ARA DI VULCANO SUL QUIRINALE - ARA DI DOMIZIANO

ARA DELL'INCENDIO DI NERONE SUL QUIRINALE, OVVERO L'ARA DI DOMIZIANO


SUL COLLE QUIRINALE

Il Vicus Altae Semitae, "sentiero alto" in latino, col significato di posizione elevata, corrispondeva all'entrata a Roma della Via Salaria, equivalente al percorso delle moderne Via del Quirinale e Via XX Settembre, lungo la sommità del Colle Quirinale, dove si trovava, secondo la tradizione, un piccolo villaggio dei Sabini, e il re Tito Tazio vi avrebbe vissuto dopo la pace tra i Romani e i Sabini, quando il colle venne unito con la città quadrata del Palatino governata da Romolo.

Vulcane, impiger deus deumque faber, mea verba audi: magna dis deabusque domicilia in sacro Olympo extrue -
O Vulcano, Dio infaticabile, fabbro degli dei, ascolta le mie parole: costruisci delle grandi residenze per gli dei e per le dee nel sacro Olimpo. -



LE VULCANALIA

Sulla sommità dell'Alta Semita, e cioè sul colle Quirinale, sorgeva l'arcaica Ara di Vulcano, una delle più antiche are venerate dal popolo romano, costituita da una roccia levigata e dipinta di rosso. Essa rappresentava qualcosa di simile ad un “Focolare pubblico” intorno al quale, nel rovente mese di Agosto, si celebravano le Vulcanalia, festività in onore del Dio del fuoco. 

Durante questa festa dedicata al Dio Vulcano e celebrata presso l'ara del Dio posta sul Quirinale si eseguiva un rito essenzialmente espiatorio, che consisteva nel gettare nel fuoco animali, in cambio della propria vita. Si trattava in realtà di piccoli pesci (analogamente a ciò che succede nel Tubilustrium di maggio) che la gente acquistava presso la stessa ara di Vulcano dove ardeva un fuoco.

La canicola agostana e il fuoco ardente dell'ara erano il culmine della rappresentazione della divinità forgiatrice dei fuochi del cielo, i fulmini, e dei fuochi sulla terra, i vulcani con la lava ardente. Il rosso della roccia levigata era il colore della lava ardente e del metallo rovente del divino fabbro.

Rufini: “Tutto questo monte [del Quirinale] (in oggi la sola Piazza e via) fu detto Quirinale dai Quiriti cittadini di Quire, città della Sabina, che ivi abitarono con Tazio, o più probabilmente dal tempio di Quirino che già esisteva nel sito in cui al presente scorgesi il monastero delle Cappuccine, o nella sottoposta valle ove attualmente è la chiesa di San Vitale” (Rufini -1847).

IL DIO VULCANO


LA GRANDE ARA DI DOMIZIANO

Nel Vicus Altae Semitae, sotto il Ministero della Real Casa, sono conservati i resti della grande ara che Domiziano (86-96) eresse in onore di Vulcano dopo l'incendio Neroniano del 64. Pare anzi che di queste are, l'imperatore ne costruisse, come ex voto, in ciascuna delle regioni colpite dal disastro e al limite estremo raggiunto dalle fiamme. (Un'ara simile fu rinvenuta presso l'angolo sud-ovest del Circo Massimo ai piedi dell’Aventino).

In questa, di via del Quirinale (la strada correva in quel punto a metri 1,83 dal livello attuale), una lunga gradinata in travertino, di metri 35 di fronte, portava in un'area lastricata, limitata da cippi a piramide, che aveva nel mezzo l'ara, lunga metri 6,20, larga 3 e alta 1,45.

Su due massi oblunghi di pietra tiburtina è stata trovata quest'iscrizione: (traduzione)
"Questa area consacrata e racchiusa da cippi, insieme con l'ara che si trova più in basso, è stata dedicata dall'imperatore Cesare Domiziano Augusto Germanico, in seguito ad un voto fatto da lungo tempo, e poi dimenticato, con lo scopo di allontanare gli incendi, quando la città arse per nove giorni al tempo di Nerone. 

Con la presente legge ad essa viene dedicata e non è permesso ad alcuno di costruire edifici fra questi termini, né sostare, né fare negozio, né piantar alberi, né altre piante. Il pretore, al quale toccherà in sorte questa regione e nessun altro magistrato, farà sacrifici ogni anno nel giorno della festa di Vulcano (il 23 agosto) uccidendo un vitello rosso e un maiale intero ecc.". Iscrizione, che era ripetuta anche sull'altro masso.”.

Riferisce il professor Giuseppe Lugli, che l’ha esattamente misurata, che il bordo superiore ha una sporgenza per l'innesto del pulvino di marmo; manca quasi tutto il rivestimento che era fatto di lastre di marmo spesse metri 0,12 ad eccezione di alcuni pezzi della cornice di base, sagomata con una gola.

Nel lato corto di sud-ovest resta la sporgenza alla quale era applicata l'iscrizione di Domiziano.
L'interno dell’Ara (metri 4,60 x 1,80) è vuoto quasi fino a metà dell'altezza; le pareti sono formate di due soli filari di blocchi di travertino, lunghi oltre 3 m. Intorno all'Ara corre una crepidine di due gradini larghi metri 0,50 e 0,35 e alti circa metri 0,20; il piano della piazza si trova a metri 3,85 sotto il livello stradale odierno."


BIBLIO

- Filippo Coarelli - I templi dell'Italia antica - Milano - 1980 -
- Elisa Romano - La capanna e il tempio. Vitruvio o dell'architettura - Palermo - Palumbo - 1987 -
- Flaminio Vacca - Memorie di varie antichità trovate in diversi luoghi della città di Roma - 1594 -
- Paolo Carafa - Il tempio di Quirino: considerazioni sulla topografia arcaica del Quirinale - Archeologia Classica - Vol. 45, No. 1 - Tomo I - L’Erma di Bretschneider - 1993 -
- Rodolfo Lanciani - Ancient Rome in the Lights of Recent Discoveries - Boston - New York - Houghton - Mifflin and Co. - 1888 -  L'antica Roma - Roma - Newton e Compton - 2005 -

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