IULIA VALENTIA BANASA (Marocco)


La Mauretania Tingitana (latino Tangerine Mauretania) era una provincia romana situata nel Maghreb, che si estendeva dalla penisola settentrionale di fronte a Gibilterra, a Sala Colonia (o Chellah) e Volubilis a sud, e fino a est fino al fiume Mulucha (o Malva). La sua capitale era Tingis (Tangeri). Altre grandi città della provincia erano Iulia Valentia Banasa, Septem, Rusadir, Lixus e Tamuda.

Il nome latino Valentia significa "giovane", "forte", come Valence (Francia) e Valencia (Spagna), anch'esse colonie. Augusto fondò almeno dodici colonie romane in Mauritania, nonostante fosse un regno assoggettato e non una vera provincia dell'impero. Banasa fu citata da Plinio, Tolomeo, Itinerario Antonino e Geografo di Ravenna. 

Il sito di Banasa si trova dove fu successivamente costruito il mausoleo di Sidi Ali bou Djenoun, 17 km a ovest di Mechra bel Ksiri. Il sito risalirebbe almeno al IV sec. a.c., con insediamenti autoctoni a cui si sono aggiunti insediamenti fenici, cartaginesi e poi romani, con un vasto transito commerciale. 

La città crebbe e raggiunse il suo apogeo nel III secolo, epoca in cui furono ricostruiti i principali edifici pubblici e oggi le sue rovine si trovano sulla riva sinistra del wadi Sebou, che Plinio descrisse come: "amnis Sububus praeter Banasam coloniam defluens magnificus et nauigabilis". 

33 - 25 a.c. - Iulia Valentia Banasa fu una delle tre colonie romane della Mauretania Tingitana (oggi Marocco settentrionale) fondate da Augusto durante il periodo tra la morte del re Boco e l'ascesa di Giuba II (33-25 a.c.), per accogliere i veterani della battaglia di Azio. 

La città si trovava sulla riva meridionale del fiume Sebou, sulla strada da Tingi a Sala, nei pressi della costa atlantica, sul sito oggi noto come Sidi Ali Boujenoun. Colonie contemporanee alla Iulia Valentia Banasa, furono Chella e Volubilis.

- 40 d.c. - Con l'assassinio di di Tolomeo di Mauretania, nipote di Marco Antonio, nel 40 d.c., voluto da suo cugino l'imperatore Caligola, Roma annetté completamente Banasa come provincia imperiale nonostante i forti disordini e le rivolte che si succedettero in Mauretania.

- 165 circa - All'inizio del regno di Marco Aurelio (r. 161 - 180) Banasa divenne la Colonia Aurelia. 



EDITTO DI BANASA

- 216 - E' un'epigrafe che riporta un editto dell'imperatore Caracalla datato al 216, con il quale si accorda una remissione dalle imposte arretrate, purché in futuro si pagassero le imposte in argento e in grano, uomini per l'esercito e gli animali da circo, destinati agli spettacoli degli anfiteatri. Gli animali da circo, detti "animali celesti" ("caelestia animalia"), dovevano essere soprattutto leoni ed elefanti.

La remissione delle imposte riguardava vici e provinciae, inteso in genere come province dell'impero, ma per lo storico ed epigrafico Michel Christol erano i territori che dipendevano dalle città della Mauretania Tingitana, per Jacques Gascou invece si trattava delle province della Tingitana e della Cesariense, mentre i vici erano i centri rurali.

La gratitudine degli abitanti della Tingitana per la remissione delle imposte è evidenziata nell'iscrizione dell'arco dedicato a Caracalla a Volubilis (216-217), dove si cita la indulgentia dell'imperatore.



LA FINE

285 - La provincia romana della Mauretania Tingitana si ridusse ai territori a nord di Lixus, situata poco a nord dell'attuale porto di Larache sul fiume Luccus. I territori erano per lo più collinosi contornati a nord ed est da foreste di querce. Banasa fu quindi abbandonata.

I reperti scavati a Banasa sono esposti presso il Museo archeologico di Rabat, il più importante museo del Marocco.



GLI SCAVI

Scoperta nel 1871 dall'archeologo Charles-Joseph Tissot, Banasa fu sottoposta a diverse campagne di scavi che hanno individuato tre livelli di occupazione preromana. Gli scavi archeologici hanno evidenziato che gli strati risalenti a prima della conquista romana sono rimasti sepolti sotto spessi strati di depositi alluvionali dovuti alle successive inondazioni del wadi Sebou. 

Per questo finora sono stati effettuati scavi limitati solo nel quartiere S e, a N, lungo il cardo principale tra il foro e il marabout di Sidi Ahmed el Garge. 

- I primi frammenti di vaso riscontrati negli scavi, a 10,25 m dalla superficie, non sono databili e non si capisce a quale edificio appartengano. 

- Le prime strutture, naturalmente preromane, sono 4,5 m più in basso, al di sotto della falda romana e vi predomina un gran numero di fornaci da vasaio e resti di abitazioni di fango e mattoni crudi del III - II d c.. Da questo momento in poi, anche fino al I sec. d.c., i vasai Banasa producevano oggetti dipinti caratteristici, ispirati ai modelli punici e iberici che venivano esportati piuttosto ampiamente nella regione. 

A questi primi strati corrisponde anche un certo numero di tombe rinvenute a SE del foro che contenevano gioielli punici piuttosto belli, si presume del VI-V sec. a.c., ma i doni immessi nella tomba sono probabilmente successivi.



L'URBANISTICA

La città romana era costruita su una pianta a griglia complessiva NE-SO formando insulae regolari anche se disuguali. Ma vi si scorge un altro orientamento, che riflette la pianta della colonia augustea, nel qual caso il bastione, di solito datato al tardo impero, sarebbe quello della colonia

Gli edifici che sono stati rinvenuti sono per lo più posteriori alla fine del I sec. d.c., che è il periodo dell'ultima edizione del Foro, ricostruito su precedenti resti. Probabilmente anche prima che Diocleziano avesse evacuato la Tingitania.



IL FORO

Il foro si trova al centro dell'insediamento, costituito da una piazza trapezoidale lastricata delle dimensioni di m 37 x 34, fiancheggiata a O ed E da portici, mentre a N termina con una basilica rettangolare, a E presenta un piccolo atrio absidale, e a S cinque celle frontali a un comune portico.

Queste celle si trovano su un podio davanti al quale si trova una fila di piedistalli in pietra e basi di statue. Secondo alcuni studiosi si tratterebbe di un Capitolium, ma in realtà è un tempio, costruito su un piano, che, insieme al vicino foro, sembra un principia di accampamento militare. 

Alcune epigrafi attestano la presenza di una flaminica e di seuiri augustales che testimoniano il culto dell'imperatore; altre iscrizioni e pure rappresentazioni di figure attestano la presenza delle divinità predominanti del pantheon greco-romano, Giove, Giunone, Minerva, Venere, Marte e Mercurio con in più Iside e il tempio della Mater deum.
 
Il foro conserva la pavimentazione a grandi lastre calcaree, sotto le quali sono state trovate le vestigia di costruzioni di epoca anteriore, distrutte agli inizi del III secolo; sul lato est sono i resti di una piccola curia absidata.



IL CAMPIDOGLIO

Il Campidoglio, situato sul lato sud del foro, è provvisto di tre logge che alloggiavano le statue della triade capitolina (Giove, Giunone, Minerva). Esso venne ampliato e abbellito nel II secolo. Sul lato opposto sorge un arco a tutto sesto appartenente alla basilica, dove si amministrava la giustizia.



IL MACELLUM 

È presente anche un macellum (mercato), che dovrebbe essere posto ad O del foro, dove occupa un'intera insula, e non nel quartiere NO dove il nome è stato erroneamente dato ad una grande domus. Il macellum dispone di un cortile centrale circondato da gallerie.

TERME DI BANASA

LE TERME

Dal Campidoglio, attraversando l'asse stradale principale, si raggiungono le Grandi Terme dell'Ovest.Una scalinata e un vestibolo immettevano in un grande ambiente, il tepidarium, in origine pavimentato in marmo bianco, sul quale affacciavano i locali riscaldati dall'ipocausto e la piscina.

Subito a ovest, a un livello inferiore, si trovano le cosiddette terme degli Affreschi, o Piccole Terme, con un vestibolo mosaicato dal quale si accedeva a un ambiente pavimentato in mattoni disposti a lisca di pesce e con muri affrescati. Notevoli i mosaici che illustrano il mito di Amore e Psiche corredato da Ninfe e Baccanti.

Un mosaico raffigurante teste di amorini e tracce di quello che potrebbe rappresentare il dio Bacco ornava il pavimento del vestibolo, il che, insieme ad alcune epigrafi, ha fatto supporre che le terme fossero destinate agli iscritti di una setta dionisiaca, ma è tutto da dimostrare.
 


I QUARTIERI

A sud delle terme gli scavi hanno portato alla luce le rovine di un quartiere di abitazioni, botteghe e laboratori con un piccolo tempio.

Lungo la via principale si aprivano molte botteghe, a ovest delle quali sorgeva il quartiere sviluppatosi attorno al macellum, Al centro del portico sud si è trovato un pannello raffigurante due personaggi non identificati e un albero stilizzato.
Le case più ricche di Banasa richiamano molto quelle rinvenute a Volubilis, anche se meno ricche, tutte disposte attorno a un peristilio centrale secondo la tradizione romana. Le case più semplici sono invece disposte secondo una pianta meno regolare; ricordano le case della Mauritania trovate, ad esempio, a Tamuda ea Lixus.
 
Questi edifici non hanno potuto usufruire della pietra perchè le cave sono abbastanza lontane, per cui nella maggior parte dei casi i muri erano costruiti di fango o mattoni crudi (cioè cotti al sole) su una base di pietre di forma irregolare.
Il bugnato era riservato agli edifici pubblici o alla decorazione dei migliori edifici privati. La loro decorazione fece un salto di qualità modificata, nel II - III secolo, in cui si eseguirono i pavimenti a mosaico, i rivestimenti delle pareti marmo importato o affreschi dipinti, alcuni dei quali mostrano tracce di figure umane e di animali.
 
Negli scavi operati fino ad oggi sono state scoperte molte botteghe, indici di benessere, e sono stati scoperti diversi panifici, riconoscibili dalle loro attrezzature, che testimoniano la tradizionale e vasta produzione di cereali nella zona, mentre vi è solo un numero molto ridotto di impianti per la produzione di olio.


Nella zona la statuaria di pietra è rara e solitamente grezza; di quella in bronzo sono rimasti solo minuti frammenti di grandi statue e poche statuette. Sicuramente con l'avvento del cristianesimo, qui come altrove, le statue di bronzo vennero fuse, un po' per fabbricare le nuove immagini sacre e non e un po' per cancellare i vecchi Dei.

Il materiale epigrafico invece è ricchissimo, comprese le iscrizioni in bronzo: tra queste una dozzina di diplomi militari, quattro decreti di patronato e due importanti testi giuridici:
- un editto di Caracalla che esenta gli abitanti di Banasa dalle tasse nel 216
- la Tabula banasitana del periodo di Marco Aurelio e Commodo, che stabiliva le condizioni alle quali agli stranieri poteva essere concesso il diritto della città e il modo in cui erano organizzati il consilium principis e la cancelleria imperiale.



TABULA BANASITANA

La tavola riporta fedelmente, i documenti del 177 riguardanti la concessione della cittadinanza romana da parte dell'imperatore Marco Aurelio (121-180) a una famiglia di notabili della tribù dei Zegrenses, popolazione indigena della provincia della Mauretania Tingitana.
L'epigrafe illustra la procedura amministrativa della concessione della cittadinanza viritim (cioè concessa a titolo personale) e le conseguenze della concessione: la cittadinanza è concessa salvo iure gentis, ovvero preservando il diritto locale, e il nuovo cittadino può proseguire a condurre la propria vita come in precedenza.

La concessione della cittadinanza non intacca dunque l'equilibrio delle comunità locali dato poi che i beneficiari nominati nell'iscrizione mantengono tutti i loro doveri nei confronti del fisco. Questi dati sulla cittadinanza romana nel II secolo contribuiscono a chiarire anche l'editto di Caracalla.

L'iscrizione fornisce inoltre molte informazioni prosopografiche (a posizione sociale, famliare e gentilizia) sui nomi dei governatori della Mauretania Tingitana e sulla composizione del consiglio imperiale nella seduta del luglio 177.

La tabula riporta il testo di tre lettere, le prime due degli imperatori Marco Aurelio e Lucio Vero e la terza riporta un estratto del registro imperiale dei nuovi cittadini seguiti dalle dodici firme del consilium principis. La richiesta era accompagnata dalla raccomandazione di Vallio Massimiano (procurator Augustorum pro legato).

L prima lettera: "Noi abbiamo preso conoscenza della richiesta dello Zegrense Giuliano, che era unita alla tua lettera, e sebbene non sia abitudine concedere la cittadinanza romana a dei membri di queste tribù, se non quando il merito dei servizi resi attiri il favore imperiale... noi non esitiamo a concedere la cittadinanza romana, senza che essi debbano lasciare il diritto locale.."
La cittadinanza viene concessa fatto salvo lo ius gentis, anche se divenuti cittadini romani, Giuliano e i suoi familiari, possono continuare a vivere secondo il diritto berbero, non v'è nessuna modifica anche in campo tributario tranne nel fatto che Giuliano deve pagare le tasse locali ed in più quelle dovute a Roma.


GLI SCAVI FUTURI

A SO dell'insediamento, la fotografia aerea ha rivelato quelle che probabilmente sono tracce di un accampamento militare e di un piccolo forte di minore importanza; tuttavia, non è possibile tramite questo tipo di fotografia rilevare dei resti del sito sul terreno stesso.
Saranno i prossimi scavi, che ci auguriamo non avvengano a lungo termine, a chiarire il sito e a far riemergere questa importante parte dei dati di Iulia Valentia Banasa.


BIBLIO

- R. Thouvenot - Une colonie romaine de Maurétanie tingitane: Valentia Banasa - Publications du Service des Antiquités du Maroc - 1941 -
- R. Thouvenot - Une remise d'impôt sous l'empereur Caracalla - CRAI - Publications du Service des Antiquités du Maroc - 1954 -
- M. Euzennat - Chroniques - Bulletin d'Archéologie Marocaine 2 - 1957 - 
- M. Euzennat & W. Seston - Un dossier de la chancellerie romaine: la Tabula Banasitana - CRAI - 1971 -
- William Seston, Maurice Euzennat - Un dossier de la chancellerie romaine : La Tabula Banasitana. Etude de diplomatique - Comptes rendus de l'Académie des inscriptions et belles-lettres - 1971 -

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