REX SACRORUM

REX SACRORUM
Il Rex sacrorum, detto anche Rex sacrificulus o Rex sacrificus era una magistratura durante il periodo della repubblica romana, in pratica era un sacerdote pagato dallo stato, che compieva talune cerimonie religiose che in epoca regia erano di esclusiva pertinenza del re. 

Livio: 
“- Massimo è considerato il Rex, 
- poi viene il Flamen Dialis, 
- dopo di lui il Martialis, 
- in quarto luogo il Quirinalis, 
- in quinto il Pontifex Maximius; 
- il Re perché è il più potente; 
- il Dialis perché è il sacerdote dell’universo, detto Dium; 
- i1 Marziale perché Mars è il padre fondatore di Roma; 
- il Quirinalis perché Quirinus fu chiamato da Cures per essere associato all’impero romano; 
- il Pontefice Massimo perché è il giudice e l’arbitro delle cose divine e umane. 
- Il Re dei Sacrifici è dunque primo nelle precedenze del Collegio Pontificale, è massimo tra i suoi colleghi ed, in quanto Re, è il più potente. 
Tutte qualificazioni che conservano il senso della più alta regalità".

Il Rex sacrorum, di norma un patrizio, non poteva ricoprire cariche pubbliche, mentre la moglie (regina sacrorum) aveva un ruolo sacerdotale nel culto di Giunone. La sua importanza tuttavia venne poi scavalcata da quella del pontefice massimo, ma conservò sempre l’eponimia (il riferimento dell'anno alla sua carica, cosa che poi venne riferita solo ai consoli) e il potere perpetuo finchè era in vita (vitalizio). 

Il Rex sacrorum faceva parte del collegio dei pontefici ma venne sottoposto all'autorità del pontefice massimo. Viveva nella Domus publica sulla Via Sacra, nei pressi del Regia e della casa delle vergini Vestali. 

La Domus era formata da un portico davanti a tre entrate della domus, una principale (che dava sul tablinium) e due laterali (che davano su due stanze). Internamente l'abitazione si apriva in un atrium con due alae. Sulla sinistra una scala portava ad un criptoportico. La parte più interna dell'abitazione proseguiva con un peristylium ed un altro criptoportico che davano su numerose celle/stanze.

REGIFUGIUM

ETA' REPUBBLICANA


I REQUISITI

- il rex sacrorum doveva essere patrizio;
- doveva essere figlio di genitori uniti in matrimonio con l’antica cerimonia della confarreatio
- a sua volta, doveva unirsi in matrimonio per confarreatio;
- non poteva esercitare alcun incarico politico-militare.

Attraverso l'eponimia conosciamo alcuni nomi dei Rex Sacrorum:
509 a.c. - ? Manio Papirio.
270 a.c. - Lucio Postumio Albino  
208 a.c. - Marco Marcio - fu rex sacrorum fino al 210 a.c., l’anno della sua morte.
208 -180 a.c. - Gneo Cornelio Dolabella  che avrebbe accettato la nomina a rex sacrorum solo a patto di conservare l’incarico di duumvir navalis
180 a.c. -? Publio Cloelio Siculo
I secolo a.c. - Lucio Claudio

Quando fu deposto l'ultimo Re di Roma nel 509 a.c., occorreva qualcuno che officiasse i rituali a cui presiedeva il re di Roma, per cui fu istituito il Rex Sacrorum, il re dei riti sacri, che rimpiazzasse il re nei doveri religiosi. Il Rex Sacrorum era in teoria la magistratura religiosa più alta del culto romano, ma in pratica  inferiore del Pontefice Massimo, ma superiore a quella dei flamini.
Non poteva ricoprire qualsiasi altra magistratura, perchè non avesse influenza in ambito militare e civile, per cui la carica non fu mai pretesa dalla plebe e rimase all'aristocrazia finchè non fu abolita, durante il regno di Teodosio I nel 390 d.c.

Tito Livio: "in prima posizione tra i sacerdoti figura il nostro rex (sacrorum), definito maximus; lo seguono i tre flamines maiores (di Giove, Marte e Quirino) e infine il pontifex maximus, situato soltanto al quinto posto". 
Festo: " Il rex (sacrorum) è considerato il più grande, poi viene il flamen Dialis, dopo di lui il Martialis, al quarto posto il Quirinalis, al quinto il pontifex maximus.
Perciò, solo il rex può sedere più in alto di tutti i sacerdoti;
il Dialis più in alto del Martialis e del Quirinalis;
il Martialis più in alto di quest’ultimo;

e tutti più in alto del pontifex. 
Il rex perché è il più potente; il Dialis perché è il sacerdote dell’universo, che è chiamato dium; il Martialis perché Marte è il padre del fondatore di Roma; il Quirinalis perché Quirino fu chiamato da Cures come alleato dell’impero romano; il pontifex maximus perché è il giudice e l’arbitro degli affari divini e umani”


LA COOPTATIO

La scelta del rex sacrorum, come quella dei flamini maggiori, non dipendeva più dai membri dell’antico ordo sacerdotum, ma era affidata al pontefice massimo come capo del collegio pontificale. Il rex sacrorum viene cooptato dal Pontefice Massimo fra tre candidati designati dal Collegio Pontificale, la sua carica è a vita e comporta qualificazioni ed obblighi particolari:

- deve essere patrizio,
- nato da matrimonio sacro (confarreato),
- non può esercitare altra magistratura,
- deve sposarsi con matrimonio confarreato,
- deve evitare, nei giorni feriati, di veder uomini ai lavoro, funerali, cadaveri ecc.
- sua moglie prende il titolo di “regina”, sua casa è la “Reggia” anche se, in effetti, non ci abita.

La procedura comprendeva tre momenti successivi: 

- nominatio, spettava al collegio pontificale il compito di stilare un elenco di tre candidati, i cosiddetti nominati, adatti a ricoprirne il ruolo;
- captio, (o creatio, o lectio) era poi il pontefice massimo a scegliere tra i nomi della lista il nuovo sacerdote, che pertanto diveniva captus;
- inauguratio, infine, dietro richiesta dello stesso pontefice, si procedeva all’inauguratio, necessaria affinché il captus divenisse a tutti gli effetti rex sacrorum o flamen.

Cesare si curò del sacerdozio in genere e del rex sacrorum almeno negli anni del suo pontificato massimo, visto che fu lui a procedere con successo alla captio di Lucio Claudio, l’ultimo rex sacrorum repubblicano a noi noto.

RE E REGINA SACRORUM


LA REGINA SACRORUM

- La moglie del Rex Sacrorum era anch'essa una sacerdotessa, la Regina sacrorum, "regina dei sacri riti" anch'essa con compiti sacrali.
1) - i sacrifici legati al ciclo delle festività annuali per cui doveva eseguire sacrifici connessi con il culto di Giano.. Al Rex sacrorum spettava infatti la ritualizzazione dell'inizio dell'anno e l'inizio di una nuova condizione (inaugurazione di nuovi sacerdoti, adozioni e testamenti che conferivano un nuovo stato ai cittadini interessati).
- alle Agonali di gennaio offriva un montone nero nella Regia;
- nell' Equirria portava i trofei del cavallo sacrificato a Marte;
- nella Regia, la “Casa del Re”,  praticava riti alla più antica triade romana: Giove, Marte, Ops.
- tutto ciò veniva svolto non solo nella Regia, ma anche nel tempio del Foro, in quello del Foro Olitorium e, presumibilmente, anche sul colle Gianicolo, che era il luogo sacro a Giano già prima del la fondazione della stessa Roma;

2) - l’annuncio del calendario mensile; nei nundini quando la gente si riuniva in città, il rex sacrorum annunciava la successione delle feste per il mese.
- Celebrava i sacra nonalia in Arce (o sacra publica) con cui stabiliva le ricorrenze e le date delle celebrazioni del mese. Nei Saturnalia Macrobio ci dice: « ..accepturos causas feriarum a rege sacrorum, sciturosque quid esset eo mense facendum... » cioè stabiliva le attività di tutti, sia pubbliche che private, o per meglio dire quando queste si potevano svolgere e in questo caso riguardo all'attività agricola.
- l'inizio di ogni mese era ritualizzato dalla moglie del Rex sacrorum, la quale sacrificava in quest'occasione alla Dea Giunone cui le calende erano dedicate.
- Il Rex, nel suo aspetto di sacerdote di Giano, il primo giorno di ogni mese dell’ anno (calende), assistito da uno dei pontefici minori, sacrificava a Giano, in tutte le Kalends, Ides e Nundines; Egli a Giove, e lei a Juno, nella regia (Varro, de Ling, Lat. VI.12, 13; Macrob. Sat.1.15).
- Il Rex Sacrorum e la Regina Sacrorum presiedevano un sacrificio officiato diverse volte al mese, alle Idi, alle Nonae e alle Calendae; il Rex Sacrorum a Giano (tramite il rito degli Agonalia eseguito all'inizio dal rex), la Regina a Giunone (Covella: che significa lunare).

3) - l’attività di un tipo particolare di assemblea popolare, i comitia calata. Questi erano assemblee non deliberanti, ma convocate soltanto per scopi liturgici, e dovevano tenersi il giorno delle Calende, per l’annuncio delle None, e il giorno delle None, per l’annuncio delle feste successive del mese; a febbraio, inoltre, è possibile che vi fosse dato anche l’avviso dell’imminente intercalazione. In tutti questi casi, il popolo si riuniva solo per assistere ai proclami ufficiali del rex sacrorum o dei pontefici.
Varrone e Festo affermano che i giorni 24 marzo e 24 maggio erano nefasti, ma diventavano fasti dopo che il rex sacrorum aveva compiuto un rito, probabilmente un sacrificio, e si era presentato nel Comitium.  

4) - Il Rex Sacrorum rivestiva un importante ruolo nei rituali del Regifugium, in cui doveva offrire un sacrificio nel comitato; che secondo alcuni commemorava la cacciata dell'ultimo Re di Roma, secondo altri era un rito antico il cui significato era stato dimenticato, ma risalente alla monarchia.

5) - Il Rex Sacrorum assolveva al compito di placare gli Dei a nome della res publica romana qualora presagi negativi fossero stati ravvisati dagli Auguri o dagli Aruspici. (Festus, sv Regiae feriae).

6) - Celebrava inoltre riti assieme alle Vestali, da lui ricevute nella Regia, con cui ha un rapporto particolare e viene da quelle esortato con le parole: “Vigilasne, Rex? Vigila”. 
PONTIFEX

ETA' IMPERIALE

Non sappiamo se Augusto, durante il suo principato, procedesse più volte alla captio del rex sacrorum. Ne troviamo comunque frequente menzione durante l'impero, fino a quando probabilmente non è stato abolito nel tempo di Teodosio (Orelli, Ins. 2280, 2282, 2283).

Neppure sul recinto dell’Ara Pacis (13-9 a.c.) Augusto ha riservato un posto al rex sacrorum, nella lunga processione del lato Sud, è riconoscibile l'imperatore col capo velato da pontefice massimo che precede i flamini maggiori con alcuni assistenti, ma fra questi non compare il rex.

L'ultimo rex di cui abbiamo notizia, grazie a un'epigrafe, è Pinario Severo, che terminò il suo servizio nel 120, comunque, almeno fino al II secolo, per diventare rex sacrorum si doveva essere patrizi.
Dalla metà del III secolo, invece, gli aspiranti flamini e gli aspiranti rex sacrorum scelsero piuttosto di dedicarsi alla carriera politica, avendo questi sacerdoti perduto di autorevolezza. Per contro aumentò l'autorità del pontefice massimo su qualsiasi forma di sacerdozio.


LA FINE DEL PAGANESIMO

Nel secolo successivo il collegio pontificale entrò in crisi, nel 382, ad opera delle leggi antipagane di Graziano, dove l’imperatore non si limitò a far rimuovere l’altare della Vittoria dal senato, già tolto per volere di Costanzo e poi ripristinato, ma soppresse le immunità e le rendite dei sacerdoti e delle Vestali, confiscò i loro beni immobili e annullò le sovvenzioni destinate ai bisogni del culto, fino ad abolire, in barba alla popolazione ancora fortemente pagana, il titolo di pontifex maximus, che nessun imperatore dopo di lui avrebbe più accettato.

La storia secolare del rex sacrorum terminò dunque, come quella dei flamini, nel momento in cui, alla fine del IV secolo, la legislazione degli imperatori cristiani tolse al sistema sacerdotale romano ogni possibilità, non solo economica ma anche fisica, di sopravvivenza. Essere pagani diventò un reato punibile perfino con la morte. Quando si insegna che la fede cristiana si impiantò spontaneamente si commette un falso storico, i pagani furono costretti con la forza a convertirsi.


ANDREA CARANDINI
LE CASE DEL RE DEI SACRIFICI E DI TARQUINIO PRISCO

"Tarquinio Prisco era andato ad abitare in una casa posta immediatamente al di fuori del lucus Vestae, entro un lotto concesso dal predecessore Anco Marcio subito a est della sua domus Regia. Di conseguenza, la primitiva domus Regia avrebbe dovuto essere obliterata. Invece questa dimora viene proprio ora ristrutturata secondo un nuovo modello edilizio che avrà un considerevole futuro; ma per accogliere quale regia figura, dato che nel lucus Vestae solo i reges potevano abitare? 

La dimora non ha più in questo periodo una corte davanti a sé, bensì circonda e include un cortile tutto interno, che presto si evolverà in un atrium. Come nuovo abitante di questa casa vi è un unico candidato: il nuovo sacerdote, creato probabilmente da Tarquinio Prisco, chiamato rex sacrorum. Era il primo sacerdote della città-stato nella seconda età regia, la cui casa si trovava in summa Sacra via. 

REX SACRORUM
Solo un rex, seppure ridotto ad sacra, poteva abitare nel lucus Vestae, forse condividendo con il rex tyrannus che gli abitava accanto la patria potestas sulle vestali. Pertanto con i Tarquini esistono a Roma due figure regali, il re delle cose sacre o dei sacrifici, che vive nel lucus Vestae, come già i reges augures e il re/tiranno, che detiene il potere politico-militare e solo una parte di quello sacrale, che abita lì accanto, subito al di fuori del lucus, tra la domus Regia e il c.d. clivo Palatino. 

La casa del re dei sacrifici è durata per 664 anni, prima godendo di una qualche regia autonomia e infine consegnata da Augusto alle vestali, pur continuando a essere abitata da un sacerdote che a partire dalla libera res publica è diventato l’ultimo nel rango del collegio sacerdotale, infine ulteriormente diminuito nella sua influenza a vantaggio delle vestali. La prima domus del re dei sacrifici circondava il cortile interno sui quattro lati. 

er quanto male conservata, questa casa dà una idea di come potesse presentarsi la annessa e coeva casa di Tarquinio Prisco, di cui resta ancor meno, ma di cui conosciamo un importantissimo dettaglio. Infatti sappiamo che le finestre del suo fronte si aprivano sulla summa Nova via. Infatti da una di queste finestre Tanaquil, moglie di Tarquinio Prisco, aveva arringato il popolo, affollatosi lungo la Nova via, al fine di preparare la successione di Servio Tullio a Tarquinio Prisco, ferito a morte. 

Servio, figlio della serva Ocrisia e di una figura divina - il padre vero era probabilmente lo stesso Prisco, come suggerisce Cicerone - era stato allevato in questa casa come un figlio del re. Secondo la leggenda, Ocrisia sarebbe stata indotta dalla coppia regale a unirsi a un fallo, attribuito al Lar Familiaris, sorto nel focolare regio e avrebbe così generato Servio Tullio, mutuando il modello mitico della nascita prodigiosa dell’eroe che era stato anche di Romolo. 

Il servetto domestico, allevato come un principe, verrà in seguito liberato e diventerà il primo tyrannus di Roma, favorito da Tanaquil e dalla Dea Fortuna. L’impianto intorno a un cortile della casa del re dei sacrifici durerà fino al terzo quarto del vi secolo a.c., quando finalmente ha cominciato ad aprirsi sulla summa Sacra via, ricostruita al di sopra del fossato di fondovalle, ormai riempito e drenato da una prima fogna. 

La domus appare ora ingrandita e diversamente organizzata, per la prima volta intorno a un tablinum e a un piccolo atrium. Il tablinum era dotato, probabilmente dalla fine del v secolo a.c., di una stanzetta/armadio, che ritroviamo anche nella coeva villa dell’Auditorium; dalla metà del II secolo a.c. le camerette/armadio diventano due, affiancate tra loro. Qui dovevano essere archiviate le tabulae di questo sacerdozio (tab(u)linum dalle tabulae cerate e scritte che in origine doveva contenere). 

Nel quartiere ovest è presente, probabilmente fin da ora, un cortiletto dotato di ara, che diventerà poi un atriolo, forse riservato alla regina Sacrorum, moglie del rex sacrorum, che era solita sacrificare, ogni mese alle calende, una porca o una agna a Giunone, secondo Macrobio. In questa domus del lucus Vestae è riassunta l’evoluzione intera della casa romana: casa davanti a una corte, casa con corte interna e casa con tablinum e piccolo atrium: il tutto nel corso di 820 anni. 

Manca qui il grande tablinum e il grande atrium attestati probabilmente per la prima volta solamente nella domus in parte già di Tarquinio Prisco e ingrandita e ristrutturata da Servio Tullio in una forma canonica, usata poi da Tarquinio il Superbo e imitata dall’aristocrazia del suo tempo che abitava sulla Sacra via, a est del fanum/templum di Giove Statore. 

Talismani e strumenti rituali connessi ai culti di Marte e di Ops, già connessi alla casa dei re-auguri, non erano più adatti a stare né nella domus Regia diminuita a residenza di un re ridotto ad sacra, né nell'altra domus Regia di un re eminentemente politico e militare come Tarquinio Prisco. Per tali ragioni questo re ha traslato questi culti in un edificio autonomo, che non era più una domus Regia ma esclusivamente un fanum regio contenente i sacraria di Mars e Ops, edificato oltre il vicus Vestae, dove prima erano state le capannette di servizio delle vestali. 

La domus Regia nel lucus Vestae, sede ufficiale dei re-auguri e poi residenza dei re dei sacrifici, il vicino fanum/templum di Giove Statore, il luogo sul Cermalus dove Roma è stata fondata davanti alle capanne di Romolo e di Marte e le mura palatine con le porte Romanula e Mugonia rappresentano i punti speciali di Roma nei quali meglio si coglie l’origine e la continuità della città-stato per una durata di circa 825 anni: qualcosa di straordinariamente raro e significativo per la storia della città-stato. 

Così la nascita di Roma intorno al secondo quarto dell’VIII secolo a.c., indicata da tutti gli storici antichi di Roma, salvo Sallustio, appare in più luoghi e ripetutamente attestata e confermata dalla documentazione archeologica. Dopo l’incendio del 64 d.c. questo cuore di Roma viene radicalmente trasformato, per cui rinasce a una nuova vita, che dura fino alla fine dell’Impero in Occidente, ed è questa anche la Roma antica su cui oggi è dato passeggiare. Ma prima tutto era diverso!


BIBLIO

- K. Kerényi - La religione antica nelle sue linee fondamentali - Astrolabio - Roma - 1951 -
- Gian Carlo Marini - Sacerdozio e potere politico: aspetti del rapporto tra religione e diritto nella esperienza romana repubblicana - Roma - 1982 -
- R. Del Ponte - La religione dei romani - Rusconi - Milano - 1992 -
- George Dumezil - La religione romana arcaica - a cura di Furio Jesi - Rizzoli Editore - Milano - 1977 -
- Jorg Rupke - La religione dei Romani - Torino - Einaudi - 2004 -

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