PORTA OPPIA (Porte Serviane)



IL CUORE DEL COLLE OPPIO E LE MURA SERVIANE CHE LO COSTEGGIAVANO
Il Colle Oppio è una delle tre alture che, con Fagutal e Cispius costituivano il Mons Esquilinus. Festo, secondo notizie dateci da Varrone, racconta che il colle Oppio e il colle Cispio che si trovano sull'Esquilino furono chiamati così perché durante una battaglia per difendere Roma dai ribelli Albani, il colle Oppio fu difeso dal condottiero omonimo, Oppius, che capeggiava i Tuscolani e il colle Cispio fu difeso dal condottiero Levio Cispio che capeggiava gli Anagnini.

Il Colle Oppio è oggi identificabile nell'area romana compresa tra via Labicana, via degli Annibaldi, via Cavour, via Giovanni Lanza e via Merulana, compresi gli splendidi giardini che sorgono tra gli ampi ruderi romani.

Nel colle arcaico il colle sorse uno dei villaggi da cui si generò Roma, e questo evento epico era ancora immortalato in epoca repubblicana, come si nota da un'iscrizione ritrovata presso le Sette Sale, una cisterna monumentale (presso le Terme di Traiano), che cita il restauro del sacellum compitale edificato a spese degli abitanti (de pecunia montanorum).


Queste edicole sacre venivano poste al trivio o al quadrivio di tre o quattro strade, a seconda del numero delle strade che vi convergevano, e di solito qui si riuniva la gente per parlare o deliberare, per fare sacrifici ai Lari Compitali o per il mercato di occasione che qui si organizzava.

Qui si organizzavano le feste dei Lari Compitali a cui partecipavano anche i villaggi che sorgevano sui colli vicini, ed in genere erano organizzate dagli schiavi. Uno degli usi rituali era quello di sospendere all'altare tanti gomitoli e tanti fantocci di lana quanti erano rispettivamente gli schiavi e i liberti partecipanti alla festa, ciò che generalmente si suole interpretare come un rito funerario, ovvero, a nostro avviso come un segno di morte e rinascita, da gomitolo a fantoccio e viceversa dove il filo di lana è l'elemento conduttore che non perisce ma si trasforma. 

Nella festa si sacrificava un maiale che come si sa, era sacro alla Dea Tellus, il che conferma il rito di morte e rinascita. Ogni famiglia inoltre contribuiva al rito con una focaccia, come frutto della Terra Madre che nutre.

NINFEO DEL COLLE OPPIO
Questo era il Colle Oppio del VI secolo a.c., riparato dalle mura serviane di difesa, mura realizzate in grossi massi di tufo sovrapposti a secco e dotate di almeno una porta a quanto sappiamo, e cioè la Porta Oppia, chiamata così in quanto permetteva il transito in entrata e in uscita dal Colle Oppio, ovvero dal Mons Oppius. 

Successivamente il colle fu dimora di splendide dimore con intensa urbanizzazione dei ceti nobili, in direzione dell'antico vicus Suburanus e del Portico di Livia, non a caso Nerone edificò qui la sua Domus Aurea seguita poi dalle successive Terme di Tito e dalle Terme di Traiano.

Se nella parte bassa del colle erano situate abitazioni popolari mentre sulla sommità erano presenti case signorili quella di Vedio Pollione ereditata da Augusto, vero è che questi, per quanto riferita splendidissima, la fece demolire, un po' perchè gli era antipatico Pollione, un po' perchè volle costruire il Portico di Livia dedicato all'amata consorte.

Dopo la morte di Nerone la Domus Aurea venne interrata e al di sopra vennero costruite le terme di Tito e Traiano sfruttando buona parte delle strutture di epoca neroniana.
Ma all'epoca della Porta Oppia il transito era tra i vari colli e fra il colle e il Tevere, per scopi esclusivamente commerciali o religiosi per i vari culti romani.

Non si sa esattamente dove la porta fosse collocata, di certo fece parte delle mura serviane del VI secolo a.c., collocate sulla parte ovest e settentrionale del Colle Oppio ed è probabile che lo ponessero in comunicazione con il Collis Exquilinus a lui confinante. Più o meno dove nel IV secolo verrà posta la Porta Esquilina.

LE MURA SERVIANE ALL'AUDITORIUM DI MECENATE
Queste difese murarie erano costituite da una fossa e da un terrapieno sul margine della fossa, al cui fossato seguiva un muro sostenuto da un muro di controscarpa (visibile in parte nei sotterranei della Stazione Termini), e il tutto costituiva l'Agger.

Resti dell’Agger possono essere ancora osservati, sul Colle Oppio,  presso la Villa di Mecenate, in via Carlo Alberto presso la Basilica di Santa Maria Maggiore, presso la chiesa dei ss. Martino e Silvestro ai Monti.

Di certo la Porta Oppia doveva essere una massiccia porta di legno a due battenti rinforzati in ferro, con cerniere e serratura di ferro e affiancata da una casetta dove albergava il portiere, colui che era addetto alla apertura e chiusura della porta.
Solitamente le porte erano aperte di giorno e chiuse di notte, ma di giorno comunemente (nonostante la tradizione delle oche del campidoglio come uniche guardiane), avevano un soldato a guardia sulle mura che sorvegliava l'esterno.

Comunque, oche di Giunone a parte, che effettivamente risentono delle presenze estranee e avvertono rumorosamente, i romani utilizzavano ampiamente i cani da guardia, per appartamenti, ville e pure nelle mura.


BIBLIO

- Luigi Canina - Indicazione topografica di Roma antica - 1831 -
- Mauro Quercioli - Le porte di Roma - Newton & Compton - Roma - 1997 -
- Lucos Cozza - Mura di Roma dalla Porta Latina all'Appia - BSR 76 -
Alessandro Capannari - Pianta di Roma ricavata dalle misure di Leon Battista Alberti - ed. WorldCat - 1885 -



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