VILLA ROMANA DI FISHBOURNE

PLASTICO DELLA VILLA

Il grande palazzo romano di Fishbourne sorge nel villaggio di Fishbourne, presso Chichester nel West Sussex, Inghilterra e venne edificato nel I secolo d.c., circa trenta anni dopo la conquista romana della Britannia, sul sito di un accampamento usato dai romani per i rifornimenti durante l'invasione iniziata nel 43 dall'imperatore Claudio.

Il palazzo era rettangolare ed era circondato, come era nell'uso romano, da giardini dal disegno simmetrico, la parte nord dei quali è stata ricostruita. Nel II e III secolo ci furono estese modifiche, con molti dei mosaici originali in bianco e nero ricoperti da più sofisticati mosaici colorati, incluso quello perfettamente conservato del delfino nell'ala nord. 

Altre modifiche erano in corso quando il palazzo subì un grave incendio attorno all'anno 280 d.c., a seguito del quale venne abbandonato.


Anche se gli abitanti del posto conoscevano già l'esistenza di resti romani nella zona, fu solo nel 1960 che l'archeologo Barry Cunliffe, oggi a capo del Museo di Londra, ed Emeritus Professore all'Università di Oxford, iniziò uno scavo sistematico nel sito, scoperto per caso da Aubrey Barrett, un ingegnere impegnato nella posa di un acquedotto. 

La villa romana che la squadra di Cunliffe stava portando alla luce era talmente grande che si iniziò a chiamarla Palazzo romano di Fishbourne; un museo venne poi costruito per preservare i resti archeologici in sito. L'amministrazione del museo è affidata alla Sussex Archaeological Society.

Per comprenderne le dimensioni, viene paragonato alla Domus Aurea di Nerone a Roma (che occupava 2,5 kmq, 80 ettari con i giardini) o la villa di Piazza Armerina in Sicilia (occupava 3,5 Kmq senza i giardini), per cui il conto non è facile. 

RICOSTRUZIONE DELLA FACCIATA PRINCIPALE

La pianta invece somiglierebbe nell'organizzazione a quella della Domus Flavia nel Palazzo di Domiziano sul Palatino a Roma. Fishbourne è di gran lunga la più grande residenza romana a nord delle Alpi, superando, con i suoi 150 metri di lato, anche Buckingham Palace.

L'attuale museo incorpora gran parte dei resti visibili, inclusa un'intera ala del palazzo. I giardini sono stati ripiantumati utilizzando piante del periodo romano. Una squadra di volontari e archeologi professionisti è ancora impegnata in ricerche e scavi nei dintorni, sul sito di quelli che sembrano essere edifici militari. 

L'ultimo scavo è del 2002. Fra i resti anche un caldarium, un tepidarium, un frigidarium ed un ipocausto, il quale non fu completato a seguito dell'incendio del 280 d.c..

RICOSTRUZIONE DEGLI AMBIENTI


IL PROPRIETARIO DELLA VILLA

Sul proprietario del palazzo-villa si sono ipotizzate varie teorie. La prima e più accreditata è quella dell'archeologo britannico Barry Cunliffe, secondo il quale nella sua prima fase costruttiva il palazzo era la residenza del principe Cogidubno, citato nell'Agricola di Tacito (De vita et moribus Iulii Agricolae) e in una iscrizione commemorativa del tempio di Nettuno e Minerva trovata nella vicina Chichester. 

Altre teorie fanno riferimento a Sallustio Lucullo, Verica (un re cliente già da prima dell'invasione del 43), ed infine un certo Tiberius Claudius Catuarus, il cui sigillo a forma di anello d'oro fu trovato nel 1995 nelle vicinanze.

Sallustio Lucullo fu un generale romano, governatore della Britannia nel tardo I secolo, dopo Gneo Giulio Agricola, anche se non si sa se gli succedette direttamente, oppure se tra loro due ce ne sia stato un altro a noi sconosciuto. 

Da evidenze epigrafiche sembra che discendesse da un britanno.

Secondo Svetonio fu condannato a morte dall'imperatore Domiziano (51 - 96) perché aveva dato il suo nome e non quello dell'imperatore Domiziano a una nuova lancia di sua invenzione.

Ora sappiamo che Chichester e la vicina villa romana a Fishbourne, che per alcuni era il palazzo di Cogidubno, erano parte del territorio degli Atrebati, una tribù belgica della Gallia e della Britannia prima della conquista romana della Britannia. 


Cogidubno potrebbe essere stato erede di Verica, il re atrebate detronizzato nella prima metà del I secolo.  Dione Cassio (155 - 235) narra che "Berico" (Verica) fu espulso dalla Britannia durante una rivolta scoppiata nel I secolo d.c. Verica allora chiese aiuto all'imperatore romano Claudio, che approfittò di ciò per invadere l'isola col suo esercito. 

Dopo l'invasione, Verica potrebbe essere stato rimesso sul trono, anche se non ne abbiamo le prove. Comunque sia, come re della regione molto presto comparve Cogidubno, un principe britanno, sovrano della tribù celtica dei Regnensi della Britannia del I secolo d.c., che potrebbe essere stato erede di Verica, che a quel tempo era di certo molto vecchio.

Il sovrano dei regnensi era Tiberio Claudio Cogidubno,  un nativo a cui era stata data la cittadinanza romana da Claudio Nerone, come si attesta in un'iscrizione del I secolo trovata a Chichester. In molti manoscritti dell'Agricola di Tacito (opera della fine del I secolo) il suo nome appare come Cogidumno, come Togidumno solo in uno.


Tacito dice che aveva governato su molte civitates come fedele re cliente di Roma almeno fino agli anni settanta del I secolo. Cogidubno era forse un parente di Verica, il re atrebate che era stato spodestato con una scusa dopo la conquista. 

Dopo la morte di Cogidubno, il regno sarebbe stato incorporato direttamente nel territorio della provincia e diviso in diverse civitates, tra cui Atrebati, Belgi e Regnensi.

La teoria secondo cui Cogidubno divenne un legato, rango che veniva dato solo ai senatori, si basa su un'iscrizione danneggiata proveniente da Chichester in cui si legge:
Cogidubni regis legati Augusti in Britannia ("re e legato imperiale in Britannia").
Molto più probabilmente l'iscrizione va letta così:
Cogidubni regis magni Britanniae, cioè "grande re della Britannia"


Dopo la conquista romana, gli Atrebati entrarono a far parte della civitas dei Regnensi, che faceva probabilmente parte del regno di Cogidubno prima di essere inglobato nella provincia romana. 

Le vestigia romane di Silchester, un villaggio noto per i resti archeologici del vicino insediamento romano di Calleva Atrebatum, occupata dai Romani nel 45, furono probabilmente costruiti al tempo di Cogidubno.

Gli scavi degli anni Settanta del XX secolo nel Calleva Atrebatum, che furono eseguiti dall'Università di Reading, riportarono alla luce l'anfiteatro, il foro, le terme, la basilica, un'insula e numerosi reperti dell'epoca pre-romana e romana.



L'ISCRIZIONE DI CHICHESTER

Di Cogidubno parla l'iscrizione danneggiata trovata a Chichester nel 1723 e databile alla fine del I secolo. Secondo la ricostruzione di J.E. Bogaers l'epigrafe sarebbe questa:


[N]EPTVNO·ET·MINERVAE
TEMPLVM
[PR]O·SALVTE·DO[MVS]·DIVINA[E]
[EX]·AVCTORITAT[E·TI]·CLAVD·
[CO]GIDVBNI·R[EG·MA]GNI·BRIT·
[COLE]GIVM·FABROR·ET[·Q]VI·IN·E[O]
[SVNT]·D·S·D·DONANTE·APEAM[...]ENTE PVDENTINI·FIL

"La corporazione degli artigiani e i suoi membri provvidero (questo) tempio di Nettuno e Minerva a loro spese per proteggere la casa divina durante il dominio di Tiberio Claudio Cogidubno, grande re dei Britanni. [...]dens, figlio di Pudentino, donò il terreno"

Nell'iscrizione di Chichester, le prime due lettere del nome nativo del re, in genitivo, sono andate perdute. Di solito lo si ricostruisce come Cogidubno, seguendo la maggior parte dei manoscritti di Tacito. 


Tuttavia, alcuni studiosi, tra cui Charles E. Murgia pensano che sarebbe più corretta linguisticamente la forma Togidubno. I nomi romani Tiberio Claudio indicano che aveva ricevuto la cittadinanza romana dall'imperatore Claudio, o forse da Nerone, mentre è poco probabile l'ipotesi suggerita da alcuni secondo cui ci sarebbe una relazione con Claudia Rufina, una donna britannica del cui matrimonio con Auluo Pudente a Roma negli anni novanta del I secolo parla il poeta Marziale.

Questo personaggio fu più o meno contemporaneo al re dei Catuvellauni (tribù celto-belgica) Togodumno, di cui parla Dione Cassio (155 - 235), che però morì all'inizio dell'invasione romana della Britannia.

Le somiglianze dei loro nomi hanno indotto alcuni studiosi, tra cui l'illustre archaeologo Barry Cunliffe, a ipotizzare che si tratterebbe della stessa persona e che quindi il re di Fishbourne era un figlio di Cunobelino e fratello di Carataco. 

Le fonti non supportano però quest'ipotesi: secondo Dione, Togodumno fu ucciso nel 43, quindi all'inizio della conquista romana, mentre Tacito afferma che Cogidubno rimase fedele re cliente di Roma fino alla seconda metà del I secolo. Ciò implicherebbe un errore nella trasmissione del testo.

LA DECORAZIONE
Secondo Barry Cunliffe, il palazzo romano a Fishbourne sarebbe stato la sede di Cogidubno. Il dottor Miles Russell ha invece suggerito che sarebbe stato costruito per Sallustio Lucullo, proconsole romano della Britannia nel tardo I secolo, forse figlio del principe britannico Adminio, legato di Domiziano che lo fece poi mettere a morte.
Claudio, primo imperatore non italico e primo ad essere scelto dalle guardie pretoriane, nato in terra gallica nella antica Lugdunum (moderna Lione), rispondendo alla richiesta dell’alleato re Atrebate Verica, decise di intervenire in Britannia. 

Egli era al comando di quarantamila soldati, legionari e ausiliari e portava con sé perfino sedici elefanti. I Romani avevano imparato ad addomesticare la forza di quei possenti animali, da secoli, dopo le sconfitte patite da parte di Pirro e del punico Annibale, 

Le numerose sollecitazioni che arrivavano nell’Urbe aeterna con una certa regolarità dalla lontana isola britannica, erano rimaste per circa mezzo secolo inascoltate. il susseguirsi di questi accadimenti dimostra già senza dubbio un legame intenso e antecedente allo sbarco del 43 AD tra le tribù della Britannia e i Romani.

Per quanto riguarda la conquista vera e propria, anche ciò che viene tramandato a proposito degli Archi di trionfo può aiutarci, e a proposito degli Archi eretti dall’imperatore Claudio abbiamo varie notizie e reperti, soprattutto nel Museo del Louvre e nel Museo Capitolino. 

Svetonio parla di un Arco eretto per celebrare la romanizzazione “di quei popoli al di là di Oceanus senza spargimento di sangue”. Cassio Dione ci dice che un Arco di Claudio fu edificato in Gallia nella antica Gesoraicum (Boulogne) “perché fu da quel paese che salpò per le terre britanniche”, dove in seguito undici delle diciassette tribù presenti sull’isola strinsero formalmente rapporti di alleanza con Roma.


L’importanza della romanizzazione della Britannia è del resto testimoniata sia dalla decisione del Senato di celebrare l’evento attraverso l’istituzione di feste annuali e triumphalia ornamenta, sia dalla presenza dell’Arco sulle monete dell’epoca, prima allusione alla Britannia su monete romane.

D’altronde, sempre a proposito del luogo preciso dello sbarco, sappiamo che Cesare aveva lamentato la difficoltà che aveva incontrato, circa cento anni prima dell'età claudiana, durante il difficile approdo sulle poco accoglienti coste del sud est nel Kent, che costituivano il punto più vicino tra la Francia e la Gran Bretagna, dove navi e uomini erano repentinamente naufragati. 

Cesare aveva notato che le navi dei Britanni avevano un fondo piatto che consentiva di affrontare meglio le basse e le alte maree, imprevedibili e non certo frequenti nel Mare Nostrum. Di tutto ciò dovette tener conto l'imperatore Claudio.

Per l’imperatore un nuovo punto di approdo era quindi necessario non solo dal punto di vista strategico, ma anche da quello pratico, visto che da questo luogo sarebbe riuscito a visitare Verica direttamente nel territorio degli Atrebati e avrebbe potuto così aiutarlo meglio nel suo reinsediamento sul trono.

IL MAIALE CERCATORE DI FUNGHI
Dunque furono soprattutto le reiterate suppliche dei Britanni che fecero maturare la decisione dell’invio della flotta al comando “del distinto senatore Claudio”. 

Invio celebrato poco dopo dalla edificazione proprio del ricordato Fishbourne Palace, che ci appare così suggello dell’alleanza tra i Romani e la tribù britannica Atrebate. 

Una residenza reale che gareggiava per lusso con le più famose ville del suolo italico, formata da un centinaio di stanze, molte delle quali ornate con raffinati mosaici che rappresentavano storie mitologiche che favoriscono la diffusione di una mitologia comune che si va allargando dal nord Europa al mondo greco-romano.

Lo stesso ci dicono le circa centosessanta maestose colonne in pietra che supportavano il tetto di questo edificio composto da oltre cento tonnellate di tegole importate dalle terre del Bel Paese. Importata e scolpita in territorio romano appare anche una statua ritrovata nella villa che potrebbe essere di Cogidubnus, (“fedele fino ai nostri giorni” di lui dice Tacito) re britannico reinstallato sul trono e da alcuni identificato come il figlio di Verica, che aveva richiesto aiuto all’imperatore Claudio.

Infine dalle ultime teorie di emeriti accademici di Oxford (Martin Henig) e le recenti scoperte archeologiche nel centro sud della Gran Bretagna (Francis Pryor) si evince che i Romani sbarcarono pacificamente in un ambiente e in un territorio alleato da tempo e a loro certamente più familiare (Chichester), dove conoscevano personalmente il re Verica per il quale costruirono il monumentale palazzo di Fishbourne, primo esempio di tecniche architettoniche ancora sconosciute ai Britanni.


BIBLIO

- John Manley - Facing the Palace - Sussex Archaeological Society - 2004 -
- Remains at Fishbourne Roman Palace - Sussex Archaeological Society - 2015 -
- Barry Cunliffe - Fishbourne Roman Palace - The History Press -1998 -
- Miles Russell - Roman Sussex - The History Press - 2006 -
- John Manley, Facing the Palace, Sussex Archaeological Society, 2004.
- Tacito, De vita et moribus Iulii Agricolae, capitolo XIV
- J. E. Bogaers, King Cogidubnus - Chichester: another reading of RIB 91 - Britannia 10 - 1979 -


1 comment:

  1. Trovo meraviglioso questo blog che mostra quanto della cultura romana riluce in gran parte di territori ben oltre l'Europa. Il pragmatismo con cui le legioni assorbivano il meglio dei popoli con cui venivano a contatto ha creato la base di gran parte della civiltà come noi la conosciamo (o dovremmo conoscere). Grazie mille!

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