Ponte Mallio è il nome di un ponte romano, situato sull'asse viario della consolare Flaminia, nei pressi dell'antica Cale, attuale Cagli, diviso in due arcate localizzato nel centro romano di Cagli, locato nella provincia di Pesaro-Urbino, nella regione delle Marche. La Flaminia attraversa il torrente Bosso alla confluenza nel fiume Candigliano con il Ponte Mallio, probabilmente di età tardo-repubblicana, ben conservato e visibile subito prima del centro storico, accanto al nuovo ponte costruito nel 1948.
che traversava il torrente Bosso, prima della sua confluenza nel Burano. Edificato verso la fine dell'età repubblicana, è costituito da grossi blocchi in pietra grigia e in pietra corniola, montati a secco secondo l'antica tecnica romana per evitare che il cemento gonfiandosi con le piene staccasse le pietre.
La dizione “Mallio” si pensa derivi dalla errata lettura di una iscrizione posta da M(arcus) Allius, che in epoca augustea ne curò il restauro. Il manufatto, costruito originariamente in epoca repubblicana, si presenta come una delle opere romane più imponenti di quelle esistenti lungo il tracciato della consolare Flaminia. Il grande fornice centrale (11,66 m) è composto da 21 cunei e sormontato da un cordolo aggettante.
Risulta in parte ancora interrato come l'altro più piccolo posto dopo la serie dei possenti contrafforti. Tecnicamente il ponte è stato costruito mediante la sovrapposizione a secco di grandi blocchi (superiori anche al mc) in “breccione”, localmente noto come pietra “grigna”, di cui un'antica cava si trova lungo la Flaminia, poco dopo la località Foci.
La parte in conci di pietra corniola, disposti a filari regolari, risale ad un successivo intervento di restauro che si ipotizza sia avvenuto all'inizio dell'epoca imperiale. Il ponte, uno dei più importanti di quelli che si trovano sulla via consolare Flaminia, fu costruito vicino Cagli e, sebbene in parte interrato, è quasi completamente intatto, nonostante i secoli e il terremoto del 3 giugno del 1781 che distrusse gran parte della città di Cagli. I romani, si sa, costruivano per l'eternità.
“Come anche si rileva dalla forma del ponte e dalle sue ali all’entrar d’acqua, il corso antico del Bosso, poco superiormente al ponte stesso, era diverso dall’attuale: ed io penso che sia si alterato in seguito alla costruzione avvenuta già da molti anni del mulino detto della Smirra sul Burano, per cui l’alveo di questo essendosi alquanto rialzato diminuì la pendenza e la chiamata del Bosso; il quale non potendo più smaltire prontamente le impetuose piene, si diede a vagare nella stretta valle superiore al ponte, con pregiudizio anche della strada Flaminia della quale, or son due anni, rovesciò un alto muro di sostegno che a grande stento venne testè ricostruito.
Il ponte Manlio, per la smisurata dimensione dei massi di cui è nella maggior parte composto, per la sua perfetta conservazione, per le sue ali e muri andatori che l’accompagnano, è uno de’ più meravigliosi; e Palladio ne fa menzione con queste parole:
Il nome Mallio con cui viene storicamente indicato risale all’erronea interpretazione di un’epigrafe posta a memoria di Marcus Allius che in epoca augustea ne promosse semplicemente il restauro.
La dizione “Mallio” si pensa derivi dalla errata lettura di una iscrizione posta da M(arcus) Allius, che in epoca augustea ne curò il restauro. Il manufatto, costruito originariamente in epoca repubblicana, si presenta come una delle opere romane più imponenti di quelle esistenti lungo il tracciato della consolare Flaminia. Il grande fornice centrale (11,66 m) è composto da 21 cunei e sormontato da un cordolo aggettante.
Risulta in parte ancora interrato come l'altro più piccolo posto dopo la serie dei possenti contrafforti. Tecnicamente il ponte è stato costruito mediante la sovrapposizione a secco di grandi blocchi (superiori anche al mc) in “breccione”, localmente noto come pietra “grigna”, di cui un'antica cava si trova lungo la Flaminia, poco dopo la località Foci.
La parte in conci di pietra corniola, disposti a filari regolari, risale ad un successivo intervento di restauro che si ipotizza sia avvenuto all'inizio dell'epoca imperiale. Il ponte, uno dei più importanti di quelli che si trovano sulla via consolare Flaminia, fu costruito vicino Cagli e, sebbene in parte interrato, è quasi completamente intatto, nonostante i secoli e il terremoto del 3 giugno del 1781 che distrusse gran parte della città di Cagli. I romani, si sa, costruivano per l'eternità.
MONTECCHINI
Il ponte Manlio, per la smisurata dimensione dei massi di cui è nella maggior parte composto, per la sua perfetta conservazione, per le sue ali e muri andatori che l’accompagnano, è uno de’ più meravigliosi; e Palladio ne fa menzione con queste parole:
'e sopra il Metauro (è sbagliato il nome del fiume, ma ciò non conta) nell’Umbria (è sbagliata pure la regione) a Cagli se ne vede un altro (ponte) di opera rustica similmente con alcuni contrafforti nelle ripe che sostengono la strada e lo fanno fortissimo.'
Esso è ad un solo arco semicircolare del diametro di m. 11,66 i cui cunei in numero di ventuno perfettamente tagliati e posti a secco, hanno l’altezza di m. 1,30 coll’estradosso concentrico all’intradosso, fuori che due cunei laterali alla chiave, i quali sono più alti degli altri.
Le pietre di questo colossale manufatto, sono del solito breccione delle Foci, ossia pietra grigna, ciascuna di volume non minore di un metro cubo, e combaciantisi con tanta esattezza tra loro, da non poter essere superata.
Al disopra dell’arco ricorre un’alta fascia sporgente dalla fronte del ponte metri 0,25 sulla quale riposa il parapetto che ha la grossezza di metri 1,50 e l’altezza di metri 1,70: però è da notare che la strada ora scorre direttamente sull’estradosso dell’arco; mentre in antico su di questo, doveva esservi il selciato non meno alto di centimetri quaranta.
Porto opinione che questo ponte appartenga al primo secolo di Cristo, perché il genere di quella costruzione è proprio dell’epoca romana; e penso ancora che esso tenga luogo d’un altro ponte a due luci, simile a quello attraverso il fosso della Scheggia costrutto di grossi lastroni: rovinato poi il primo ponte dalla furia del torrente, sia stato ricostruito nella forma attuale conservando del precedente la parte rimasta illesa, come tuttora si vede nelle fiancate a valle.
E’ voce generale che il detto ponte, formi un circolo perfetto ossia un anello, di modo che sotto l’alveo esista un arco rovescio, come vi è un arco retto al disopra. Il lodato Cav. Mochi, nella sua storia di Cagli, assicura d’aver fatto esaminare il ponte da gente esperta, operando uno scavo nell’alveo; e dice d’aver avuta l’assicurazione che sta realmente in fatto quello che la pubblica voce afferma.
Né di ciò è a meravigliare, sapendosi che talora i romani, costruirono altri ponti in siffatta guisa per renderli eterni: e invero dopo tanti secoli e tante vicende di guerre e di terremoti, uno de’ quali nel 3 Giugno 1781 rovinò gran parte della Città di Cagli, quel manufatto dura pressoché inalterato; e se mostra qualche lesione, è più presto opera degli uomini che del tempo, al quale potrà resistere incolume altri duemila anni; cosa che certo non può presumersi delle opere nostre fatte pur con tanta superbia di sapienza, di molte delle quali, i posteri non lontani, troveranno appena la traccia.
PRIMO ARCO DEL PONTE MALLIO |
Le pietre di questo colossale manufatto, sono del solito breccione delle Foci, ossia pietra grigna, ciascuna di volume non minore di un metro cubo, e combaciantisi con tanta esattezza tra loro, da non poter essere superata.
Al disopra dell’arco ricorre un’alta fascia sporgente dalla fronte del ponte metri 0,25 sulla quale riposa il parapetto che ha la grossezza di metri 1,50 e l’altezza di metri 1,70: però è da notare che la strada ora scorre direttamente sull’estradosso dell’arco; mentre in antico su di questo, doveva esservi il selciato non meno alto di centimetri quaranta.
Porto opinione che questo ponte appartenga al primo secolo di Cristo, perché il genere di quella costruzione è proprio dell’epoca romana; e penso ancora che esso tenga luogo d’un altro ponte a due luci, simile a quello attraverso il fosso della Scheggia costrutto di grossi lastroni: rovinato poi il primo ponte dalla furia del torrente, sia stato ricostruito nella forma attuale conservando del precedente la parte rimasta illesa, come tuttora si vede nelle fiancate a valle.
SECONDO ARCO DEL PONTE MALLIO |
Né di ciò è a meravigliare, sapendosi che talora i romani, costruirono altri ponti in siffatta guisa per renderli eterni: e invero dopo tanti secoli e tante vicende di guerre e di terremoti, uno de’ quali nel 3 Giugno 1781 rovinò gran parte della Città di Cagli, quel manufatto dura pressoché inalterato; e se mostra qualche lesione, è più presto opera degli uomini che del tempo, al quale potrà resistere incolume altri duemila anni; cosa che certo non può presumersi delle opere nostre fatte pur con tanta superbia di sapienza, di molte delle quali, i posteri non lontani, troveranno appena la traccia.
Questo ponte è denominato Manlio per la mala lettura d’un iscrizione che stava sul parapetto a destra, della quale più non rimane vestigio, e che al dire del Bricchi, dava notizia avere M. Allio Tiranno Prefetto delle strade, restaurata quell’opera.
In che consistesse quel restauro, non saprei dire; certo è come già si accennò, che in quel manufatto sono due diverse maniere di costruzione; e se una di queste due rappresenta il restauro di Allio, non può essere che quella formata di massi smisurati.
V’è chi dubita della autenticità di quella iscrizione: però non può negarsi che la famiglia Tiranni non fosse antichissima in Cagli, ed anzi l’ultimo rampollo cessò di vivere soltanto sul declinare dello scorso secolo: sicché non è improbabile che qualcuno della stessa famiglia, fosse investito dell’ufficio suaccennato.
In che consistesse quel restauro, non saprei dire; certo è come già si accennò, che in quel manufatto sono due diverse maniere di costruzione; e se una di queste due rappresenta il restauro di Allio, non può essere che quella formata di massi smisurati.
V’è chi dubita della autenticità di quella iscrizione: però non può negarsi che la famiglia Tiranni non fosse antichissima in Cagli, ed anzi l’ultimo rampollo cessò di vivere soltanto sul declinare dello scorso secolo: sicché non è improbabile che qualcuno della stessa famiglia, fosse investito dell’ufficio suaccennato.
Poco inferiormente al ponte Manlio, ve n’è un altro minore costrutto collo stesso sistema di pietre colossali, fatto pure a semicircolo col diametro di m.13,40: l’arco è formato da nove cunei alti metri 0,90 coll’estradosso concentrico all’introdosso.
Tra i due ponti, esiste un muro di sostegno della strada formato coi soliti massi squadrati di breccia, e munito di quei robusti contrafforti accennati da Palladio. Questo ponte da secoli non riceve più nessun’acqua, essendosi forse ad arte, alterato il corso del fosso pel quale esso era stato costruito.”
Tra i due ponti, esiste un muro di sostegno della strada formato coi soliti massi squadrati di breccia, e munito di quei robusti contrafforti accennati da Palladio. Questo ponte da secoli non riceve più nessun’acqua, essendosi forse ad arte, alterato il corso del fosso pel quale esso era stato costruito.”
(Montecchini - 1879)
UNA CHIESA SOPRA UN PONTE
Zona di passaggio per molti pellegrini e romei che transitavano già in epoca medievale sulla via Flaminia, sin dal 1478 il ponte ospitava la piccola chiesa di Santa Maria Santissima Annunziata visitata da molti fedeli in ossequio alla miracolosa immagine della Madonna del Ponte ora conservata presso la Chiesa di Santa Chiara.
L’edificio sacro, cui si affiancava una porta, costituiva il punto di ingresso al borgo, immettendo al centro cittadino. Venne demolito nel 1898 perchè riduceva il passaggio sul ponte e lo sovraccaricava pericolosamente di peso.
BIBLIO
- Vittorio Galliazzo - I ponti romani, Catalogo generale - Treviso - Edizioni Canova - 1994 -
- Pierluigi Montecchini - La strada Flaminia - stab. tipo-litografico G. Federici - Pesaro -1879 -
- Colin O'Connor - Roman Bridges - Cambridge University Press - 1993 -
- Vittorio Galliazzo - I ponti romani - Catalogo generale - Vol. 2 - Treviso - Edizioni Canova - 1994 -
Zona di passaggio per molti pellegrini e romei che transitavano già in epoca medievale sulla via Flaminia, sin dal 1478 il ponte ospitava la piccola chiesa di Santa Maria Santissima Annunziata visitata da molti fedeli in ossequio alla miracolosa immagine della Madonna del Ponte ora conservata presso la Chiesa di Santa Chiara.
L’edificio sacro, cui si affiancava una porta, costituiva il punto di ingresso al borgo, immettendo al centro cittadino. Venne demolito nel 1898 perchè riduceva il passaggio sul ponte e lo sovraccaricava pericolosamente di peso.
BIBLIO
- Vittorio Galliazzo - I ponti romani, Catalogo generale - Treviso - Edizioni Canova - 1994 -
- Pierluigi Montecchini - La strada Flaminia - stab. tipo-litografico G. Federici - Pesaro -1879 -
- Colin O'Connor - Roman Bridges - Cambridge University Press - 1993 -
- Vittorio Galliazzo - I ponti romani - Catalogo generale - Vol. 2 - Treviso - Edizioni Canova - 1994 -
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