FORTUNA REDUCE (3 - 12 Ottobre)



FORTUNA REDUX II SEC
Fortuna Reduce era la Dea Fortuna che fa tornare i soldati in patria sani e salvi. Festa celebrata dal 3 al 12 Ottobre ed il 15 Dicembre in onore appunto della Fortuna Redux, la divinità che proteggeva i combattenti e li faceva tornare a casa salvi ma soprattutto vittoriosi, perchè compito di un milite romano era vincere o morire, mai farsi catturare, perchè costituiva un'onta imperdonabile.

Fortuna Redux era una delle varie forme della Dea Fortuna che proteggeva un ritorno, come ad esempio da un viaggio lungo o pericoloso, o da una lunga assenza, o da un'avventura inquietante o da una battaglia. Pertanto particolarmente cara ai militari e ai loro familiari.

I suoi attributi erano la tipica cornucopia della Fortuna e, per la sua funzione specifica, un timone o un remo di virata, talvolta in congiunzione con un globo, con allusione ai viaggi del mare, rischiosi per l'epoca.

AUGUSTO E L'ARA DELLA FORTUNA REDUX

AUGUSTO

Nel 19 a.c. Augusto aveva concluso un trattato con i Parti che gli consentì di portare i regni che si trovavano ad ovest dell’Eufrate sotto il controllo di Roma come la Giudea, oltre a rafforzare i rapporti con altri stati già clienti come la Cilicia, la Commagene, la Nabatea, l’Itturea ed Emesa.

Ora il senato amava molto Augusto che, al contrario di Cesare, che odiava cordialmente i senatori, aveva un grande rispetto per l'istituzione. Cesare, che seppur nobile odiava gli aristocratici per la loro arroganza, aveva subissato il senato di plebei fino a raggiungere il numero di ben 900 senatori. Forse Cesare si sentiva soprattutto Gaio Mario, lo zio eroe e plebeo e quindi più propenso ai populares.

Augusto invece si sentiva aristocratico, pur ammirando intensamente il suo zio adottante, cioè Cesare, ma ridusse il numero dei senatori togliendo molti plebei, il che riuscì molto gradito agli optimates.

Ma non era solo questo, Ottaviano non era un grande combattente ma era un grande diplomatico e sapeva farsi amare. Ora il trattato con i Parti era una vittoria della pax augusta, una vittoria diplomatica e politica, che aveva aumentato l'impero senza il costo di vite romane, insomma una vittoria conseguita senza spargimento di sangue e senza costi per lo stato, un vero successo.

Quando il Senato venne a sapere del trattato, decise di tributargli gli onori e fece costruire un altare fuori Porta Capena che fu denominato Ara Fortunae Reducis. Fu lo stesso Augusto ad inaugurare il 12 ottobre, quando arrivò a Roma, l’altare sacro; la dedicatio fu poi fatta il 15 dicembre e da allora il tempio è comparso in molte monete. Inoltre Il senato fece costruire nel 19 a.c. un tempio dedicato alla Fortuna Redux per commemorare il ritorno dell'imperatore Augustus dall'Oriente.

Dunque il culto della Fortuna Redux fu introdotto nel panteon romano nel 19 a.c., istituendo per esso una nuova festività (feriae) il 12 ottobre, giorno che in origine celebrava appunto il rientro di Augusto incolume dall'Asia Minore appunto nel 19 a.c.. Da allora, la Fortuna Redux ricevette sacrifici annuali da parte del collegio dei pontefici e delle Vestali su un altare dedicato a lei (come già scritto), l'Ara Fortunae Reducis.

Con la sola eccezione del tempio di Giove Ottimo Massimo, il tempio di Fortuna Redux è forse
l'edificio sacro più rappresentato nei rilievi storici di età imperiale. Insieme alla Porta Triumphalis, il tempio contribuisce a localizzare la scena di cui illustra lo sfondo: il principio della pompa trionfale o la cerimonia, che a partire dal I sec. d.c. spesso sostituisce il trionfo con l' "adventus", ovvero l'ingresso solenne del Principe in città.

Augusto era molto geloso dei trionfi dei suoi generali, sospettava che mettendosi in vista al popolo potessero essere troppo acclamati, montarsi la testa e attentare al suo trono, per cui prima dedicò ogni trionfo a se stesso col generale vittorioso in posizione subalterna, poi trasformò addirittura il trionfo in adventus.



ARA FORTUNA REDUX

Dunque slla Dea Fortuna Redux non solo fu dedicato un tempio ma anche un altare, nei pressi di Porta Capena, nella Regio I di Roma.

FORTUNA REDUX II SEC.
Ciò avvenne per volontà del Senato nel 19 a.c. in onore del ritorno di Augusto dall'oriente. Augusto entrò in città il 12 ottobre, nello stesso giorno l'altare fu inaugurato e il 15 dicembre del 19 a.c. venne dedicato e raffigurato poi su parecchie monete.

Presso questo altare pontefici e Vestali celebravano gli Augustalia. L'altare, che non è giunto fino a noi grazie alle devastazioni vandaliche prima e cristiane poi, sorgeva probabilmente a fianco del Tempio di Onore e Virtù, vicino alla Porta Capena. 

Dell’onore che il Senato gli tributò e dell’Ara racconta lo stesso Augusto nelle Res Gestae: "In onore del mio ritorno il senato consacrò l'Ara della Fortuna Reduce davanti ai templi di Onore e Virtù a Porta Capena; dispose che in essa i pontefici e le vestali ogni anno celebrassero un sacrificio nel giorno in cui ero ritornato in città dalla Siria, sotto il consolato di Quinto Lucrezio e di Marco Vinicio, e denominò Augustalia quel giorno, dal mio cognome”.

Dopo la morte di Augusto, la festività divenne nota con il nome di 'Augustalia' e fu uno sviluppo maggiore nel complesso delle prescrizioni religiose che coinvolgevano il culto imperiale.



DOMIZIANO

Un altro tempio venne consacrato dall'imperatore Domitianus nel 93 d.c. dopo la campagna contro i Germani. L'imperatore edificò un tempio alla Dea Fortuna Reduce a seguito della celebrazione di un trionfo al suo ritorno dalla Germania nel 93 d.c., probabilmente posta sulle pendici del Campidoglio, in posizione dominante sulla Porta Triumphalis, nel Foro Boario, tra i templi della Fortuna e della Mater Matuta.

Il tempio è stato identificato con quello che compare in un pannello raffigurante una cerimonia di ritorno sull'arco di Marco Aurelio, dove è raffigurato con simboli della Fortuna sul podio e una struttura tetrastila e prostila di ordine corinzio. Esso potrebbe corrispondere al tempio tetrastilo che compare su un frammento della Forma Urbis, la pianta marmorea di Roma in età severiana. Le raffigurazioni su monete indicano che la statua di culto raffigurava la Dea in piedi e reggente il timone e la cornucopia, che erano i suoi attributi usuali.

Il culto della Fortuna Redux era molto diffuso come divinità tutelare del ritorno sicuro dell'imperatore a Roma, quando egli se ne allontanava e, nel 211 d.c., una moneta raffigurante la Fortuna Redux commemorava il ritorno di Caracalla e Geta dalla Britannia, ma la Dea compare anche su monete coniate da Settimio Severo e Gallieno.

Comunque la Dea era soprattutto pregata e onorata da ogni zona dell'Impero, come indicato dalle iscrizioni per il completamento di un voto (votum), in cui si esprime la gratitudine per un ritorno sicuro. Un'iscrizione da Glanum registra di un altare votivo dedicato da un militare veterano della Legio XXI Rapax alla Fortuna Redux unitamente alle divinità celtiche.

FORTUNA REDUX

LA FESTA

Il nome Augustalia, dopo la morte di Augusto, indicò non sole le cerimonie religiose ma anche i "ludi divo Augusto et Fortunae Reducis", giochi in onore dell'imperatore divinizzato e della Dea che si svolgevano in un primo momento a partire dal 5 ottobre, quando divennero ufficiali nel 14 d.c., e, dopo la morte di Augusto, furono iscritte nei fasti e celebrate ogni anno dal 3 al 12 ottobre. Secondo qualcuno iniziarono il 2 ottobre.

La parte iniziale della festa riguardava però la celebrazione solenne di un sacrificio nel tempio di Augusto sul Palatino, operato dai pontefici insieme alle vestali, quindi in una cerimonia molto articolata e importante. (Mommsen, RGDA 46‑47; CIL I p331‑332).

Tuttavia i Ludi, per volere di Tiberio, si svolsero poi a Boville, tanto che sono conosciuti anche come Ludi di Boville, perché divennero anche celebrativi della gens Julia che era indicata come originaria appunto da Boville. La cittadina si trovava nell’ager romanus nella località conosciuta oggi come Frattocchie vicino a Marino, che già dal VI sec. a.c. era il primo centro abitato che si trovava dopo essere usciti da Roma. 

Per le celebrazioni era stato anche istituito un collegio di sodales augustales, composto di 21 membri tutti appartenenti alla classe senatoria che erano incaricati di provvedere al culto della gens Julia, offrendo sacrifici nel Tempio dedicato ad Augusto alle pendici del Palatino, mentre il popolo romano partiva la mattina presto per giungere a Bouville onde partecipare ai Ludi che gli venivano offerti gratuitamente dai cittadini più importanti dell'Urbe.

Qualcuno pensò che in effetti Tiberio volesse allontanare da sè la folla, con la speranza che i romani non avrebbero affrontato il viaggio, ma se così fosse, e non è improbabile che lo fosse, perchè il popolo non amava Tiberio e Tiberio non amava il popolo, il suo piano non riuscì, perchè mezza Roma si riversò a Bouville dove non ci circolava più.

A Boville si svolgevano le corse dei carri per le quali fu costruito un circo molto grande, ben 337,50 metri in lunghezza per una larghezza di 68,60, e conteneva fino a 10.000 spettatori. Fortunatamente lo spettacolo durava 9 giorni per cui i romani potettero alternarsi sugli spalti. Al circo era affiancato il teatro e il sacrario dedicato alla Gens Iulia.

Anche nelle provincie si celebravano gli Augustalia e ben presto partecipare agli Augustales, organizzando giochi e spettacoli per il popolo, consentiva di mettersi in vista andando a far parte di una sorta di aristocrazia delle provincie. Da lì alla carriera politica il passo era breve. In alcune città dell’Asia Minore ed a Napoli venivano celebrate secondo l’usanza greca come 'Sebastai', ovvero gare ginniche e musicali. 

A Roma invece si correva con i cavalli e con le bighe e i romani urlavano e scommettevano. Nulla di più divertente. Infatti i Ludi Augustales furono celebrati almeno durante tutta la dinastia Giulio-Claudia, poiché un'iscrizione del 53 d.c. ricorda un tale Fuscus auriga della 'factio prasina' vincitore dei giochi bovillensi. .


BIBLIO

- Opere di Claudio Claudiano - a cura di Niccola Beregani - Venezia - 1716 -
- D. Sabbatucci - La religione di Roma antica - Il Saggiatore - Milano - 1989 -
- Jorg Rupke - La religione dei Romani - Torino - Einaudi - 2004 -
- R. Del Ponte - Dei e miti italici. Archetipi e forme della sacralità romano-italica - ECIG - Genova - 1985 -
- Robert Maxwell Ogilvie - The Romans and their gods in the age of Augustus - 1970 -



1 comment:

Anonymous said...

Interessante per chiarezza e riferimenti storici.

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