CULTO DI PUDICITIA

PUDICITIA AUGUSTA

Pudicizia (lat. Pudicitia), che sembra fosse denominata "Pudicitia Patrizia" in quanto riservata alle donne patrizie, era la Dea romana che presiedeva alla castità coniugale, soprattutto a quella delle patrizie e sposate una sola volta (univirae) con un patrizio, a cui era dedicato un tempio nel Foro Boario (da identificarsi forse quello della Fortuna); ma pure uno situato sul colle Quirinale, lungo il Vicus Longus, equivalente all'attuale via Nazionale, dedicato alla "Pudicitia Plebeia" (pudicizia plebea).

Sembra che il culto sia derivato dalla Grecia, visto che la Dea Pudicizia fu addirittura la maggiore divinità di Argo, la Dea poliade (Era argiva), cioè protettrice della comunità, come Dea Matrona (corrispettivo di Dio Patrono); e qui fu elevata al grado di moglie di Zeus (mentre a Dodona tale fu considerata Dione).

A Roma i due templi, come già specificato, avevano una dedica diversa: uno alla Pudicizia Patrizia ed un altro alla Pudicizia Plebea e secondo una tradizione narrata da Livio (X, 23) lo sdoppiamento sarebbe avvenuto perché avendo una fanciulla patrizia, di nome Virginia, nel 297 a.c. sposato un plebeo, Lucio Volumnio Flamma Violente, eletto console nel 307 a.c., era stata estromessa dal tempio perdendo così la partecipazione al culto.

Contrariata di essere stata esclusa dalle matrone, Virginia fece costruire un altro tempio a sue spese dedicandolo alla Pudicizia plebea. Sembra però che il tempio non avesse una grande fortuna (secondo alcuni lo aveva fatto edificare nella sua casa, o accanto ad essa) anche perchè venne aperto anche a donne che non erano un esempio di pudicizia.

Così il suo tempio cadde in disuso ma Festo nel II secolo d.c. citava il culto come ancora esistente ai suoi tempi, per cui forse si trattava di una falsa notizia diffusa da uno storico aristocratico. Il gesto di Virginia era una rottura delle tradizioni, in quanto deciso da una donna e per giunta plebea.

IULIA DOMNA MOGLIE DI SETTIMIO SEVERO, RITRATTA CON LA DEA PUDICITIA
Secondo alcuni studiosi questo tempio potrebbe essere semplicemente l'ara Pudicitiae cui accenna la moneta di Plotina, ma non ci sono prove di ciò, anche perchè Livio parla di tempio e non di ara. Sembra che questo tempio non incontrasse molte simpatie.

Durante l'epoca augustea il culto della Pudicizia fu associato a quello della famiglia imperiale e perciò ai buoni costumi di Livia, esempio di pudicizia e modestia, e si ebbero così  monete dedicate alla Pudicitia Augusta e alla Pudicitia Augustorum (pudicizia degli augusti).

Ciò rientrava nel vasto piano di propaganda dove Augusto doveva apparire un esempio di virtù, di concordia, di equità, di pace (apportata con la pacificazione dell'impero), di felicità (dei cittadini conseguente al buon governo), di salute (del popolo sempre grazie al buon governo) e pure di pudicizia da parte di Livia, l'esemplare moglie di Augusto.

Ai tempi di Traiano si ebbe anche l'ara dedicata alla diva Plotina, moglie di Traiano, che si manteneva, più che casta, astinente, essendo noto che Traiano fosse decisamente omosessuale e che Plotina non cercò amori al di fuori del matrimonio. Traiano le era molto grato di questo sacrificio e la apprezzava anche come persona anche se Plotina ebbe sempre un aspetto triste, almeno nei suoi ritratti e si può capire perchè.

Vedi anche: LISTA DELLE DIVINITA' ROMANE


BIBLIO

- R. Del Ponte - Dei e miti italici. Archetipi e forme della sacralità romano-italica - ECIG - Genova - 1985 -
- Robert Maxwell Ogilvie - The Romans and their gods in the age of Augustus - 1970 -
- D. Feeney - Letteratura e religione nell'antica Roma - Salerno - Roma - 1998 -
- Mary Beard, John North e Simon Price - Religions of Rome: A History - Cambridge University Press - 1998 -

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