardi Dario I, responsabile della sua distruzione, concesse poi molti privilegi a Didyma.
Alessandro ordinò la ricostruzione del tempio, che venne però lasciato a Seleuco I Nicator, il fondatore dell'impero seleucide, per dare inizio al progetto che non può aver eseguito i lavori prima del 300, dopo la battaglia di Ipsus in cui conquistò questa parte dell'impero di Alessandro.
Seleuco I, uno dei diadochi di Alessandro Magno, riportò dunque poco dopo il 300 a.c. al tempio di Apollo di Didyma alcuni dei tesori a suo tempo saccheggiati, tra i quali figurava anche la statua del Dio.
Gli abitanti di Mileto, che amministrarono il sito, iniziarono, poi, la grande ristrutturazione dell'edificio, che comprese l'edificazione di un periptero a doppia fila di colonnati ionici, un pronao di tre file di colonne ed altre imponenti innovazioni.
In questo modo il tempio divenne il più grande del mondo greco. Fu nominato anche un profeta, la cui carica era annuale, che amministrava il tempio per conto dello stato di Mileto.
LA VIA SACRA
Dal Tempio ad Apollo a Mileto, una Strada Santa raggiungeva il gigantesco santuario dedicato al Dio del sole e situato a circa venti miglia a sud della città.
Il tratto finale della strada è visibile poco prima di raggiungere l'area archeologica. La strada fu asfaltata dall'imperatore Traiano. Il tempio era collegato al vicino porto di Panormos da una strada larga dai 5 ai 7 metri.
Alessandro Magno ne promosse la ricostruzione e il nuovo tempio fu progettato per essere uno dei più grandi del mondo greco. A causa delle sue dimensioni gli archeologi parlano di una Karnak greca con riferimento a quel gigantesco luogo di culto egiziano.
La costruzione del tempio durò secoli e in realtà la sua decorazione non fu mai del tutto completata.
Il sito si chiama Didyma, che in greco significa gemello; recenti scavi lungo l'ultimo tratto della Via Santa hanno individuato testimonianze di un tempio (più piccolo) dedicato ad Artemide, la sorella gemella di Apollo.
Il tempio era stato progettato per misurare 109 per 51 metri, ma in effetti era rimasto incompiuto. Proprio a causa delle sue grandi dimensioni, non venne dunque mai terminato. Strabone (64 a.c. - 21 d.c.) afferma che era ancora privo del tetto, quando lo vide. I suoi architetti erano Daphnis e Paionios.
Una grande sala che doveva essere il cuore del tempio (l'adyton), non aveva mai avuto un tetto, il che significa che un piccolo santuario è stato costruito all'interno della sala senza tetto. L'adyton ora è diventato una sorta di cortile aperto con muri esterni sproporzionatamente alti, che circondava un tempietto (naiskos).
L'ORACOLO
Sotto il portico i fedeli si incontravano con i sacerdoti incaricati di riferire alla Sibilla le loro domande; i sacerdoti poi scomparvero in due lunghi corridoi che portavano all'adyton, uno spazio dove il grande pubblico non poteva entrare (adyton = non entrare).
Simile a Delfi, l'adyton si trovava a un livello inferiore, ma a differenza di Delfi, a Didyma la cella contenente la statua del Dio era collocata in un ampio cortile così che una grande folla potesse ammirarlo e onorarlo.
L'acqua ebbe un ruolo importante nel santuario perchè fedeli eseguivano le abluzioni del corpo presso un pozzo ai piedi del tempio, mentre la Sibilla si serviva di un altro pozzo nell'adyton. A sud di Didyma c'era il porto di Panormus, dove sbarcavano i pellegrini.
LA RICOSTRUZIONE
Si distinguono diverse fasi di ricostruzione. Le colonne splendidamente decorate sono state rifinite nel 37 d.c. e le gorgonie sul cornicione del tempio risalgono al II secolo d.c. L'altare ha sollevato non pochi dubbi perchè la struttura circolare davanti al tempio è al posto giusto, ma sembra essere troppo piccola.
Un'alternativa plausibile è che l'altare fosse posto un po' più a nord, dove una moschea sorge su un'antica chiesa, che sembra fondata su una struttura dell'antichità. Da un'iscrizione, che può essere datata al regno di Giustiniano, possiamo dedurre che Didyma era ancora un luogo di culto nel VI secolo.
BIBLIO
- Erodoto - Le Storie -
- Tucidide - La guerra del Peloponneso -
- Joseph Eddy Fontenrose - Zeus Didymaeus - Transactions and Proceedings of the American Philological Association - 1932 -
- Joseph Eddy Fontenrose - Didyma: Apollo's Oracle Cult and Companions - 1992 -
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