FANUM VOLTUMNAE - CAMPO DELLA FIERA (Umbria)

BRONZO ETRUSCO
Secondo Tito Livio, il Fanum era il luogo delle riunioni annuali dei rappresentanti della lega delle dodici città etrusche e durante questi incontri, oltre alle cerimonie religiose, si svolgevano fiere, mercati, spettacoli teatrali e giochi solenni che era proibito interrompere. Il luogo, quindi, doveva essere vasto e provvisto di grandi spazi per accogliere i delegati e manifestazioni di tipo diverso.

- 1400 - Cercato invano fin dal Quattrocento, il Fanum, ove si venerava Il Dio Voltumna/Vertumnus, era il luogo delle riunioni annuali dei rappresentanti della lega delle dodici città etrusche. Lo storico romano Tito Livio narra delle cerimonie religiose che vi si svolgevano con fiere, mercati, spettacoli teatrali e ludi. Doveva trattarsi perciò di un’area molto vasta, capace di ospitare tutte le delegazioni e accogliere così tante manifestazioni diverse.

L'area pianeggiante posta a Ovest del pianoro tufaceo su cui sorge Orvieto deve il nome, "Campo della Fiera", al fatto di essere stata per secoli sede di fiere e mercati periodici. Già dal XIX secolo le indagini archeologiche rivelano la presenza di un santuario etrusco.

- 1876 - Nel 1876 vennero alla  luce resti di strutture murarie in tufo e si recuperarono pregevoli terrecotte architettoniche ora conservate al "Pergamon Museum" di Berlino. Ma essendo stati gli scavi ottocenteschi poco documentati, non si conosceva l'ubicazione esatta dell'area sacra, i caratteri del culto che vi si praticava e il riconoscimento delle divinità titolari.

SITO ARCHEOLOGICO
- 2000 - Nel Duemila le indagini sono riprese visto che dagli studi più recenti è risultato che il Fanum Voltumnae, il massimo santuario del popolo etrusco, si trovava proprio a Campo della Fiera.

La localizzazione a Orvieto del Fanum è supportata anche da un documento epigrafico, il "Rescritto di Spello",  con cui l'imperatore Costantino concedeva agli Umbri di poter celebrare, secondo un'antichissima consuetudine, le annuali cerimonie religiose e i giochi ad esse connessi a Spello, senza doversi più recare "presso Volsinii".

Se la Volsinii cui si fa riferimento è Bolsena, il richiamo a un'antichissima consuetudine e il termine "presso" fanno pensare alla Volsinii etrusca, cioè Orvieto.

RICOSTRUZIONE DELLE TERME (INGRANDIBILE)
Alcuni versi del poeta umbro Properzio ci informano dell'origine volsiniese di Voltumna, il Dio titolare del Fanum, e  Plinio il Vecchio ricorda che nella conquista di Velzna/Volsinii/Orvieto furono depredate ben duemila statue di bronzo, segno evidente di un importante luogo di culto.

Lo scavo nell'area è stato avviato nel 2000 e prosegue con campagne annuali che hanno restituito materiali e strutture sempre più numerose. L'area dell'antico Fanum Voltumnae viene ricoperta tra una campagna di scavo e l'altra. Ma  tra fine luglio e fine agosto lo scavo archeologico è in pieno fermento e oggetto di visite guidate. Si indaga su un'area di oltre tre ettari che rivela un'ininterrotta frequentazione per circa 1900 anni, dal VI sec. a.c. alla Peste Nera del 1348.

È stata scoperta la strada basolata etrusca che collegava Orvieto a Bolsena, larga 5 metri e segnata da profondi solchi lasciati dal passaggio di carri. Accanto alla strada si apre un vasto recinto sacro con due pozzi, un tempio che ha subito ristrutturazioni nel corso dei secoli, un monumentale donario sul quale erano infisse statuette di bronzo e un altare monolitico in tufo, coperto in gran parte da strati di inequivocabili residui sacrificali.

RICOSTRUZIONE DEL TEMPIO B
Accanto all'altare c'è un contenitore di offerte monetali che ha restituito più di duecento monete romane di bronzo e d'argento. Sono state trovate nel recinto anche depositi di materiali votivi, in particolare ceramiche greche e teste e statue etrusche in terracotta. Sono inoltre tornate in luce una meridiana e un busto marmoreo di età imperiale romana.

Il recinto era accessibile da una strada interna al santuario, la Via Sacra, con rifacimenti dal VI sec. a.c. all'età romana. Larga 7 metri e fornita di marciapiedi per una larghezza complessiva di 9,50 metri costituisce la più monumentale strada etrusca finora scoperta. Soltanto nella metà orientale sono rilevabili solchi di carri appena incavati, a dimostrazione di un transito occasionale e contenuto: si tratta infatti di un percorso processionale e "trionfale" che termina di fronte a un tempio.

Al fianco orientale della Via Sacra è stato scoperto inoltre un tempio arcaico di notevoli dimensioni, purtroppo conservato solo nel basamento, sul quale giaceva uno strato ricchissimo di ceramiche greche e una coppa in bucchero con un'iscrizione che menziona l'appellativo "madre" rivolto a una Dea.

La via si dirige a Sud verso un settore più elevato, dove sono tornate in luce le fondazioni di un altro imponente edificio templare, preceduto da un recinto che delimita una fontana monumentale circolare della quale resta anche il doccione a testa leonina.

RICOSTRUZIONE DEL TEMPIO A

LA TESTA DEL DIO VOLTUMNAE

Nell'area del Fanum Voltumnae, risalente al VI secolo a.c. è stata infine portata alla luce la testa del Dio degli Etruschi, Voltumna, il re degli Dei, insieme al tempio principale e la strada sacra.
Ma non mancano i monumenti di età romana, come il complesso termale in parte costruito sopra la Via Sacra etrusca.

TESTA DI DIVINITA'
Le terme, ormai distrutte, fra il IV e il V sec. d.c. vennero utilizzate come struttura abitativa. A iniziare dal VI sec. d.c. la zona divenne infine cimitero cristiano. Per ultimo un complesso ecclesiale del quale si era persa ogni traccia, noto nei documenti medievali con il nome di S. Pietro in vetere e che era sorto su precedenti edifici etruschi e romani.

Tra i numerosi reperti rinvenuti notevoli sono, per qualità e quantità, le terrecotte architettoniche e policrome che decoravano gli edifici sacri, con un arco cronologico che va dal VI al III sec. a.c.. oltre a magnifici frammenti di ceramiche attiche, appartenenti a vasi di grandi dimensioni e prestigiosi doni votivi al santuario.

Poi bronzi figurati e teste votive femminili tra cui emerge una raffinata testina bronzea, inoltre monete "straniere" (coni di zecca umbra, greca e siculo-punica) che indiziano la frequentazione dell'area sacra, di grande fama anche fuori d'Etruria.

Il Campo della Fiera di Orvieto è dunque la sede del Fanum Voltumnae e molti dei materiali rinvenuti sono già esposti nel Museo Archeologico Nazionale di Orvieto. Ultimamente è stata ritrovata la testa del Dio degli Etruschi, Voltumna, il capo delle divinità dell'antico popolo.

Nuovi eccezionali ritrovamenti archeologici a Orvieto nell'area del Fanum Voltumnae, il grande e mitico santuario federale degli Etruschi risalente al VI secolo a.c. Alla luce anche il tempio principale e la strada sacra.

MOSAICO DELLE TERME

- 2013 - Nella campagna di scavo 2013 sono emerse, ad una quota più alta dello scavo dove finora era affiorato il basamento dell’edificio sacro, il gocciolatoio di una fontana di metà del V sec. a.c.; a quota più ancora più alta è emersa una strada medievale che si sovrappone alle strutture etrusche ed una canaletta che adduceva l’acqua alla fontana stessa. 

All’angolo con l’attuale edificio di una villa è poi emerso un altro edificio sacro di grande interesse scientifico, ma anche una piattaforma in tufo con foro e un tappo funzionale alle libagioni e alle offerte liquide rivolte alle divinità.

E’ venuto alla luce, inoltre, il quarto tempio certo di Campo della Fiera (un quinto tempio resterà probabilmente sepolto sotto la chiesa di S. Pietro in vetere), di cui è emersa la parete frontale, ora completamente visibile nelle sue dimensioni (35 metri x 7 metri) e nei suoi mosaici.

TESTA DI DIVINITA'

Nella “zona termale” è stato liberato l’intero percorso balneare: dal frigidarium per i bagni in acqua fredda, al tepidarium lper i bagni in acqua tiepida fino allo scavo della camera di combustione con gli incassi del grande calderone di acqua che distribuiva calore ed un ulteriore gocciolatoio. Dalle terme è affiorata anche una spilla che raffigura la Lupa che allatta i gemelli.

- 2016 - Le ricerche archeologiche 2016 hanno  svelato un bel mosaico in bianco e nero raffigurante soggetti marini, tra cui una minacciosa una Scilla, armata di remo e dalle estremità terminanti in teste di cane, circondata da mostri marini che avvolgono in più spire le loro lunghe code, oltre a guizzanti delfini, e una fornace a forma rotonda dove nel III secolo a.c. si cuocevano ceramiche.

Ma adesso ha svelato un nuovo ambiente a ridosso dell’atrio della  residenza del magistrato che presiedeva le annuali riunioni presso il Fanum Voltumnae: un elegante mosaico a tessere nere e scaglie di marmi policromi provenienti da diverse cave del Mediterraneo. 


Il centro della stanza è decorato da un quadro con un fiore a quattro petali. Si tratta di un pavimento chiamato dai Romani ‘scutulatum’, molto costoso sia per l’esecuzione che per i materiali.
Il sito, che dal VI secolo a.c. fu sede del santuario federale etrusco, chiamato dagli Etruschi “Il luogo celeste” e dai Romani Fanum Voltumnae, venne ristrutturato in epoca romana perdurando per più di 2000 anni, finchè non venne cancellato dalle chiese e gli edifici sovrastanti.

Finora sono emersi due complessi termali e mosaici romani e tombe cristiane; mentre nell’area circostante il grande tempio etrusco ubicato alla quota più alta dell’area, sono emerse le strutture di un portico e di fontane. Sono stati scoperti, inoltre, resti del convento e della chiesa di San Pietro in vetere, costruiti sopra una grande e lussuosa dimora romana, sede degli incontri ufficiali che annualmente avevano luogo presso il santuario. 

ALTARE
"I vari ritrovamenti" ha spiegato l'archeologa Simonetta Stopponi, responsabile del progetto di ricerca " rivelano l'importanza del sito archeologico orvietano, frequentato ancora dai fedeli del Medioevo". Il fatto che nei secoli che seguirono la caduta dell'Impero Romano d'Occidente la religione fosse totalmente cristianizzata è una credenza ampiamente da sfatare. Le religiosità dei pagus, cioè pagane, resistettero a oltranza con le antiche divinità. 

Mentre nelle città il controllo del potere fu durissimo imponendo la conversione al cristianesimo con la pena di morte e l'alienazione dei beni alle famiglie, nelle campagne il controllo era molto difficile perchè i fedeli recitavano i loro riti nelle aperte campagne e nel folto dei boschi dove il controllo era impossibile. Il paganesimo si estirpò solo nel XVI secolo con l'avvento della Santa Inquisizione che bollò come demoniaco e stregonico qualsiasi residuo di paganesimo. Fu il clima del terrore e non la fede a dettare la conversione.

DECORAZIONE DEL TEMPIO

- LUSSEMBURGO -

Frammenti marmorei, altari, teste femminili in terracotta, monete, vasi greci, un braccio di grandi dimensioni appartenente a una statua di culto e una base lapidea di statua bronzea, rapinata dai conquistatori romani, la cui lunga incisione in lingua etrusca, databile al 510 a.c., rivela l'esistenza del santuario che gli Etruschi chiamavano "Luogo Celeste". 

Sono questi gli antichissimi gioielli rivenuti in 18 anni di scavi nell'area di Campo della Fiera di Orvieto (Tr) che saranno protagonisti della grande mostra "Il Luogo Celeste. Gli Etruschi e i loro dei. Il santuario federale di Orvieto" ospitata dal 15 marzo al 2 settembre presso il Musée National d'Histoire et d'Art di Lussemburgo.

La mostra, organizzata dall'Associazione Campo della Fiera Onlus, svela attraverso oltre 1200 reperti mai esposti gli straordinari segreti del "Fanum Voltumnae", il santuario federale della Lega Etrusca dove, come scrive Tito Livio, si riunivano i rappresentanti delle dodici maggiori città per prendere decisioni in comune. Un luogo sacro dedicato al dio etrusco Veltune di incredibile importanza storica, se si pensa che fu l'unico tra i grandi santuari etruschi che fu oggetto di un'intensa opera di ristrutturazione da parte dell'imperatore Augusto.

PAVIMENTO SCUTULATUM
Nell'esposizione, che occupa due piani del museo lussemburghese per una superficie totale di 650 mq, il pubblico seguirà un percorso cronologico volto a documentare attraverso gli oggetti esposti e con l'ausilio di testi in 4 lingue (francese, inglese, italiano e tedesco) il ruolo politico e il significato religioso del santuario nel corso dei secoli. Inoltre con un'introduzione sulla civiltà etrusca e sulla città di Orvieto verrà presentata l'intera area dello scavo, oltre 5 ettari nei quali sono emersi una grande Via Sacra (a cui è dedicata un'ampia sezione della mostra) e quattro templi. 

Le numerose basi in pietra esposte lungo il percorso testimoniano il saccheggio di oltre 2000 statue bronzee da parte dei Romani, così come viene dimostrata la continuità di culto nel santuario non solo in età romana ma anche in età cristiana, con la testimonianza anche di quella che è stata riconosciuta come la Chiesa di San Pietro in Vetere, databile tra il XII e il XIII secolo.

Dopo la prima tappa in Lussemburgo, l'idea degli organizzatori sarebbe quella di riportare la mostra "a casa", magari proprio a Orvieto. Per farlo però bisogna superare lo scoglio della mancanza di finanziamenti, il più grande problema affrontato durante i quasi vent'anni di scavi. "Il museo del Lussemburgo ha sostenuto gran parte delle spese. 

Ci piacerebbe portare questa mostra in Italia: se troviamo i finanziamenti è già tutto pronto", spiega all'Ansa la professoressa Simonetta Stopponi, che ha condotto gli scavi ed è presidente dell'Associazione Campo della Fiera Onlus, "in questi anni sono passata dalle biblioteche, dove in genere lavoro, alle sale d'attesa di ogni tipo di ente che potesse finanziare gli scavi. 

Per fortuna da tempo a sostenerci è la Cassa di Risparmio di Orvieto e speriamo che continui a farlo". "Sono stati 18 anni di scavi, di campagne annuali con ogni volta 100 studenti futuri archeologi provenienti da Italia, Europa e Stati Uniti, di soddisfazioni e delusioni, per scoprire sotto la rupe orvietana una superficie di oltre 5 ettari", prosegue, "ma lo scavo non è finito, c'è ancora tanto da scoprire".


BIBLIO

- Simonetta Stopponi - La media valle del Tevere fra Etruschi ed Umbri - in Filippo Coarelli - Helen Patterson (a cura di) - Mercator placidissimus - The Tiber valley in antiquity, New research in the upper and middle river valley - Roma - Ed. Quasar - 2009 -
- Augusto Ancillotti, Romolo Cerri - La civiltà degli Umbri - Edizioni Jama - Perugia - 1996 -
- Giovanni Colonna - I caratteri originali della civiltà Etrusca - in Mario Torelli (a cura di) - Gli Etruschi - Milano - Bompiani - 2000 -
- Roberto Bosi - Il libro degli Etruschi - Bompiani - Milano - 1983 -
- Raymond Bloch - Gli Etruschi - Garzanti - Milano - 1960 -

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